Piano Mattei?


Inizio la mia riflessione a partire da una breve storia drammatica e profondamente vera, metafora della vita e delle relazioni tra i comuni mortali e i potenti. Non so se vi è mai capitato di leggerla. Ce la consegna un uomo che ne è il testimone oculare e che così la racconta.

Tornando dalle sue consuete battute di caccia, dà sempre ai suoi due cani affamati un catino pieno di zuppa, così abbondante da poterne sfamare anche cinque. “Una volta - dice - vidi entrare un piccolo gattino, così magro, affamato, debole. Aveva una gran paura, e si avvicinò piano piano. Guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò una zampina al bordo del catino. Il bracco tedesco gli dette un colpo lanciando il gattino a tre o quattro metri, con la spina dorsale rotta. Questo episodio mi fece molta impressione. Ecco, noi siamo stati il gattino, per i primi anni…”.

A raccontare questo tristissimo episodio, nel marzo del ‘61, è il grande imprenditore Enrico Mattei, fondatore dell’ENI, che negli anni del dopoguerra, per promuovere l’economia del nostro Paese, osò sfidare gli Stati Uniti d’America e le Sette Sorelle (le potenti compagnie petrolifere americane) che in quel tempo detenevano il monopolio del mercato, rivendicando l’autonomia e il protagonismo dell’Italia nella gestione delle sue risorse e dei suoi affari. 


La storia da lui raccontata, da abile comunicatore, aveva lo scopo di conquistare la fiducia e l’ammirazione del popolo italiano, ma le sue parole furono anche una terribile profezia perché solo poco più di un anno dopo sarà proprio lui a saltare in aria come quel gattino, e il suo corpo finirà a brandelli insieme al suo progetto. 

I fatti dei giorni scorsi che hanno visto al centro dei riflettori il nostro Presidente del Consiglio stringere la mano e profondere smaglianti sorrisi a diversi capi di Stato africani, ai quali ha illustrato le finalità del suo tanto propagandato Piano Mattei, mi ha spinto ad approfondire la figura di questo geniale imprenditore e le vicende legate alla sua attività così coraggiosa e audace da rasentare la temerarietà.

E ho capito che non usò la sua intraprendenza per dilapidare le risorse di altri Stati che lo rifornivamo delle materie prime, ma che al contrario garantiva ad essi addirittura il 75% del profitto della sua impresa

Enrico Mattei con il presidente egiziano Nasser

I tempi attuali sono molto mutati rispetto ad allora ma i rapporti con i potenti non sono per questo più rassicuranti. Tuttavia non c’è da temere oggi un nuovo colpo di scena come quello tragico che ha segnato la vicenda umana di Enrico Mattei, anche perché, a parte il nome, sembra che ci sia davvero poco in comune tra il suo progetto e quello firmato da Giorgia Meloni.

Si spera almeno nelle buone intenzioni del nostro Presidente, anche se aleggia nell’aria lo spettro della logica del “do ut des”, del pagare cioè profumatamente chi dovrebbe garantire in cambio l’impegno a trattenere nelle loro terre d’origine i potenziali futuri migranti che aspirano a raggiungere l’Europa.

Sappiamo bene, infatti, che tra le intenzioni del governo italiano c’è il progetto di creare hot-spots e centri di raccolta di migranti, non solo in Albania, ma anche lungo la costa africana che si affaccia sul mediterraneo. Non so se anche questa iniziativa rientri celatamente nel cosiddetto Piano Mattei.

Campo di detenzione dei migranti in Libia

Altra finalità del Piano, nascosta ma evidente, è quella di trovare nuovi fornitori di gas di cui il nostro Paese ha estrema necessità, dopo la chiusura dei rubinetti russi.

Quello che invece è stato a chiare lettere propagandato è il budget di 5,5 miliardi che saranno spesi nel corso di quattro anni in progetti di sviluppo per l’Africa, che interesseranno l’agricoltura, l’istruzione, la formazione professionale, la sanità, lo sfruttamento delle risorse naturali incluse quelle idriche ed energetiche, il turismo, la cultura, la promozione delle esportazioni e degli investimenti, il sostegno delle imprese, la tutela dell’ambiente.

Insomma, una miriade di progetti indirizzati esplicitamente a soli 9 stati dei 54 del continente africano, progetti che avrebbero la presunzione di riuscire ad “aiutare i migranti a casa loro”.


Pur lodevoli e sicuramente importanti, questi progetti sono tuttavia, nello sconfinato contesto del continente africano, solo pulviscoli invisibili, briciole sparse, che non potranno certo cambiare in quattro anni le condizioni di vita di questi paesi e non potranno quindi fermare la fuga di chi spera in un futuro migliore.

I cinque miliardi e mezzo che dovrebbero essere stanziati sono inoltre solo pochi insufficienti e ridicoli spiccioli rispetto all’obiettivo che il nuovo Piano Mattei si prefiggerebbe di raggiungere. 

L’Africa è una terra così estesa e complessa per la molteplicità e poliedricità dei suoi Stati che richiederebbe interventi globali e permanenti di tutta l’Unione europea e non solo dell’Italia. Ma purtroppo molte risorse destinate all'Africa si perdono lungo il tragitto. Perché non sono i soldi che mancano. Basti pensare infatti che in soli due anni l'Europa ha avuto la capacità di stanziare circa 85 miliardi per sostenere il massacro e la distruzione dell’Ucraina e ne ha appena approvati altri 50 per i prossimi 4 anni. Quello che manca è l'onestà e l'intelligenza per investirli. Anche gli stanziamenti dell'Unione Europea per l'Africa sono significativi. Nel 2022 per esempio sono stati stanziati 150 miliardi, evidentemente finiti nelle tasche di chi avrebbe dovuto amministrarli.  


Inoltre, più che su progetti faraonici, costruzioni di infrastrutture gigantesche, col dispendio di fiumi di denaro, bisognerebbe puntare su investimenti mirati che sostengano le effettive potenzialità di questi popoli, micro progetti di sviluppo tesi a dare autonomia e indipendenza a chi se ne fa promotore, programmati con il coinvolgimento dei diretti interessati, anche allo scopo di contenere gli sprechi di denaro dei suoi insaziabili governanti noncuranti dei loro popoli.

Non sono i nostri modelli occidentali che dobbiamo trasferire e imporre all’Africa. Dobbiamo piuttosto ascoltare e sostenere le iniziative economiche che scaturiscono dalle stesse popolazioni locali e che corrispondono ai loro effettivi bisogni, utilizzando come criterio di fondo il rispetto delle loro culture in un orizzonte di giustizia e di pace.


Perché senza giustizia e senza pace non potrà mai esserci sviluppo, come affermava ben 57 anni fa Paolo VI nella famosa enciclica Populorum progressio, indicando la strada giusta per vincere la povertà e la fame nel mondo.

Sono parole di un’attualità sorprendente, inascoltate per decenni e che dovremmo continuare a gridare ancora oggi davanti allo spreco di risorse preziose che vengono solo teoricamente destinate all’Africa, e che in realtà non cambieranno minimamente in meglio il tenore di vita di popolazioni succubi di governi tirannici, di guerre insanabili, di logiche economiche colonialiste.

Oggi il nome di Enrico Mattei viene usato impropriamente come uno slogan pubblicitario, per dare maggiore visibilità e prestigio a un “Piano” che non ha nulla a che vedere con il suo progetto. E credo che questo faccia male alla memoria di una persona che ha sacrificato la vita per un’economia giusta e rispettosa dei diritti dei popoli.

Ancora oggi il mondo occidentale continua a sfruttare le risorse africane senza alcun sostanziale beneficio per le popolazioni locali che ricevono in cambio solo elemosine e che rimangono in perenne condizione di sudditanza, mentre i gruppi elitari che governano questi Paesi continuano ad arricchirsi in modo scandaloso e vergognoso.


Ostentare oggi il nuovo Piano Mattei come la panacea di ogni problema dei Paesi africani fa dunque una certa impressione. Perché non solo l’abilità, la scaltrezza, la lungimiranza dell’uomo di cui si evoca il nome sono irripetibili, ma anche perché mancano i prerequisiti per poter accostare al suo operato i progetti che esso propone.

Inoltre, i capi di Stato africani che nei giorni scorsi abbiamo visto sfilare davanti al nostro capo di Governo, in occasione del Vertice Italia-Africa del 28-29 gennaio, sono per la maggior parte autoritari, avidi e corrotti, non tutelano i loro popoli e non ne rispettano i diritti.

Stretta di mano tra Giorgia Meloni e Filipe Nyusi, Presidente del Mozambico, 
un paese che vive tra repressioni e censure

Tra essi, alcuni sono tra i più efferati dittatori, che abitano in palazzi lussuosi, non vogliono perdere il loro potere, sono brutalmente repressivi, tengono in ostaggio la loro gente impedendone la crescita e il riscatto. La loro cattiva politica alimenta guerre e distruzione, ostacola lo sviluppo economico, viola i diritti umani. Eppure andranno proprio a questi individui pericolosi le risorse che verranno stanziate.

Molte volte in passato i nostri governanti, di qualsiasi orientamento politico, hanno usato la stessa strategia illudendosi di fermare in questo modo la povertà e i flussi migratori, visti dall’Europa come una minaccia da cui difendersi. Gheddafi è l’esempio più eloquente che materializza l’assoluto fallimento delle politiche finora adottate. D’altra parte, per prendere le distanze da personaggi del genere bisogna prima di tutto rinunciare agli allettanti affari che sono stati sempre siglati con loro e schierarsi dalla parte della giustizia.


Mentre rimaniamo però in attesa, nella speranza che si cambi registro e che qualcosa di nuovo si profili all’orizzonte, i gattini buttati all’aria da cani ingordi e famelici diventano purtroppo sempre più numerosi. Ma da troppo tempo questi gattini calpestati e dilaniati senza alcuna pietà non sono tanto gli imprenditori che sfidano le lobby e i poteri forti per difendere i diritti dei deboli. Sono soprattutto gli stessi poveri della terra che vengono sballottolati e fatti a pezzi ogni giorno, e non solo nel continente africano ma in ogni Paese povero della terra, ai quali non viene fatta giustizia e, sebbene il loro grido sia persistente e drammatico, nessuno dà ascolto.


Commenti

  1. Un nuovo piano " Mattei " !, Sentie, sentite : Sono stati finanziati 5,5 miliardi di euro per l' Africa !
    Tutti i governi che si succedono, di destra, di sinistra o di centro sono bravi a fare proclami , a buttare fumo negli occhi , nient' altro che demagogia !
    Come ha ben detto Aurora , si tratta di spiccioli ,che se venissero ripartiti fra tutti gli Stati che ne hanno bisogno e che presentassero le credenziali di affidabilità !
    C'è il rischio notevole che andrebbero ad ingrassare gli oligarchi poco illuminati che guidano una minoranza di questi stati e alla popolazione che vive nella miseria e nell'analfabetismo andrebbero solo le briciole !
    Altro che piano Mattei !
    Qui siamo davanti alla classica " elemosina " che si da' al disgraziato di turno , senza guardarlo in viso , senza cambiare una virgola della sua vita di stenti, senza futuro.
    Che Dio ci perdoni !
    Salvo Patane '

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  2. Di cosa dobbiamo meravigliarci?
    Mancano solo pochi mesi alle elezioni europee e l'ambizione a rovesciare gli attuali equilibri politici non esita ad investire risorse ingenti in questo tipo di propaganda vergognosa. Carlo Croce

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  3. Condivido ed aggiungo che lo spregiudicato neocolonialismo cinese ha aggiunto altri problemi a questo martoriato continente. Certo Mattei era di ben altra levatura rispetto ai modelli di imprenditori attuali

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  4. Cara Aurora, condivido tutte le tue profonde perplessità. Giuseppe Savagnone

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  5. Come sempre, Aurora colpisci nel segno.Condivido la tua riflessione e mi dispiace che il nome di un uomo lungimirante e coraggioso come Mattei, venga utilizzato da una Presidente che per non dispiacere il primo ministro ungherese abbia fino a pochi giorni fa dimenticato una nostra concittadina.Senza entrare nel merito penso che , a torto o a ragione, sia in prigione senza che siano rispettati quelli che sono chiamati i diritti fondamentali di un essere umano:la dignità e il rispetto.Sandra

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  6. Grazie Aurora per le tue puntuali e profonde riflessioni! Enrico Mattei aveva una visione coraggiosa ed alta dell'imprenditorialita', la sua azione non perdeva mai di vista il bene comune. Sarebbe auspicabile seguire le sue orme , come sarebbe necessario ascoltare e mettere in pratica, come sottolinei anche tu, quanto indicato da Paolo VI nella Populorum Progressio. Senza giustizia e pace non ci può essere un reale sviluppo. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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  7. Brava Aurora! Condivido

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