Salviamo i bambini!
Al binario 1 della Stazione Centrale di Praga, si intravede a distanza un piccolo gruppo di persone, un uomo con due bambini. Ma non si tratta di passeggeri in attesa di un treno in arrivo o in partenza dalla banchina, ma di un’opera scultorea in bronzo, insolita e particolarmente espressiva.
Un giovane tiene in braccio un bambino, fiduciosamente abbandonato sulla sua spalla, e una bambina, al suo fianco, esprime una profonda malinconia e tristezza con il suo sguardo perso nel vuoto.
Si potrebbe pensare a una statua allegorica, in tema col luogo in cui si trova collocata. In realtà, però, è un vero e proprio “documento storico”, la testimonianza di un evento effettivamente accaduto, un tributo commemorativo a un uomo valoroso che molti anni fa si è distinto per la sua straordinaria sensibilità e per il suo grande cuore.
Nicholas Winton è il suo nome, operatore di Borsa a Londra, battezzato, di lontane origini ebraiche e di nazionalità britannica, che tra il Natale del 1938 e il settembre del 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, porta a termine il salvataggio da morte certa di 669 bambini, in un Paese, la Cecoslovacchia, minacciato dall’imminente occupazione nazista che puntualmente si verifica il 15 marzo 1939, abbandonando il Paese nelle mani di Reinhard Heydrich, il famoso Boia e Macellaio di Praga, che si impegnerà con tutte le sue forze al rastrellamento e all’annientamento di tutti gli ebrei, e non solo, che vi risiedevano e che verrà ucciso dai partigiani cecoslovacchi il 4 giugno del ‘42.
Solo dopo molti anni la vicenda di Nicholas Winton viene resa nota, suscitando ovunque grande commozione e ammirazione per un uomo che ha saputo usare la sua intelligenza, la sua intraprendenza e il suo coraggio per realizzare un progetto umanitario così grandioso, impensabile e altamente rischioso.
La sua storia ricorda quella della lista di Schindler, raccontata in un film indimenticabile di trent’anni fa di Steven Spielberg, il cui protagonista è un industriale tedesco che, utilizzando la sua furbizia e servendosi di un astuto e intelligente escamotage, riesce a salvare la vita di circa 1200 ebrei.
Aveva appena 29 anni Nicholas quando nella sua mente comincia a delinearsi questo ingegnoso piano di salvataggio.
Senza alcuna esitazione, lascia temporaneamente la sua città e il suo lavoro per recarsi a Praga.
Qui prende contatti di persona con l’associazione filantropica Save The Children e con la volontaria inglese Doreen Warriner inviata nel campo profughi della Boemia per soccorrere i bambini che vi erano stipati, spesso abbandonati a se stessi, coinvolgendola, non senza difficoltà, nella sua eroica impresa di salvataggio.
Grazie anche alla collaborazione della madre, una donna altrettanto determinata, energica e volitiva, riesce a ottenere in tempi brevissimi l’impossibile: il supporto delle istituzioni britanniche per l’approvazione dell’ingresso nel Paese dei bambini profughi, il reperimento della quota di 50 sterline che si sarebbero dovute versare per ogni bambino per il suo futuro viaggio di ritorno in patria, e il coinvolgimento di numerose famiglie disposte ad accogliere nelle loro case e mantenere economicamente i piccoli in arrivo per un affido temporaneo.
Otto sono i treni che riescono a partire dalla Stazione di Praga e a mettere in salvo tante tenere vite umane, straziate comunque anche dal dolore di doversi staccare dalle braccia dei loro cari.
Ma il nono treno con 250 bambini, pronti a fuggire il 3 settembre 1939 dal pericolo che inesorabile incombe su di loro, purtroppo non riuscirà a lasciare la Stazione. Sarà bloccato brutalmente dai tedeschi ormai in guerra e i bambini che vi avevano già preso posto ed erano in attesa di partire faranno tutti la fine drammatica che conosciamo.
Infatti, nonostante le molteplici iniziative di salvataggio messe in atto anche da tante altre persone singole, famiglie e organizzazioni umanitarie, i bambini vittime dell’Olocausto saranno un milione e mezzo, di cui due terzi ebrei.
Per 50 anni Nicholas si porterà nel cuore il dolore di questa impresa incompiuta. Penserà sempre a quei bambini che stavano per spiccare il volo e a cui sono state tarpate le ali, e a tutti gli altri che avrebbe voluto salvare e che non è riuscito ad aiutare.
Lo tormenterà anche il rammarico di non avere visto coinvolti altri Paesi in quest’opera di salvataggio e di non essere riuscito a sensibilizzare gli americani a collaborare al suo progetto.
Questo sarà il suo cruccio per tutta la vita, un dolore profondo e persistente che non lo lascia mai e che, con il passare del tempo, cresce senza tregua nel suo animo.
Per 50 anni tiene nascosto nel suo cuore il segreto di questo immane lavoro, senza riuscire a far tacere dentro di sé quella voce che gli ripeteva continuamente di non avere fatto abbastanza!
Sembra incredibile, ma solo dopo 50 anni la moglie Greta scopre nella borsa, che lo aveva accompagnato ogni giorno in questa sua complicata missione, un album-diario importante e segreto che documenta con fotografie e dati anagrafici ogni passo di questa sua coraggiosa impresa e i suoi numerosi fragili destinatari.
Da allora la notizia comincia a uscire fuori dalle mura di casa Winton fino ad essere divulgata a largo raggio nel corso di una trasmissione televisiva di intrattenimento, That’s Life (Così è la vita, il cui format sarà poi ripreso in Italia in C’è posta per te), che renderà pubblica questa storia, e riuscirà a mettere in contatto Nicholas con un gran numero dei suoi “piccoli” sopravvissuti, molti dei quali si trovano addirittura in mezzo agli spettatori.
Possiamo solo immaginare il grande stupore e la forte commozione da cui Nicholas, giunto ormai alla veneranda età di 79 anni, viene assalito, colto com’è alla sprovvista da questa inattesa impensabile sorpresa. Era il 1988.
Nicholas Winton riabbraccerà così 80 dei suoi “bambini” che proprio grazie alla sua sensibilità e alla sua lungimiranza avevano potuto mettere in salvo la loro vita.
Con molti di loro riuscirà a stabilire anche una costante frequentazione. Saranno numerose le occasioni in cui li incontrerà e li accoglierà con affetto “paterno”, considerandoli ormai la sua famiglia allargata e ritrovando finalmente dentro se stesso pace e appagamento per quanto era riuscito a portare a termine.
Da allora Nicholas Winton riceverà molti importanti premi e riconoscimenti, tra cui quello della Regina Elisabetta che nel 2003 lo nominerà Cavaliere per i suoi servizi resi all'umanità, assegnandogli il titolo di Sir, del Governo inglese che nel 2010 lo nominerà eroe dell’Olocausto e del Presidente Ceco Milos Zeman che nel 2014 lo insignirà della più alta onorificenza Ceca, l'Ordine del Leone Bianco.
La statua della Stazione di Praga, realizzata dalla scultrice venezuelana Flor Kent e qui istallata l’1 settembre 2009, raffigura proprio Nicholas con due dei bambini in attesa di salire su uno di quei treni della speranza che li avrebbe portati in salvo là dove li attendevano esseri umani capaci di empatia e di solidarietà.
Nicholas ha vissuto una vita lunga e piena di giorni, lasciando questo mondo all’età di ben 106 anni nel sonno, come è concesso solo ai giusti, la notte tra l’uno e il due luglio 2015, anniversario della partenza da Praga del gruppo più numeroso di bambini.
Questa storia straordinaria ed emozionante è raccontata nel film “One life”, del regista statunitense James Hawes, con l’insuperabile Antony Hopkins nel ruolo di Nicholas Winton anziano, nelle sale cinematografiche dal 21 dicembre 2023, e che ho avuto l’occasione di vedere proprio in questi giorni.
La storia ispira anche il romanzo “Se esiste un perdono” di Fabiano Massimi, nelle librerie dal gennaio 2023, che intreccia finzione e realtà in un racconto drammatico e avvincente.
In un momento del nostro triste presente in cui tanti bambini stanno pagando senza scampo il prezzo più salato di guerre insensate e disumane, che non lasciano intravedere purtroppo ancora una imminente conclusione, e che sono sostenute con sproporzionato accanimento anche da chi dovrebbe aborrire ogni forma di violenza, per averla conosciuta e subita ingiustamente come popolo in tutto il suo orrore, vale davvero la pena ritagliarsi una parentesi salutare e benefica per riflettere sulle reali possibilità di difesa e custodia della pace e della vita umana.
Non perdetevi pertanto questo interessantissimo e potente film, particolarmente umano e struggente, che fa pensare molto e che fa anche inevitabilmente piangere di commozione, intenerendo perfino i cuori più insensibili e superficiali.
Poiché il film ci consegna il racconto di fatti realmente accaduti, può diventare una efficace iniezione rigenerativa e salvifica, capace di risvegliare in noi la memoria, aiutandoci a non dimenticare.
Se lo vogliamo, infatti, siamo sempre in tempo. Perché, nonostante tutto, credo ancora che dalla storia possiamo sempre imparare!
Avevo già inserito questo film (One life) in quelli da vedere appena la salute me lo consentirà.
RispondiEliminaDue settimane fa sono riuscito finalmente a vedere quello della Cortellesi, particolare, ben fatto.
Avevo deciso di non vedere più film sull' " Olocausto" perché ogni volta mi fa stare male.
Tuttavia sono curioso di ammirare l'interpretazione di Anthony Hopkins. Sempre eccezionale.
Ogni giorno scopriamo persone insospettabili che hanno rischiato e, qualche volta, anche offerto la propria vita pur di aiutare gli oppressi del momento a salvarsi.
Almeno nella proporzione che è stata loro possibile contro l' accanimento degli aguzzini di turno.
Ed è sempre una lotta impari lottare contro la disumanita', la cattiveria dei numerosi Caino che affollano la Storia.
E non si impara nulla dal passato se è vero che questi genocidi perpetrati si ripetono periodicamente e ci ricordano che il vero progresso è lungi ancora dall'essere realizzato !
Salvo Patane '
Devo dire,cara Aurora,che qualche lacrimuccia mi e'scappata nel leggere questa straordinaria storia. Come Nicholas Winton, ci sono state tante persone e organizzazioni che hanno salvato vite umane da questo infame eccidio. A Sir Winton va tutta la mia stima ed ammirazione
RispondiEliminaUn abbraccio. Tina Gentile
È una storia molto bella che fa ben sperare... L'essere umano è comunque bello grazie a Dio che così lo ha creato. La storia di uomini e donne come questo ci fa vedere una bella umanità vera in mezzo a tanto marciume e al male. In mezzo a tanto male il bene risplende e fa luce e ci fa sognare. Grazie di averci narrato questa storia. Giuseppe Raciti
RispondiEliminaStanca morta per una giornata intensissima, nel buio della notte, ho iniziato a leggere e non sono più riuscita a smettere se non quando sono giunta al punto finale.
RispondiEliminaUna storia di speranza riproposta oggi e intrecciata a filo doppio con quello che si sta vivendo in Palestina. Eroi allora ed eroi oggi che cercano di salvare più vite possibili rischiando la propria, uomini arroganti e violenti allora e uomini arroganti e violenti oggi che uccidono per un'assurda sete di potere. Non giriamoci dall'altra parte, non restiamo in silenzio, è vero ci sentiamo impotenti e forse lo siamo, o forse anche no, come non lo sono stati chi si è opposto. Alziamo la voce, facciamoci sentire. Grazia Le Mura
Grazie Aurora,leggo solo adesso,al calduccio nel mio letto.Ci sono persone eccezionali di grande umanità capaci di gesta eroiche.Ci sono persone che ogni giorno dedicano molte ore ad aiutare gli altri,compresi i bambini vittime innocenti della follia di alcuni.Il periodo storico che stiamo vivendo è terribile.La guerra è già in atto,non solo in Palestina o in Russia.Noi occidentali lo siamo già.La nostra è una guerra diversa,dove le armi a volte vengono usate a volte no.Non rimane molto di ciò che hanno costruito i nostri genitori.I bambini dovrebbero essere il nostro futuro,ed invece vengono gettati dai balconi come se fossero pupazzi,e non da criminali in guerra,ma dai propri genitori.Più di così cosa dobbiamo ancora aspettarci? Ma come dici tu,ci saranno sempre uomini e donne che faranno l'opposto.È l'eterna lotta del bene e del male e noi in mezzo.Un abbraccio. Francesca Morgia
RispondiEliminaGrazie Aurora per questa bellissima storia..che tocca il cuore. Non la conoscevo...vedermi il film per me impossibile, ma grazie al tuo racconto mi hai fatto scorgere tanti segni di speranza che, nonostante la brutalità della violenza, emerge sempre la bontà di quell umanità che non fa rumore. Lucia Zoda.
RispondiEliminagrazie Aurora da speranza sapere che esiste anche questa umanità silenziosa che fa il bene. Sono anche convinto che sotto le macerie della guerra fiorisce una.nuova umanità basata sul rispetto il perdono, la pace,la misericordia,.Dobbiamo cominciare da noi,abbandonando l'io egoicobellico, riscoprendo che solo la relazione pacifica fra tutti gli esseri umani ci salverà dall'autodistruzione.mirio
RispondiEliminaLa presenza nel mondo di queste persone straordinarie ,che nei momenti bui della storia, hanno saputo con coraggio , forza d’animo e grande generosità opporsi al male sono un grande conforto e speranza.Il film è bellissimo , delicato ,poetico. Ci si commuove ma il sentimento prevalente è l’amore.L’amore che questo “grande e umile” uomo ha messo con tutto se stesso nel tentativo di salvare più bambini possibili, l’amore della sua famiglia verso di lui e delle persone da lui salvate ritrovate dopo tanti anni.
RispondiEliminaSi esce dalla visione del film con gli occhi lucidi ,ma con il cuore leggero perché si capisce che il bene esiste e può essere alla portata di tutti.Bisogna solo avere coraggio.Sandra
Bellissima storia quella di Nicholas Winton! Grazie Aurora per averla narrata! È importante far conoscere i testimoni di storie di bene e di speranza che hanno illuminato il buio del "male assoluto ". Winton non è stato annoverato tra i "Giusti tra le nazioni" perché di origine ebraica, ma il suo operato è come quello dei tanti "Giusti" che sono stati strumento di salvezza per tanti ebrei, mettendo a repentaglio la loro vita. Non si sono mai gloriati per aver salvato tante vite. Anche Winton tace sul salvataggio dei bambini, è la moglie, come tu scrivi, nel 1988 a scoprire ciò che aveva compiuto. Grazie Aurora! Ti leggo sempre con grande interesse! Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano
RispondiEliminaLa storia la conoscevo ... Capita a chi legge di conoscere più cose di chi non lo fa ... Ma non sapevo che fosse uscito un film che ne narrava i particolari ... Vivere in campagna a volte ci priva di cose come il cinema e il teatro, che i residenti in città possono invece godere senza limiti.
RispondiEliminaNon sono mai stato un filopalestinese... e tuttavia, dopo i tragici fatti del 7 ottobre al confine tra Gaza ed Israele, pur con i poderosi distinguo di una decisa condanna, comincia a farsi strada un volto della questione israelo-palestinese - tenuta coperta per tanti anni dalla connivente stampa mondiale - che fa davvero riflettere. Parlo di ciò che dal 1948 ad oggi hanno fatto gli Ebrei di Israele contro i Palestinesi della Striscia di Gaza e contro i Palestinesi della Cisgiordania. Proprio ieri ho seguito un documentario realizzato in questi giorni dalla RAI, nel quale, tra le altre cose, si vedono dei cosiddetti "coloni" ebrei in Cisgiordania (più che coloni li chiamerei briganti) massacrare a colpi di fucile una famiglia di contadini palestinesi ed impadronirsi della loro casa, della loro terra e del loro bestiame... Parallelamente, sempre in questi giorni, si apprende come il popolo palestinese sia considerato indegno di far parte della grande comunità mussulmana, non saprei dire per quale ragione ... Ma il fatto che Al Si Si tenga costantemente sbarrato il confine tra Egitto e Gaza senza permettere ad un solo Palestinese di riparare in Egitto per sottrarsi alla furia israeliana della vendetta biblica per i fatti del 7 ottobre, la dice lunga sulla impossibile attuazione della poetica teoria dei "Due Popoli - Due Stati" che viene riproposta ciclicamente, ma senza esito alcuno, a partire dal 1948; alla quale, oltre ai proponenti occidentali, nessuno degli interessati e dei loro amici crede o ha mai inteso aderire. Il dissidio è già passato attraverso brevi guerre locali, ma adesso è diventato un conflitto che si allarga ogni giorno di più e va a rinfocolare odi secolari appena dissimulati, antichi antagonismi religiosi tra tribù mussulmane e sete di vendetta contro l'Occidente in generale e più in particolare contro Stati Uniti, Inghilterra e contro lo stesso Israele . In questo quadro, persino le popolazioni occidentali sono divise sulla legittimità di quanto è accaduto in quelle terre dal 1948 ad oggi e di quanto sta accadendo in questi giorni. Sicché assistiamo, negli stessi luoghi, da una parte a manifestazioni di solidarietà con Israele e di cerimonie in memoria della cosiddetta Shoah e dall'altra a manifestazioni di ostilità estrema verso Israele e di decisa condanna verso le operazioni di vendetta contro i terroristi di Hamas, responsabili comunque dei fatti del 7 ottobre.
La questione è ormai diventata una bella gatta da pelare!...
Cara Aurora, bellissima storia e bellissimo film‼️
RispondiEliminaLo consiglio: quei treni portavano i bambini, il futuro, alla salvezza. È una storia commovente quanto sorprendente, pensare che esistono persone che non si voltano dall’altra parte, e che agiscono con tenacia e caparbietà rischiando, riscalda il cuore e pungola. Sì, pungola e purtroppo ci fa sentire striminziti e un po’ in colpa per fare davvero poco per le troppe persone che oggi patiscono le guerre e la miseria.
Flavia De Giosa
Grazie, non conoscevo questa vicenda! Emanuele Croce
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