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Il diritto di vivere!

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Avrei voluto scrivere d'altro in questo post, di belle notizie e di persone esemplari com'è mio solito. Ma i fatti drammatici di questi ultimi giorni e le valutazioni improprie e inadeguate che ne sono scaturite mi impongono di esprimere a voce alta il subbuglio di sentimenti di dolore e di vergogna che da tempo si agitano dentro il mio animo e che adesso, incontenibili, straripano. I rottami dell’imbarcazione fatiscente sulle rive di Cutri, i 68 cadaveri recuperati, tra cui quelli di diversi bambini innocenti, le decine di dispersi che mancano ancora all’appello, le lacrime dei congiunti prostrati ai piedi delle bare scure e bianche allineate, trasudano disperazione e gridano giustizia. Perché la vita è un diritto, il primo in assoluto, che non dovrebbe essere mai negato a nessuno! Non si può tacere e fingere che questa ennesima tragedia sia stata una calamità! Perché le cause di questa disgrazia, e di tutte quelle che si sono consumate negli anni passati nel mediterraneo e i

Sophie Scholl

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  Oggi voglio parlare di lei, una giovanissima donna, condannata a morte per il suo coraggio e il suo amore per la libertà e la verità.  La sua colpa, quella di aver diffuso volantini contro il regime di Hitler e contro un’assurda guerra che da più di tre anni stava devastando l’Europa. Sophie Scholl è il suo nome : una ragazza piena di voglia di vivere, spensierata, gioiosa, amante della natura, della musica, del canto, del gioco, delle amicizie, degli scherzi, sensibile ai bisogni degli altri.   Non aveva ancor compiuto 22 anni quando viene arrestata a Monaco di Baviera il 18 febbraio 1943 e decapitata il 22 febbraio , dopo un estenuante interrogatorio durato tre giorni e un vergognoso processo farsa.  Si piega alla ghigliottina appena tre ore dopo il verdetto , con una gamba spezzata, una vistosa quantità di lividi sparsi sul corpo e diversi segni di torture. Con lei vengono decapitati anche il fratello Hans e l’amico Christoph che era appena diventato padre. Da sinistra: Hans Scho

Sanremo 2023

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  Non mi perdo mai un’edizione del festival di Sanremo, perché sono un’appassionata della musica. Amo la canzone italiana, specie quella che rimane scolpita nella storia e che non subisce l’usura del tempo. Mi piace lasciarmi coinvolgere dalle melodie e mi sorprendo ogni volta nel pensare come da sette note soltanto possano nascere infinite possibilità di creazioni artistiche.   Ma mi incuriosiscono contemporaneamente i testi, specie quando raccontano la nostra umanità , i nostri sentimenti, le nostre relazioni, i travagli di cui è intessuta ogni esistenza. Brandelli di vita e di emozioni, che tradiscono spesso verità intime che appartengono a tutti , e che attraverso la voce degli interpreti trovano nel canto uno sfogo e una via di espressione e di liberazione.  Molte polemiche, come ogni anno, hanno accompagnato questo Festival, per i suoi eccessi innanzitutto, ma anche per i suoi messaggi , coraggiosi e scomodi, che hanno dato fastidio a chi li ha letti in chiave politica. Le criti

Bravi, giovani alfieri!

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A volte capita che i ruoli che si ricoprono nella società in rapporto ai nostri simili possano inaspettatamente invertirsi e può accadere che un bambino, un adolescente, un giovane possa diventare paradossalmente “maestro” di un adulto e modello di vita. Fenomeni del genere si verificano spesso anche all’interno di un nucleo familiare , dove certi figli, più maturi dei genitori, si ritrovano a “educare” e sostenere il cammino di chi li ha concepiti. Gli esempi potrebbero essere tanti, da quelli più comuni a quelli rari e addirittura inverosimili. Non posso dimenticare in proposito la storia autobiografica di Liz Murray , ambientata nel Bronx di New York e raccontata nel toccante film di Peter Levin del 2003 dal titolo emblematico “Abbandonata dal destino”, dove una giovanissima ragazza, ignorata dal padre affetto da AIDS, si prende cura della madre alcolista, schizofrenica e tossicodipendente , e riesce contemporaneamente a studiare, pur conducendo la sua vita per strada come una barb