Sfavillate di gioia!






La quarta domenica di quaresima è chiamata domenica "laetare" che in latino si legge "letare" e che significa "siate felici", "rallegratevi".
I sacerdoti celebranti indossano paramenti rosa e aprono la liturgia con le parole del profeta Isaia: “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate radunatevi. Sfavillate di gioia con essa voi che eravate nel lutto. Così gioirete e vi sazierete al seno delle sue consolazioni.” (Isaia 66,10-11).

Qual è il motivo di tanta gioia? Viene svelato nel vangelo che sarà a breve proclamato: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito … perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3,16-17).

Che notizia impensabile, lontana mille miglia dalla nostra logica! 
Dio, vedendoci sempre più allontanarci da lui, non ci abbandona al nostro destino ma ci regala addirittura suo Figlio, inviandocelo come messaggero di pace e strumento di salvezza!
Solo Dio poteva prendere una simile iniziativa!


Ci abbiamo fatto l’abitudine purtroppo e non riusciamo più a meravigliarci, a sorprenderci, a sentirci invasi dalla gioia e dalla speranza di fronte a questa notizia: Dio ci dona suo Figlio per salvarci! 

Per questo, mentre ci avviciniamo alla Pasqua, vorrei soffermarmi a meditare proprio su queste parole del vangelo per vivere, alla luce di esse, con più intensità, l'attesa di questo dono.  

Più volte nel corso della storia, vedendo le continue infedeltà del suo popolo e dei suoi capi, Dio aveva mandato “premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri … perché aveva compassione del suo popolo” come racconta la prima lettura tratta dal secondo libro delle Cronache (2Cr 36,15). Ma essi non furono ascoltati, anzi, “si beffarono di loro” (v. 16).

Come non pensare alla parabola dei vignaioli omicidi! “Egli mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri; alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio” (Marco 12,4-6).
Dio non perde mai la speranza e la fiducia nell’uomo.

Tutta la storia della salvezza è una rincorsa dell’uomo da parte di Dio che vuole a tutti i costi che ritorni a lui, abbandonando gli idoli che lo incantano e lo ingannano.
L’invio del Figlio è il culmine di questa “missione impossibile”.

Il dono del Figlio, dono d’amore gratuito, imprevedibile e inestimabile, è il motivo che dovrebbe davvero farci “sfavillare di gioia”.


Perché, nonostante la dimostrazione di un amore senza misura da parte di Dio, l’umanità continua ancora oggi a percorrere strade di violenza, di sopraffazione, di abomini, come se Dio non esistesse? 

Eppure sappiamo che la salvezza, che ci è stata regalata gratuitamente e che abbiamo tutti a portata di mano, non opera in noi magicamente ma diventa efficace in noi solo se la accogliamo e lasciamo che la grazia di Dio agisca in noi.

In che modo? Mantenendo viva la consapevolezza del dono ricevuto, contemplando questo mistero, lasciandoci illuminare da esso, ascoltando il Figlio amato che ci è stato donato, arrendendoci all’amore di Dio e incarnandolo nella nostra vita.
Non abbiamo altra strada che possa condurci alla pace e alla pienezza della vita, perché solo lui ha rispetto della nostra umanità e della nostra libertà. 
In lui non perdiamo nulla che possa renderci felici ma piuttosto ritroviamo tutto.

Commenti

  1. “In Lui non perdiamo nulla che possa renderci felici ma piuttosto ritroviamo tutto” ..Parole importanti che però in questo momento mi sembrano disattese.Sembra che cerchiamo affannosamente la felicità anche a scapito del bene degli altri. Non sappiamo essere altruisti o almeno lungimiranti, in questo particolare momento storico in cui il bene degli altri è anche il nostro.
    E allora corriamo a prenotare il ristorante per “l’ultimo “ giorno di libertà prima della nuova stretta alla circolazione o ci affolliamo nei supermercati per fare incetta di prodotti ....insomma privilegiamo il nostro io...
    Forse in quest’ultimo scorcio di quaresima potremo provare a capire quello che ci sta succedendo e la necessità di allargare il nostro mondo a volte un “filino” egoistico a tutte quelle persone che sono veramente costrette a letto , o in casa per malattie, handicap, problemi psicologici e provare a fare un piccolo sforzo di pazienza per loro. La pazienza del Signore nei confronti degli uomini è sempre stata infinita è piena di misericordia.

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    1. Hai ragione! Manca proprio la capacità di immedesimarsi in chi sta peggio di noi. E manca soprattutto la capacità di distinguere il superfluo dal necessario. Mancano insomma un po’ di buon senso e di saggezza. Ed è assurdo che spesso queste lamentele vengono espresse da chi frequenta le parrocchie e si dichiara credente. Non ci si può lamentare perché si è costretti a rinunciare alle proprie libertà mentre continuano a morire centinaia di persone al giorno e gli ospedali sono di nuovo saturi... Sarebbe tra l’altro il momento giusto per vivere una quaresima più vera, centrata sulla preghiera, il digiuno e la carità fraterna.

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  2. Cara Aurora, man mano che leggo i tuoi post mi rendo conto di quanto sia prezioso questo tuo contributo per tutti coloro che accettano il tuo invito alla lettura, formulato con la tua consueta discrezione.
    Perché questa è un'occasione che permette di soffermarsi a riflettere su temi così importanti ...
    E' un imput che, giorno per giorno, potrebbe far caturire qualcosa di buono, chissà, anche una qualche conversione verso un cambiamento del “modus vivendi”... e tutto ciò grazie a questa tua iniziativa, nella quale comincio a scorgere il seme di un disegno più grande. Che bella idea! Tanti auguri per questo progetto!

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    1. Grazie Alida! Che belle considerazioni! Mi incoraggiano ad andare avanti. Era proprio questo lo spirito che mi ha animato a intraprendere questa iniziativa.
      Spero di seminare, in questo modo, un po’ di bene insieme a coloro, come te, che vorranno collaborare a questo piccolo progetto. Da quando ho iniziato, la mia vita quotidiana è migliore: più ricca di idee, di stimoli, e trovo più tempo per riflettere e meditare su tante cose. Ho anche percepito, in tante persone amiche che mi seguono e mi accompagnano, la stessa passione. E questo mi fa molto felice. Grazie a tutti!

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