Gaza: un'ecatombe!

 


“Avanti fino alla distruzione totale!”.
Con queste terribili parole Netanyahu ha svelato nei giorni scorsi le sue bieche intenzione sulla striscia di Gaza, vanificando ogni sforzo e ogni speranza di risoluzione del conflitto che da più di quattro mesi sta massacrando il popolo palestinese inerme e innocente.

Preso da un incontrollato zelo vendicativo e distruttivo, cieco e sordo di fronte a tanto dolore e disperazione, il Presidente israeliano sta facendo piazza pulita di tutto, spazzando via abitazioni e infrastrutture, compresi ospedali, scuole, luoghi di culto, terreni agricoli.

Eliminare Hamas a tutti i costi, scovando i suoi nascondigli e intercettando i percorsi sotterranei che attraversano l’intero territorio palestinese giungendo a pochi metri dal confine israeliano, e che costituiscono la più insidiosa minaccia per Israele: ecco il suo obiettivo. E se il prezzo fosse pure l’eliminazione di un popolo, la sua decimazione, la sua cancellazione, egli considererebbe tutto questo giusto e legittimo.


Un generale israeliano in pensione ha ammesso senza reticenze le reali mire di Netanyahu: rendere Gaza un luogo "in cui è temporaneamente o permanentemente impossibile vivere".

È questa prospettiva ad alimentare la guerra e a scatenare la violenta punizione collettiva che considera tutti gli abitanti di questa piccola terra indiscriminatamente colpevoli.

Eliminare Hamas in realtà è una ingenua illusione, una folle e impossibile utopia, anche al prezzo del massacro dell’intero popolo palestinese.


Anzi, la violenza spietata che si è scatenata in questi mesi non potrà che potenziare a dismisura l’odio, la sete di vendetta e la voglia di soppiantare il nemico usurpatore e tirannico, contro il quale il pregiudizio razziale potrà solo crescere.

Solo la giustizia potrebbe arginare questa orribile maledizione e salvare tutti da una catastrofe totale.

La zona nord di Gaza è diventata ormai un cumulo di macerie. La sua popolazione è sistematicamente bombardata e dispersa. Oggi sono oltre 29 mila i morti, a cui vanno aggiunti i dispersi e i feriti. Le vittime sono per lo più civili, di cui un terzo bambini. 


Se poi consideriamo gli sfollati, fuggiti dalle loro case per trovare riparo dai bombardamenti e dagli attacchi terrestri, il numero di chi sta pagando troppo cara questa insensata guerra sale vertiginosamente, perché sono un milione e novecentomila gli esseri umani risucchiati nel nulla, spinti a sud della Striscia e abbandonati a un destino crudele senza via d’uscita.

Le condizioni di vita oggi a Gaza sono estremamente precarie. Mancano luce, acqua, carburante, cibo. La gente è arrivata persino a nutrirsi di erba e di cibo per gli animali. Anche la fame è diventata ormai un’arma di guerra.

Si stanno diffondendo gravi epidemie, anche per il gran numero di cadaveri non sepolti.


Dai dati dell’Unicef emerge che il 90% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffre per una o più malattie infettive. Mancano gli ospedali e le medicine. Come salvarsi da questo incubo? Siamo davanti a una vera emergenza umanitaria

Eliminare i bambini peraltro vuol dire anche negare un futuro a questo popolo, cancellarne persino il ricordo. È quanto vorrebbe Netanyahu! E non è questo forse un genocidio? Come vorrebbero chiamarlo i benpensanti che si sono così tanto scandalizzati per le denunce lanciate dal palco di Sanremo?

E, nonostante tutto, le armi non si fermano, continuano fumanti a deflagrare, a uccidere, a distruggere.

Perché Netanyahu non è ancora soddisfatto della brutale reazione con cui ha risposto all’incursione di Hamas del 7 ottobre. Non è ancora sazio di violenze, di sangue e di macerie. 


Il suo piano bellico mira a svuotare come un bicchiere la striscia di Gaza, e non solo. Perché anche la Cisgiordania, oltre a Rafah, nel Sud della Striscia, ormai sono trascinate dentro il conflitto. 

Il folle progetto del leader israeliano è liberare questo piccolo lembo di terra dalla presenza ingombrante di ogni essere umano che appartenga al popolo palestinese, occupare tutta la Palestina ed estendere su tutto il territorio i suoi insediamenti.

Come se gli esseri umani fossero rifiuti da spazzare via e accumulare in una discarica!

Ogni guerra è uno scandalo, una vergogna, una follia.


Il vile e raccapricciante attacco di Hamas affonda le sue radici in una storia di violenze e di ingiustizie subite da oltre mezzo secolo dal popolo palestinese che dopo la Seconda Guerra mondiale è stato cacciato via dalla sua terra per fare spazio alla nascita dello Stato di Israele. 

La Striscia di Gaza, con poco più di due milioni di abitanti, è stata abitata per il 75% da rifugiati palestinesi che l’hanno rivendicata come propria ma che sono vissuti fino a oggi come prigionieri e osservati speciali dello Stato di Israele. 

Dal 1967 questa terra è occupata da Israele che ne controlla lo spazio aereo e marittimo, le frontiere di terra e i passaggi di persone e di merci. 


I coloni ebrei inoltre estendono sempre più i loro insediamenti in Cisgiordania, cacciando sistematicamente i legittimi proprietari dalle loro case, e favorendo così il controllo di Israele sui palestinesi, esercitando questa illegale usurpazione come se fosse un loro sacrosanto diritto. 

A ogni popolo spetta una terra in cui vivere, crescere e prosperare, senza subire le minacce e le mire espansionistiche di Paesi ingordi e usurpatori.

Ma il mondo che abbiamo creato purtroppo non poggia su questi elementari principi di uguaglianza e di giustizia, proclamati solo a parole e continuamente violati e traditi.


La storia dei Palestinesi, come quella di altri popoli, è un vergognoso esempio di violazione dei diritti umani, che ci conferma il perpetrarsi nel tempo delle più colossali menzogne e ingiustizie, sotto gli occhi indifferenti e impassibili dei potenti che tracciano confini tra gli Stati a tavolino, senza tenere conto delle persone che li abitano, delle loro culture, delle loro storie, dei loro diritti.

E purtroppo chi sta seduto al tavolo delle decisioni sta a guardarne le drammatiche conseguenze come se fossero un’assoluta e inevitabile necessità.


Non possiamo permettere che tutto questo accada nel silenzio e nell’indifferenza totale. 

Solo la voce del Papa si leva ogni giorno per rompere il silenzio complice che copre interessi e responsabilità e per denunciare la follia di questo apocalittico progetto di morte. Ma le sue parole scorrono come acqua sull’asfalto senza lasciare traccia.

E quando nei giorni scorsi il Cardinale Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, si è permesso di definire la reazione israeliana “offensiva sproporzionata”, nessuno si è esposto per avvalorare la sua denuncia, lasciando ampio spazio al commento di Tel Aviv: “intervento deplorevole”


Confondere Hamas con il popolo palestinese è la peggiore delle menzogne che si possa diffondere. Perché questo non permetterà mai di difendere le vittime innocenti di questa ecatombe e rende tutti complici della violenza scellerata che si è abbattuta su questo popolo.

Questi nostri tempi stanno diventando ogni giorno sempre più bui. Ma ciò che fa più paura è da una parte l’inerzia di chi potrebbe intervenire e si comporta invece da complice opportunista, per trarne sicuramente dei vantaggi, dall’altra l’abitudine, di cui tutti siamo succubi, a ogni forma di sopraffazione e di mostruosità che tende a prevalere sull’indignazione e sull’aperto dissenso.

Fino a quando andrà avanti tutto questo? Forse fino a che non ci ritroveremo tutti ad affogare nello stesso mare. Ma allora sarà troppo tardi per ricrederci e tornare indietro.


Commenti

  1. Cara Aurora quello che scrivi è tristissimo e potentemente documentato. Stiamo assistendo ad un vero e proprio massacro di un popolo, che in quella terra viveva molto prima che nascesse lo stato di Israele. Stato che come mostri molto bene tu dalle cartine geografiche ha negli anni eroso la terra ai Palestinesi. Quando sono stata in viaggio nella Terra Santa una delle cose che più mi aveva colpito era il muro creato dallo stato di Israele a Betlemme. Parlando con il figlio di un commerciante di oggettistica sacra e souvenir proprio a Betlemme , che aveva studiato in Italia arte, mi spiegava come quel muro stesse letteralmente strangolando l’economia palestinese. La domanda che mi faccio e a cui non riesco a rispondere è:come può un popolo che ha rischiato lo sterminio , perpetuarne uno verso un altro popolo? Sandra

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    1. Grazie Sandra! È la stessa domanda che mi faccio io da quattro mesi. E mi chiedo anche perché quei pochi sopravvissuti all’olocausto, ancora viventi, non abbiano speso una sola parola per difendere la verità e schierarsi contro questa efferata e insensata violenza. Aurora

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  2. Un ragazzo che subisce violenza, da grande è molto probabile che, a sua volta , esercitera' violenza su minori e indifesi.
    Lo dicono gli studi in materia e le statistiche.
    È quello che sta facendo Netanyahu ( novello Hitler) per vendicare il suo popolo che ha subito 6 milioni di persone uccise ,violentate, private della loro dignità , prima e durante la seconda guerra mondiale.
    Con il pretesto di eliminare una frangia di terroristi ( cresciuti ed alimentati da 80 anni di ingiustizie avallate dagli Usa e dai suoi alleati) sta distruggendo il popolo palestinese, più di 2 milioni di esseri umani .
    Ed ogni osservazione e/o richiamo dell' occidente, del Papa in particolare suscita la reazione permalosa e piccata di chi ritiene giustificato questo nuovo " olocausto ".
    E non ci sono altri vocaboli per definire questo massacro.
    Con il beneplacito e l' indifferenza quasi generale delle nazioni.
    È vero come diceva il Vico che " la Storia è fatta di corsi e ricorsi ".
    L'uomo non impara mai dai misfatti del passato . Anzi è pronto a ripeterli in una nuova versione riveduta e corretta , ancora più subdola e letale.
    Chi ci salvera ? Qualcuno diceva : la Bellezza.
    Certo non ci salverà la nostra assuefazione alle ingiustizie , alle guerre e a vedere migliaia di nostri fratelli che muoiono ogni giorno per fame, malattie e per i soprusi dei dittatori di turno.
    Salvo Patane '

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  3. Il problema per me è che questo piccolo pianeta azzurro è governato da dieci gruppi economici, che hanno a cuore solo il profitto. La situazione microeconomica e politica, la distruzione del pianeta, pongono questa umanità sul ciglio di un.baratro. Siamo noi che dobbiamo dare una.svolta prima a noi stessi, poi al mondo, seminando ogni giorno semi di pace, di armonia di perdono, di misericordia con la fiducia che se cambio il mio piccolo angolo, posso favorire il nascere di una nuova umanità. Mirio

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  4. Grazie Aurora per questo veritiero articolo . Dimmi ma cosa possiamo fare noi “non potenti” della ? la preghiera non basta ci vuole l’azione.

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    1. Hai ragione. Anche noi possiamo fare molto, pur non essendo potenti. Possiamo non essere faziosi, pensare con la nostra testa secondo giustizia, esternare i nostri pensieri, non fomentare la violenza e l’odio, seminare parole e sentimenti di dialogo, di inclusione e di pace. E non è poco. Aurora

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