La pandemia e le sue verità

 


Siamo tutti prigionieri di un nemico invisibile da cui non siamo mai sicuri di proteggerci abbastanza. 

Improvvisamente la nostra vita è cambiata e ci siamo accorti che nulla di quanto ritenevamo sicuro è veramente tale.


Quando un anno fa questa brutta storia è iniziata pensavamo che ce ne saremmo liberati in breve tempo. L’ipotesi, ventilata subito da molti esperti, di un processo lungo, complesso e altamente pericoloso, destava in molti insofferenza e incredulità.

 





Dopo la prima fase, in cui gli italiani hanno vissuto con trepidazione le lunghe settimane di lockdown, perché terrorizzati dalla pericolosità del mostro che li teneva in ostaggio e impressionati dalle numerose vittime e dal sovraccarico di lavoro del personale ospedaliero, è subentrata una nuova fase di scetticismo sulla gravità della situazione sanitaria e di intolleranza nei confronti delle restrizioni delle libertà. 


E’ proprio vero che ci si abitua a tutto, e neppure i morti, che ogni giorno continuano a essere diverse centinaia, impressionano più. 


L’atteggiamento più diffuso oggi è quello di rivendicare a gran voce il diritto alla propria libertà, di negare la verità perché è troppo scomoda, e di coprirsi gli occhi per non vederla.


Le informazioni che non sono gradite, infatti, vengono generalmente scartate e ci si scaglia con veemenza contro chi ha l’ardire di diffonderle e che è condannato per questo a fare la fine di Cassandra, la famosa profetessa inascoltata della mitologia greca, odiata da tutti perché profetizzava sempre nuove sventure.


La prima verità ad essere negata è che il virus c’è per davvero e che non è il frutto di un complotto della finanza mondiale o dei potenti della terra contro l’umanità. Abbiamo tutti assistito, increduli, alle manifestazioni sorte in diversi Paesi del mondo contro l’ “invenzione” della pandemia e la “dittatura” sanitaria. E nonostante i dati parlino con chiarezza, il  partito dei complottisti continua ogni giorno di più a crescere.


La seconda verità è che il vaccino ha una sua efficacia solo se si vaccinano gli abitanti di tutto il pianeta, a partire dai paesi più poveri, altrimenti la nostra battaglia sarà inutile e sicuramente persa. Con la circolazione delle persone a livello mondiale, basterebbe un solo malato di covid a perpetuare all’infinito la circolazione del virus nel mondo, così come è accaduto all’inizio della pandemia. Se non si condivide la motivazione della solidarietà, dovrebbe spingere verso questa direzione se non altro l’uso della razionalità e del buon senso oltre che la ricerca dell’interesse personale!





La terza verità è che la nostra battaglia contro il virus è ancora lunga. Ci vorranno mesi o anni per uscirne fuori, perché il nemico è più forte, più intelligente, più veloce di noi. Stiamo assistendo anche alla diffusione delle varianti e non sappiamo ancora cosa potrebbe riservarci il futuro, se non corriamo spediti verso la tanto auspicata immunità di gregge, vaccinando nel più breve tempo possibile la maggiorparte della popolazione. Certo, col ritmo che si è tenuto finora, il traguardo sembra essere ancora purtroppo molto lontano. Basti pensare che solo oggi, dopo due mesi, si comincia a capire che il vaccino dovrebbe essere prodotto in ogni paese per poter essere disponibile ovunque in dosi adeguate. 


La quarta verità è che, superata la pandemia, non riprenderemo più la vita di prima e dovremo inventarci un nuovo progetto di economia e di società, e soprattutto nuovi stili di vita. Lo diceva, senza usare mezzi termini, il nuovo Presidente del Consiglio Mario Draghi nel suo discorso programmatico al Senato: “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così… Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce.”




Tra tutte, questa forse è la verità che amiamo di meno sentirci ripetere. Siamo disposti forse a stringere ancora i denti, a fare ancora qualche sacrificio, a rinunciare ancora a molte espressioni della nostra libertà, ma a patto che quanto prima tutto ci venga restituito!


Dovremmo invece imparare davvero ad usare un po’ di buon senso, preparandoci psicologicamente e culturalmente a costruire un nuovo modello di società, iniziando per esempio a prendere dimestichezza con il nuovo vocabolario del futuro, a partire dalla sua parola-chiave “sobrietà”.  


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