Non solo uomini

 

Tra coloro che hanno messo a rischio la loro vita per proteggere l’arte dalla barbarie della seconda guerra mondiale ci sono molte donne, determinate e volitive per carattere, emancipate e intraprendenti per formazione, preparate e competenti per professione, coraggiose ed eroiche per vocazione.

Non hanno esitato ad assumersi tutta la responsabilità che spettava loro per il ruolo che svolgevano nella società civile, in veste di direttrici di musei e gallerie d’arte.

La mostra Arte liberata esposta alle Scuderie del Quirinale mette ben in risalto la loro opera e la loro dedizione, in un momento cruciale della nostra storia. Le gigantografie esposte documentano il loro impegno e i risultati importanti da esse raggiunti. 

Le loro storie mi hanno particolarmente colpito e, non avendo potuto raccontarle nel post precedente, focalizzato soprattutto sul lavoro di Pasquale Rotondi, in primo piano nella mostra, ho ritenuto importante ritornare sull’argomento in un nuovo post per colmare questa lacuna e per sfatare l’idea, che qualcuno potrebbe coltivare nel suo intimo, che siano solo gli uomini a fare la storia. 


Almeno cinque tra esse, operative in regioni diverse del Paese, meritano la nostra attenzione: tutte donne emancipate, intrepide, coraggiose, che non si fanno intimidire dalla brutalità della guerra e che decidono di proteggere il patrimonio artistico del loro Paese vigilando di giorno e di notte, difendendolo con le unghie e con i denti, e facendogli da scudo con il proprio stesso corpo, come fanno le leonesse con i loro cuccioli e come farebbe una madre con i propri figli, spinte dalla grande passione per l’arte che le anima e da un grande senso del dovere, della responsabilità e del sacrificio.

Palma Bucarelli (1910-1998) è la prima, una donna bellissima, dotata di grande fascino, elegante, appassionata di moda, collezionista, abile nella politica e negli affari, ma altrettanto intelligente, decisa, competente, anticonformista, contestatrice, scomoda, dotata di un forte carisma e di un carattere freddo e inflessibile, che le consentono di raggiungere obiettivi impensabili e assolutamente innovativi. 


Critica d'arte, storica dell'arte e museologa, in un ambiente prevalentemente maschile, diventa prima direttrice donna di un museo pubblico in Italia, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che dirige dal 1942 al 1974 in piena autonomia, con lungimiranza e innovazione, rispetto agli standard del tempo.

Dedicherà infatti undici sale alla nuova pittura italiana astratta e informale, e aprirà la Galleria a iniziative culturali e a mostre didattiche per promuovere tra il pubblico una maggiore comprensione dell’arte, rivoluzionando così il panorama artistico del Novecento e la concezione stessa di museo, e attirandosi per questo critiche e dissensi, insieme ad apprezzamenti e adulazioni.


Durante la guerra si dedica con grande passione e affrontando grandi rischi al salvataggio delle opere d’arte che saranno trasportate a Palazzo Farnese di Caprarola (VT) e a Castel Sant’Angelo. 

Sosterrà nel suo lavoro il collega Emilio Lavagnino, anch’egli coinvolto in prima linea nell’impresa di salvataggio dell’arte, al quale dà in prestito tre ruote per la sua vecchia Topolino che rimette in funzione per due settimane e con la quale si sposta su e giù per tutto il Lazio, alla ricerca di opere d’arte da prelevare e mettere in salvo in extremis.

Noemi Gabrielli (1901-1979) è un’altra grande donna da ricordare. Anche lei storica dell’arte, museologa e funzionaria, ispettrice in Piemonte e in Liguria, Soprintendente per i beni storici artistici ed etnoantropologici del Piemonte. Competente conoscitrice del patrimonio artistico piemontese, è autrice di diversi volumi sulla pittura romanica in Piemonte e sull'arte a Casale Monferrato.


Notevole è il suo impegno ed encomiabile il suo coraggio nel preservare il prezioso patrimonio artistico di queste regioni dal grave rischio della sua cancellazione a causa della guerra.
Si occuperà della salvaguardia dei dipinti esposti alla Galleria Sabaudia e delle opere d’arte medievali e rinascimentali custodite nelle chiese della Val di Susa e della Val d’Aosta, affiancando il Soprintendente alle Gallerie per il Piemonte Carlo Aru, al quale subentra nel 1952 dopo il suo pensionamento.

Il sito individuato per il trasferimento sarà il castello di Guiglia, in provincia di Modena, una fortezza del trecento, imponente costruzione che avrebbe potuto garantire una custodia sicura e affidabile all’arte in fuga dalle minacce belliche.

Si prenderà cura anche delle opere d’arte del Piemonte non trasferite e di quelle di Genova danneggiate dai bombardamenti dell’aeronautica militare del Regno Unito che prende di mira la città per l’importanza strategica del suo porto e delle sue industrie. 

Castello di Guiglia (Modena)

Quando nell’ottobre del 1943 anche la fortezza di Guiglia diventa insicura, sarà determinante il suo intervento per la ricollocazione delle opere nelle chiese da dove erano state tolte, convincendo il ministro dell’educazione della necessità del loro trasferimento.

Grazie infatti alla sua padronanza della lingua tedesca, potrà superare più facilmente gli ostacoli inevitabili dovuti all’occupazione nazista dell’Isola Bella, dove le opere erano destinate.

Rischierà con estremo coraggio la sua vita, trasferendo lei stessa, di notte, molte delle casse contenenti le opere d’arte e ricevendo per questo suo impegno il giusto riconoscimento.

Dopo la guerra, si impegnerà anche nella ricollocazione delle diverse opere nelle sedi di origine.

Fernanda Wittgens (1903-1957) è un’altra delle tante donne che si spenderanno senza riserve in quest’opera sovrumana di protezione dell’arte, la cui vicenda è stata recentemente raccontata dalla Rai nella fiction “Fernanda”, con Matilde Gioli.


Il contesto in cui opera è la sua città natale, Milano. Anch’essa storica dell’arte affermata e molto apprezzata per la sua competenza, inizia la sua carriera ad appena 25 anni, lavorando come “operaia avventizia” nella Pinacoteca di Brera, un quartiere al centro di Milano, dove si farà apprezzare per la sua instancabile dedizione, diventando nel 1931 assistente di Modigliani, allora direttore del museo, e ispettrice nel 1933. Quando Modigliani sarà allontanato a causa del suo antifascismo e poi per le leggi razziali internato, Fernanda continuerà a informarlo della sua attività. A partire dal 1940 sarà lei, prima donna, a dirigere la Pinacoteca. 

Tra i musei più prestigiosi del Paese, questo sarà il primo a vedere una donna rivestire un ruolo così importante.

Si trova pertanto coinvolta in prima persona nella difficile impresa di salvaguardia, dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, delle opere d’arte che porterà fuori Milano.

La Pinacoteca di Brera gravemente danneggiata dai bombardamenti

Svolgerà questo arduo compito senza risparmiarsi, animata da un profondo senso di responsabilità, scortando persino i camion che di notte trasportavano opere di inestimabile valore in luoghi più sicuri.

E quando il museo sarà minacciato dagli incendi provocati dai bombardamenti, sarà ancora lei in prima fila con i pompieri a dirigere i loro interventi.

Aiuterà molti ebrei a fuggire e a salvarsi. Arrestata nel 1944 e condannata a 4 anni di carcere, uscirà dopo 7 mesi grazie a un falso certificato di malattia con la diagnosi di tisi, presentato dalla sua famiglia, poco prima della Liberazione.

Dopo la guerra si dedicherà con passione al ripristino della Pinacoteca restituendole la sua bellezza originaria.

Indimenticabile anche Jole Bovio Marconi, (1897-1986)  archeologa, studiosa di fama internazionale, autrice di ben 67 pubblicazioni scientifiche, ispettrice ad Ancona e poi al Museo Archeologico Nazionale di Palermo e all’Ufficio delle antichità della Sicilia occidentale, terra in cui si trasferirà nel 1927 e che amerà profondamente, e dove farà delle importanti scoperte archeologiche.

Jole Bovio Marconi in Sicilia, in una foto d'epoca

Amante della musica lirica, delle arti e della pittura, è una convinta e battagliera femminista che lotta per i diritti delle donne, primo tra tutti il diritto al voto che rivendica energicamente unendosi alla lotta delle suffragetteA questo obiettivo si dedicherà a tempo pieno dopo il pensionamento fino alla morte.

Durante la seconda guerra mondiale sarà lei personalmente ad assumersi il compito di trasferire i reperti archeologici del Museo di Palermo in un luogo sicuro, individuando a tale scopo il convento di San Martino delle Scale, salvando così, gran parte delle collezioni qui custodite, dai bombardamenti del 1943 che distruggeranno un’intera ala del museo.

Museo archeologico di Palermo Antonino Salinas

Dopo la guerra sarà sempre lei a occuparsi della ricostruzione e della sistemazione del museo che sarà riportato alle sue precedenti condizioni e riaperto nel 1952 con una esposizione rinnovata, grazie anche alle nuove eleganti vetrine che fa allestire allo scopo.

Maria Buonanno Schellembrid (1887-1983) detta Mary è l’ultima, non in ordine di importanza, delle donne che hanno colpito il mio interesse e che si sono spese generosamente per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale. Bibliotecaria, a capo della Biblioteca nazionale Braidense di Brera, a Milano, dobbiamo a lei, e al suo instancabile lavoro di protezione e di trasferimento, la conservazione di molti preziosi manoscritti che hanno un grande valore storico e a cui avremmo dovuto rinunciare per sempre, se non fosse intervenuta lei con intelligenza e tempestività.


Con la guerra alle porte, infatti, si rende conto che solo pochi volumi erano stati ancora messi in salvo. Si attiva pertanto in un’opera gigantesca di salvataggio e tra il 1942 e il 1943 dirige l’allestimento di più di 1200 casse per la protezione e il trasferimento di oltre 100.000 volumi che vengono accolti dall’Abbazia benedettina di Pontida (BG) e dal Castello di Carimate (CO).

Il palazzo di Brera infatti durante la guerra, soprattutto nel corso dei bombardamenti aerei dell’agosto del 1943, subisce pesanti danneggiamenti. In quel frangente, la sua presenza nella notte tra il 7 e l’8 agosto consentirà di circoscrivere e limitare i danni provocati da un pericoloso e devastante incendio.

La Biblioteca Braidense oggi

Il suo operato, di salvataggio prima e di restauro dopo la guerra, è stato apprezzato e riconosciuto anche a livello internazionale.

Dopo un anno dalla fine della guerra, grazie al suo infaticabile impegno, la biblioteca, l’unica a rimanere comunque aperta anche durante il conflitto, era già riorganizzata e funzionante, e il suo lavoro riconosciuto dal Ministro della Pubblica Istruzione che la premia con una medaglia d’oro.

La scoperta di questa pagina drammatica e insospettabile della nostra storia non ci consentirà più di ammirare la straordinaria bellezza della nostra arte senza scorgervi dentro, in trasparenza, i volti di tutti coloro che l’hanno quasi rigenerata, assicurandole un futuro, con la loro abnegazione e il loro amore. 

E per questo meriteranno per sempre, non solo i riconoscimenti e le medaglie già ricevuti, ma tutta la nostra considerazione e gratitudine.

Commenti

  1. Giustissimo salvare la memoria di queste donne e del loro silenzioso eroismo. Giuseppe Savagnone

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  2. Ciao Aurora,te lo volevo dire l'altra volta. Ho visto il film Fernanda e ho ammirato la forza e il coraggio di questa donna. Adesso tu l'hai ampiamente descritta. Grazie ancora. Tina Gentile

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  3. Grazie Aurora per aver descritto, con passione, il ritratto di queste donne coraggiose. È giusto far conoscere e comprendere il valore della loro azione di cura, di custodia, di dedizione, di determinazione che ci restituisce pagine di storia eroica. Maria Cristina Scorrano

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  4. Non mi stupisce affatto la tenacia e l'abnegazione tipicamente femminile nel salvaguardare le opere d'arte e dell'ingegno.
    Perche' ancora prima, per costituzione divina, la donna permette la riproduzione del genere umano e la salvaguardia della vita in generale.
    Dio è "madre" ancor prima di essere " padre" !
    L'universo femminile è stato dotato di tante peculiarità che favoriscono la perpetuazione del genere umano.
    Dobbiamo essere grati a tante donne, conosciute o meno, che hanno speso e spendono la loro vita, ogni giorno, per rendere piu' sopportabile la sofferenza di tanta parte dell'umanità.
    Salvo Patane’

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  5. Grazie, cara Aurora, rendiamo giustizia alle donne, il cui operato viene spesso ignorato o dimenticato. Hai fatto bene a ricordare tutte queste donne colte, intelligenti e coraggiose, veramente moderne! Clarabella

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