Il diritto di vivere!

Avrei voluto scrivere d'altro in questo post, di belle notizie e di persone esemplari com'è mio solito. Ma i fatti drammatici di questi ultimi giorni e le valutazioni improprie e inadeguate che ne sono scaturite mi impongono di esprimere a voce alta il subbuglio di sentimenti di dolore e di vergogna che da tempo si agitano dentro il mio animo e che adesso, incontenibili, straripano.

I rottami dell’imbarcazione fatiscente sulle rive di Cutri, i 68 cadaveri recuperati, tra cui quelli di diversi bambini innocenti, le decine di dispersi che mancano ancora all’appello, le lacrime dei congiunti prostrati ai piedi delle bare scure e bianche allineate, trasudano disperazione e gridano giustizia.

Perché la vita è un diritto, il primo in assoluto, che non dovrebbe essere mai negato a nessuno!

Non si può tacere e fingere che questa ennesima tragedia sia stata una calamità! Perché le cause di questa disgrazia, e di tutte quelle che si sono consumate negli anni passati nel mediterraneo e in ogni altra rotta migratoria, le conosciamo, anche se facciamo finta di non sapere e di non vedere.

Ma ogni volta la logica a cui si ricorre è quella dello scaricabarile. Tanti sono i soggetti istituzionali, gerarchicamente connessi, coinvolti nella gestione del fenomeno migratorio: dai capi di Stato dei paesi di provenienza, a Frontex che ha il compito in Europa di controllare le frontiere e le coste e che per questo viene pagata profumatamente: un budget che si stima arriverà entro il 2025 a circa due miliardi di euro, in parte sprecati in festini e spese pazze; a livello nazionale, i ministeri dell’Interno e dei Trasporti, la Guardia di Finanza e la Guardia Costiera. E infine, sebbene in prima fila nella catena delle responsabilità, i trafficanti di uomini e gli scafisti che delle istituzioni se ne fanno un baffo.

Erdogan, presidente della Turchia

Purtroppo, ieri come oggi, tutti coloro che avrebbero potuto fare qualcosa non sono intervenuti, quando situazioni come questa avrebbero imposto soccorsi tempestivi.

Ognuno esprime le sue ragioni che saranno verificate dalla magistratura, ma sembra che tutti vogliano fuggire, come sempre, dalle loro responsabilità, ricorrendo a giustificazioni che rimandano ad altri contesti di illegalità e di omertà: “non so niente, non ho visto niente, sono arrivato ora”, ancora più efficaci se le lasciamo risuonare con tutto il loro colorito dialettale.

L’imbarcazione proveniva dalla Turchia e ospitava profughi provenienti da Afganistan, Iran, Pakistan e Siria, una terra martoriata dalla guerra e colpita pesantemente anche dal terremoto del 6 febbraio.


Tutti disperati, vittime di trafficanti di uomini senza scrupoli che si arricchiscono sulle disgrazie altrui, vittime di un viaggio pericolosissimo e costosissimo, durato 4 giorni su una imbarcazione-lager, inadeguata e insicura per il trasporto di più di 200 persone; vittime di soccorsi invocati, a lungo attesi con ansia lacrime e angoscia, e mai arrivati.

Alcuni nodi di questo viaggio della speranza e della morte li conosciamo. La dinamica degli eventi che si sono susseguiti lascia allibiti. L’imbarcazione era stata avvistata da un aereo di Frontex alle 23 di sabato a circa 40 miglia dalle coste calabresi ed era stata inviata una segnalazione ai soccorritori.

A mezzanotte due mezzi della guardia di Finanza escono in mare, ma viste le condizioni proibitive, a causa di un mare forza 4, ritornano indietro, avvertendo la Capitaneria di porto di intervenire con mezzi più idonei per le operazioni di ricerca e soccorso (Sar).

Vittorio Aloi, Comandante della Capitaneria di porto di Crotone

Ma neppure questa interviene, perché? Il comandante della Capitaneria risponde così ai giornalisti che glielo domandano: “Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa”. Espressioni chiare e per nulla sibilline, che lasciano intravedere un cambio di passo  in ordine alla gestione dei flussi migratori.

E dal seguito delle sue dichiarazioni si comprendono meglio le motivazioni sottese ai fatti accaduti che, a mio avviso, non possono comunque giustificare l'inerzia e l'indifferenza a cui abbiamo assistito: “Quella notte è stata predisposta solo e soltanto un’operazione di polizia, di ricerca di imbarcazioni di scafisti con immigrati a bordo. Nessuno ha dato l’unico ordine che serviva in una notte di mare in tempesta:  ricerca e salvataggio dell’imbarcazione e dei passeggeri. E non lo hanno fatto perché dal 2019, ai tempi era al governo il Conte 1, cioè Lega e 5 Stelle, sono state cambiate le regole e non è più prioritario salvare ma solo fermare le imbarcazioni e catturare gli scafisti”. 


Sarà verificata da chi di competenza l'attendibilità di queste affermazioni.  Tuttavia ci rendiamo ben conto che, a questo punto, stiamo rasentando la più pura follia e la più gretta insensibilità!
 
Il Viminale precisa inoltre che Frontex “non aveva segnalato una situazione di pericolo a bordo”. Evidentemente non si sarà chiesto perché la Guardia di Finanza aveva rinunciato al pattugliamento e aveva interpellato la capitaneria di porto. O forse, cosa inverosimile, informazioni così importanti non erano state trasmesse al Ministero? Fatto sta che nessuno si muove e alle 4 di notte la barca si sfracella a 150 metri dalla riva.


Le parole del ministro Piantedosi “non dovevano partire” sono incomprensibili. Avrebbe dovuto dire “avremmo dovuto salvarli, avrebbero avuto diritto a usufruire di un corridoio umanitario per trovare pace e salvezza”.

Spero che si sia solo espresso male e che nel suo intimo sia convinto della necessità di cambiare le regole che non hanno fatto scattare i soccorsi, di andare al di là della normativa quando c'è da salvare delle vite umane, e del dovere dell’Europa di farsi carico di viaggi in sicurezza per queste persone abbandonate da tutti e condannate all’annientamento di sé.

Lo sappiamo bene che le nostre parole non sono mai senza effetto. Specie se pronunciate da personaggi che svolgono importanti ruoli istituzionali. Buone o cattive che siano sono sempre contagiose, creano una mentalità, delle convinzioni, dei sentimenti, dei comportamenti.

Se sono parole di solidarietà creano commozione, empatia e accoglienza, come è accaduto per i profughi dell'Ucraina scappati dall’invasione russa e dalla guerra. Perché in fondo al cuore di ogni uomo c'è sensibilità e apertura di fronte al dolore. 

Se sono parole che discriminano ed emarginano generano atteggiamenti di insofferenza, di intolleranza e di rifiuto. Perché fomentano la paura di essere defraudati dei propri diritti irrinunciabili.

Arrivo in Italia di profughi dall'Ucraina

Per questo sono grata a tutti quei cittadini che in questi giorni si sono indignati e hanno fatto sentire la loro voce in difesa dei migranti. Vuol dire che c’è ancora speranza in questa umanità.

Spesso la gente comune, per mettere a posto la sua coscienza, ripete a se stessa un ritornello sempre uguale, come se fosse un mantra sacro e inviolabile: “non possiamo accoglierli tutti”, senza pensare che dovremmo chiederci piuttosto: “dobbiamo farli morire tutti, prima di capire come gestire il fenomeno migratorio, rispettando la giustizia e salvaguardando i diritti umani?“

Ogni governo finora ha fallito, scegliendo la via dei respingimenti, regalando fior di quattrini alla Libia e alla Turchia per impedire le partenze, costruendo muri invalicabili e prolungando il calvario di sofferenze indicibili a chi fugge da violenze, povertà e miseria infinita.

Campo di detenzione in Libia, realizzato con fondi italiani ed europei

Bisogna che qualcuno trovi una soluzione intelligente e umana al problema, innanzitutto esercitando una politica estera che non sostenga e non incentivi le dittature, e che incoraggi processi di sviluppo delle democrazie; e poi attuando una politica interna che svolga un ruolo di promozione dell’economia del Paese dove anche l’immigrazione possa diventare una risorsa e una opportunità e non un peso e uno scandalo di cui liberarsi.

E se qualcuno aspirasse ancora alla “razza pura”, ricordiamoci che razze pure non ne sono mai esistite perché l’umanità è una mescolanza di culture e di etnie diverse, e che di incroci, tra le diverse popolazioni del mondo, non è mai morto nessuno.

L’Europa è in gran parte ormai un continente vecchio, con pochi giovani e pochissimi bambini, con un tasso di natalità bassissimo, con un’economia in crisi e con la difficoltà di reperire personale da assumere in molti settori.


Chissà che non sia proprio l’immigrazione, non più temuta o sfruttata, ma ben gestita e integrata, la chiave di volta per la ripresa di nuove idee e di nuova vitalità per questa nostra triste e vecchia Europa, arroccata su problemi bellici e monetari, e poco sensibile alle questioni umanitarie e sociali!

Senza dubbio dovremmo fare tesoro della storia, anche di quella contemporanea, che ci insegna che proprio dagli immigrati e dai rifugiati, che si adattano il più delle volte ai lavori più umili, sono venute spesso le più grandi scoperte e sono stati raggiunti traguardi importanti di grande prestigio in ogni campo: si pensi ad Albert Einstein, a Sigmund Freud, a Isabel Allende, per non parlare di calciatori, campioni olimpici, attori, ballerini, scrittori, filosofi, artisti che hanno onorato con i loro talenti i Paesi che li hanno ospitati.

Non ultimi nella lista, due grandi scienziati contemporanei, di origine turca, Ugur Sahin e Ozlem Tureci, medici e immunologi, fondatori dell’azienda tedesca BioNTech che, insieme all’azienda americana Pfizer, ha messo a punto in tempi brevissimi il vaccino anti Covid, grazie alla ricerca che stavano conducendo prima della pandemia per un vaccino anti cancro personalizzato a mRNA che sarà pronto entro il 2030.

I medici immunologi turchi Ugur Sahin e Ozlem Tureci

C’è tanto, dunque, su cui riflettere per cambiare direzione nelle scelte politiche e nell’atteggiamento interiore. Siamo ancora in tempo!

Commenti

  1. Il naufragio di domenica scuote gli animi e l'indignazione di molti, ma passerà presto e, come i numeri in alcune bare, sarà il "naufragio della vergogna n. X" che va ad aumentare la lista dei naufragi con decine e decine di morti che gridano vendetta e giustizia perché si potevano evitare.
    Vivo in un Paese povero, dove ormai quasi tutti i giovani studiano e hanno accesso a internet e, pertanto, sognano il loro futuro. Sognano un futuro possibile ovunque ma che qui, al momento, sembra più chimera che sogno.
    Non smetterò mai di dire e credere che tutti hanno il diritto di partire, di spostarsi, di cercare un futuro migliore. E non smetterò mai di lottare per questo.
    Ho il passaporto italiano e il passaporto burkinabè, praticamente posso andare tranquillamente in mezzo mondo senza problemi di visto. Mia figlia burkinabè, dodici anni, che porta il mio cognome, che ha tutti i documenti con il mio cognome, ma purtroppo non possiede ancora il passaporto italiano, si è vista rifiutare il visto per andare in Italia a salutare la nonna novantenne. Siamo riuscite ad averlo perché ho fatto il diavolo a quattro , ma ci hanno messo in guardia: se non ha il passaporto italiano è inutile richiedere ancora il visto.
    L'ambasciata italiana è a Ouagadougou, la capitale, a circa 500 km da dove viviamo noi. Una strada che ho percorso tantissime volte, da sola, in macchina. Oggi non è prudente a causa del terrorismo percorrerla con un'auto privata, consigliano a tutti il bus e ai bianchi, soggetti più a rischio, è consigliato l'aereo. L'ambasciata ha il suo ambasciatore e la sua sede da almeno due anni, purtroppo non funziona a pieno ritmo e, soprattutto, non rilascia visti. Ci si appoggia a quella francese, che però è chiusa da almeno sei mesi per sicurezza e non rilascia visti. L'ambasciata più vicina è quella di Abidjan, in Costa d'Avorio, solo da poco hanno riaperto le frontiere per cui è possibile andare, ma i cavilli burocratici sono talmente tanti da scoraggiare il più tenace e combattivo. Grazia Le Mura

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  2. Che tristezza questa storia, soprattutto se penso che se qualcuno avesse agito con coscienza si sarebbero potute salvare tante vite innocenti. Tutti hanno diritto di vivere e deve essere prioritario! Grazie Aurora….speriamo che qualcosa cambi e che non si ripetano più queste tragedie. Angela Rao

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  3. Da Salvo Patane '
    Oggi non riesco a scrivere nulla. La mia vena improvvisamente si è inaridita. Attingo allora da alcune riflessioni scritte negli anni passati.
    PAROLE
    Tutto quello che si poteva scrivere è stato già scritto.
    Ma la mia mente non si vuole fermare.
    E cerca pensieri e sentimenti che si possano trasformare in parole sempre uguali eppur sempre nuove.
    Che riescano a scardinare porte chiuse, cuori di pietra.
    FIGLI DI UN DIO MINORE
    Scappano dalla guerra, dalla fame,dalla miseria, dalla mancanza di un futuro.
    A migliaia partono con la segreta speranza di iniziare finalmente a vivere.
    Affondano e stanno trasformando il Mediterraneo in un immenso cimitero.
    Sotto lo sguardo indifferente e di disappunto di gran parte di umanità e di quanti potrebbero aiutare a ridurre questo nuovo spaventoso olocausto.

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  4. Bello questo articolo come sempre. Certo il problema è complesso, sono d’accordo che in Italia potremmo sfruttare meglio l’immigrazione regolandola da persone civili e soprattutto ragionando da soggetto economico. Invece la vediamo solo come spesa/assistenza quando potrebbe essere considerata come un investimento. Per esempio potremmo contribuire a creare un sistema scolastico in Africa per renderlo compatibile con quello italiano … ma ce ne sarebbero tante di iniziative che potrebbero essere fatte. Comunque, grazie dell’articolo. ciao. Ale

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  5. Grazie Aurora,non ci sono parole per commentare, ti mando questo messaggio, un esempio di sensibilità umana e cristiana. Tina Gentile

    Nicoletta Parisi, ha 80 anni, calabrese, vive a Botricello (Catanzaro), e quello che ha fatto è una autentica boccata di ossigeno e di umanità, dopo tanto orrore.
    Quando ha visto le immagini strazianti dei 67 migranti morti sulle coste di Crotone, ha compiuto un gesto commovente: ha offerto la propria cappella di famiglia per dare una degna sepoltura a ognuno dei bambini morti così lontani da casa, accanto a suo marito.
    Si è chiesta solo una cosa:
    "Cosa posso fare io per queste piccole creature morte in mare senza aver potuto capire il gesto delle loro madri che era quello di portarli via da una civiltà crudele?
    Mi è tornato alla mente mio zio disperso in Russia, che non ha mai potuto essere sepolto. Voglio che a questi bambini sia data questa possibilità. Noi fondamentalmente su questa terra siamo tutti profughi e tutti abbiamo necessità di avere la Misericordia divina. A mio marito ho detto: non sei più solo, avrai tanti bambini a farti compagnia”.
    Ecco cosa significa essere cristiani veri, in un Paese di gente che brandisce rosari, va a messa la domenica e poi lascerebbe annegare donne e bambini in mare.

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  6. Carissima Aurora, leggo il tuo post con negli occhi le immagini tragiche del telegiornale: il corpo di un bimbo di tre anni ,la sessantanovesima vittima, recuperato oggi e gli occhi luminosi di un ragazzo che inviava un video alla mamma guardando le costa italiana con segno di vittoria...morto subito dopo. " Mare nostro che non sei nei cieli, all' alba sei colore del frumento al tramonto dell'uva e di vendemmia. Ti abbiamo seminato di annegati più di qualunque età delle tempeste ". ( "Mare nostro", Erri de Luca). Maria Cristina Scorrano

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  7. Che devo dire, carissima Aurora.
    Sono ancora scioccato per il dramma consumato nelle nostre coste italiane.
    Di chi è la colpa?
    Ormai non serve più saperlo, perché la vita di tanti innocenti è stata spenta da situazioni impreviste e sfortunate.
    Ovviamente i politici,giocano a scarica barile e senza consultare le loro coscienze chiudono il capitolo in modo naturale. Quanta miseria.......
    Grazie sempre per gli argomenti scelti.
    Filippo Grillo

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  8. SMIRNE-CROTONE A
    7000 EURO A PERSONA CON SORPRESA FINALE
    Non era un barchino nella tempesta ... era un peschereccio vecchio e marcio ormai da affondare... capitanato, si fa per dire, da criminali col canotto, pronti a scappare ad ogni evenienza... che trasportava 250 poveracci, ingannati, costretti a pagare un'enormità senza alcuna garanzia, ammassati come maiali in una stiva che al massimo poteva contenere 20 persone e che, oltre a loro, conteneva il loro vomito e i loro escrementi prodotti in 4 giorni di navigazione (almeno 1000 cacche e 4000 pipì) ... segregati, quindi, da criminali senza collegamenti con le ONG, come invece avviene tra mare libico e mare tunisino, già abituati dal loro losco traffico, incentivato dal Sultano Turco, a procedere costa-costa ignorando i tanti porti sicuri in Grecia ed Albania, senza carte nautiche, senza sestante, senza scialuppe di salvataggio e soprattutto senza coscienza.
    Di tutto questo, sappiatelo, risponde il Governo Italiano perché è di Destra... Se al governo ci fossero stati i Lamorgesini o qualsiasi altra formazione scarlatta capitanata da Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Draghi, la colpa sarebbe stata del destino cinico e baro. (C.S.)

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