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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Non avrai più fame!

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  Giovanni 6, 24-35 In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà.  Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?  Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».  Rispose loro Gesù

Sebastião Salgado

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  Sebastião Salgado   Dall'1 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022 si svolgerà al MAXXI di Roma una mostra da non perdere, dedicata al celebre fotografo brasiliano Sebasti ã o Salgado , che esporrà più di 200 opere, tutte foto in bianco e nero, realizzate negli ultimi sei anni, che ritraggono quel che rimane intatto della foresta amazzonica , i suoi fiumi, le sue montagne, i suoi abitanti, allo scopo di sensibilizzare l’Italia sui problemi ambientali e la questione ecologica.  Il contesto suggestivo nel quale saranno collocate le foto richiamerà l’ambiente che ritraggono, con i suoni della foresta, il fruscio degli alberi, lo scorrere delle acque, il canto degli uccelli, le voci degli animali.   Salgado non è un fotografo qualunque. La maggior parte della sua attività è una sorta di denuncia , con tanto di documentazione fotografica, dunque   assolutamente attendibile, di ogni forma di ingiustizia e di sofferenza che si consuma nel mondo davanti agli occhi insensibili e indifferenti

Furono saziati

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Giovanni 6,1-15 In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,  e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi.  Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli.  Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui  e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».  Diceva così per metterlo alla prova;  egli infatti sapeva quello che stava per compiere.  Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure  perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:  «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci;  ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere».  C'era molta erba in quel luogo.  Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani

E ti vengo a cercare

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  La preghiera più autentica e più sentita è quella che scaturisce dal nostro cuore, quella che esprime i nostri pensieri e le nostre emozioni, quella che rivela le aspirazioni e i desideri più profondi della nostra esistenza. Si può pregare anche senza parole, entrando in sintonia con quella Presenza invisibile eppure reale, che ci pervade e ci accoglie. Si può pregare anche pronunciando poche e povere parole, sempre le stesse, come nella preghiera del Pellegrino russo, per chiedere incessantemente aiuto, perdono, forza, o per lodare e ringraziare ... C’è anche chi prega cantando, suonando uno strumento, unendo le parole a melodie che hanno il potere di arrivare più in alto e più in profondità. Ci sono testi e spartiti musicali capaci di comunicarti il segreto dell’assoluto perché nati sicuramente dalla contemplazione del mistero. In questa nuova rubrica dal titolo “Musica profondissima” vorrei dare spazio a questi testi e melodie, per trovare anche in essi spunti e stimoli per la nos

Riposatevi un po'

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Marco 6,30-34 In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù  e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.  Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto,  e riposatevi un po'».  Erano infatti molti quelli che andavano e venivano  e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte.  Molti però li videro partire e capirono,  e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro,  perché erano come pecore che non hanno pastore,  e si mise a insegnare loro molte cose. Mi fanno tenerezza questi uomini che tornano dalla loro prima missione con tanta voglia di condividere con Gesù la loro esperienza e di raccontargli “tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato “ (v.30).  Immagino questo racconto, benché descritto da Marco con parole stringate ed essenziali, carico di

Non solo lustrini

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  Ci sono persone che non hai mai incontrato, a cui non hai mai stretto la mano, ma che percepisci quasi come membri di famiglia, come compagni di cammino, con cui hai condiviso anni della tua vita e che, senza che ne fossero consapevoli, ti hanno regalato qualcosa della loro esistenza, anche solo col loro sorriso, rendendo più bella, più gioiosa, più umana la tua quotidianità. Questi pensieri hanno accompagnato le mie giornate, alla notizia della morte di Raffaella Carrà, gli stessi che mi sono passati per la mente alla scomparsa di Fabrizio Frizzi, di Ezio Bosso, di Gigi Proietti, di Franco Battiato... Tanti, ultimamente, ci hanno lasciato. La lista sarebbe troppo lunga... Notizie che ci sono giunte improvvisamente, inaspettatamente, e che ci hanno lasciato sempre sbigottiti, senza parole. Così è la vita, anche se preferiamo spesso con pensarci, per non renderla più amara. Ma è questa l’unica certezza alla quale nessuno può sottrarsi.  Siamo tutti in fila ad attendere il nostro turno

Li mandò a due a due

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Marco 6, 7-13 In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due  e dava loro potere sugli spiriti impuri.  E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone:  né pane, né sacca, né denaro nella cintura;  ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa,  rimanetevi finché non sarete partiti di lì.  Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero,  andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse,  scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. Nel racconto dell'evangelista Marco, Gesù ha appena sperimentato la diffidenza e l'incredulità degli abitanti di Nazaret di fronte alla sua predicazione e va via dalla sua città amareggiato. Proprio in questo contesto viene collocato l'inizio della missione dei Dodici, coloro che Gesù aveva chiamato a sé

Religioni e fraternità

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  Siamo giunti all’ ultimo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti , dal titolo  Le religioni a servizio della fraternità nel mondo , dedicato al contributo indispensabile che le religioni tutte sono chiamate a offrire per la costruzione della fraternità universale e la difesa della giustizia. Riconoscere Dio come Padre di tutti è il fondamento per il raggiungimento di questo obiettivo, che la ragione da sola non è in grado di supportare. Solo riconoscendo l’esistenza di una verità che trascende tutti, sarà possibile garantire giusti rapporti tra gli uomini. Al contrario, ci sarà sempre qualcuno che prenderà il posto di Dio e si sentirà autorizzato a imporre agli altri il proprio potere. I totalitarismi ne sono una conferma (271-273). Estromettere Dio dalla società porta all’ adorazione degli idoli , alla privazione della libertà religiosa e di coscienza, e a ogni brutalità contro la dignità della persona (274). In un mondo in cui dilaga la crisi religiosa, la cultura dell’indiv

Profeta disprezzato

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Marco 6,1-6 In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.  E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano:  «Da dove gli vengono queste cose?  E che sapienza è quella che gli è stata data?  E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?  Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,  di Ioses, di Giuda e di Simone?  E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».  Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria,  tra i suoi parenti e in casa sua».  E lì non poteva compiere nessun prodigio,  ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.  E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. È una pagina triste del Vangelo, questa; un momento grigio della vita di Gesù. Potremmo definirlo un suo fallimento... Proprio nella sua città, tra coloro che lo conoscono e dovrebbero