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Religioni e fraternità

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  Siamo giunti all’ ultimo capitolo dell’enciclica Fratelli tutti , dal titolo  Le religioni a servizio della fraternità nel mondo , dedicato al contributo indispensabile che le religioni tutte sono chiamate a offrire per la costruzione della fraternità universale e la difesa della giustizia. Riconoscere Dio come Padre di tutti è il fondamento per il raggiungimento di questo obiettivo, che la ragione da sola non è in grado di supportare. Solo riconoscendo l’esistenza di una verità che trascende tutti, sarà possibile garantire giusti rapporti tra gli uomini. Al contrario, ci sarà sempre qualcuno che prenderà il posto di Dio e si sentirà autorizzato a imporre agli altri il proprio potere. I totalitarismi ne sono una conferma (271-273). Estromettere Dio dalla società porta all’ adorazione degli idoli , alla privazione della libertà religiosa e di coscienza, e a ogni brutalità contro la dignità della persona (274). In un mondo in cui dilaga la crisi religiosa, la cultura dell’indiv

Profeta disprezzato

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Marco 6,1-6 In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.  E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano:  «Da dove gli vengono queste cose?  E che sapienza è quella che gli è stata data?  E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?  Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,  di Ioses, di Giuda e di Simone?  E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».  Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria,  tra i suoi parenti e in casa sua».  E lì non poteva compiere nessun prodigio,  ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.  E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando. È una pagina triste del Vangelo, questa; un momento grigio della vita di Gesù. Potremmo definirlo un suo fallimento... Proprio nella sua città, tra coloro che lo conoscono e dovrebbero

Percorsi di un nuovo incontro

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Il percorso che Papa Francesco traccia nel settimo capitolo di Fratelli tutti , indispensabile per dare un nuovo volto all’umanità e garantirle un futuro, è segnato da quattro pietre miliari: la verità, la pace, il perdono, la memoria. La verità   Bisogna innanzitutto “partire dalla verità, chiara e nuda” (226). Solo riconoscendo la verità storica dei fatti si può giungere alla riconciliazione e al perdono.  Non bastano “gli accordi di pace sulla carta” (226). È necessario che “le famiglie distrutte dal dolore” sappiano cosa “è successo ai loro parenti scomparsi”; è necessario che sia svelata la verità sui “minori reclutati dagli operatori di violenza”, sulle “donne vittime di violenza e di abusi” (227). La pace E' sulla verità che si fonda la pace. Costruire la pace è un lavoro artigianale che coinvolge molte persone, istituzioni comprese, e che impegna tutti coloro che vogliono perseguire lo stesso obiettivo: scegliere “il primato della ragione sulla vendetta” (231).  Tutti posso

Abbi fede!

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  Marco 5,21-24.35b-43 In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva,  gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.  E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro,  il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza:  «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani,  perché sia salvata e viva».  Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire:  «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».  Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga:  «Non temere, soltanto abbi fede!».  E non permise a nessuno di seguirlo,  fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga  ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte.  Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete?  La bambina non è morta, ma dorme».  E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori,  pres

Vicini ma non troppo

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  È luogo comune che tra le note caratteristiche del nostro paese ci siano quelle dell’apertura e dell’accoglienza delle persone. Ma è proprio così?  I turisti spesso sono i primi a cogliere questa peculiarità e a rimanerne colpiti.  Eppure ogni giorno constatiamo quanto sia difficile custodire e far crescere nei nostri stili di vita queste virtù. La diffidenza, la paura, l’individualismo, molte volte impediscono alle persone di frequentarsi e di socializzare, e si rischia di vivere a un passo gli uni dagli altri nella più completa estraneità. E con tristezza si constata che neppure gli spazi ecclesiali sono esenti dai sintomi di questa grave "malattia". Entrare in relazione con le persone, tessere relazioni anche minime di conoscenza, a volte può diventare un’impresa difficile che solo la tenacia e l'ancoraggio a forti motivazioni possono rendere possibile.  Nonostante la riservatezza e un po’ di timidezza tipiche della mia indole, cerco sempre di prendere l’iniziativa,

Una grande tempesta

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Marco 4,35-41 In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli:  «Passiamo all'altra riva».  E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca.  C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca,  tanto che ormai era piena.  Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva.  Allora lo svegliarono e gli dissero:  «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!».  Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.  Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro:  «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». “Ci fu una grande tempesta”. Questa pagina evangelica richiama alla nostra mente i momenti più bui della nostra vita personale, familiare, sociale. È proprio in questi momenti che ci sentiamo terribilmente soli.  Quando è in tempe

Dialogo e amicizia sociale

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Il segreto per costruire una società migliore sta nel dialogo con gli altri. Esso è così definito da papa Francesco nel sesto capitolo di Fratelli tutti : “Avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare punti di contatto” (198).  E’ un crescendo di atteggiamenti di attenzione e di fiducia nell’altro, dai quali scaturisce una nuova cultura, che attraversa tutte le generazioni e tutte le dimensioni della vita sociale e popolare (199).  Il dialogo non è un semplice scambio di opinioni, spesso affidato all’uso dei media, e che si riduce molte volte a un monologo opportunistico e aggressivo (200), dove predomina “l’abitudine di screditare l’avversario” non solo in campo politico ma a tutti i livelli (201). Quando manca il dialogo, nessuno si preoccuperà del bene comune. L’unico obiettivo sarà quello “di imporre il proprio modo di pensare” (202). Il dialogo autentico infatti è fondato sulla ricerca della verità, “al di là degli interessi personali