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C'era una volta

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  C’era una volta un piccolo paese sperduto tra le montagne,  dove tutti vivevano sereni e soddisfatti del loro lavoro. Un giorno dei prepotenti decisero di raderlo al suolo e di sostituirlo con un grande bacino d’acqua. Inutili furono le proteste dei suoi abitanti che lottarono con coraggio contro l’arroganza, l’ambiguità e la prepotenza del potere. Alla fine dovettero desistere e arrendersi, assistendo alla cancellazione delle loro case, del loro lavoro, della loro storia . Quella che ho iniziato a raccontare non è una favola. Purtroppo è la nuda e cruda realtà che non ha nulla di poetico, di idilliaco, di fiabesco.   È la storia vissuta alla fine degli anni 40 del novecento da un piccolo paese al confine con l’Austria di nome Curon che fu completamente raso al suolo per la costruzione di una diga . Il progetto, risalente ai tempi dell’impero austro ungarico, venne ripreso ed eseguito dall'impresa milanese Montecatini dopo la seconda guerra mondiale, poiché dal 1918 quella parte

Movimento è salute

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La pigrizia è una brutta bestia che si pone ostinatamente alle nostre calcagna e ci impedisce di agire. Anche caratteri determinati e intraprendenti come il mio si possono ritrovare episodicamente accerchiati dalla sua invadenza. Contro la sua prepotente e silenziosa presenza dobbiamo combattere se non vogliamo farci sopraffare. Non dovremmo mai dargliela vinta , perché ogni nostro cedimento rende sempre più forte e invincibile il suo potere sulle nostre fragilità. Ce la ritroviamo spesso al nostro fianco senza avvertirne l’arrivo . Si abbarbica sulla nostra pelle rendendoci difficile ogni iniziativa. Prende possesso della nostra mente impedendoci di pensare e programmare nuovi percorsi. Amplifica dentro di noi il senso di pesantezza e di stanchezza obbligandoci a circoscrivere i nostri orizzonti e a ricercare solo spazi di evasione e di distensione. Ci creiamo mille alibi per non ammettere il suo predominio sulla nostra volontà , apportando ogni giustificazione che ci sembra plausib

Un difficile accompagnamento

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  A tanti di noi sarà capitato di accompagnare una persona cara nel suo ultimo viaggio , inevitabile e senza ritorno. Un’esperienza che lascia tracce indelebili nel cuore, anche a distanza di decenni . Niente di più difficile e doloroso, infatti, per chi segue questo viaggio da vicino , affiancando con affetto e dedizione chi attraversa con fatica l’ultimo tratto della sua esistenza. Non ci sono ricette, né vademecum o manuali che possano insegnare le parole giuste da pronunciare, i gesti più idonei da compiere, l’approccio migliore da usare. Solo il buonsenso, la delicatezza, l’affetto, il rispetto dell’altro possono suggerire di volta in volta cosa possa essere più o meno opportuno fare. Una mia cara amica sta vivendo proprio in questi giorni questa triste esperienza  di accompagnamento e sto condividendo con lei le sue preoccupazioni, i suoi pensieri, la sua tristezza, il suo senso di impotenza. Ci si sente sempre inadeguati, incapaci , insufficienti, mai all’altezza della situazio

Unico e irripetibile!

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  Un desiderio, che covavo nel cuore da tanto tempo , finalmente lo scorso 18 aprile si è avverato: trovarmi a Milano davanti al Cenacolo di Leonardo e poterlo contemplare da vicino.* La prima sensazione che ho provato è stata quella di sentirmi parte della scena, partecipe dell’evento raffigurato , confusa tra i personaggi, coinvolta nelle loro stesse emozioni, piuttosto che una spettatrice a distanza. Probabilmente anche le dimensioni provocano questo effetto . Il dipinto infatti è enorme, circa 9 metri per 5. E i personaggi superano di gran lunga la nostra statura. Realizzato su una parete del refettorio dei padri domenicani, sembra quasi un prolungamento delle sue stesse tavole da pranzo che un tempo occupavano gli altri tre lati del locale e attorno alle quali i frati si disponevano per consumare i loro pasti e meditare. Il refettorio è annesso alla meravigliosa basilica rinascimentale Santa Maria delle Grazie , prezioso bene culturale del nostro Paese protetto dall’Unesco. Non

La statua della discordia

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  Da diverse settimane si discute, senza il supporto di argomentazioni logiche e significative, di una questione che ha sollevato infinite polemiche pretestuose e inspiegabili. Il pomo della discordia è una statua che raffigura uno dei momenti più teneri e poetici della maternità: una giovane donna che tiene in braccio il suo bambino mentre lo allatta. La statua, molto espressiva e aggraziata, è opera di un’artista milanese, Vera Omodeo, scultrice e ceramista , scomparsa quasi centenaria nel maggio del 2023, che ha spesso regalato le sue opere ad amici, conoscenti o a enti benefici, ma che ha anche lasciato alla sua città natale opere apprezzabili come il portale della Chiesa Santa Maria della Vittoria , realizzato negli anni 80 e definito “un trattato di mariologia in bronzo”. L'artista Vera Omodeo La sua casa era il suo museo. Qui le sue numerose opere, statue, icone e bassorilievi, la circondavano e le facevano compagnia.   La maternità è stato il leitmotiv che ha appassionato e