La statua della discordia

 


Da diverse settimane si discute, senza il supporto di argomentazioni logiche e significative, di una questione che ha sollevato infinite polemiche pretestuose e inspiegabili.

Il pomo della discordia è una statua che raffigura uno dei momenti più teneri e poetici della maternità: una giovane donna che tiene in braccio il suo bambino mentre lo allatta.

La statua, molto espressiva e aggraziata, è opera di un’artista milanese, Vera Omodeo, scultrice e ceramista, scomparsa quasi centenaria nel maggio del 2023, che ha spesso regalato le sue opere ad amici, conoscenti o a enti benefici, ma che ha anche lasciato alla sua città natale opere apprezzabili come il portale della Chiesa Santa Maria della Vittoria, realizzato negli anni 80 e definito “un trattato di mariologia in bronzo”.

L'artista Vera Omodeo

La sua casa era il suo museo. Qui le sue numerose opere, statue, icone e bassorilievi, la circondavano e le facevano compagnia.  La maternità è stato il leitmotiv che ha appassionato e modellato tutta la sua produzione artistica, dall’inizio alla fine, e proprio una “Madonna con bambino”, che teneva in sala da pranzo, è stata la sua prima opera realizzata.

Alla sua morte, i figli pensavano di fare cosa gradita alla città facendole dono della statua incriminata affinché venisse installata in piazza Eleonora Duse, manifestando con la loro donazione l’attaccamento dell’artista alla sua amata Milano. Ma così non è stato

Perché la Commissione di esperti del Comune, che ha il compito di valutare le istallazioni di opere in luoghi pubblici, ha dichiarato la sua contrarietà all’iniziativa.


Queste le motivazioni, a mio avviso, incomprensibili, poco convincenti e addirittura risibili. Perché le vere motivazioni, come vedremo, sono ben altre e non apertamente dichiarate.

Secondo la Commissione, il tema della maternità sarebbe connotato da “sfumature squisitamente religiose” e non esprimerebbe “valori condivisibili” e universali. Sarebbe meglio pertanto, concludono gli esperti, collocarla in un ospedale o in una struttura privata o religiosa. 


Non si riesce a capire come possa essere definito “non condivisibile” l’atto più universale che esista al mondo, che esprime una prerogativa squisitamente ed esclusivamente femminile e materna, grazie alla quale ogni essere umano che viene alla luce viene nutrito nel modo più sano possibile, consentendo al bambino di crescere e di svilupparsi in modo adeguato, tanto che, da sempre, le donne in stato di allattamento vengono spesso in aiuto a quelle madri che sono private di tale possibilità.


Riconoscere, poi, alla donna il ruolo della maternità, perché in fin dei conti è solo lei che può assumerlo, non vuol dire che esso esaurisca la sua funzione sociale e le impedisca di rivestire altre funzioni o di affermare in altri campi le sue molteplici doti e capacità.

Che poi l’allattamento al seno abbia “sfumature squisitamente religiose” resta un’affermazione senza fondamento, tutta da spiegare e da documentare.

Perché, in realtà, se facciamo riferimento alla cultura del nostro popolo, il cattolicesimo è stato, specie nel passato, un fattore di limitazione più che di esibizione di questa pratica, a causa di una morale proibitiva che imponeva un rigoroso pudore e che esprimeva un giudizio di immoralità nei confronti dell’esposizione in spazi pubblici della nudità del proprio corpo.

Tuttavia nell’arte sacra un’immagine particolarmente intensa ed espressiva ci riporta incredibilmente a questo tema. 

Marco D'Oggiono (1470-1530 ca.), Madonna del latte, Pinacoteca Ambrosiana

È la raffigurazione, di origini antichissime, della Madonna del latte di cui è piena l’iconografia cristiana, sia cattolica che ortodossa.

Nessuno però si è mai sognato di epurare i musei e le molteplici edicole sparse lungo le strade cittadine e dei piccoli borghi, che non sono né luoghi privati né luoghi sacri, da queste immagini, relegandole negli ospedali o negli istituti religiosi.

E non ci vuole una grande intelligenza per capirne la ragione.

Capire e rispettare, inoltre, la singolarità dell’artista che concepisce e realizza le proprie opere mettendoci dentro il suo vissuto, sarebbe anche questo un gesto di umanità, di onestà e di intelligenza, poiché il contributo di ogni artista concorre alla promozione di quei fondamentali valori umani che non possono che migliorare la nostra società.

Se Vera Omodeo, infatti, è tornata spesso, nel suo percorso artistico, sul tema della maternità, lo ha fatto soprattutto per ragioni biografiche più che per motivi religiosi. Dopo avere vinto una grave forma di nefrite, i medici le avevano rivelato che non avrebbe potuto avere figli. In realtà, invece, per ben 6 volte diventa madre, a dispetto di ogni previsione scientifica.

Serena, figlia di Vera Omodeo

L’evento della maternità ha dunque fortemente segnato la sua storia personale e le sue opere rivelano tutto il sentimento e la profondità di questa esperienza unica e indescrivibile che probabilmente avrà interpretato anche come dono venuto dall’alto.

Mi sono chiesta, pertanto, se la verità nascosta dietro questa sterile polemica non sia un pregiudizio e una discriminazione proprio nei confronti dell’artista stessa, della sua cultura e della sua formazione cristiana, che ha sempre manifestato apertamente nella sua arte, ma che non è il tema della scultura in questione che ha per titolo Dal latte materno veniamo.

E infatti le cose stanno proprio così. Perché il no della Commissione milanese alla statua della madre che allatta è stato anche così motivato: l’opera rivela una “continuità iconografica” con i temi della tradizione cristiana.

Un “dettaglio” per nulla secondario, che ho trovato riportato solo sul sito della Diocesi di Milano, (intervista di Stefania Cecchetti al sociologo Maurizio Ambrosini, dell’11 aprile 2024) e che nessun altro ha osato rivelare, evidentemente per la sua assurdità. 

Perché, se fosse corretta questa valutazione, bisognerebbe fare piazza pulita della maggior parte delle nostre opere d’arte che raffigurano contenuti spiccatamente cristiani e in modo predominante mariani, a cominciare dalla Madonnina del Duomo di Milano che è il simbolo per eccellenza della città milanese. 


Va ribadito inoltre, a onor del vero, che la statua in questione non raffigura affatto la Madonna col bambino, ma una madre qualunque, una semplice donna del popolo che si prende cura con amore del suo piccolo. E in un’epoca in cui sono frequenti le notizie di madri che abbandonano o uccidono i loro figli, essa rappresenterebbe un luminoso segno educativo di maternità che accoglie e custodisce la vita.

Ecco svelato dunque il mistero, folle e irrazionale, che ha chiaramente solo motivazioni ideologiche e politiche, e che manifesta l’inguaribile e preoccupante miopia e ottusità di chi non è in grado di amministrare la cosa pubblica nel rispetto di ogni cittadino e di ogni cultura, dimostrandosi spesso ostile e discriminante proprio verso quella cristiana più che verso qualunque altra cultura.

Se poi consideriamo la decisione presa nel 2010 dagli amministratori della città  di esibire disinvoltamente in Piazza Affari la famosa opera di Maurizio Cattelan che ostenta senza alcun ritegno un enorme dito medio, questo sì da essi ritenuto evidentemente “valore” universale e condivisibile, ogni altra riflessione o commento appaiono assolutamente inutili e superflui. Perché i fatti parlano inequivocabilmente  da soli.


Commenti

  1. Sono d’accordo. Ciao. A.

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  2. Nel nostro tempo assistiamo ad un vero e proprio ritorno di " oscurantismo " e ridondante volgarità.
    Mettere in discussione , anche se artificiosamente, la meraviglia di una donna che allatta al seno un bambino , contestandone o addirittura impedendone il posizionamento in una piazza delle nostre città è veramente spoetizzante e deprimente.
    E dovere assistere ad una " scultura " moderna " inneggiante al " dito medio " è un autentico segnale , non di " intelligenza artificiale " ma bensì di " una immensa ignoranza naturale ".
    Stiamo arrivando effettivamente " alla frutta " !
    Povera umanità del ventunesimo secolo !
    Ci sono molti segnali negativi, fra cui non ultimo il proliferare di conflitti e ricorso alle armi sempre più sofisticate .
    Nonostante il monito lanciato dal profeta Isaia circa 3000 anni fa e i numerosi appelli alla pace del nostro papa Francesco.
    E nonostante le numerose organizzazioni umanitarie e benefiche che , attraverso migliaia di volontari cercano in tutti i modi di alleviare le sofferenze di milioni di nostri fratelli in tante parti del nostro povero saccheggiato pianeta.
    Salvo Patane '

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  3. Ciao Aurora, condivisibili le tue riflessioni sulla statua di Vera Omodeo. Ho letto ieri che il sindaco Sala vuole proporre di collocarla nei giardini della clinica Mangiagalli, dove pare lui stesso sia nato. Potrebbe essere una soluzione! Certo fa pensare che in occidente la maternità non sia più riconosciuta come un valore universale! Un segno ulteriore del tramonto dell'occidente profetizzato dai filosofi? Maria Cristina Scorrano

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