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Chi potrebbe salvare il mondo

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  C’è una parte di umanità, spesso invisibile e sommersa ma operosa e ardita, che tesse la trama delle relazioni sociali, invece di sfaldarla, logorarla e ridurla a brandelli. È formata da tutte quelle donne che in ogni parte del mondo credono nel dialogo e nell’incontro tra i popoli , perché hanno conosciuto lo strazio e la disperazione delle loro famiglie, decimate dalla violenza e dalle guerre, e sono disposte anche a dare la vita con ostinazione e audacia, pur di costruire un futuro migliore, dove possa prevalere per tutti la giustizia e la pace . Tra queste donne, ce ne sono alcune che sono riuscite perfino a cambiarne il destino del proprio paese. È una di queste storie che voglio raccontare, una storia che getta un raggio di luce e di speranza sul triste destino verso cui procede cieco e imperterrito il mondo. Leymah Gbowee è il suo nome e la Liberia è la sua terra , un piccolo Stato lungo la costa dell’Africa occidentale, fondato da coloni afroamericani nel 1822, su un terri

Pasqua nella città eterna

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  La mia nuova vita spensierata da turista e “risorta”, residente nella capitale del mondo, mi ha guidato nei giorni scorsi in uno dei numerosi luoghi di pellegrinaggio della città , che trasudano storia, fede e preghiera: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme , che custodisce al suo interno le reliquie della croce di Cristo. La chiesa sorge nelle vicinanze di San Giovanni in Laterano ed è dunque possibile raggiungerla con i mezzi pubblici senza sottoporsi allo stress del traffico. Molte volte le ero passata davanti , sfrecciando in auto per raggiungere qualcuna delle tante destinazioni che assorbivano allora inesorabilmente tutto il mio tempo. Mai ero riuscita a varcare la sua soglia , anche se più volte sono stata accarezzata dalla curiosità di visitarla, data l’imponenza della sua struttura che le impedisce di passare inosservata. Adesso che, con la mia cara amica Christiane, sto perlustrando in lungo e in largo la città , mi sono potuta concedere anche questo lusso. Quale met

Non solo uomini

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  Tra coloro che hanno messo a rischio la loro vita per proteggere l’arte dalla barbarie della seconda guerra mondiale ci sono molte donne , determinate e volitive per carattere, emancipate e intraprendenti per formazione, preparate e competenti per professione, coraggiose ed eroiche per vocazione. Non hanno esitato ad assumersi tutta la responsabilità che spettava loro per il ruolo che svolgevano nella società civile, in veste di direttrici di musei e gallerie d’arte . La mostra  Arte liberata  esposta alle Scuderie del Quirinale mette ben in risalto la loro opera e la loro dedizione , in un momento cruciale della nostra storia. Le gigantografie esposte documentano il loro impegno e i risultati importanti da esse raggiunti.  Le loro storie mi hanno particolarmente colpito e, non avendo potuto raccontarle nel post precedente, focalizzato soprattutto sul lavoro di Pasquale Rotondi, in primo piano nella mostra, ho ritenuto importante ritornare sull’argomento in un nuovo post per colmar

L'arte liberata

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Madonna di Senigallia, Piero della Francesca, Galleria Nazionale delle Marche, 1470-1485, Urbino Spesso pensiamo alle opere d’arte come a dei “beni immobili”, statici, fissi nelle loro postazioni e inerti . Non consideriamo che ognuna di esse ha una storia, complessa e articolata, attraverso la quale è giunta fino a noi. Non sappiamo che molte di esse hanno percorso strade impensabili prima di fermarsi là dove le stiamo ammirando .  Molte hanno dovuto addirittura “combattere” per sopravvivere , e “fuggire” per salvaguardare la loro sopravvivenza. È su questo tema che ci invita a riflettere una mostra sui generis e imperdibile, aperta fino al 10 aprile, che si sta svolgendo alle Scuderie del Quirinale a Roma dal titolo “Arte liberata” , che offre ai visitatori la possibilità di osservare da vicino grandi capolavori che sono stati eroicamente salvati dalla violenza della seconda guerra mondiale da persone esperte e lungimiranti che hanno rischiato tutto pur di metterle in sicurezza. Q

Sophie Scholl

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  Oggi voglio parlare di lei, una giovanissima donna, condannata a morte per il suo coraggio e il suo amore per la libertà e la verità.  La sua colpa, quella di aver diffuso volantini contro il regime di Hitler e contro un’assurda guerra che da più di tre anni stava devastando l’Europa. Sophie Scholl è il suo nome : una ragazza piena di voglia di vivere, spensierata, gioiosa, amante della natura, della musica, del canto, del gioco, delle amicizie, degli scherzi, sensibile ai bisogni degli altri.   Non aveva ancor compiuto 22 anni quando viene arrestata a Monaco di Baviera il 18 febbraio 1943 e decapitata il 22 febbraio , dopo un estenuante interrogatorio durato tre giorni e un vergognoso processo farsa.  Si piega alla ghigliottina appena tre ore dopo il verdetto , con una gamba spezzata, una vistosa quantità di lividi sparsi sul corpo e diversi segni di torture. Con lei vengono decapitati anche il fratello Hans e l’amico Christoph che era appena diventato padre. Da sinistra: Hans Scho