Volersi bene

 


“Ama il prossimo tuo come te stesso” insegna la Bibbia nel libro del Levitico (19,18). E Gesù conferma la bontà di questo insegnamento al dottore della Legge che lo interroga (Lc 10,27-28). 

Vorrei soffermarmi sulla seconda parte del comandamento, “come te stesso”, che è stata spesso sottovalutata se non addirittura ignorata, dando per scontata la capacità di amare se stessi, che scontata non è, perché non è vero che sempre cerchiamo il nostro bene. L'amore per se stessi infatti non va inteso come egoismo o narcisismo, ma come rispetto della propria dignità, come autostima, come consapevolezza del valore prezioso della nostra esistenza che non va calpestata ma custodita.

Paradossalmente nel corso della storia si è fatta strada una visione quasi masochistica del cristianesimo, che nulla a che fare con l’umiltà che ci insegna il Vangelo e l’invito a rinnegare se stessi per seguire Cristo. Essa ha identificato il discepolo di Gesù con l’uomo perdente, che si umilia, che si sacrifica, che rinuncia, che si sottomette, che subisce, anche a scapito della sua dignità e della sua stessa vita!

Leggendo con attenzione le Scritture, scopriamo invece che, nella cultura biblica, “amare se stessi” rappresenta la premessa indispensabile dell’amore verso il prossimo. Come dire che chi non ama se stesso non sarà in grado neppure di amare l’altro.



Le donne hanno risentito in modo particolare delle conseguenze di questa mentalità. Sono state, spesso, le persone più vulnerabili, vittime non solo di un’educazione religiosa distorta ma anche di una società che con il suo sistema di controllo, di giudizio e di condanna ha reso impossibile la loro emancipazione.

Oggi per fortuna è in corso un processo di cambiamento, ma la strada è davvero ancora molto lunga e tutta in salita, soprattutto perché spetta alle stesse donne diventare i primi soggetti del cambiamento.

Ieri, giornata internazionale della donna, ho preferito fare silenzio e pensare. A cosa serve questa ricorrenza, mi sono chiesta, se ogni giorno cresce il numero delle violenze, delle umiliazioni, dell’annientamento di tante donne? 

Penso che le parole della Bibbia possono illuminare e sostenere questo cambiamento, che coinvolge tanto le donne quanto gli uomini, entrambi vittime di dinamiche familiari, sociali e affettive distorte e distruttive. Ma, al di là del rapporto di coppia spesso malato, il problema riguarda tutti gli ambiti della società e della chiesa, compresi monasteri, istituti religiosi e parrocchie.


Volersi bene non è alternativo al Vangelo. Anzi, si nutre dei suoi valori ed è fondamentale per salvaguardare la propria persona, la propria vita e la propria felicità, consentendoci di vivere in pienezza la nostra esistenza e le nostre relazioni.

Volersi bene significa non permettere che qualcuno ti impedisca di pensare, o di pensare diversamente.

Non consentire che qualcuno decida della tua vita e scelga al posto tuo, per suoi egoistici tornaconti.

Prendere le distanze da chi vorrebbe plasmarti, modellarti a sua immagine.

Svegliarti in tempo quando ti accorgi che qualcuno ti sta plagiando, togliendoti la capacità di ragionare con la tua testa.

Non subire la violenza che viene usata contro di te, sotto qualsiasi forma, allo scopo di sottometterti.

Non farti catturare o ricattare affettivamente.

Non perdere la lucidità e la capacità critica sulla realtà.

Ribellarti alla tecnica dell’usa e getta applicata alla tua persona. 

Non consentire che qualcuno possa sfruttarti sistematicamente per raggiungere i suoi obiettivi e ingigantire il suo successo.

Rompere il silenzio che ti viene imposto e trovare il coraggio di parlare, di rivendicare i tuoi diritti.

Non accettare l’idea, che qualcuno ti inculca, di avere sempre torto.

Non caricarti di colpe che non ti appartengono e che altri hanno scaricato sulle tue spalle.

Non subire a vita la presenza di persone che ti sopportano, che non ti amano, che dicono male di te e che ti fanno morire ogni giorno spegnendo la luce nei tuoi occhi. 

Volersi bene significa insomma rifiutare un’esistenza mortificata e triste e aspirare a tutti i costi alla pienezza della vita e della gioia, perché a nessuno può essere negato questo diritto.





Commenti

  1. Molto interessante la tua riflessione sul fatto che sia necessario imparare ad amare se stessi per poter amare gli altri.
    Mi hai ricordato il libro di Robin Norwood:" Donne che amano troppo" che ho letto tanto tempo fa.
    La tesi dell'autrice, se non ricordo male, si fondava sul fatto che le donne che si legavano ad uomini "sbagliati" , che le portavano a cadere in trappole affettive pericolosissime ,avevano una scarsissima autostima, si sentivano sempre inadeguate , o venivano fatte sentire tali.
    La Norwood proponeva come possibile soluzione aiutare queste donne ad avere maggiore consapevolezza di sé, delle proprie capacità , ma anche dei propri bisogni.
    In poche parole insegnare a queste donne ad amarsi veramente.

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    1. Sì, è fondamentale un’educazione all’autostima e all’amore autentico. Le diverse agenzie educative (famiglia, scuola, comunità cristiane...) dovrebbero valorizzare di più il contributo della filosofia e della psicologia nei percorsi formativi, per non arrecare alla persona danni irreparabili che possono segnare per tutta la vita.

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