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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

Rimanete in me!

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Giovanni 15,1-8 Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore.  Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia,  e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.  Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.  Rimanete in me e io in voi.  Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite,  così neanche voi se non rimanete in me.  Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,  perché senza di me non potete far nulla.  Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca;  poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.  Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,  chiedete quello che volete e vi sarà fatto.  In questo è glorificato il Padre mio:  che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.  La parola chiave di questo brano evangelico è il verbo “rimanere” che ricorre in questi pochi versetti ben 5 volte. E il contesto in cui il verbo si coniu

Pensare e generare un mondo aperto

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Come passare da un mondo chiuso a un mondo aperto?  Con l’immagine del buon samaritano nella mente, negli occhi e nel cuore, papa Francesco pone le pietre miliari di un cammino che conduce alla costruzione di un mondo nuovo, fondato sull’ “ amicizia sociale ” che diventa l’anima di “ogni città e Paese” e che rende possibile “una vera apertura universale” (99). E’ questo il tema su cui si sviluppa la trama del terzo capitolo di  Fratelli tutti . Il punto di partenza di questo cammino è la considerazione che l’uomo si realizza pienamente soltanto uscendo fuori da se stesso (88), nell’incontro con gli altri e nel dono di sé (87). Sono le relazioni di amore e di amicizia che ci consentono di capire noi stessi e di farci crescere, purché libere da ogni forma di intimismo egoistico che crea un “noi” contrapposto al mondo intero (89). E’ l’amore, che ha in Dio la sua origine, che dà valore alla vita e a ogni altra virtù che l’uomo si impegna a sviluppare (91). Sbagliano quindi quei “credenti

Io do la mia vita

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  Giovanni 10,11-18 Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono -  vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge,  e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.  Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,  così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.  E ho altre pecore che non provengono da questo recinto:  anche quelle io devo guidare.  Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.  Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.  Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo.  Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio. La parabola del buon pastore è lo specchio della vita di Gesù. La sua interpretazione è Gesù stesso che ce la svela, com

Vivere nell'ombra

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Un uomo, Joe Castlemann (Jonathan Pryce), arriva all’apice del successo, della notorietà, della fama, fino ad essere designato per uno dei riconoscimenti più ambiti: il premio Nobel per la letteratura. E improvvisamente Joan, la moglie, dopo quarant’anni, decide di non tollerare più che il marito si appropri della paternità dei suoi scritti e di troncare il proseguimento di quella farsa grottesca. Nessuna, infatti, delle opere a lui attribuite gli appartiene. Tutta la sua produzione letteraria, che ha suscitato attorno a lui schiere di ammiratori, è frutto del genio creativo della moglie che ha vissuto la sua intera esistenza nell’ombra.  E’ questo, in sintesi, il tema su cui è tessuta la trama del film di Bjorn Runge, The wife - Vivere nell’ombra, mandato in onda nei giorni scorsi su Rai Movie e fruibile su RaiPlay. Sembra una storia inverosimile e incredibile,  eppure nella realtà credo siano molte le donne che l’hanno vissuta e che la vivono, o perché animate da un’idea distorta d

Toccatemi e guardate!

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Luca 24,35-48 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via  e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.  Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro  e disse: «Pace a voi!».   Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.   Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?   Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate;  un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».   Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.   Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse:  «Avete qui qualche cosa da mangiare?».   Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;   egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.  Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi:  bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me  nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».  Allora aprì loro la mente per comprendere

Un estraneo sulla strada

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  Van Gogh, Il buon samaritano, 1890,  Kröller Müller  Museum  di Otterlo ( Olanda ) Prima di tracciare le linee di azione per costruire una fraternità universale, Papa Francesco si sofferma, nel secondo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti , sulla parabola del buon Samaritano (Luca 10,25-37) con l’intento di offrire ai destinatari della sua lettera un modello di comportamento sul quale specchiarsi.  A scanso di equivoci, ribadisce un concetto già espresso nell’introduzione, dicendo che le sue parole sono rivolte a tutti e non solo a chi ha convinzioni religiose, sebbene la parabola interpelli in modo particolare i credenti.  Tra i protagonisti della storia raccontata, infatti, il levita e il sacerdote, che passano indifferenti accanto all’uomo ferito, appartengono alla casta religiosa. Chi si ferma e soccorre l’uomo incappato nei briganti è invece un samaritano, disprezzato dai giudei e considerato impuro. La chiave di lettura  della parabola è esplicitata dal Papa a conclusione de

Pace e misericordia

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 Giovanni 20,19-31 La sera di quel giorno, il primo della settimana,  mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli  per timore dei Giudei,  venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».  Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.  E i discepoli gioirono al vedere il Signore.  Gesù disse loro di nuovo:  «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».  Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.  A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati;  a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.  Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».  Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi  e non metto il mio dito nel segno dei chiodi  e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa  e c'era con loro anche Tommaso.  Venne Gesù,

Bambini

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  “Lasciate che i bambini vengano a me” (Mc 10,14) diceva Gesù ai suoi discepoli che volevano allontanarli da lui, considerandoli un elemento di disturbo alla sua predicazione. Mi ha sempre colpito questa predilezione che Gesù ha manifestato con determinazione in diverse occasioni  per i più piccoli,  fino a definire il ritorno all’infanzia come la condizione necessaria e indispensabile per l’ingresso nel regno dei cieli (cfr. Mt 18,3).  Devo però riconoscere che soltanto sperimentando personalmente la bellezza di questa realtà ho compreso fino in fondo il significato delle sue parole. Da alcuni anni sto vivendo infatti la gioia incommensurabile di seguire da vicino la crescita di un bimbo meraviglioso, uno dei miei pronipotini,  specie da quando ho avuto la fortuna di abitare a poca distanza dalla sua abitazione. Mi può capire bene solo chi ha la fortuna di vivere la mia stessa esperienza... Ogni volta che mi capita di passare con lui delle ore, penso sempre che sono proprio i bimbi i