Il bello che c'è

 


Voglio iniziare l’anno all’insegna della positività e dell’ottimismo, nonostante attorno a noi segnali di insensatezza e di delirio si facciano sempre più cupi e disastrosi.

Tra le moltissime buone notizie che ci spronano a credere in possibilità più lungimiranti e costruttive, ce n’è una particolarmente straordinaria e “miracolosa” che ci contagia di gioia e di speranza e che ci conferma che l’impossibile a volte può diventare davvero reale, concreto, tangibile.

La buona notizia è la rinascita, da 15 anni a questa parte, del rione Sanità di Napoli, un tempo luogo di spaccio e di criminalità, in cui il malaffare dilagava fiorente e indisturbato, e che oggi invece risplende in tutta la sua bellezza come fiore all’occhiello del capoluogo campano e dell’intero Paese.

Un esempio virtuoso, questo, che grida a tutti in modo inequivocabile come si possa sconfiggere il degrado e la povertà quando c’è la volontà di cambiare e quando si imboccano le strade giuste.

All’origine di questa rivoluzione culturale, sociale ed economica guarda caso non c’è la politica e l’amministrazione locale, ma un prete intelligente e creativo, con un cuore aperto agli altri, che vive la sua vocazione e il suo ministero con spirito generativo, ponendosi veramente a servizio della sua gente, libero da interessi personali di prestigio e di affari.

Antonio Loffredo è il suo nome. Figlio di un imprenditore, ha ereditato probabilmente dal padre la genialità e il senso pratico della vita che lo portano a guardare ai problemi per risolverli, senza nascondersi o fuggire dalle difficoltà.

Don Antonio Loffredo

Lo hanno sempre aiutato nella sua missione la convinzione che per agire occorre avere una visione, un’idea chiara e innovativa di società verso cui muoversi, e che, per un’azione radicale e duratura, bisogna abbandonare i vecchi metodi assistenzialisti del passato e costruire un welfare in cui le persone diventino protagoniste e artefici del cambiamento.

Dopo un’esperienza di servizio al carcere di Poggioreale, viene nominato parroco alla Sanità nel 2001. Non saranno stati facili i primi anni del suo ministero dopo il suo insediamento e gli saranno serviti certamente per conoscere la realtà e per studiare i passi opportuni da compiere per operare in modo mirato ed efficace.

L’imperativo che lo anima è quello di cambiare, di trasformare in meglio quel quartiere da tutti considerato senza speranza.

Nel 2006 fonda, così, insieme a sei giovani del quartiere, la Cooperativa sociale La Paranza Onlus che nel 2008 si aggiudica l’assegnazione di 500.000 euro messi a disposizione dalla Fondazione Con il Sud, attraverso il bando Storico-artistico e Culturale 2008, da investire nella valorizzazione di un bene abbandonato.

I giovani della Cooperativa La Paranza

Questa è la molla che fa scattare tutta una serie di iniziative efficaci e promettenti, volte alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico del territorio, a cominciare dalle catacombe di San Gennaro.

Quando parla della Sanità don Loffredo non può fare a meno di vantarne con orgoglio le sue radici storiche che lo rendono un territorio di raro valore culturale, allo stesso livello di Pompei e di Ninive, e per di più ancora abitato da un popolo che può gloriarsi delle sue origini e dei suoi antenati.

La chiave di volta è dunque far conoscere al mondo la bellezza artistica della Sanità e su di essa scommettere per la riqualificazione di un territorio abbandonato dalle istituzioni e vissuto con vergogna e disagio dai suoi stessi abitanti che non avrebbero mai immaginato possibilità così luminose per il loro futuro.

Catacombe di San Gennaro

Oggi infatti il Rione Sanità è una perla preziosa, meta turistica tra le più visitate della città, frequentata da 130.000 turisti l’anno, grazie a questo prete intraprendente e ai ragazzi che hanno creduto nelle sue “visioni” e hanno seguito i suoi sogni con determinazione ed entusiasmo sin dal principio.

I primi ragazzi che hanno intrapreso questo viaggio incredibile erano appena quattordicenni, “pietre scartate” dalla società li definisce don Loffredo, che grazie alla fiducia di cui hanno goduto e alle grandi responsabilità che sono state loro affidate, sono diventati pietre angolari per il riscatto di se stessi e del loro quartiere.

Essi negli anni sono cresciuti umanamente culturalmente e professionalmente, e hanno saputo riqualificare, con l’aiuto di esperti e professionisti, luoghi abbandonati da secoli e del tutto inaccessibili.

All’inizio, la strada era il loro ambiente di vita, non frequentavano la scuola e alcuni avevano già alle spalle varie esperienze di microcriminalità. 

Veduta del Rione Sanità

L’incontro con don Loffredo ha cambiato il corso e la qualità della loro esistenza. E cambiando se stessi, essi hanno cambiato anche il destino del loro rione.

Hanno studiato, hanno imparato a parlare diverse lingue e oggi possono accompagnare i turisti alla scoperta dei tesori racchiusi in questo scrigno prezioso che è il loro territorio.


Negli anni il gruppo si nutre di nuovi elementi e oggi sono ben 56 i giovani che lavorano con un contratto e si autosostengono. 

Essi costituiscono il personale dirigenziale delle catacombe, dal quale dipende questo progetto grandioso di incalcolabile valore umano e sociale.

Ma le catacombe non sono l’unica risorsa del territorio che è stata da loro valorizzata,  un territorio peraltro abitato anche da storici e sontuosi palazzi messi in risalto da questo generale processo di riqualificazione del rione: da Palazzo San Felice a Palazzo dello Spagnolo, da Palazzo dei Principi di Sannocandro a Palazzo Schiantarelli.  

Palazzo dello Spagnolo

Don Loffredo nella sua lungimiranza ha saputo infatti guardare oltre, più lontano, senza lasciarsi imbrigliare da schemi rigidi e preconcetti paralizzanti.

E guardando alle altre dieci chiese non usate per il culto, che insistono sul territorio della Sanità, oltre alla Basilica Santa Maria, ha immaginato e progettato un loro possibile utilizzo.  Qualcuno probabilmente avrebbe potuto pensare di ricavarne un profitto affittandole a enti interessati, come accade in tante diocesi e in numerosi istituti religiosi.

Basilica Santa Maria della Sanità

Don Loffredo invece, in linea con la sua “visione” ecclesiale e missionaria, pensa in grande lasciandosi guidare ancora una volta dall’amore per il suo popolo e per i poveri.

Oggi quelle chiese, buie e chiuse per troppo tempo, sono diventate luoghi di incontro e di creatività dove brillano luci colori e grandi promesse per il futuro. 

I loro spazi ospitano infatti iniziative formative interessanti di vario genere: un laboratorio teatrale, una palestra di box, l’orchestra giovanile Sanitansamble, uno studio musicale, un doposcuola, e perfino un museo espositivo di quadri del seicento e dell’opera dello scultore Jago, Il Figlio velato, che usa come suo laboratorio un’altra delle chiese del rione Sanità, sita nel Borgo dei Vergini.

L'Orchestra Sanitansamble

Tuttavia le diverse chiese non vengono per questo sconsacrate perché al loro interno si celebra comunque e sempre la bellezza e la vita.

Altre iniziative sui generis sono state l’apertura di un bed and breakfast, Il monacone, nei locali parrocchiali  e la decisione di accogliere gratuitamente e con discrezione, in alcuni spazi vuoti della basilica Santa Maria, le ceneri dei parrocchiani che esprimono la volontà di essere cremati.

B&B Il Monacone

La promozione umana della sua gente è l’idea guida di don Loffredo. Per questo ha consentito negli anni che molti ragazzi dell’orchestra Sanitansamble si iscrivessero al conservatorio, che chi manifestava interesse per il teatro si impegnasse anche in tournée in molti importanti teatri italiani, che altri partecipassero alla produzione di film che hanno riscosso un buon successo, come La paranza dei bambini o I bastardi di Pizzofalcone, favorendo anche l’iniziativa di trasformare in alcune circostanze il quartiere in set cinematografico per le riprese di altri film.

Sul territorio sono nati anche locali per la ristorazione, pizzerie, bar, e dal 2019 il suggestivo vicolo della cultura, in via Montesilvano, nel Borgo dei Vergini, per iniziativa di un’altra cooperativa nata per “contagio” sul territorio, l’Associazione Onlus Opportunity, con lo scopo di combattere la criminalità e l’illegalità con l’arte e la lettura.

La stradina è così diventata un museo a cielo aperto, che espone grandi murales dipinti sui palazzi del rione e che fanno memoria delle sue radici culturali e artistiche, rendendo omaggio a personaggi famosi e intramontabili del mondo artistico napoletano come Totò, Pino Daniele, Sophia Loren, Massimo Troisi e i De Filippo.


Straordinaria e suggestiva è anche la ricca biblioteca itinerante, realizzata lungo il percorso del vicolo attraverso l’esposizione, in piccole edicole, di libri che possono essere letti gratis sul posto o scambiati con altri che il passante desidera liberamente donare.


Dal luglio 2022 don Loffredo ha lasciato il rione Sanità, dopo aver preparato la sua gente a questo distacco, fermamente convinto che i giovani che ha seguito e formato per anni sapranno continuare, anche senza la sua presenza, il loro fruttuoso cammino.


Commenti

  1. È proprio bello iniziare l’anno con una notizia positiva e piena di speranza. Speranza e orgoglio di appartenere al Rione Sanità , e di essere una “animatrice culturale” del Museo Jago nella chiesa di San Aspreno ai Crociferi che ho personalmente visto ieri durante la visita, negli occhi della nostra giovane guida.Dopo averci accompagnato e spiegato con molto garbo e competenza le opere del giovane artista ciociaro, tra l’altro bellissime, ci ha tenuto a ringraziarci perché con la nostra visita culturale contribuiamo al miglioramento della vita del quartiere. Ha poi precisato che lei è la seconda generazione di giovani, impegnati anche da un punto di vista lavorativo nella riqualificazione del quartiere e che dalla costola della cooperativa la Paranza era appena nata quella a cui lei e altri giovani preparatissimi, efficienti e precisi appartenevano, la cooperativa la Sorte che lavoravano di comune accordo con l’artista di cui ci aveva appena spiegato il lavoro.
    Terminata la visita è partito un applauso spontaneo indirizzato non solo alla sua competenza professionale, ma soprattutto alla sua umana semplicità con cui ci ha raccontato del suo impegno e quello dei suoi colleghi e del fatto che oggi quando va fuori da Napoli per corsi di aggiornamento o svago possa dire con orgoglio di appartenere al Rione Sanità. Sandra

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    1. Grazie Sandra per questo tuo interessante contributo, scritto col cuore e con l’entusiasmo di chi ha visto con i suoi occhi i luoghi e le persone di cui scrivo. È stata proprio la tua visita al rione Sanità a ispirare questo mio post. Il tuo racconto appassionato e coinvolgente al tuo rientro mi ha infatti così incuriosito da spingermi ad approfondire questa storia così straordinaria. Ci sarebbe tantissimo da raccontare, ma ho dovuto cogliere solo l’essenziale convinta che chi leggerà, andrà come me sul web alla ricerca di altre importanti informazioni e troverà l’occasione per vivere di persona questo incontro che sarà sicuramente indimenticabile. Aurora

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  2. Di fronte alle tante brutte notizie che ci avvelenano le giornate ( La Russia che invade l' Ucraina, l'Israele che attacca la Palestina, l' Iran che minaccia l'Israele,...), i continui atti di violenza, le innumerevoli inademopienze dei nostri governanti saremmo tentati di andare in depressione, di lasciare perdere tutto.
    Leggendo il meraviglioso articolo sul rione Sanità a Napoli ci si rianima un poco.
    Si vede, ancora una volta, che il lavoro, l' impegno alla lunga " pagano" !
    È un grandissimo dono di Dio riuscire a cambiare il destino di un quartiere popolare di una città,
    Migliaia di persone , in parte rassegnate , stanno vivendo la loro resurrezione , una vita degna di essere vissuta.
    Da 15 mesi sto male( artrite, artrosi ernie discali alla colonna).
    Da capodanno mi accompagna una febbre altalenante che stronca ogni entusiasmo, ogni volo pindarico.
    Se tornerò a " rivedere il sole ", mi avete contagiato il desiderio di andare a visitare la Sanità , con le sue bellezze ed i suoi giovani " Risorti" !
    Grazie per l' iniezione di speranza !
    Con affetto.
    Salvo Patane '

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  3. Bellissimo messaggio di speranza.Mi chiedo Don Antonio come mai ha lasciato il rione sanità? Sua creatura? Non sapevo di questa riqualificazione,mi piacerebbe molto visitare il rione.Un caro abbraccio Aurora,sempre intellettualmente vivace e pronta a suggerire nuovi spunti di riflessione.
    Francesca Morgia

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    1. Grazie Francesca del tuo commento. Rispondo alla tua domanda. Il mandato di un parroco è di 9 anni. Così hanno stabilito i Vescovi italiani. Don Antonio lo ha avuto rinnovato per altri 12 anni e, avendo preparato i ragazzi all’autonomia e alla responsabilità, non si è preoccupato di doversene allontanare. Lui inoltre non si è mai sentito insostituibile o indispensabile o padrone delle iniziative che ha portato avanti. Comunque il suo legame col rione Sanità rimane e tante altre iniziative in corso lo dimostrano. Aurora

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  4. Speranza e verità, rappresentata da questa pagina Napoletana..
    Mare e sole danno luce ad una città Meravigliosa accompagnati da queste persone preziose.
    Grazie Aurora come sempre. Laura Scorcelletti

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