Pensare e generare un mondo aperto



Come passare da un mondo chiuso a un mondo aperto? 

Con l’immagine del buon samaritano nella mente, negli occhi e nel cuore, papa Francesco pone le pietre miliari di un cammino che conduce alla costruzione di un mondo nuovo, fondato sull’ “amicizia sociale” che diventa l’anima di “ogni città e Paese” e che rende possibile “una vera apertura universale” (99).

E’ questo il tema su cui si sviluppa la trama del terzo capitolo di Fratelli tutti.

Il punto di partenza di questo cammino è la considerazione che l’uomo si realizza pienamente soltanto uscendo fuori da se stesso (88), nell’incontro con gli altri e nel dono di sé (87). Sono le relazioni di amore e di amicizia che ci consentono di capire noi stessi e di farci crescere, purché libere da ogni forma di intimismo egoistico che crea un “noi” contrapposto al mondo intero (89).


E’ l’amore, che ha in Dio la sua origine, che dà valore alla vita e a ogni altra virtù che l’uomo si impegna a sviluppare (91).
Sbagliano quindi quei “credenti che pensano che la loro grandezza consista nell’imporre le proprie ideologie agli altri o nella difesa violenta della verità” (92).

Citando San Tommaso d’Aquino, il papa precisa l’origine e il significato vero dell’amore che porta a considerare l’altro “come un’unica cosa con se stesso” (Summa Theologiae II-II, q.27, art.2) manifestando così “quello che sta dietro la parola carità: l’essere amato è per me caro, vale a dire che lo considero di grande valore” (93).

Se dunque l’altro è un essere prezioso, dovrei cercare il meglio per la sua vita. E’ così che nasce e si sviluppa l’amicizia sociale, che è una fraternità aperta a tutti e che non esclude nessuno! (94).


Il ragionamento che sviluppa papa Francesco è lineare, semplice e stringente. Non c’è possibilità di fraintendere nessuno dei suoi passaggi. E il suo linguaggio nuovo, che gli fa coniare espressioni come "amicizia sociale", mai da altri pronunciate, ce ne facilita la comprensione.

Ciò che è vero per le persone, vale anche per i popoli e i vari Paesi: tutte le Nazioni della terra hanno un comune destino, un’unica vocazione: “formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente” (96) e che non lasciano nessuno ai margini, come “stranieri nella propria terra” (97) o “esiliati occulti” (98) senza voce e senza appartenenza, di cui nessuno si accorge. Qui il Papa ricorda alcune delle periferie esistenziali: i sofferenti, gli abbandonati, i disabili, gli anziani … considerati spesso solo un peso per la società. E denuncia il sorgere di un “razzismo” che come un virus “muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato” (97).


L’amore universale di cui parla papa Francesco non ha niente a che fare col falso universalismo, come la globalizzazione, che mira a “omogeneizzare, dominare e depredare” i popoli, privando “il mondo della varietà dei suoi colori” (100). Chi si preoccupa solo della propria posizione sociale, del proprio ruolo, non potrà mai riconoscersi “prossimo” dell'altro, ma tenderà ad appartenere a gruppi sociali chiusi, dove da “socio” potrà difendere e consolidare gli interessi e i vantaggi personali, separandosi e distinguendosi dagli altri (102).

I valori su cui fondare un mondo aperto e che il Papa enuncia sono quelli su cui si è costruita la cultura moderna dell’occidente, a partire dalla rivoluzione francese: libertà, uguaglianza, fraternità. Ma non basta enunciarli teoricamente, come si continua a fare da secoli! Occorre tradurli in scelte concrete, politiche, educative, per impedire che diventino il contrario di quello che sono, generando pura autonomia, chiusura, voglia insaziabile di possesso e di godimento, individualismo, "il virus più difficile da sconfiggere" (103-105).

L’amicizia sociale sarà possibile solo a partire da un presupposto: il riconoscimento del valore di ogni persona, indipendentemente dal luogo di appartenenza o di provenienza. L’uguale dignità di tutte le persone non dipende dalla quantità delle risorse possedute. Senza il riconoscimento di questo principio non potrà esserci un futuro per l’umanità! (106-107).


Molti pensano che non sia redditizio investire a favore delle persone più fragili. Ma  proprio qui lo Stato dovrebbe rendersi presente e attivo per impedire che l'economia continui a basarsi solo “sui criteri di libertà di mercato e dell’efficienza”, creando una società in cui non ci sia posto per tutti (108-109).
La libertà economica infatti diventa un semplice enunciato quando è impedito l’accesso al lavoro e le persone non sono accompagnate nel percorso della loro vita perché diano il meglio di sé (110).

Preoccupa molto il degrado morale in cui la società precipita progressivamente. “E’ arrivato il momento, dice il Papa, di riconoscere che questa allegra superficialità ci è servita a poco” (113).
Ogni società deve assicurare la trasmissione di valori morali, deve educare alla ricerca del bene, di ciò che vale di più, altrimenti resterà solo l’egoismo, la violenza, la corruzione, l’indifferenza … (112-113).


Le famiglie e gli educatori hanno una grande responsabilità nel trasmettere i valori dell’amore, della fraternità e della solidarietà che consiste nel  sentirsi responsabili della fragilità degli altri e nel porsi a loro servizio, toccando la loro carne, fino a “soffrirla” (114-115). E qui papa Francesco sottolinea un ulteriore argomento che motiva la costruzione di una società aperta: nella radice etimologica della parola solidarietà c’è il termine “solidità”; per questo essa genera una società sicura e salda (115)!

L’ultimo nodo spinoso che papa Francesco affronta in questo capitolo è quello della funzione sociale della proprietà e della sua  subordinazione alla destinazione universale della terra e dei suoi beni, chiamando a supporto delle sue affermazioni i Padri della Chiesa e i suoi predecessori, Giovanni Paolo II e Paolo VI.
L’uso comune dei beni creati è un diritto naturale originario e prioritario. Nessun altro legittimo diritto può intralciarlo o negarlo. Bisogna invece fare di tutto per facilitarne la realizzazione (118-120).

Lo sviluppo economico, la libertà d’impresa non sono affatto demonizzati, ma esaltati per il loro valore come doni di Dio, a patto però che  siano a servizio del progresso e del benessere di tutti, che puntino al superamento della miseria, alla creazione di opportunità di lavoro diversificate, e non siano orientati allo sfruttamento dei poveri sempre più poveri e all’accumulazione crescente di pochi (122-123).


E riguardo agli abitanti dei Paesi meno sviluppati papa Francesco ricorda che anche la nostra nazione è corresponsabile del loro sviluppo in diversi modi: accogliendo chi ne ha un bisogno inderogabile, promuovendoli nella loro stessa terra, non sfruttando le loro risorse naturali, non favorendo i loro sistemi politici corrotti, considerando il peso del loro debito estero (124-126).

Nonostante gli ostacoli insormontabili di cui è consapevole, papa Francesco ha ancora il coraggio “di sognare e pensare a un’altra umanità” (127), dove sia assicurata a tutti terra, casa, lavoro e dove la pace sia reale e duratura (ib).
Il suo ragionamento da “sognatore” diventa una sfida lanciata soprattutto ai potenti della terra, anche se non li chiama in causa esplicitamente, perché entrino in un’altra logica, e non liquidino le sue parole come fantasie irrealizzabili (127).

Continua ... 14 maggio, Un cuore aperto al mondo intero

Commenti

  1. Le parole di Papà Francesco, che tu spieghi tanto bene, sono semplici e profonde.Sono quelle di un moderno profeta ,che non ha paura di evidenziare verità scomode ,ma che sa accendere speranze.
    A volte le sue parole danno la sensazione di una utopia.Il mondo che vediamo intorno a noi in questo periodo di privazioni per la pandemia invece di aver aperto il cuore alla solidarietà , mi sembra che l’abbia chiuso al proprio interesse.
    Credo che il suggerimento del Papa sia quello di sforzarti ,ognuno secondo le proprie capacità ad uscire dal nostro particolare per andare incontro agli altri.
    Ho sempre pensato che l’apertura ad altre culture, altri mondi e religioni potesse essere una opportunità in più.Che mi avrebbe potuto far crescere senza togliermi niente.Per questo, nonostante tutto, mi sento incoraggiata da Papà Francesco a sognare anche io una nuova umanità.

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    1. Grazie Sandra delle tue riflessioni che arricchiscono sempre di nuovi spunti questi post. Anch’io credo che valga la pena sognare e che la vita senza sogni sia più povera e grigia. Anche se è difficile che si realizzino e sembrano spesso delle utopie, essi hanno sempre una funzione importante nella vita che è quella di farci osare di più, di spingerci oltre, di proiettare verso il futuro la quotidianità che resterebbe altrimenti miope e ripetitiva... Diamo vita ogni giorno ai nostri sogni e anche il mondo attorno a noi diventerà migliore! Grazie!

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  2. Grazie di avermi fatto partecipe di questi documenti di Francesco, che altrimenti non avrei letto.
    Molto incisivo quando parla di trasmettere i valori morali e di educare a ciò che vale di più.
    Educare ai valori significa educare a vivere la vita nella prospettiva della promozione e della valorizzazione di sé stessi in funzione degli altri e dei beni comuni.
    Il successo del percorso educativo si rende evidente quando si è riusciti a trasmettere ai figli la passione per l’impegno e la responsabilità di migliorare sé stessi e il mondo.
    L'assenza di autentici educatori provoca gravi danni alla crescita dell’individuo.

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    1. Grazie! Purtroppo documenti così importanti sono poco divulgati e la maggior parte delle persone non riesce a conoscerne i contenuti che potrebbero contribuire alla formazione delle coscienze più a largo raggio. Mi fa molto piacere quindi di poter offrire il mio piccolo contributo per il raggiungimento di questo obiettivo.
      Sono molto d’accordo con quello che scrivi. Se in tutte le famiglie si avessero a cuore questi percorsi educativi, la nostra società sarebbe sicuramente migliore! Bisogna infatti partire dal piccolo, dagli ambienti in cui viviamo quotidianamente, per incidere significativamente sui processi di trasformazione e di miglioramento degli stili di vita.

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