Quadri viventi

 

Stupore, meraviglia, incanto. Non si può non provare sensazioni del genere davanti ai tableaux vivants, opere d’arte particolarissime che “dipingono” e fanno spettacolo insieme, unendo tra loro arte pittorica e arte teatrale, accompagnate dalle coinvolgenti note di Mozart, Bach, Vivaldi, Sibelius, sotto gli occhi estasiati e increduli degli spettatori che constatano di persona, negli attori che si esibiscono, tanta straordinaria abilità e bellezza.

Non conoscevo questa forma d’arte prima di assistere ad alcune toccanti performance andate in onda nel corso della trasmissione televisiva “Splendida cornice” dello scorso anno.

Artisti esperti e potentemente comunicativi con la gestualità dei loro corpi riescono a mettere in scena “in diretta” quadri di grandi pittori, come Caravaggio, a cui si riferiscono quasi tutte le foto del post, che si compongono in un attimo, quasi per magia, attraverso la combinazione sinergica dei loro corpi, delle loro pose, dei colori dei loro drappeggi, delle espressioni dei loro volti.


Non è difficile immaginare quanto tempo richieda la realizzazione di ciò che "si consuma" in pochi attimi, quanto lavoro preparatorio, quanto esercizio, quanto studio, quante prove impegnative per cogliere e interiorizzare sentimenti e vicende, generalmente drammatiche o piene di mistero, che si vogliono rappresentare e per entrare in perfetta simbiosi gli uni con gli altri, per dare corpo, insieme, alla scena.

Una perfezione impensabile che si materializza per pochi istanti diventando specchio di un'opera d'arte che non sta davanti ai loro occhi ma che questi artisti sono capaci di assimilare nella propria carne e fare propria, come se fosse una loro seconda identità.

Lo spettatore si trova così improvvisamente davanti a un quadro vivente, una di quelle opere famose che hanno magari contemplato estasiasi per ore a bocca aperta e che in un batter d’occhio vedono perfettamente “duplicarsi”, diventare vita e trasformarsi in realtà umana a tutto tondo.


Si rimane profondamente colpiti nel riconoscere nei lineamenti espressivi, negli atteggiamenti statuari, nei colori, nelle luci e nelle ombre riprodotte dentro la scena, opere d’arte da sempre ammirate in tele di rinomati artisti, e improvvisamente rappresentate alla perfezione da personaggi in carne e ossa, veri e tangibili.

Vorresti fermare gli attori per sempre in quella posizione, immortalando la scena che hanno costruito, e invece dopo pochi istanti la vedi disfarsi, sciogliersi, dileguarsi in un attimo, con la stessa immediatezza con cui la si è vista comporsi e apparire.

In un contesto culturale in cui si inneggia più all’apparenza che alla realtà, mi ha fatto molto riflettere questa coraggiosa scelta artistica che valorizza così tanto l’istante più che il perdurare nel tempo.

È come se si riconoscesse all’apparire (che non è comunque puro sfoggio di sé ma punto di arrivo di un lavoro professionale meticoloso, impegnativo e faticoso) uno stato di provvisorietà, rispetto alla stabilità dell’essere.


Il frutto di questo importante lavoro teatrale, infatti, è sicuramente il successo e la soddisfazione grande che gli artisti sperimentano andando in scena, tuttavia sta nel loro essere il valore più prezioso (competenze, abilità, sensibilità, immedesimazione) che essi portano dentro di sé come un diamante di cui non fanno sfoggio ma del quale mostrano la bellezza al momento opportuno.

Lo stile dei tableaux vivants è un’arte antica sorta nel settecento e poi abbandonata. Mi è venuto istintivo associarla, solo per vaga somiglianza, ai presepi viventi o alle sacre rappresentazioni da cui probabilmente hanno preso ispirazione.


Solo recentemente, nel 2006, viene riportata alla ribalta dalla regista napoletana Ludovica Rambelli che con il suo estro creativo, proprio della sua indole partenopea, imprime alla rappresentazione artistica un tocco di assoluta originalità rispetto allo stile settecentesco.

La novità consiste nel cambio a vista, perché i diversi attori non hanno bisogno di calare il sipario per preparare la scena successiva ma sono in grado di realizzarla in pochissimi secondi sotto gli occhi stupiti degli spettatori.

Purtroppo Ludovica Rambelli è morta prematuramente nel 2017, a soli 54 anni di età, ma la sua attività non si è interrotta con la sua scomparsa e viene portata avanti con passione e impegno dalla compagnia teatrale che porta il suo nome, guidata dalla regista Dora De Maio, stretta collaboratrice della Rambelli.

La regista Ludovica Rambelli

Tra le iniziative più interessanti, le rappresentazioni per le scuole, vie privilegiate per meglio veicolare l’arte tra i giovani che in genere rimangono sorpresi e stupiti davanti a questo straordinario e originale linguaggio artistico e sono maggiormente stimolati a interiorizzarne i contenuti.

Sul sito della compagnia teatrale (ludovicarambelliteatro.it), sono elencati gli spettacoli prossimamente in scena a Napoli (17 e 28 dicembre), a Sorrento (13 e 14 gennaio) e a Roma (26 gennaio): “La conversione di un cavallo”, 23 tele di Caravaggio, e le opere di Artemisia Gentileschi su musiche di Scarlatti, Bellini e Verdi.

Scena ispirata a un opera di Artemisia Gentileschi

In cantiere, la realizzazione di uno spettacolo sulle opere di Leonardo Da Vinci.


Commenti

Post popolari in questo blog

Riciclo solidale

Tre anni fa

Solo canzonette?