Sophie Scholl

 

Oggi voglio parlare di lei, una giovanissima donna, condannata a morte per il suo coraggio e il suo amore per la libertà e la verità. 

La sua colpa, quella di aver diffuso volantini contro il regime di Hitler e contro un’assurda guerra che da più di tre anni stava devastando l’Europa.

Sophie Scholl è il suo nome: una ragazza piena di voglia di vivere, spensierata, gioiosa, amante della natura, della musica, del canto, del gioco, delle amicizie, degli scherzi, sensibile ai bisogni degli altri. 


Non aveva ancor compiuto 22 anni quando viene arrestata a Monaco di Baviera il 18 febbraio 1943 e decapitata il 22 febbraio, dopo un estenuante interrogatorio durato tre giorni e un vergognoso processo farsa. 

Si piega alla ghigliottina appena tre ore dopo il verdetto, con una gamba spezzata, una vistosa quantità di lividi sparsi sul corpo e diversi segni di torture.

Con lei vengono decapitati anche il fratello Hans e l’amico Christoph che era appena diventato padre.

Da sinistra: Hans Scholl, Sophie, Christoph Probst

Nei giorni seguenti altri 12 giovani fanno la stessa fine.

La decapitazione era inflitta dal regime nazista ai dissidenti e ai combattenti della resistenza. Il boia Johann Reichhart, ex macellaio, era chiamato “tagliatore di teste” e “professionista della ghigliottina”, e in quegli anni raggiunge il record di 3.165 esecuzioni. 

È sua l’invenzione di  un dispositivo che bloccava i condannati alla ghigliottina invece di legarli con la corda, per ridurre il tempo dell'esecuzione a solo 4 secondi.

Proprio in questi giorni ricorre l’ottantesimo anniversario della morte di Sophie. Qualcuno l’ha ricordata in Italia, con un Incontro tenuto il 18 febbraio sul tema "La potenza dello spirito", e tiene sempre desta la sua memoria grazie all’intensa attività culturale e formativa che svolge nel nostro Paese, sin dalla metà degli anni 80. Il gruppo, che ama autodefinirsi “comunità di vita politica”, porta lo stesso nome dell’associazione a cui aderiva Sophie: Rosa Bianca (cf. www.rosabianca.org) il cui Presidente oggi è il Prof. Fulvio De Giorgi, mio caro amico di vecchia data. Sul suo sito è disponibile una ricca documentazione sull’associazione dei giovani di Monaco, compresi i testi integrali dei volantini da essa diffusi.

Il nome è espressione del programma politico di resistenza dell’associazione contro la dittatura nazista. La rosa bianca, infatti, è simbolo dell’amore, non passionale, ma profondo, incondizionato, capace di resistere di fronte a ogni ostacolo, sostenuto da una grande forza d’animo e da una profonda purezza di intenti, contro ogni forma di inquinamento e falsità.


Non a caso Dante descrive il luogo dove siedono i beati come una “rosa candida”, immagine che richiama alla mente i rosoni delle cattedrali gotiche, simbolo della regalità di Cristo, dell’infinitezza di Dio e dell’eternità.

In una Germania totalmente succube e arresa alle angherie di Hitler, in ginocchio davanti a un uomo che crede di essere un dio, solo pochi trovano il coraggio di alzare la testa e dissentire. Sono rari i tentativi di resistenza e pagati a caro prezzo. Tra essi, i giovani della Rosa Bianca.

Sophie appartiene a una famiglia convintamente cristiana, di madre luterana e padre cattolico, e riceve una solida educazione ai valori del vangelo. Si dichiara a-politica ma è disposta a pagare qualunque prezzo pur di non rinunciare alla verità e alla libertà.

Hanno ruolo importante nella sua formazione il fratello maggiore Hans che, mandato a combattere al fronte orientale, assiste alle atrocità del regime nazista contro gli ebrei, e l’amico Otto che segue il movimento cattolico giovanile “Sorgente di vita”, di resistenza al nazismo, guidato dal rinomato teologo italiano Romano Guardini.

Hans Scholl, fratello di Sophie

Nel 1941, i fratelli Scholl insieme ad altri amici studenti universitari e intellettuali cattolici, fondano la Rosa Bianca per portare avanti la loro resistenza passiva al nazismo attraverso la pubblicazione di volantini rivolti al popolo, con i quali divulgano le loro idee.

I volantini, pubblicati e diffusi in centinaia di copie, vengono spediti per posta a indirizzi scelti casualmente, o lasciati nei posti più disparati: alle fermate dei mezzi pubblici, nelle cabine telefoniche, fuori dai negozi, sulle panchine. L’ultimo volantino, il sesto, viene lasciato anche a ogni piano dell’Università di Monaco, una decisione altamente rischiosa che risulterà fatale.

L'Università Ludwig Maximilian di Monaco

Sul primo volantino, pubblicato nel giugno 1942, scrivevano così:

“Per un popolo civile non vi è nulla di più vergognoso che lasciarsi “governare”, senza opporre resistenza, da una cricca di capi privi di scrupoli e dominati da torbidi istinti. Non è forse vero che ogni tedesco onesto prova vergogna per il suo governo? E chi di noi prevede l’onta che verrà su di noi e sui nostri figli, quando un giorno cadrà il velo dai nostri occhi e verranno alla luce i crimini più orrendi, che superano infinitamente ogni misura? (…)

Soltanto pochi hanno compreso la rovina incombente, ed essi hanno pagato con la morte i loro eroici ammonimenti. (…)

Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina di guerra continui a funzionare, prima che le altre città siano diventate un cumulo di macerie come Colonia, e prima che gli altri giovani tedeschi abbiano dato il loro sangue per ogni dove a causa dell’orgoglio smisurato di un criminale. Non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera!


E nell’ultimo volantino scrivevano: 

Libertà e onore! Per dieci lunghi anni Hitler ed i suoi seguaci hanno spremuto fino alla nausea queste due magnifiche parole tedesche. (…) L’orribile bagno di sangue che essi hanno causato e che ogni giorno causano in tutta l’Europa in nome della libertà e dell’onore della nazione germanica ha aperto gli occhi anche al più ottuso dei tedeschi. (…) Studentesse! Studenti! Il popolo tedesco guarda a noi! Da noi attende, come già nel 1813 la distruzione del terrore napoleonico, così ancora oggi nel 1943 la distruzione del terrore nazionalsocialista mediante la potenza dello spirito”.

Spesso ho proiettato, ai miei alunni delle classi quinte del liceo, il film “La Rosa Bianca”, del regista tedesco Marc Rothemund, un film del 2005 fedele alla vera storia e molto toccante, reperibile anche su YouTube, che consiglio vivamente di guardare, tutto incentrato sull’arresto di Sophie e sugli interrogatori condotti da Robert Mohr per estorcerle la confessione dei nomi degli aderenti alla Rosa Bianca, che la giovane non rivelò.


I dialoghi serrati, sostenuti con grande abilità e coraggio da Sophie, e rinvenuti grazie alla consultazione dei verbali della polizia e a diverse testimonianze, rivelano la destrezza delle sue risposte per non mettere a repentaglio la vita del fratello e di altri membri del gruppo della resistenza, addossando su di lei ogni responsabilità.

Queste le sue ultime parole, prima di sottoporsi alla ghigliottina:

“Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c'è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all'azione?”

Dopo la guerra, l’aeronautica britannica lanciò cinque milioni di copie del sesto volantino sulle città del nord-ovest della Germania, accompagnate da una prefazione e dal titolo “Un volantino tedesco. Manifesto degli studenti di Monaco”. 

Placche in porcellana che raffigurano i volantini, poste sul pavimento della piazza 
titolata ai fratelli Scholl, all’ingresso dell’università di Monaco  

Una luminosa dimostrazione di come si possa massacrare la vita dei giusti, ma non i loro ideali, che nessuno riuscirà mai a cancellare. Essi rimangono per sempre, eterni e indelebili, con la forza indistruttibile della verità.

I giganti del male invece vedono crollare prima o poi il loro potere e sono disprezzati per il loro operato. Essi non sono per niente forti! Hanno paura anche della loro ombra. 

Dov’è la loro forza, la loro intelligenza, la loro grandezza? Solo meschinità, ottusità, arroganza infinita.

La loro forza è solo la paura di perdere. È questa che alimenta in loro l’adrenalina. Hanno paura anche di un semplice pensiero che si discosti dal loro. Hanno paura addirittura di giovani inermi, di adolescenti, di bambini che non farebbero male a una mosca. 

Anche quattro volantini possono fare traballare le loro sicurezze. Perché non sopportano di essere contraddetti, non accettano il confronto con visioni diverse dalla loro, non sono capaci di mettersi in discussione, occultano la verità, amano solo farsi propaganda e vedersi applauditi dalle folle inebetite e terrorizzate dalla loro tirannia. 

Roland Freisler, giudice spietato e inflessibile del Terzo Reich, 
che condannò i giovani della Rosa Bianca

E poiché sono solo i consensi a tenerli in piedi, chiudono la bocca con ogni mezzo a chi non si schiera dalla loro parte, e non esitano a eliminare chi osa sfidarli esprimendo il proprio libero pensiero.

Nella testimonianza di questi giovani martiri non violenti, invece, troviamo un esempio di grande e incrollabile fermezza. “Noi non taceremo” gridavano, e “viva la libertà”!

Libertà: l'ultima parola scritta da Sophie, poco prima dell'esecuzione

Parole potenti, terribilmente vere, estremamente coraggiose! Qui sì che troviamo la forza, quella autentica, capace di sfidare il male senza ricorrere alla violenza e alle armi, ma usando solo l’intelligenza, il cuore e la potenza della verità.

Nei giorni tristi e bui che stiamo vivendo, di vuoto di ideali etici e politici, in un’Europa nuovamente minacciata e aggredita che rischia di piombare in una totale catastrofe, la grande testimonianza di questi giovani ci insegna molto

Risveglia in noi il significato di valori che oggi sembrano sopiti nella nostra coscienza e ci sprona a coltivare e a difendere quegli ideali da cui dipende la nostra libertà, il nostro futuro e la nostra stessa dignità di esseri umani.

Commenti

  1. La testimonianza di questa giovane donna mi richiama alla mente il martirio per la dignità e la libertà che stanno affrontando le ragazze iraniane anche loro uccise o fatte sparire perché si oppongono ad un sistema che non riconosce dignità alla donna... Giuseppe Raciti

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  2. Non ricordo bene se ero all'ultimo anno del Liceo o al primo anno di Università, grazie a Fulvio De Giorgi ho conosciuto la Rosa Bianca e Sophie Scholl. Mi sono appassionata e ricordo di aver letto tantissimo ed essermi "innamorata" di questa giovane donna e del suo impegno politico. Erano gli anni delle lotte politiche e della fede coniugata con scelte politiche coerenti che mettevano al primo posto la giustizia sociale e l'attenzione agli ultimi. Erano anche gli anni della teologia della liberazione e della scelta preferenziale degli ultimi, vissuti non a parole ma con fatti concreti e scelte controcorrente.
    La storia dell'umanità, fino ai nostri giorni, è farcita di testimonianze
    di donne come Sophie che hanno sacrificato e sacrificano la vita per ideali di giustizia e di libertà.
    Grazie Aurora per aver acceso una luce su Sophie, spero che molti giovani leggano il tuo post e approfondiscano questa bella e intensa figura di donna, di giovane, di militante politica.
    A me auguro la coerenza, quella stessa che ha fatto scegliere a Sophie il sacrificio di sé stessa pur di non tradire i suoi ideali. Grazia Le Mura

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  3. Ciao Aurora,
    ho visto anche io il film "La rosa bianca" e ricordo che suscitò in me un sentimento misto di grande ammirazione per il forte coraggio di Sophie ma nello stesso tempo di rabbia perché il coraggio eroico viene normalmente considerato "incoscienza". Carlo Croce

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  4. Grazie Aurora
    Anche oggi c'è bisogno di idee chiare, cuore tenero e spirito forte. Fulvio De Giorgi

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  5. Grazie Aurora per questo post su Sophie Scholl. Esempio luminoso di coraggio nel testimoniare la scelta della libertà e del bene di fronte al buio del totalitarismo e del male assoluto. Maria Cristina Scorrano

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  6. La storia si ripete sempre, non insegna nulla sugli errori e sui misfatti del passato, nemmeno su quelli del giorno prima.
    Migliaia di uomini e donne, agnelli sacrificati sull'altare dell'ignoranza e della violenza.
    Difendere un ideale di pace, giustizia e libertà, spesso si paga con la morte.
    Si va a sbattere contro il dittatore o l'usurpatore di turno.
    Ognuno di noi deve dare la propria piccola testimonianza per far prevalere la civiltà dell'amore .
    Salvo Patane'

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  7. Non conoscevo questa storia, ti ringrazio per averne parlato .E' tristissima per il sacrificio di queste giovani vite ,ma bellissima perchè insegna che dove c'è la capacità di pensare con la propria testa, la volontà di non tacere e il coraggio di portare avanti le proprie convinzioni c'è speranza per l'umanità.
    Cercherò il film come suggerisci.
    In questi giorni ho visto alle Scuderie del Quirinale una bellissima mostra: L'arte liberata 1937-1947 capolavori salvati dalla guerra.
    Vengono esposti circa 100 capolavori salvati dalle bombe ,ma anche dalle rapine dei gerarchi naziasti ad opera di sconosciuti, almeno per me, storici dell'arte e soprintendenti alle Gallerie della penisola.Questi uomini, ma spesso donne , che con coraggio, abnegazione ,inventiva hanno salvato il nostro patrimonio artistico e quindi la nostra identità e poi a conflitto finito sono rientrati nell'ombra sono un esempio per le giovani generazioni.
    E come tu facevi vedere ai tuoi alunni il film che raccontava la storia di Sophie Scholl, spero che i nostri colleghi ancora in servizio portino i ragazzi alle Scuderie.
    Sandra

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  8. Senza dubbio ogni epoca ha i suoi mali e capita di lasciarsi soverchiare e trasportare dai moti di malessere individuale e/o collettivo che immancabilmente affliggono tutti, senza eccezioni. Alla luce di questo, la testimonianza di chi lotta e crede nel cambiamento aiuta a ricordare che anche nei momenti più bui o addirittura di fronte a una condanna a morte, ci siano valori e idee che ci salvano, se non la vita, se non altro dall'oblio di essersi di fronte mali più grandi di noi. Eppure a volte può risultare inevitabile scendere a patti con ciò che ci circonda e che ci schiaccerebbe se non accettassimo di esserne parte. Credo ad ogni modo che abbiamo sempre la possibilità di scegliere, anche se la scelta migliore spesso è anche la più difficile da mettere in pratica. In questo senso, se non altro si può forse stabilire un modo per orientarsi, chi lo sa. Grazie di aver ricordato questa vicenda. Emanuele

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  9. Non conoscevo questa storia, anche se la resistenza alla Germania nazista, mi era nota.Grande coraggio e ideali in Sophie.Scuotere le coscienze è importante, ma purtroppo oggi si preferisce abbassare la testa.Un abbraccio cara Aurora! Francesca Morgia

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