Religioni e fraternità

 



Siamo giunti all’ultimo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti, dal titolo Le religioni a servizio della fraternità nel mondo, dedicato al contributo indispensabile che le religioni tutte sono chiamate a offrire per la costruzione della fraternità universale e la difesa della giustizia.


Riconoscere Dio come Padre di tutti è il fondamento per il raggiungimento di questo obiettivo, che la ragione da sola non è in grado di supportare.

Solo riconoscendo l’esistenza di una verità che trascende tutti, sarà possibile garantire giusti rapporti tra gli uomini. Al contrario, ci sarà sempre qualcuno che prenderà il posto di Dio e si sentirà autorizzato a imporre agli altri il proprio potere. I totalitarismi ne sono una conferma (271-273).


Estromettere Dio dalla società porta all’adorazione degli idoli, alla privazione della libertà religiosa e di coscienza, e a ogni brutalità contro la dignità della persona (274).


In un mondo in cui dilaga la crisi religiosa, la cultura dell’individualismo e del materialismo, la Chiesa non accetta che nel dibattito pubblico abbiano voce solo i potenti e gli scienziati, e rivendica uno spazio per un contributo che scaturisca dalla tradizione religiosa, che raccoglie secoli di esperienza e di sapienza (275).


Essa dunque non intende relegare la sua missione nell’ambito del privato, ma, pur rispettando l’autonomia della politica, non rinuncia a occuparsi della dimensione politica dell’esistenza, per la promozione integrale dell’uomo (276).


La Chiesa apprezza le altre religioni e tutto ciò che c’è in esse di vero e di santo. Ma i cristiani non possono smettere di ascoltare la “musica del vangelo” che fa “vibrare” le loro viscere. E’ questa la fonte a cui bevono. E’ questa la sorgente della dignità umana e della fraternità (277).


Ma il rapporto tra le diverse religioni non è sempre segnato dal dialogo, dalla collaborazione e dalla tolleranza reciproca. In particolare Papa Francesco pensa alle minoranze religiose, che spesso non godono della libertà di professare la loro fede, e chiede e promette a tutte le religioni il rispetto della libertà religiosa a partire dai valori comuni che si condividono (279).


Papa Francesco riceve Valdesi e Metodisti, per la prima volta nella storia (1 marzo 2016)

Quindi si rivolge ai cristiani delle diverse confessioni, riconoscendo la carenza di unità e sollecitando tutti ad offrire una testimonianza di maggiore comunione (280).


Concludendo papa Francesco affronta il delicato tema del rapporto tra religioni e violenza, invitando tutti a un cammino di pace, in nome dell’amore di Dio che accomuna tutti (281-282).


Il terrorismo non è che una strumentalizzazione della religione e scaturisce da una interpretazione errata dei testi sacri. 

Occorre inoltre interrompere il finanziamento dei movimenti terroristici che vanno condannati come crimini internazionali (283).


Il cammino verso la pace esige che i leader religiosi agiscano non come intermediari che cercano il loro interesse e un loro guadagno, ma come mediatori che si spendono generosamente e gratuitamente per il bene comune.



L’enciclica si chiude con l’Appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità,  sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019, appello  formulato in nome di Dio, di ogni uomo, dei più poveri e bisognosi, di tutte le vittime di ogni violenza, dei popoli distrutti dalle guerre; in nome della fratellanza umana, umiliata e lacerata, in nome della libertà, della giustizia, della misericordia; in nome di tutte le persone di buona volontà.


L’ultimo pensiero è per Charles de Foucould che, povero, “nel profondo del deserto africano, … identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti”. Una chiara chiave di lettura che può ispirare le nostre scelte (286-287).


Fine

Commenti

  1. Le tue parole di commento all'ultima parte dell'enciclica Fratelli tutti, mi hanno ricordato il testamento spirituale del monaco trappista Christian de Cherge ', trucidato insieme ad alcuni confratelli in Algeria.Il suo amore per il popolo algerino, la volontà di non abbandonarlo nonostante le minacce di presunti terroristi islamici, mi hanno sempre suscitato una grande ammirazione e rispetto.Nel testamento , consapevole del pericolo esprime parole di amore e di perdono per il suo possibile assassino, pregando i suoi familiari e confratelli di non imputare a tutto un popolo l'errore di uno.Scrive tra l'altro:" Ci sia dato di ritrovarci ,ladroni beati in Paradiso, se piace a Dio Padre nostro, di tutti e due."

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    1. Che grande testimonianza! Solo i santi ne sono capaci. Sentimenti e gesti come questi nascono da cuori generosi e liberi che sanno guardare molto lontano, al di là di ogni pericolo e di ogni paura, e che considerano la loro vita meno preziosa dei valori in cui credono, fino al punto di sacrificarla senza esitazioni né rimpianti.
      Ci insegnano, nel nostro piccolo, a osare di più e a superare pregiudizi e chiusure. Grazie!

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