C'era una volta

 

C’era una volta un piccolo paese sperduto tra le montagne, dove tutti vivevano sereni e soddisfatti del loro lavoro. Un giorno dei prepotenti decisero di raderlo al suolo e di sostituirlo con un grande bacino d’acqua. Inutili furono le proteste dei suoi abitanti che lottarono con coraggio contro l’arroganza, l’ambiguità e la prepotenza del potere. Alla fine dovettero desistere e arrendersi, assistendo alla cancellazione delle loro case, del loro lavoro, della loro storia.

Quella che ho iniziato a raccontare non è una favola. Purtroppo è la nuda e cruda realtà che non ha nulla di poetico, di idilliaco, di fiabesco. 

È la storia vissuta alla fine degli anni 40 del novecento da un piccolo paese al confine con l’Austria di nome Curon che fu completamente raso al suolo per la costruzione di una diga.


Il progetto, risalente ai tempi dell’impero austro ungarico, venne ripreso ed eseguito dall'impresa milanese Montecatini dopo la seconda guerra mondiale, poiché dal 1918 quella parte del Tirolo apparteneva ormai all'Italia. I decenni passati e l'avvicendamento dei governi non erano serviti a desistere da quel proposito scellerato.

Il piano consisteva nell’unificazione dei laghi di Resia, di Curon e di San Valentino alla Muta e nell’innalzamento del livello dell’acqua, non di cinque metri come si pensava, ma di ben 22 metri per la produzione di energia idroelettrica. L'avviso reso pubblico in paese passò quasi inosservato perché scritto in italiano, in una località in cui in quegli anni si parlava ancora solo il tedesco. 

Tutto il paese con le sue 160 case venne così distrutto con una forte esplosione. Solo il campanile romanico del XIV secolo, ma non la chiesa, venne risparmiato, in quanto monumento storico.


Ancora oggi possiamo ammirarlo al centro della diga, quasi interamente sommerso dall’acqua, unico muto e inerme testimone “vivente” dell’accaduto.

Per la sua suggestiva e insolita collocazione, è divenuto meta di continui tour turistici, immortalato nei tanti selfie e foto ricordo che i visitatori portano con sé come straordinaria testimonianza di questo luogo magico e surreale.


Ci siamo imbattute in questa triste storia, non unica e isolata purtroppo, con la mia amica Christiane, visitando una eccezionale mostra allestita a Roma alla Centrale Montemartini, dedicata alle architetture “inabitabili”, tra le quali emergeva con particolare risalto l’immagine inspiegabile di questo misterioso campanile sommerso.

Seguendo poi il filo dei ricordi, tra gli scaffali di casa ecco apparire sotto gli occhi di Christiane il romanzo di Marco Balzano dal titolo “Resto qui” con il famoso campanile in copertina e il racconto del dramma di Curon e dei suoi abitanti.

La lettura di questo straordinario romanzo “storico” mi ha condotto per mano al cuore di questa inquietante vicenda e mi ha fatto scoprire tutta la rabbia e le lacrime di quella povera gente. Quel campanile avrebbe molto da raccontare, se solo potesse parlare.


Sull’evento è stato realizzato nel 2018 anche un toccante documentario dal titolo “Il paese sommerso” del regista Georg Lembergh.

È sorprendente come l’arte, la letteratura, il cinema, gli archivi storici, possano intersecarsi come tessere di un grande mosaico, aiutandoci a ricucire insieme pezzi di storia che lasciano intravedere non solo numeri e date, ma anche i volti, i sentimenti, la fatica, le battaglie, le ferite, la solitudine della povera gente che ovunque è costretta a soccombere davanti a decisioni insane e irrazionali che piovono dall’alto, imponendosi con la violenza di dictat assoluti irremovibili e impietosi.

Da allora ripenso spesso alla superficialità di tanti turisti che, di fronte a immagini come quella del campanile di Curon inghiottito dall’acqua, si limitano a scattare foto ricordo senza farsi domande, senza cercare spiegazioni, senza indagare sul senso di ciò che appare enigmatico e avvolto nel mistero.


E così accade anche per tante altre opere del passato che ammiriamo il più delle volte senza cognizione di causa, con distrazione e superficialità.

Quanta storia, quante vicende umane drammatiche, quanti segreti dolorosi potrebbero raccontarci. E dovremmo allora trattarle con rispetto, accostarci a esse in punta di piedi, pensando a tutto ciò che custodiscono quelle pietre, ai sacrifici, alle fatiche, alle ingiustizie subite dai più poveri, tutto pagato sempre a caro prezzo da esseri umani di cui non si conserva più nemmeno il ricordo.

Se non altro, almeno un semplice commosso pensiero andrebbe rivolto a loro.


Commenti

  1. Grazie Aurora .Anch’io come gli altri avevo visto delle immagini del campanile ma non avevo approfondito il perché.

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  2. Molto interessante! Non conoscevo la storia drammatica di questo paese! 👍

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  3. Grazie! Hai una grande capacità di andare a scavare per arrivare al nocciolo della questione. Neanch’io sapevo che, dietro a questo scenario fiabesco, ci fosse il dramma della gente di un piccolo paese di montagna. Povero nostro mondo!!! Chi arriva decide. Non mi pare che neanche ai nostri tempi sia cambiato qualcosa.

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  4. E senza farsi domande non si vive...si vivacchia

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  5. Non conoscevo questa triste storia.Immagino la disperazione di tutte quelle persone che hanno dovuto abbandonare le loro case e i luoghi a loro cari,senza la possibilità di poter tornare.Desolante,ma purtroppo è la legge del più forte e della prepotenza sui deboli.Un abbraccio e buona estate,cara Aurora. Francesca Morgia

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  6. Grazie. cara Aurora, di avere portato alla luce questa vicenda dolorosa e sconosciuta (almeno a me). Giuseppe Savagnone

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  7. Non conoscevo il dramma di Curon.
    Tuttavia, con le dovute proporzioni, mi fa pensare alle tante pulizie etniche della Storia.
    Ai tanti massacri , ai campi di sterminio, ai gulag, ai tanti soprusi di ogni tempo.
    Ed il mio pensiero va anche ai tanti conflitti di oggi, all' Ucraina , alla Palestina , in cui scompaiono città con migliaia di civili inermi .
    Fra il silenzio e l'indifferenza generale.
    Confidiamo nella misericordia divina.
    Salvo Patane '

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  8. C'era una volta e poi non più.
    Quanti soprusi alla povera gente, annullandone progetti di famiglia.
    Grazie Aurora, sempre
    Cronista minuziosa. Filippo Grillo

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  9. È una storia interessante e triste purtroppo. Non ero a conoscenza di questo scempio.
    Silvana

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  10. Non conoscevo questa triste notizia. Sembra dal di fuori tutto molto bello...invece una tristissima realtà si nasconde. Ricordiamo quella povera gente che ha fatto sacrifici per costruirsi una casa e avere una vita serena ...tolta dai grandi del potere. Che mondo! Che tristezza...grazie Aurora per le tante cose scoperte e condivise alla nostra conoscenza. Lucia Zoda

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  11. Ciao Aurora, interessante il tuo nuovo post. Conoscevo la storia del paese di Curon. I miei suoceri hanno frequentato per decenni, per le vacanze, le località del Trentino. Il campanile simbolo della Val Venosta nel lago di Resia è stato oggetto di racconti e di tante foto ! È una storia che merita di essere conosciuta e ricordata! Grazie Aurora! Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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