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Sfavillate di gioia!

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La quarta domenica di quaresima è chiamata domenica "laetare" che in latino si legge "letare" e che significa "siate felici", "rallegratevi". I sacerdoti celebranti indossano paramenti rosa e aprono la liturgia con le parole del profeta Isaia: “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate radunatevi. Sfavillate di gioia con essa voi che eravate nel lutto. Così gioirete e vi sazierete al seno delle sue consolazioni.” (Isaia 66,10-11). Qual è il motivo di tanta gioia? Viene svelato nel vangelo che sarà a breve proclamato: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito … perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3,16-17). Che notizia impensabile, lontana mille miglia dalla nostra logica!  Dio, vedendoci sempre più allontanarci da lui, non ci abbandona al nostro destino ma ci regala addirittura suo Figlio, inviandocelo come messaggero di pace e strumento di salvezza! Solo Dio poteva prendere una simile iniziativa! Ci abbi

Volersi bene

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  “Ama il prossimo tuo come te stesso” insegna la Bibbia nel libro del Levitico (19,18). E Gesù conferma la bontà di questo insegnamento al dottore della Legge che lo interroga (Lc 10,27-28).  Vorrei soffermarmi sulla seconda parte del comandamento, “come te stesso”, che è stata spesso sottovalutata se non addirittura ignorata, dando per scontata la capacità di amare se stessi, che scontata non è, perché non è vero che sempre cerchiamo il nostro bene. L'amore per se stessi infatti non va inteso come egoismo o narcisismo, ma come rispetto della propria dignità, come autostima, come consapevolezza del valore prezioso della nostra esistenza che non va calpestata ma custodita. Paradossalmente nel corso della storia si è fatta strada una visione quasi masochistica del cristianesimo, che nulla a che fare con  l’umiltà che ci insegna il Vangelo e l’invito a rinnegare se stessi per seguire Cristo. Essa  ha identificato il discepolo di Gesù con l’uomo perdente, che si umilia, che si sacrifi

In tre giorni lo ricostruirò

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Giovanni 2,13-25 "Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.  Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe  e, là seduti, i cambiamonete.  Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi,  e ai venditori di colombe disse:  «Portate via di qui queste cose  e non fate della casa del Padre mio un mercato!».  I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto:  Lo zelo per la tua casa mi divorerà .  Allora i Giudei presero la parola e gli dissero:  «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».  Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».  Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».  Ma egli parlava del tempio del suo corpo.  Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e cred

Fratelli tutti

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Introduzione (nn. 1-8) La nuova enciclica di Papa Francesco, firmata ad Assisi il 3 ottobre 2020, tratta uno dei temi più scomodi del suo magistero, specchio del suo stile di vita e dei suoi gesti profetici, agli antipodi del modo di vivere e di sentire di questo mondo: la fraternità e l'amicizia sociale, valori non sempre vissuti nelle comunità ecclesiali e ancora di più estranei al sentire del mondo. Eppure Papa Francesco non esita a rivolgere a tutti questa sua lunga lettera che, per la rilevanza delle tematiche affrontate, è indirizzata non solo ai cattolici di tutto il mondo, come ogni enciclica, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà (n. 6). “Fratelli tutti” è una vera e propria utopia, come lo è il cuore del Vangelo, come lo è stata la vita di San Francesco, "il santo dell'amore fraterno, della semplicità e della gioia" (n. 2), che il Papa chiama in causa nell’incipit dell’enciclica a sostegno della sua tesi, definendolo il suo ispiratore. Il messaggio ch

Fu trasfigurato davanti a loro

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Non è questa una rubrica di esegesi sulla Parola di Dio,  ma semplicemente il frutto di un gesto di condivisione  che scaturisce dall'assunzione personale di un impegno:  quello di non lasciar correre nell'indifferenza e nella distrazione  l'annuncio del Vangelo ascoltato di domenica in domenica,  ma di fermarmi, anche solo alcuni istanti, per accoglierlo  e farlo risuonare nella mia vita.  Marco 9,2-10 "Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro  e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.  E apparve loro Elia con Mosé e conversavano con Gesù.  Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé e una per Elia».  Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.  Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce

La pandemia e le sue verità

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  Siamo tutti prigionieri di un nemico invisibile da cui non siamo mai sicuri di proteggerci abbastanza.  Improvvisamente la nostra vita è cambiata e ci siamo accorti che nulla di quanto ritenevamo sicuro è veramente tale. Quando un anno fa questa brutta storia è iniziata pensavamo che ce ne saremmo liberati in breve tempo. L’ipotesi, ventilata subito da molti esperti, di un processo lungo, complesso e altamente pericoloso, destava in molti insofferenza e incredulità.   Dopo la prima fase, in cui gli italiani hanno vissuto con trepidazione le lunghe settimane di lockdown, perché terrorizzati dalla pericolosità del mostro che li teneva in ostaggio e impressionati dalle numerose vittime e dal sovraccarico di lavoro del personale ospedaliero, è subentrata una nuova fase di scetticismo sulla gravità della situazione sanitaria e di intolleranza nei confronti delle restrizioni delle libertà.  E’ proprio vero che ci si abitua a tutto, e neppure i morti, che ogni giorno continuano a essere div

Lettorato e accolitato al femminile

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  La Chiesa cattolica, nella sua struttura gerarchica, è tutta al maschile, anche se, nella sua vita quotidiana, non può fare a meno delle donne, al punto che, se per puro caso esse dovessero di colpo sparire, rimarrebbe nella Chiesa un vuoto e una desolazione agghiacciante.  Ogni ambito della comunità ecclesiale, infatti, è tenuto in vita grazie alla cura delle donne, che svolgono tuttavia il loro servizio quasi sempre con scarsa autonomia e sotto il continuo controllo di chi presiede e a cui è riconosciuto il ruolo di pensare e di decidere.  Forse qualcosa cambierà quando si riuscirà a concepire e a vivere il ministero ordinato con spirito di servizio umile e disinteressato, e non come potere da difendere e accrescere. E’ questo, in sintesi, che da quasi otto anni papa Francesco ogni giorno proclama con il suo esempio, i suoi gesti, le sue scelte, la sua parola. Non a caso l’attenzione alle donne rappresenta uno dei temi dominanti del suo magistero. Sin dal primo giorno del suo