Lettorato e accolitato al femminile

 



La Chiesa cattolica, nella sua struttura gerarchica, è tutta al maschile, anche se, nella sua vita quotidiana, non può fare a meno delle donne, al punto che, se per puro caso esse dovessero di colpo sparire, rimarrebbe nella Chiesa un vuoto e una desolazione agghiacciante. 

Ogni ambito della comunità ecclesiale, infatti, è tenuto in vita grazie alla cura delle donne, che svolgono tuttavia il loro servizio quasi sempre con scarsa autonomia e sotto il continuo controllo di chi presiede e a cui è riconosciuto il ruolo di pensare e di decidere. 


Forse qualcosa cambierà quando si riuscirà a concepire e a vivere il ministero ordinato con spirito di servizio umile e disinteressato, e non come potere da difendere e accrescere. E’ questo, in sintesi, che da quasi otto anni papa Francesco ogni giorno proclama con il suo esempio, i suoi gesti, le sue scelte, la sua parola.


Non a caso l’attenzione alle donne rappresenta uno dei temi dominanti del suo magistero. Sin dal primo giorno del suo pontificato, il linguaggio usato per salutare la folla che lo acclamava in piazza San Pietro tradiva questa sua particolare sensibilità:

“Fratelli e sorelle, buonasera!”. 


Questa espressione, inclusiva della componente femminile (che recentemente è stata introdotta anche nel rito della celebrazione eucaristica), è divenuta il suo saluto usuale con il quale si rivolge ai suoi ascoltatori e che rivela uno dei punti nodali del suo programma pastorale. 


E poiché le sue parole non sono mai casuali ma dettate da motivazioni profonde, esse sono sempre confermate da gesti innovativi, esplicita affermazione della sua sensibilità, anche in relazione alla valorizzazione delle donne nella Chiesa. 





Basti pensare alla decisione di istituire un’apposita commissione di esperti che affrontasse il tema del diaconato femminile, benché poi i risultati a cui essa è giunta abbiano deluso le aspettative.


Ma fa molto riflettere anche la decisione di scegliere delle donne alla guida di posti chiave del Vaticano: la storica dell’arte Barbara Jatta alla direzione dei Musei vaticani; l’avvocatessa Francesca Di Giovanni, come sottosegretario per i rapporti multilaterali nella Segreteria di Stato; l’economista Suor Alessandra Smerilli, come consigliera di Stato.


In questo contesto si colloca la recente decisione di Papa Francesco di aprire alle donne i ministeri del lettorato e dell’accolitato.


Di cosa si tratta? Non tutti hanno le idee chiare in proposito. 


Il lettorato consiste nel mandato di proclamare dall’altare la Parola di Dio durante le celebrazioni eucaristiche; l’accolitato abilita al servizio all’altare e alla distribuzione dell’eucaristia. 


Molti si chiedono dove stia la novità. Da decenni infatti siamo abituati a vedere donne leggere le letture e distribuire l’eucaristia durante la Messa, oltre alla frequente presenza di bambine chierichette attorno all’altare. 


Il Concilio Vaticano II ha cambiato progressivamente il volto della Chiesa rendendola sempre più luogo di partecipazione. Ma il più delle volte i molteplici servizi svolti dal laicato, prevalentemente donne, sono caratterizzati da  spontaneismo, improvvisazione, occasionalità, scarsa preparazione dei diversi soggetti coinvolti.


Non è mancato, altre volte, l’impegno serio per una formazione adeguata di laici che svolgessero con consapevolezza tali compiti. In questi casi però il loro servizio è stato sempre vissuto come un “ministero di fatto”.


Quello che papa Francesco stabilisce, invece, con il Motu proprio dell’11 gennaio 2021 “Spiritus Domini” è la possibilità di concedere anche alle donne, con un apposito rito, i ministeri “istituiti” del lettorato e dell’accolitato, finora riservati solo a persone di sesso maschile come passi propedeutici all’ordinazione sacerdotale.


Ecco quanto stabilisce il Papa: “I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti”.





Da ora in poi, dunque, questi due ministeri (sganciati dal percorso di preparazione all’Ordine sacro), in forza del sacramento del battesimo ricevuto potranno essere affidati anche alle donne, in modo stabile e permanente, e con il sostegno di una apposita formazione.


Ci auguriamo che tale provvedimento si traduca in prassi pastorale e che rappresenti un nuovo seme di fecondità nel cammino della Chiesa.

Ma ci auguriamo soprattutto che le donne, che nel vangelo sono accanto a Cristo dall’inizio alla fine e che sono le prime annunciatrici della resurrezione, non si sentano investite di un “potere” ma vivano tale mandato con la freschezza e la gioia di un “incontro” che ha cambiato la loro esistenza.

Commenti

  1. Si, anche io auspico che, su ogni fronte, alle donne sia lasciato finalmente di ricoprire i ruoli che meritano, prescindendo una volta per tutte dal loro genere e ponendo fine ad ogni discriminazione.
    E concordo anche per " il sostegno di una apposita formazione" a tutti, che sia affidata a chi ne sia capace, al fine di evitare che nessuno, uomo o donna che sia, nel ricoprire quei ruoli, si senta investito "di un “potere” ... e ne abusi, mortificando gli entusiasmi di chi ha riposto fiducia nel suo ministero.
    Ciao!

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