Benedizione


Il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, come ogni anno Piazza San Pietro si è trasformata in una grande fattoria dove animali di ogni genere scorrazzavano tranquilli, tenuti al guinzaglio dai loro padroni, “partecipando” a una cerimonia sacra organizzata e preparata proprio per loro: la benedizione degli animali.

Sant’Antonio Abate, egiziano, eremita e fondatore del monachesimo cristiano, che visse a cavallo tra il terzo e il quarto secolo, nonostante la sua vita austera, per più di cento anni, è infatti riconosciuto dalla chiesa cattolica come il protettore degli animali e raffigurato spesso con un maialino accanto.


Quello che si svolge ogni anno, non solo in Italia, è un rito antico che si celebra in molte località del Paese, e non solo nelle zone di campagna, fuori o dentro le chiese, per sottolineare l’importanza che gli animali hanno per il sostentamento dell’uomo e la necessità che essi siano “protetti” anche dall’Alto per continuare a svolgere il loro ruolo.

Così uno stuolo di maiali, capre, mucche, asini, cavalli, galline, conigli, cani, gatti popolano in questa occasione le piazze per “assistere” a questo rito a essi dedicato.


Forse non tutti sanno che nel Rituale romano della Chiesa cattolica esiste un apposito rito creato per invocare anche sugli animali la benedizione di Dio, strutturato come una liturgia della Parola, con letture tratte dalla Sacra Scrittura, omelia, preghiera dei fedeli e rito della benedizione, che si conclude con l’aspersione di animali e persone con l’acqua benedetta.


Due considerazioni quel giorno mi sono passate per la mente. La prima sui destinatari di questa antica tradizione, che prima di essere benedetti dovrebbero essere rispettati come si dovrebbe dall’uomo, e invece il più delle volte sono sfruttati, schiavizzati e segregati in allevamenti intensivi, e tenuti lontani dal loro habitat naturale, privati della loro libertà, usati come pezzi di un ingranaggio di una società egoista e ingorda che pensa solo al profitto e ai propri piaceri. Un boomerang che si rivolta inevitabilmente contro lo stesso uomo. Il problema è serio e richiederebbe una riflessione urgente prima che sia troppo tardi.


Guardando poi i servizi del telegiornale, che davano quel giorno informazioni sullo svolgimento della cerimonia e ne commentavano la grande partecipazione e affluenza di persone e animali, non ho potuto fare a meno di pensare a un’altra benedizione che recentemente ha suscitato tanto scalpore dando adito a critiche e commenti di ogni genere: la decisione presa da Papa Francesco di concedere questo dono di Dio alle coppie omosessuali.

Abbiamo visto scorre fiumi di parole sui media in risposta a questa apertura del Santo Padre, messo in croce ogni volta che si discosta dagli schemi rigidi e inflessibili del passato, critiche spesso accese e pretestuose alimentate da pregiudizi, presunzione e tanta ignoranza, che generano nel suo animo sofferenza e un senso di profonda solitudine.

Lo ha ammesso anche da Fazio, durante l’intervista trasmessa sul canale 9 domenica scorsa: “Quando prendi una decisione, c’è un prezzo di solitudine che devi pagare”. 


Non è difficile d’altronde intuirlo. Chissà quante altre volte questo Papa, a cui stanno stretti molti cliché del passato, consolidati nel tempo e da molti considerati intoccabili, si sarà sentito solo, frainteso e criticato, e costretto forse a volte a fare anche qualche passo indietro.

La sua solitudine si scontra molte volte con una valanga di parole, che viaggiano veloci anche sul web e stigmatizzano le sue scelte controcorrente e scomode.

Mi ha stupito molto notare come, nel caso degli animali, lo stesso rito religioso sia stato invece accolto con tanta naturalezza e festosità.

Probabilmente perché i gay, checché se ne dica, in realtà sono ancora oggi così discriminati e disprezzati da essere considerati non esseri umani con la loro dignità e i loro meriti, di fronte alla società e di fronte a Dio, ma una sottospecie dell’umanità, esseri inferiori persino agli oggetti e agli animali, e quindi non meritevoli di uno sguardo di attenzione da parte di Dio e tanto meno del suo abbraccio.



Perché anche all’interno della chiesa c’è purtroppo molta gente che pensa, come gli antichi farisei, che il mondo sia diviso tra puri e impuri, che tutti coloro che si accostano ai sacramenti siano santi e perfetti, e che le impurità dipendano dalla non osservanza di leggi e regole formali e non dai pensieri e dai sentimenti che covano nel cuore dell’uomo e che solo Dio vede e giudica in profondità e nella verità.

Inoltre c’è da considerare che in realtà la Chiesa, nel corso della storia e fino a oggi, non ha mai lesinato una benedizione a nessuno, anzi ha sempre benedetto tutto, senza sollevare spesso alcun problema.

Ha benedetto non solo gli animali delle stalle e quelli domestici, ma anche le pietre, le case, i garage, i negozi, le auto e ogni altro mezzo di lavoro o di trasporto, gli oggetti, i campi, i raccolti, e persino le guerre, i combattenti, le armi!


E non dimentichiamo poi i mafiosi, i criminali e i corrotti a cui in molti casi non sono stati negati neppure i sacramenti.

Ma il dissenso dei benpensanti in questi casi non si fa sentire.

Chi si scandalizza davanti alla magnanimità di questo Papa, che avrà sicuramente molto riflettuto e pregato prima di prendere questa difficile decisione, dovrebbe considerare quanta ipocrisia c’è tra coloro che si sentono perfetti, bravi cristiani, con le carte in regola, e quanta indegnità nella loro pratica religiosa vissuta spesso con leggerezza e approssimazione.

Ma cos’è in fin dei conti la benedizione che sta facendo così tanto discutere e polemizzare? Non è un privilegio, un premio, una medaglia al valore. Non è una formula magica che opera automaticamente su chi la riceve.  Non è proprietà di qualcuno che può vantarsene e servirsene per propri interessi o guadagni. E non è neppure un atto prettamente umano, perché l’uomo casomai è più esperto nel maledire che nel benedire


La benedizione è piuttosto una preghiera rivolta a Dio, una richiesta espressa nella fede al Signore perché guardi con benevolenza e custodisca nel suo amore chi la riceve.

La più bella benedizione è contenuta nella Bibbia, nel libro dei Numeri (6,24-26) ed è formulata da Dio stesso e consegnata a Mosè per il suo popolo. Ed è la stessa preghiera che San Francesco rivolgerà a frate Leone: 

Benedizione a frate Leone, Assisi, Basilica di S. Francesco, Cappella delle reliquie


“Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”.

È quindi un’invocazione, un auspicio, un desiderio espresso dall’uomo e rivolto a Dio.

Perché non dimentichiamo che è Dio che benedice, accoglie, cura, consola e dona la sua grazia, se lo vuole, a chi vuole, quando lo vuole, indipendentemente dai giudizi, dai criteri e dai regolamenti umani.

A noi non è dato sapere né giudicare, perché come scrive il profeta Isaia le nostre vie non sono le sue vie e i nostri pensieri non sono i suoi pensieri. Anzi, quanto il cielo sovrasta la terra tanto le sue vie sovrastano le nostre vie e i suoi pensieri sovrastano i nostri pensieri (cf. Isaia 55,8-9).

Meravigliosa rivelazione della misericordia e dell’amore di Dio, principale fonte di ispirazione di Papa Francesco!

Commenti

  1. Aspettavo il tuo commento, immaginavo che lo avresti scritto e lo hai fatto incastonandolo in un contesto che stride e fa emergere con prepotenza le incongruenze. Benedizioni si, benedizioni no. Alcune sono da rigettare anche se mettono in mezzo l''essere umano e l'amore e altre sono da ripetere e perpetuare nel tempo anche se ormai vuote di significato, anche se contro i principi evangelici. Il Dio di Gesù è amante, è generatore di vita, quindi di cambiamento, è in divenire, dinamico. Le regole e il potere hanno ingabbiato Dio, ma Dio non si lascia stringere a nessun angolo e spero neanche questo papa.
    Quanto parlare eppure basta sfogliare con cuore libero il Vangelo e ci si rende conto che il Dio di Gesù, quello che Lui è venuto a narrare, non ha nulla a che vedere con il Dio che nega, che allontana, che chiude ogni possibilità.
    Quanta strada da fare. Grazia Le Mura

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  2. Mi aspettavo un tuo commento a questa possibilità aperta da Fiducia Supplicans di benedire persone omosessuali e persone che vivono in coppie cosidette irregolari.
    Fiducia Supplicans è una conseguenza del Magistero pastorale di questo Papa. Seppur apprezzi tuttavia mi viene da dire che dopo che i buoi sono fuggiti noi li abbiamo benedetti. Giuseppe Raciti

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  3. Con la benedizione ci sentiamo piu' protetti da Dio,non vedo perche' ci debbano essere discriminazioni tra uomini.! Siamo tutti figli di Dio,Lui e'il padre di tutti e come ogni padre ama e benedice tutti i suoi figli. Desideriamo tutti lo stesso affetto. Bell’argomento Aurora. Un abbraccio. Tina Gentile

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  4. Prima di iniziare a leggere il post avevo immaginato dove ci avrebbe condotto.
    Quando ho ascoltato la notizia annunciata dai media con " grande scalpore " ho pensato le stesse cose.
    Si benedicono da sempre animali e oggetti e qualche volta anche mafiosi e guerre ( quelle definite " giuste ") e non ci si scandalizza.
    Si benedicono figli di Dio " nostri fratelli" con diversi orientamenti sessuali e una buona percentuale di " benpensanti ", talvolta anche
    " cristiani " nelle statistiche " grida allo scandalo !
    Quasi un moderno " Crucifige ! " rivolto al nostro caro Papa Francesco, che infatti chiede sempre le preghiere di chi lo ama, di chi apprezza il suo operato.
    Credo sia una delle più grandi incoerenze del nostro tempo , soprattutto di chi si professa " cristiano " . Spesso " Credente e non praticante ! "
    Non si può sentire !!!
    Salvo Patane '

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  5. Ciao Aurora,
    molto significativo l'accostamento e la conseguente contrapposizione delle due realtà di cui parli. Ma l'aspetto che più mi rattrista è il 'disagio' vissuto da Papa Francesco di fronte alle difficoltà che incontra, e con cui si scontra, a causa del suo apostolato.
    Non a caso ci chiede da sempre di pregare per lui e ultimamente, sempre da Fazio, ha aggiunto anche una precisazione: *Pregate per me, non contro di me* Carlo Croce

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  6. Come sempre sei puntuale nei tuoi commenti ai fatti della cronaca.Le parole di Papa Francesco in merito alla benedizione delle coppie irregolari o dello stesso sesso è a mio avviso molto confortante .Alla domanda di Fazio il Papa ha detto che il Signore benedice tutti, ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione e vedere la strada che il Signore propone per loro.Ha anche aggiunto che il lavoro pastorale della chiesa è aiutare queste persone a percorrere quella strada, tenendole per mano, senza giudicarle.Quanta tenerezza nelle parole del Papa e quanta vicinanza al Vangelo. Sandra

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  7. Condivido pienamente! Giuseppe Savagnone

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  8. Condivido cara Aurora ma tutto questo fa riflettere sul percorso compiuto dalla chiesa Cattolica sul tema .della omosessualità perché fino a pochi anni fa tutto questo era impensabile e nello stesso tempo la riflessione ricade sul tema della solitudine legata al prendere queste posizioni e non è un caso che questo papa spesso chieda.di pregare per lui..

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  9. Cara Aurora, condivido quanto scrivi sul tuo post! Papa Francesco, guidato dallo Spirito, conduce la Chiesa su nuovi sentieri, sempre nel rispetto della Tradizione. Si tratta di riscoprire o di approfondire il significato teologico e pastorale della benedizione. Nella Fiducia Supplicans leggiamo: "Nel suo mistero di amore, attraverso Cristo, Dio comunica alla sua Chiesa il potere di benedire.(...).È un messaggio positivo di conforto, custodia e incoraggiamento. La benedizione esprime l'abbraccio misericordioso di Dio e la maternità della Chiesa che invita il fedele ad avere gli stessi sentimenti di Dio verso i propri fratelli e sorelle." Maria Cristina Scorrano

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