Halloween e oltre

 

Tra i miei ricordi d’infanzia, la ricorrenza dei defunti occupa un posto rilevante, vissuta com’era con trepidazione, ingenuità e un particolare clima di suspense.

Anche se mescolati alla consumazione di dolciumi tipici siciliani dalla squisitezza eccezionale; agli acquisti di articoli di ogni genere a buon prezzo sulle bancarelle, in preparazione all’inverno ormai alle porte; all’attesa dei regali “dei morti”, portati ai bambini a notte fonda, quei giorni rappresentavano per tutti una festa di famiglia che coinvolgeva grandi e piccoli nella condivisione di un mistero imperscrutabile eppure così vicino e caro, il mistero della morte e di un’altra vita che la supera e crea un legame d’affetto, profondo e sincero, con chi non è più tra noi.


Oggi, insieme al lento e progressivo fenomeno di scristianizzazione, assistiamo a una costante perdita di punti di riferimento che hanno caratterizzato per secoli la nostra cultura e la nostra storia.

La religione - e non solo quella cristiana - spesso fa paura, in ogni sua forma e tradizione, non tanto per i suoi genuini contenuti che possono avere anche un’alta funzione formativa, ma per la loro manipolazione a servizio del potere, che nel corso della storia, fino al presente, ha incatenato le coscienze e la libertà delle persone.

Parallelamente all’impoverimento del nostro bagaglio culturale, si verifica oggi uno strano fenomeno: la facile accoglienza e condivisione di usanze di altri popoli, a noi sconosciuti e lontani, storicamente e geograficamente, che prendono stabile dimora, spesso in modo acritico, nel nostro vivere quotidiano.

Qualunque nuova proposta infatti attecchisce più facilmente là dove si crea un vuoto culturale. E così da più di 20 anni a questa parte alle nostre consuete tradizioni legate alla commemorazione dei defunti è subentrata la festa di Halloween, una festività celtica che nulla avrebbe a che vedere con la nostra storia e la nostra cultura.


Ma poiché generalmente è il mercato e il profitto a determinare le scelte sociali, non le motivazioni culturali e men che meno quelle religiose, anche questo fenomeno si è imposto con forza nei nostri stili di vita diventando anch’esso un grande affare commerciale, uno dei tanti che scandiscono lo scorrere dei mesi dell’anno e riempiono ciclicamente le vetrine di nuovi simboli accattivanti e di oggetti inutili ma “indispensabili” da acquistare.

Anche la scuola italiana ha fatto la sua parte nell’affermarsi indisturbata di questa festività, spalancando le porte all’inserimento del suo contenuto prefino nella programmazione didattica, incoraggiandone anche fattivamente la sperimentazione pratica.

È tutto dire inoltre se, tra le agenzie educative più attive nella promozione di questo appuntamento, ritroviamo pure alcune parrocchie che non disdegnano di organizzare feste “laiche” e pagane, come per esempio il carnevale o San Valentino, pur di attirare a sé nuovi adepti, sfruttando a tal fine ogni occasione, opportuna e inopportuna.

Tuttavia alcune di esse si sentono investite della “missione” di organizzare in alternativa un contraltare, mettendo in campo con fare integralista manifestazioni religiose ad hoc, insolite e sgradevoli, con finalità esorcizzante, come la processione di tutti i Santi con tanto di candele, crocifissi, statue di madonne e di santi, bambini vestiti da angeli e quant’altro, da esibire lungo le strade delle città, imponendola all’attenzione del pubblico, generalmente indifferente e “in tutt’altre faccende affaccendato”. Una vera incredibile tristezza!


Il tempo delle crociate infatti è finito da secoli, eppure qualcuno ancora oggi non riesce a trovare altri strumenti per esprimere le proprie idee e i propri valori. E così, invece di donare la propria vita tutti i giorni dell’anno per stare accanto alle persone, ascoltando le loro preoccupazioni e speranze, dialogando con tutti, anche con chi la pensa diversamente, preferisce contrapporre e ostentare modelli di vita alternativi, che comunque oggi non rappresentano più neppure la stessa cristianità.

In realtà, la festa di Halloween, benché sia sin dalle origini una festa pagana legata al ciclo delle stagioni, ha di per sé anche finalità più significative rispetto a quelle oggi percepite ed espresse dalle attuali nuove usanze consumistiche, in quanto celebrerebbe in qualche modo il ricordo dei morti e il tributo che a essi andava reso.


Molti studiosi la fanno risalire alla festa celtica di Semhain, una festa appunto in onore dei defunti, che coincide con il capodanno e con il passaggio dalla stagione estiva a quella invernale. 

Rappresentava per questi popoli la festa più importante dell’anno, in occasione della quale mettevano da parte, con l’ultimo raccolto, le provviste necessarie per superare il rigido freddo dell’inverno.

In questo tempo di “passaggio” i Celti pensavano che la distanza tra i vivi e i morti si riducesse e che si potesse parlare ed entrare in contatto con coloro che non erano più in vita. 

Il nome con cui oggi è conosciuta la festa, Halloween, rivela inoltre l’evoluzione, nel corso della storia, del suo significato che ha subito l’influenza non solo di racconti leggendari che l’hanno allontanata dalle sue origini, ma anche dell’espansione della cristianità, che ha condizionato ogni cultura con cui è venuta in contatto lungo i secoli.

Infatti l’espressione “All Hallow’s Eve” ha incredibilmente una stretta relazione con la festa cristiana di Ognissanti perché in inglese antico indicava proprio la vigilia di tutti i Santi.


La storia quindi suggerirebbe di usare un pizzico di intelligenza in più e di accogliere ciò che di positivo il messaggio originario di questa festa esprime, interpretandolo come premessa a un percorso che va ben oltre e che dà un senso più profondo all’esistenza.

Gli antichi romani, con le loro conquiste, cancelleranno ogni traccia della cultura celtica che rimane viva solo nelle Isole Britanniche. 

Eppure i corsi e i ricorsi della storia sono sorprendenti. Avremmo mai immaginato infatti che gli eredi dell’antica invincibile Roma si sarebbero fatti conquistare oggi dai popoli celtici e avrebbero dato ospitalità piena a questo aspetto tipico della loro cultura?


Penso proprio di no. Ma le cose, comunque, accadono spesso senza che se ne abbia consapevolezza e nella più assoluta ignoranza dei precedenti iter storici.

Inoltre, di quella antica festa pagana oggi non è rimasta neppure l’ombra. Solo mostri, scheletri, fantasmi e sangue. Una sorta di nuovo carnevale, che impegna adulti e bambini, dove ai travestimenti di ogni genere si mescolano maschere tetre come in un film dell’orrore, che imbrattano i volti rendendoli inguardabili e mostruosi.

I bambini si divertono e socializzano tra loro, ma non hanno gli strumenti per capire e per accorgersi di quello che perdono e di quanto viene loro sottratto.


Non possono sapere che, mentre giocano e scherzano spensieratamente e allegramente, pezzi della cultura del loro paese e del loro popolo vengono messi in ombra o cancellati, mentre loro per primi diventano strumenti inconsapevoli di un consumismo sempre più dilagante che mira solo a produrre e a vendere, a fare acquistare montagne di oggetti che non servono proprio a nulla e che verranno presto gettati via come rifiuti. 

Fortunati quei bambini che hanno alle spalle famiglie solide e culturalmente formate, capaci di trasmettere con la vita ai loro figli valori umani e cristiani fondamentali e intramontabili.

Perché la nostra visione della vita e della morte ha dei suoi ben precisi connotati, alcuni dei quali solo appena accennati e in penombra nelle altre culture. A noi non appartiene questo sguardo tetro e spaventoso della morte e dei defunti. Lo stesso culto dei morti, strettamente collegato alla solennità di tutti i Santi, ce lo dice chiaramente.


Dopo la morte non c’è il vuoto, il non senso, il nulla. E l’aldilà non è un luogo terrorizzante e inguardabile che suscita paura e sgomento. Dopo questa vita si apre un orizzonte di luce e di eternità e una compagnia di volti radiosi uniti tra loro dal sorriso e dalla comunione.

È la fede, certamente, che ci suggerisce tutto questo. Ma una fede ancorata alle Scritture, non frutto di fantasie visionarie.

Il libro di Giobbe, tra questi sacri testi, unica e ineffabile composizione poetica, insuperabile nel descrivere il dolore dell’umanità e il suo bisogno di riscatto, di assoluto e di infinito, apre davanti ai nostri occhi ampi squarci di speranza, di fiducia e di serenità, con parole forti e di grande consolazione che sentiamo proclamare proprio in occasione della commemorazione dei defunti: 


«Oh, se le mie parole si scrivessero, 
se si fissassero in un libro,
 fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
 per sempre s'incidessero sulla roccia!
 Io so che il mio redentore è vivo
 e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! 
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
 senza la mia carne, vedrò Dio.
 Io lo vedrò, io stesso,
 i miei occhi lo contempleranno e non un altro». (Gb 19,23-27a).

E sin da ora e da qui possiamo iniziare a gustare questa serenità, entrando in simbiosi con Dio e con i “santi”, coloro che, secondo l’Apocalisse, “vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello” (Ap 7,14), coloro cioè che ci hanno preceduto e che vivono in comunione tra loro e con Dio, con i quali possiamo ogni momento dialogare e continuare a convivere, sebbene si trovino oggi in un’altra imperscrutabile dimensione così diversa dalla nostra.

È questa la comunione dei santi, uno dei pilastri fondamentali della nostra fede!

Commenti

  1. abbiamo messo la morte nel dimenticatoio, non ne parliamo più, i nostri ragazzi non partecipano più ai funerali,non si va a salutare il nonno che è morto, però si festeggia hallowen ,senza nemmeno sapere che tipo di festa è. È la società dei consumi, del non pensiero,il problema non è morire ma vivere da morti.Accogliere la vita, scoprire il senso profondo in ogni cosa,ci fa avvicinare alla morte senza paura con la convinzione che siamo fatti di polvere di stelle e come stelle continueremo a vivere e a portare luce,pace amore ad ogni creatura dell'universo mirio

    RispondiElimina
  2. Ciao Aurora, grazie come sempre per i tuoi post interessanti. Da piccola ricordo che nel giorno della commemorazione dei defunti andavo al cimitero a portare un fiore a tutti i defunti delle mie famiglie (facevamo un giro pazzesco nel cimitero per portare un fiore anche ai parenti più lontani, ai vicini di casa morti…), ero piccola ma ricordo con piacere quei momenti.Oggi è tutto così cambiato…ho nostalgia di quei tempi😞. Qualche anno, soprattutto dopo la morte di mio padre, ho trascorso questi giorni a Lecce e devo dire che l’atmosfera è differente rispetto alla grande città. Angela Rao

    RispondiElimina
  3. Cara Aurora, è interessante quello che hai scritto e mi hai fatto tornare in mente la mia infanzia.In Toscana il culto dei morti è molto sentito, direi “vivo” se non fosse un paradosso.Sono stata abituata a frequentare il cimitero con naturalezza non soltanto durante la ricorrenza dei defunti.Nel paese natale dei miei genitori, c’è un cimitero monumentale molto bello e curato dove riposano i miei nonni e il mio babbo.Ho abituato i miei figli a mantenere il ricordo del nonno anche andandolo a trovare al cimitero e ho visto che mio figlio sta facendo altrettanto con la sua bimba di tre anni.Penso che sia proprio il compito dei genitori e dei nonni trasmettere il culto dei nostri cari che non ci sono più.Sandra

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Care Angela e Sandra, grazie della condivisione delle vostre esperienze familiari che mi confermano quanto sia importante la famiglia nella formazione dei bambini a costruire una relazione sana e serena con i loro cari defunti.
      Recentemente l’ho toccato letteralmente con mano incontrando una mia carissima amica, Bernadette, che vive nei pressi di Tortona e che da un paio di anni ha perso improvvisamente il marito. Porta ancora nel cuore il peso e le ferite di questo doloroso distacco. Eppure, continua a vivere con lui una relazione serena andandolo a trovare spesso nel piccolo e accogliente cimitero poco distante da casa, quando è possibile anche insieme alle sue figlie e alle piccole nipotine di cui si prende cura con tanto amore. “Andiamo a trovare il nonno” sono le parole che ogni volta pronuncia con una naturalezza ammirevole, e che aiutano le bambine a vivere come un momento bello e gioioso questo incontro, fino al punto di muoversi tra i viali del cimitero come se fossero una dependance della loro casa, correndo e ridendo spensieratamente. Mi ha colpito molto constatare come l’amore e la fede possano trasformare le esperienze più dure e difficili da accettare in occasioni di incontro e di profonda unione familiare. Aurora

      Elimina
  4. Grazie Aurora, come sempre profonda nelle riflessioni. Tuttavia trovo che l’argomento, al netto del discorso consumistico che personalmente condanno, vada approcciato anche nel senso dell’ “apertura” ad un’altra cultura. Se la previsione degli storici è il meticciarci, obbligatoriamente dovremo farlo anche dal punto di vista culturale. Un abbraccio, Flavia De Giosa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Flavia, grazie del tuo prezioso contributo. Sono d’accordo con te. Infatti secondo me il problema non è il mescolamento ma la sostituzione, e di conseguenza la perdita delle proprie tradizioni e della propria cultura. Un abbraccio. Aurora

      Elimina
  5. Ho scoperto che anche l' attuale festa di Halloween , con tutti i suoi eccessi e somiglianze al carnevale, ha il suo fondamento nella cultura celtica che , a suo modo, ricordava i suoi morti.
    Avveniva pr una notte lo scambio di sentimenti fra il mondo dei " vivi" e quello dei "morti".
    Nella nostra Sicilia i vecchi vivevano insieme a figli e nipoti nella stessa casa. E quando arrivava il momento del distacco era quasi naturale portare nel cuore il ricordo del nonno che ci aveva lasciato. Per andare in cielo con tutti i santi e gli angeli e continuars a custodirci .
    La notte tra l' 1 e il 2 novembre era una notte trepidante di attesa.
    Si attendevano i nostri morti che ci venivano a trovare per portarci un paio di scarpe o dei quaderni per la scuola oppure dei biscotti.
    Era una notte magica che ricordo sempre con nostalgia.
    Vita e morte che si danno la mano. Il cielo comincia dalla terra, dalle nostre piccole e grandi guerre quotidiane.
    Salvo Patane '

    RispondiElimina
  6. Condivido ogni parola! Il consumismo alla fine é l'unica vera religione rimasta. Giuseppe Savagnone

    RispondiElimina
  7. Grazie Aurora,mi hai fatto rivivere momenti belli della mia infanzia! In questa ricorrenza vivevo trepidante l'attesa dei regali dei nonni che poi andavo a trovare al cimitero e....sono cresciuta senza traumi.E' questa invece la ragione per cui tanti genitori non portano i figli al cimitero ne’ al funerale dei nonni.
    Un abbraccio. Tina Gentile

    RispondiElimina
  8. Cara Aurora, credo che sia stata la Chiesa cattolica a sovrapporsi alla festività pagana e non viceversa; la chiesa cattolica era consapevole che tale festività era molto diffusa tra i popoli del nord Europa e ha voluto trasformarla in suo favore come è successo per altre festività pagane ; quello che fa riflettere è questo aspetto consumistico così devastante perché fa perdere il senso profondo

    RispondiElimina
  9. Ciao Aurora! Leggo solo ora il tuo post, interessante come sempre.
    Per quanto riguarda le tradizioni nel giorno dei morti ricordo che da piccola andavo con mamma a far visita ai nostri cari defunti. La comunione dei vivi con i defunti e il valore della preghiera è una realtà che percepivo molto bene nei gesti di amore e di cura per chi era solo fisicamente assente.
    Quest'anno mia figlia, che vive a Palermo, mi ha detto che, secondo la tradizione, avrebbe lasciato la sera del primo novembre un posto vuoto a tavola per i defunti che avrebbero poi fatto trovare ai bambini dei doni la mattina successiva. Non so quanto Eleonora, la mia nipotina che ha solo 2 anni, abbia compreso di tutto ciò, la foto, però, che la ritrae mentre apre i regali che le hanno portato i defunti è veramente tenera e parla di vita. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Riciclo solidale

Tre anni fa

Solo canzonette?