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Visualizzazione dei post con l'etichetta Storie straordinarie

Indimenticabile

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  Sono già passati tre anni da quando una notizia dolorosa ci ha colto tutti di sorpresa, lasciandoci increduli e sgomenti: la morte di Ezio Bosso. Le complicanze della sua malattia neurodegenerativa lo hanno tradito e quella volta non ce l'ha fatta. Era  il 14 maggio del 2020 , l’anno del lockdown, in piena emergenza Covid. I quotidiani ne hanno diffuso la notizia usando parole non banali, che leggono dentro la sua anima :  “ È morto il pianista che sapeva commuovere ” (il Corriere), “È morto il maestro che non ha mai smesso di sorridere ” (la Repubblica),  “ Addio a Ezio Bosso, il musicista che ha toccato il cuore della gente ”  (Targatocn.it), “È morto il pianista che ha commosso l’Italia ” (AGI), “È morto il pianista che sapeva volare ” (la Stampa), “Addio al musicista coraggioso ” (il Messaggero), “È morto il pianista che ci ha fatto scoprire che la musica ci salva la vita ” (Vanity fair), “È morto il musicista che sapeva emozionare ” (Donna moderna). Ho fatto appena in tempo

Chi potrebbe salvare il mondo

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  C’è una parte di umanità, spesso invisibile e sommersa ma operosa e ardita, che tesse la trama delle relazioni sociali, invece di sfaldarla, logorarla e ridurla a brandelli. È formata da tutte quelle donne che in ogni parte del mondo credono nel dialogo e nell’incontro tra i popoli , perché hanno conosciuto lo strazio e la disperazione delle loro famiglie, decimate dalla violenza e dalle guerre, e sono disposte anche a dare la vita con ostinazione e audacia, pur di costruire un futuro migliore, dove possa prevalere per tutti la giustizia e la pace . Tra queste donne, ce ne sono alcune che sono riuscite perfino a cambiarne il destino del proprio paese. È una di queste storie che voglio raccontare, una storia che getta un raggio di luce e di speranza sul triste destino verso cui procede cieco e imperterrito il mondo. Leymah Gbowee è il suo nome e la Liberia è la sua terra , un piccolo Stato lungo la costa dell’Africa occidentale, fondato da coloni afroamericani nel 1822, su un terri

L'arte liberata

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Madonna di Senigallia, Piero della Francesca, Galleria Nazionale delle Marche, 1470-1485, Urbino Spesso pensiamo alle opere d’arte come a dei “beni immobili”, statici, fissi nelle loro postazioni e inerti . Non consideriamo che ognuna di esse ha una storia, complessa e articolata, attraverso la quale è giunta fino a noi. Non sappiamo che molte di esse hanno percorso strade impensabili prima di fermarsi là dove le stiamo ammirando .  Molte hanno dovuto addirittura “combattere” per sopravvivere , e “fuggire” per salvaguardare la loro sopravvivenza. È su questo tema che ci invita a riflettere una mostra sui generis e imperdibile, aperta fino al 10 aprile, che si sta svolgendo alle Scuderie del Quirinale a Roma dal titolo “Arte liberata” , che offre ai visitatori la possibilità di osservare da vicino grandi capolavori che sono stati eroicamente salvati dalla violenza della seconda guerra mondiale da persone esperte e lungimiranti che hanno rischiato tutto pur di metterle in sicurezza. Q

Sophie Scholl

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  Oggi voglio parlare di lei, una giovanissima donna, condannata a morte per il suo coraggio e il suo amore per la libertà e la verità.  La sua colpa, quella di aver diffuso volantini contro il regime di Hitler e contro un’assurda guerra che da più di tre anni stava devastando l’Europa. Sophie Scholl è il suo nome : una ragazza piena di voglia di vivere, spensierata, gioiosa, amante della natura, della musica, del canto, del gioco, delle amicizie, degli scherzi, sensibile ai bisogni degli altri.   Non aveva ancor compiuto 22 anni quando viene arrestata a Monaco di Baviera il 18 febbraio 1943 e decapitata il 22 febbraio , dopo un estenuante interrogatorio durato tre giorni e un vergognoso processo farsa.  Si piega alla ghigliottina appena tre ore dopo il verdetto , con una gamba spezzata, una vistosa quantità di lividi sparsi sul corpo e diversi segni di torture. Con lei vengono decapitati anche il fratello Hans e l’amico Christoph che era appena diventato padre. Da sinistra: Hans Scho