Un mondo a parte

 

Ho assistito tre giorni fa alla proiezione di un film serio ma divertente allo stesso tempo che vi consiglio di vedere, se avete voglia di pensare mentre vi rilassate e vi divertite un po’.

È un film serio perché affronta tematiche importanti, ma tristemente trascurate, della nostra contemporaneità. È divertente perché lo fa con leggerezza, brio e ilarità.

Lo stesso titolo, “Un mondo a parte”, riassume l’emergenza e l’urgenza della questione affrontata, in quanto mette bene in luce la separazione stridente e l’assoluto oblio di una “povertà” quasi ignorata dal resto del mondo.

Diretto da Riccardo Milani, ha come protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele. E già solo i loro nomi sono garanzia di simpatia e di successo.

Un piccolo borgo abruzzese con poche centinaia di abitanti, sperduto tra le montagne e d’inverno sepolto dalla neve, è lo scenario in cui è ambientata la storia.


È qui che si intrecciano le relazioni umane e le delicate problematiche sociali di vario genere di cui chi di dovere non si occupa e che diventano ogni giorno più gravi e senza soluzione.

Lo spopolamento, la denatalità, la chiusura della scuola elementare, e all’orizzonte la certezza della scomparsa del borgo, con tutta la sua storia e la sua cultura, sono gli ingredienti di questa commedia che rischia di diventare un dramma.

La soluzione, nel film forse solo opportunistica, ma comunque finalizzata al bene del paese, non a interessi di parte, la suggerisce l’intelligenza e l’astuzia umana, che riesce ad aggirare, con abilità rocambolesca, ogni ostacolo interposto da bieche manovre politiche e da loschi calcoli personali di chi gestisce malamente l’amministrazione pubblica: prendere in affido dei bimbi profughi dall’Ucraina e accogliere un nucleo familiare di origini africane per salvaguardare il numero minimo di bambini richiesti dalle istituzioni per mantenere aperta la scuola. E così la storia si conclude a lieto fine.


Sembrerebbe una bella favola, come l’ha definita la mia amica Sandra con cui ho condiviso questa piacevole pausa di relax. 

E, a pensarci bene, credo che abbia davvero ragione, se prendiamo in considerazione il suo esito positivo.

Perché in questo nostro assurdo Paese, ipocrita, insensibile e irrazionale, spesso le scelte più sensate e convenienti per il bene comune, rischiano di essere perseguite come reati, piuttosto che essere incoraggiare e sostenute. Mentre chi delinque da una vita continua a prosperare indisturbato, insieme al suo malaffare, perché nessuno si occuperà mai di lui.

È quanto è accaduto all’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, che aveva imboccato la stessa strada, in questo caso per chiari motivi umanitari, e che ha pagato molto cari purtroppo il suo buon cuore e la sua creatività.


Accusato e condannato nel 2021 a 13 anni e 2 mesi per i reati di truffa, peculato, falso, abuso di ufficio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha visto poi sfumare nel nulla ogni accusa nel 2023, con la revisione del processo in appello, e annullare il provvedimento con cui nell’ottobre del 2018 il Viminale (Salvini) aveva smantellato il sistema d'accoglienza del borgo.

Tre volte sindaco di Riace dal 2004 al 2018, Mimmo Lucano si è contraddistinto per il modo con cui ha saputo gestire l’immigrazione nel suo paese, all’insegna dell’integrazione e della valorizzazione delle risorse umane

Sono stati circa 450 i rifugiati e gli immigrati che sono stati accolti nella cittadina da lui amministrata, con una popolazione di soli 1800 abitanti.


Aveva dato il via a questo nuovo metodo di accoglienza sin dal 1999, prima di diventare sindaco, attraverso l’associazione “Città futura” da lui creata, aprendo molte case abbandonate di Riace e facendo rivivere molti antichi mestieri abbandonati da tempo, come laboratori di ceramica, tessitura, vetro, confetture, coinvolgendo gli immigrati nelle diverse attività economiche, dando loro la possibilità di imparare un mestiere stando al fianco degli artigiani del luogo.


Purtroppo nella realtà sono spesso l’ottusità e la grettezza morale a prevalere. Si preferisce la morte alla vita, pur di non accettare i diversi e scongiurare il “pericolo” di mescolare il nostro sangue al loro. Pura follia perché non esiste sangue di popolo che non sia da millenni mescolato a quello di altre etnie.

Nel film la soluzione adottata non è dunque una trovata fantasiosa e irrealistica ma affonda le sue radici in esperienze in atto in molte parti del mondo, e nella sensibilità del regista e degli attori che la fanno propria.

In particolare, Virginia Raffaele è sensibile ai temi della discriminazione, del razzismo e dell’inclusione, per identità e formazione.


Lei, impareggiabile professionista dello spettacolo, tra le migliori vere comiche che conosciamo, è infatti di origini zingare” ma non ha mai fatto mistero della sua appartenenza all’etnia Sinti e anzi ha sempre vantato la creatività e l’incanto della cultura della sua famiglia di giostrai.

Non poteva pertanto non trasmettere, attraverso la sua brillante interpretazione, l’apertura all’accoglienza degli stranieri e il suggerimento a emularla, se non si vuole per solidarietà e giustizia, almeno per interesse e convenienza.

Quanti piccoli borghi potrebbero essere salvati dall’oblio e dalla distruzione se fossero affidati a nuclei familiari che cercano solo un tetto sotto cui ripararsi e sono dotati di creatività e giovani forze per sbracciarsi e tenere in vita col loro lavoro spazi incantevoli ma destinati al degrado.

Gallo Matese (CE), in Campania, tra i piccoli borghi che rischiano di scomparire 

Se riuscissimo a rinsavire, invece di sperperare le nostre risorse regalandole a destra e a manca a dittatori
che perpetueranno nel tempo ingiustizie, violenza e persecuzioni, potremmo cominciare a pensare al futuro investendo con intelligenza i beni del nostro Paese, dando dignità e vita a chi è disperato e sfruttato, e garantendo una continuità a tante nostre piccole cittadine e a tante attività artigianali, turistiche e agricole che rischiano di scomparire.




Commenti

  1. Se riuscissimo a rinsavire......questo e' il grosso problema!Molto profondo il post,brava Aurora!

    RispondiElimina
  2. Il film è garbato e intelligente.Si esce sereni per il “lieto fine” ma anche con qualche domanda in più.Anche io ho pensato al sindaco virtuoso di Riace e a come era stato osteggiato ,se non addirittura, vessato da una politica miope e talora disumana, nonostante i rosari sventolati.
    A margine di questo bel post mi permetto di suggerire una trasmissione interessante su Rai 3.Va in onda all’ora di cena e tratta di comportamenti virtuosi e innovativi in Borghi semi abbandonati.Si chiama Generazione bellezza e è piena di speranza nel futuro. Sandra

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Riciclo solidale

Tre anni fa

Solo canzonette?