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Campione mondiale

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  Semplicità, riservatezza, discrezione, modestia sono solo alcune delle tante caratteristiche del giovane atleta tennista che per una intera settimana ha fatto parlare di sé per avere vinto, a solo 22 anni, lo scorso 28 gennaio, gli Australian Open . Abbiamo imparato a chiamarlo per nome, Jannik, e guardandolo con quel suo sorriso smagliante e i suoi modi composti, eleganti, velatamente timidi , lo percepiamo come uno di famiglia, il ragazzo per bene che tutti vorremmo avere per amico, per fratello, per figlio. Sportivo sin dalla più tenera età, pratica lo sci e il tennis con talento, optando all’età di 13 anni per il secondo dei due sport sul quale comincia a concentrare ogni sua energia. E questa diventa la sua strada e la sua ragione di vita , una passione coltivata con tenacia e dedizione ma probabilmente iscritta anche nel suo DNA.  Jannik Sinner da bambino Non sarà stato facile sicuramente per lui, all’inizio della sua carriera, abbinare lo studio scolastico all’impegno richie

Piano Mattei?

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Inizio la mia riflessione a partire da una breve storia drammatica e profondamente vera , metafora della vita e delle relazioni tra i comuni mortali e i potenti. Non so se vi è mai capitato di leggerla. Ce la consegna un uomo che ne è il testimone oculare e che così la racconta. Tornando dalle sue consuete battute di caccia, dà sempre ai suoi due cani affamati un catino pieno di zuppa , così abbondante da poterne sfamare anche cinque. “Una volta - dice - vidi entrare un piccolo gattino, così magro, affamato, debole . Aveva una gran paura, e si avvicinò piano piano. Guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò una zampina al bordo del catino . Il bracco tedesco gli dette un colpo lanciando il gattino a tre o quattro metri , con la spina dorsale rotta. Questo episodio mi fece molta impressione. Ecco, noi siamo stati il gattino, per i primi anni…”. A raccontare questo tristissimo episodio, nel marzo del ‘61, è il grande imprenditore Enrico Mattei, fondatore dell’ENI , che negli anni

Tre anni fa

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  Oggi 26 gennaio è la vigilia della triste commemorazione dell’Olocausto , che non finiremo mai di ricordare tra i più orribili massacri e genocidi della storia.  “Ricordiamo perché non si ripeta”, diciamo, mentre in realtà altri orribili massacri si consumano sotto i nostri occhi. Dunque, mi sono detta, è meglio che ognuno ricordi per sé, al di là di ogni retorica. Mi perdonerete, pertanto, se non è a questo tema che oggi ispirerò le mie riflessioni e se questa volta invece scriverò di qualcosa che mi riguarda personalmente. Sì, perché giusto il 26 gennaio ha un particolare piccolo significato per me. Proprio in questo giorno di tre anni fa, infatti, mi lanciavo, con un pizzico di timidezza e di insicurezza, in una nuova “impresa”: la creazione di questo mio blog che non a caso ho voluto intitolare  “ Ricomincio ” . Non avevo alcuna competenza tecnica specifica, non sapevo da dove avrei potuto cominciare, e soprattutto mi faceva una grande paura il solo pensiero di prendere un impegn

Benedizione

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Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate , come ogni anno Piazza San Pietro si è trasformata in una grande fattoria dove animali di ogni genere scorrazzavano tranquilli, tenuti al guinzaglio dai loro padroni, “partecipando” a una cerimonia sacra organizzata e preparata proprio per loro: la benedizione degli animali . Sant’Antonio Abate, egiziano, eremita e fondatore del monachesimo cristiano,  che visse a cavallo tra il terzo e il quarto secolo,  nonostante la sua vita austera,  per più di cento anni, è infatti riconosciuto dalla chiesa cattolica come il protettore degli animali e raffigurato spesso con un maialino accanto . Quello che si svolge ogni anno, non solo in Italia, è un rito antico che si celebra in molte località del Paese, e non solo nelle zone di campagna, fuori o dentro le chiese, per sottolineare l’importanza che gli animali hanno per il sostentamento dell’uomo e la necessità che essi siano “protetti” anche dall’Alto per continuare a svolgere il loro ruolo. Così u

Salviamo i bambini!

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  Al binario 1 della Stazione Centrale di Praga, si intravede a distanza un piccolo gruppo di persone , un uomo con due bambini. Ma non si tratta di passeggeri in attesa di un treno in arrivo o in partenza dalla banchina, ma di un’opera scultorea in bronzo , insolita e particolarmente espressiva.  Un giovane tiene in braccio un bambino, fiduciosamente abbandonato sulla sua spalla, e una bambina, al suo fianco, esprime una profonda malinconia e tristezza con il suo sguardo perso nel vuoto. Si potrebbe pensare a una statua allegorica, in tema col luogo in cui si trova collocata. In realtà, però, è un vero e proprio “documento storico” , la testimonianza di un evento effettivamente accaduto, un tributo commemorativo a un uomo valoroso che molti anni fa si è distinto per la sua straordinaria sensibilità e per il suo grande cuore. Nicholas Winton è il suo nome, operatore di Borsa a Londra, battezzato, di lontane origini ebraiche e di nazionalità britannica, che tra il Natale del 1938 e il