Pasqua nella città eterna

 

La mia nuova vita spensierata da turista e “risorta”, residente nella capitale del mondo, mi ha guidato nei giorni scorsi in uno dei numerosi luoghi di pellegrinaggio della città, che trasudano storia, fede e preghiera: la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, che custodisce al suo interno le reliquie della croce di Cristo.

La chiesa sorge nelle vicinanze di San Giovanni in Laterano ed è dunque possibile raggiungerla con i mezzi pubblici senza sottoporsi allo stress del traffico.

Molte volte le ero passata davanti, sfrecciando in auto per raggiungere qualcuna delle tante destinazioni che assorbivano allora inesorabilmente tutto il mio tempo.

Mai ero riuscita a varcare la sua soglia, anche se più volte sono stata accarezzata dalla curiosità di visitarla, data l’imponenza della sua struttura che le impedisce di passare inosservata.


Adesso che, con la mia cara amica Christiane, sto perlustrando in lungo e in largo la città, mi sono potuta concedere anche questo lusso.

Quale meta più adatta, infatti, ci siamo dette, per aprire la Settimana Santa e viverla immerse nel cuore dei suoi contenuti spirituali più profondi?

Un tempo questa era una delle sette chiese visitate dai fedeli che giungevano a Roma in pellegrinaggio a piedi scalzi, come esercizio penitenziale, o in cui amavano recarsi il giovedì santo per la preghiera davanti all’altare della reposizione, come molti usano fare ancora oggi.

Nel medio evo, il giorno del venerdì santo, anche i papi raggiungevano a piedi scalzi la basilica muovendosi dalla loro sede, San Giovanni in Laterano.


La chiesa monumentale, in stile barocco, è costruita là dove nel IV secolo sorgeva il Palazzo Sessoriano, residenza della madre dell’imperatore Costantino, Elena, che poi deciderà di trasformarla in basilica cristiana e di custodirvi dentro le preziose reliquie della passione di Gesù, portate da lei stessa dalla Terra Santa a Roma.

La prima trasformazione dell’edificio, in stile romanico, avviene nel XII secolo: la divisione in tre navate, il transetto, il campanile a otto piani, di cui quattro sono visibili dall’esterno e gli altri sono murati dentro l’attiguo monastero, risalente al X secolo.

Il monastero è stato abitato nel corso della storia da diversi ordini monastici e dal XVI secolo fino ai nostri giorni dai monaci cistercensi, recentemente allontanati da Papa Benedetto XVI per abusi liturgici e per la loro condotta non idonea. L’abate Simone Fioraso, infatti, ex stilista, era diventato l’attrazione dei vip e della Roma bene, e il monastero una sorta di set cinematografico con presenze d’eccezione del livello di Madonna.


La chiesa subirà per secoli uno stato di totale abbandono e solo nel XVIII secolo sarà restaurata per poi essere oltraggiata dal saccheggio dell’invasione napoleonica e, dopo la caduta dello Stato Pontificio, confiscata dallo Stato italiano che continua a essere fino a oggi l’effettivo proprietario, pur essendo stata in seguito affidata gratuitamente alla chiesa italiana, divenendo quindi parrocchia nel 1910.

Il prezioso pavimento cosmatesco, il bellissimo ciborio del ‘700, il tabernacolo del Maderno in marmo e bronzo, gli affreschi absidali di Antoniazzo Romano, la Cappella sotterranea di S. Elena, con i mosaici di Baldassare Peruzzi del XVI secolo, con al centro la raffigurazione di Cristo sorridente, sono solo alcuni dei tesori nascosti all’interno della basilica.

L’edificio è costruito sulla terra del Calvario, portata a Roma da Sant’Elena dalla Palestina insieme alle reliquie della croce di Cristo, che qui vengono venerate da secoli. Nello specifico: tre frammenti della croce, un chiodo, parte della corona di spine e la tavola con l’iscrizione posta in cima alla croce. In una cappella a fianco a quella che custodisce le reliquie, è esposta anche una copia della Sindone di Torino, testimonianza di un altro reperto storico suggestivo davanti al quale non si può che rimanere in silenzio e in contemplazione.

L'iscrizione posta sulla croce di Cristo

Numerosi sono i pellegrini che giungono qui da ogni parte del mondo e si prostrano con grande fede e devozione davanti a esse, pregando con ammirevole intensità nel profondo silenzio che avvolge la basilica. Mi hanno molto colpito e commosso queste testimonianze che ho potuto constatare anche nel corso della mia visita.

La fede supera ogni ragionamento e qualsiasi ricerca di fondamenti storici. Non è una fede contro la ragione, ma una fede che la supera, perché, al di là di ogni dimostrazione possibile o fantasiosa, in realtà è solo davanti a Cristo e alla sua passione che si prostra il fedele invocando la misericordia del Padre e il dono della sua grazia.

In comunione con i tanti fedeli che si sono susseguiti nei secoli, che hanno varcato la stessa soglia, calcato lo stesso pavimento, ogni visitatore costruisce una cordata unica, dando prova dell’esistenza di una umanità che resiste a ogni male e che continua a guardare sempre oltre, qualunque sia lo scenario che il resto del mondo continua a costruire.

Cappella di S. Elena, mosaico con il Cristo sorridente

Non a caso, credo, accanto alla basilica sorge il museo dei Granatieri di Sardegna che ospita una mostra e dei documenti storici della loro storia, in particolare nel corso dell’ultima grande guerra, che ha mietuto milioni di vite umane anche giovanissime, vittime innocenti, di ogni nazionalità, sacrificate sull’altare del potere esercitato indegnamente e follemente da uomini dispotici e irresponsabili.

Vi ho visto una simbiosi con la passione di Cristo, crocifissi anch’essi senza un perché, solo per il capriccio e l’insensatezza di chi, seduto in poltrona, impartiva gli ordini.

In Cristo risorto anche i loro corpi dilaniati risorgono accanto a lui, e trovano accoglienza nel suo regno.


Commenti

  1. Grazie. Quando ero studente universitaria a Roma sono passata e sono entrata tante volte in questa imponente chiesa. Immensa in tutti i sensi. Il tuo post mi ha portato indietro nel tempo. Grazie per i dettagli che arricchiscono i tuoi preziosi post e li rendono unici.
    Grazia Le Mura

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  2. Mi è venuta voglia di visitare questa chiesa monumentale. Ci farò un pensierino!

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