Arte e misteri

 

Ricordo, come fosse ieri, l’apertura della Cappella Sistina dopo 14 anni di restauro.

Era l’8 aprile 1994. La lunga attesa aveva alimentato nel mondo intero la voglia irrefrenabile di visitarla per ammirarla in tutto il suo splendore.

I lavori di restauro infatti avevano riportato alla luce i colori che lungo i secoli si erano sbiaditi e oscurati, e particolari iconografici mai visti prima e impensabili.
Particolare della Cappella Sistina, prima e dopo il restauro

Le prenotazioni per l’ingresso in questo luogo magico e altamente istruttivo si protraevano troppo a lungo nel tempo, ma tutto si sarebbe accettato pur di potervi accedere.

Sebbene non abitassi a Roma in quegli anni, anch’io mi sono messa “in fila” per vivere questo momento di grazia e, come insegnante in un liceo scientifico della città, mi è sembrato quasi d’obbligo, oltre che un piacevole regalo, programmare un viaggio di istruzione con una classe del triennio, con tappa appunto alla Cappella Sistina.

Purtroppo il mio ricordo a questo punto si intristisce perché mai avrei immaginato il comportamento tenuto in quell’occasione dai miei studenti, sciatto e deludente.


Dopo un lungo tempo di attesa, arriva il nostro momento di ingresso, in una Cappella strapiena all’inverosimile di turisti. Con lo sguardo rapito da quella visione calamitante, dopo alcuni minuti di osservazione do un’occhiata attorno alla ricerca dei miei studenti e me ne ritrovo accanto solo un paio. Gli altri si erano subito dileguati nel nulla. Appena entrati, si erano infatti precipitati immediatamente verso l’uscita.

L'amarezza di questa esperienza è inenarrabile e il timore nell’inutilità di tante proposte “didattiche”, che per gli studenti, nella maggior parte dei casi, sono solo un escamotage per vivere senza limiti la propria libertà, è diventato in me una chiara certezza che si è andata consolidando negli anni successivi a causa di esperienze analoghe.


Comunque, al di là di questo spiacevole risvolto professionale, nulla ha potuto offuscare in me lo splendore di quella visione e soprattutto l’attrazione per le due meravigliose opere michelangiolesche che campeggiano maestose nello spazio, rubando la scena al susseguirsi incalzante di capolavori dei più illustri giganti dell’arte rinascimentale, dal Pinturicchio a Botticelli, dal Perugino al Ghirlandaio: il Giudizio universale sulla parete frontale, realizzato in età avanzata da Michelangelo, e la Creazione di Adamo al centro della volta, opera della sua matura giovinezza.

Proprio nei giorni scorsi alcune circostanze mi hanno indotto a fermare lo sguardo su questo secondo spettacolare affresco: un “regalo ricevuto dall’Africa attraverso un post condiviso dalla mia amica Grazia, missionaria in Burkina Faso.
Il post conteneva un'immagine provocatoria: la rilettura in chiave africana e femminista della creazione della Cappella Sistina, dove un “dio donna” dalla pelle nera dà vita alla prima creatura dell’umanità, fatta a sua immagine e somiglianza, dunque anch’essa nera!


L'opera è stata realizzata e divulgata online nel 2017 da un'artista autodidatta americana di Chicago, Harmonia Rosales, di origini afro-cubane, che si è avvalsa della stessa ispirazione e della stessa tecnica per rivisitare altri 19 capolavori storici dell'arte rinascimentale, come la Venere di Botticelli o l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, in mostra da settembre allo Spelman College Museum of Fine Art di Atlanta.

L'artista Harmonia Rosales

Lo scopo, quello di cambiare le caratteristiche fisiche e gli stereotipi estetici che la società occidentale impone a livello mondiale.

Un passo troppo azzardato, ho pensato sulle prime. Ma poi mi sono detta: la scienza, supportata da seri studi genetici e archeologici, non colloca proprio nell’Africa subsahariana l’origine della vita umana 200.000 anni fa?

La potenza di questa immagine mi ha spinto quindi a penetrare più a fondo dentro ogni dettaglio dell’opera michelangiolesca e a scoprirne particolari inediti e insospettabili.

La bellezza del primo uomo uscito dal tocco vitale della mano del Creatore, fatto, come canta il Salmo 8 “poco meno di un dio” (v. 6), cattura infatti così fortemente l’attenzione e lo sguardo da non lasciare spazio e respiro per andare a scandagliare ogni altro frammento di questo gigantesco affresco, pensato e raffigurato dalla genialità di Michelangelo.


Dobbiamo infatti ammetterlo: davanti a questa abbagliante “visione” non abbiamo occhi che per lui, Adamo, e per quelle due mani eleganti che sembrano danzare e che si incontrano sfiorandosi con un dito.

Spostando però lo sguardo sulla parte destra dell’affresco, ogni dettaglio ci appare come una scoperta sorprendente che interroga e fa pensare.

Mentre infatti il cuore della raffigurazione trova nel racconto della Genesi la sua chiara e impeccabile didascalia, altri particolari dell’opera si presentano all’osservatore come enigmi “strani” e difficili da decifrare.

Accanto ai putti riccioluti, non a caso in numero di dodici, per rappresentare probabilmente l’intera umanità, sono collocate dall’artista altre figure misteriose la cui identità noi possiamo solo ipotizzare perché in realtà solo il suo autore potrebbe essere in grado di rivelarcela.


La figura maschile nuda sotto il corpo di Adamo ha una funzione puramente allegorica come tante altre simili, presenti negli angoli dei pannelli di tutta la volta. Altre figure invece fanno parte della scena ma non sono facilmente identificabili: per esempio quella che si intravede sotto il corpo di Dio, ma anche la figura femminile alla sinistra del Creatore e un altro personaggio maschile che si intravede alle spalle della donna.

Molti hanno avanzato varie possibili decodificazioni di queste immagini, non sempre convincenti, e credo che ogni sguardo attento e indagatore potrebbe suggerire altre nuove ipotesi interpretative.

Chi ha voluto raffigurare Michelangelo con questi personaggi? I loro tratti somatici probabilmente ritraggono volti della vita quotidiana a lui noti, ma ci si chiede quale possa essere la loro corrispondenza con i protagonisti della Storia della Salvezza, tema ispiratore di tutto il progetto pittorico della Cappella, senza tuttavia escludere l’ipotesi di una licenza “artistica” del suo autore.

Ritratto di Michelangelo Buonarroti, di Daniele da Volterra, detto il Braghettone

Michelangelo infatti non era un meccanico esecutore di ordini ma un artista a tutto tondo che si prendeva le sue libertà nella gestazione delle sue opere e che amava non svelare tutto del suo progetto artistico, affinché le sue opere rimanessero in parte misteriose e indecifrabili.

Il personaggio che colpisce in modo particolare è la donna raffigurata alla sinistra del Creatore, custodita e stretta sotto il suo braccio.

Che si tratti di una donna non è da tutti condiviso. Nonostante le sue fattezze chiaramente delineate, c’è chi la considera una figura maschile, ostinandosi nel sostenere questa tesi, probabilmente a causa di pregiudizi e precomprensioni culturali.

Qualcuno invece vi ha visto addirittura l’immagine di Maria, la madre di Gesù.

Una supposizione, questa, che non mi convince. Una Madonna “svelata”, infatti, che mostra così apertamente la nudità dei suoi seni, sebbene abbiano una conformazione ancora adolescenziale, sembrerebbe un'ipotesi davvero improbabile e bizzarra.

Altri hanno individuato in essa la Sapienza, e quindi la persona dello Spirito Santo, presente sin dall’inizio della creazione e partecipe dell’opera creatrice di Dio. 

C’è anche chi ha avanzato l’ipotesi della raffigurazione di Eva, una possibilità a mio avviso davvero suggestiva. Creata dalla costola di Adamo, il Padre la condurrebbe a lui come una sposa, essere vivente simile a lui, carne della sua carne.


Una interpretazione, questa, che io prediligo tra tutte, anche se le sue conseguenze potrebbero portarci lontano e sembrare fantasiose e infondate, non meno comunque di quelle che scaturirebbero dalle altre ipotesi.

Colpisce per esempio lo sguardo incerto, sospettoso, spaurito forse, di questa giovane donna, uno sguardo però anche curioso e ansioso per l’attesa di conoscere l’uomo a lei simile, nel quale potrà rispecchiare il suo volto.

Tuttavia, come spiegare la sproporzione con l’aspetto maestoso di Adamo e con il fascino che emana la sua persona? Sembrerebbe davvero eccessiva

La donna infatti non è dotata di una bellezza tale da illuminare la scena. È minuta, smilza, seminascosta. A lei è riservato il secondo posto, quello dietro le quinte, quello destinato a chi non conta molto e si sottomette a chi ha potere, quello comunque che alla donna sarà assegnato lungo tutto il corso della storia, nel mondo intero e nelle diverse tradizioni religiose.


Non sorprende il fatto che Michelangelo, omosessuale e misogino nella vita, come lo descrivono i critici contemporanei, abbia potuto immaginare così i tratti della donna appena creata, e si sia invece speso molto di più nello “scolpire” il corpo muscoloso e monumentale di Adamo. Tra le sue opere, del resto, le figure maschili, prestanti e vigorose, sono di ordinaria amministrazione, e gareggiano tra loro per bellezza e grandiosità, mentre mancano le raffigurazioni femminili che emanano uguale luce e pari potenza attrattiva.

A eccezione del volto adorabile e impareggiabile della Vergine Maria nella sua Pietà giovanile, le donne che popolano la Cappella Sistina, Madonne, Sante e Sibille, hanno muscolature vistose che riconducono ai tratti tipici della mascolinità.


Mi convince molto quindi l’idea che quella donna al fianco di Dio creatore sia Eva, una donna “comune”, né Madonna né Santa né Sibilla, che pur essendo la prima donna ad apparire sulla terra è già segnata dal suo destino di tentatrice e peccatrice, oltre che di madre del primo infelice violento uomo fratricida.

Una storia, dunque, quella che Michelangelo ha voluto raccontare, che parte in tutto il suo splendore dall’uomo troneggiante nel cosmo, così come Dio l’aveva ideato, e che poi si deteriora strada facendo inesorabilmente, deturpando le sue origini.

A sostenermi in questa ipotesi sono anche le figure che affiancherebbero Eva: l'uomo alle sue spalle (Adamo che ha perso la bellezza delle origini?) e il bambino che sta alla sua sinistra (Caino?) bloccato da un gesto deciso e “autoritario” della mano di Dio, che forse vorrebbe indirizzarlo sulla buona strada, sebbene molti vedano in lui, associato alla “donna-Maria”, il Figlio di Dio, il nuovo Adamo col quale avrà inizio una nuova creazione, congiunti l’uno all’altro dall’ampia apertura delle braccia di Dio.


Se ritorniamo con i piedi a terra, dopo queste considerazioni ipotetiche ma appassionanti, possiamo recuperare il messaggio dell’immagine africana, le sue forti provocazioni e le speranze in essa contenute, augurandoci che almeno sul testo della Genesi si sviluppi e venga condivisa una esegesi biblica più aperta e aggiornata, che superi pregiudizi e visioni parziali e integraliste.

Commenti

  1. Mirabile descrizione di capolavori.Bellissime le immagini della pittrice africana.Non vorrei aggiungere altro,ad un post che sicuramente leggerò e rivedrò tutte le volte che desidero,sino ad esserne sazia.
    Francesca Morgia

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  2. I tuoi post sull'arte sono avvincenti.
    Ci prendi per mano e ci fai gustare l'insieme e, poi, con una capacità unica ci fai cogliere e masticare i dettagli.
    Michelangelo rivisto e attualizzato da Harmonia Rosales è fantastico. Dio donna e nera. Sto approfondendo il transteismo e mi rendo conto come è meraviglioso liberare l'idea di Dio dagli stereotipi clericali e riscoprirlo vivente e amante, oltre la visione antropomorfa, al di là del suo essere giudice. Un Dio che ci rende figli senza differenze, anzi con le nostre differenze.
    Bellissima l'interpretazione della figura femminile accanto al Creatore.
    Grazia

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  3. Carissima Aurora, sempre più interessanti e appassionanti i tuoi post! Una quindicina di giorni fa hanno trasmesso in TV un servizio sulla mostra di Atlanta di Harmonia Rosales. Le immagini delle sue opere avevano incuriosito molto sia me che Dario, mio marito. Cercando in rete abbiamo trovato un'intervista all'artista che affermava di essere affascinata dalle opere rinascimentali e di averne studiato a fondo la tecnica pittorica. Intendeva dimostrare che anche le persone con la pelle nera e i capelli crespi possono rappresentare un canone di bellezza. Veramente efficace il messaggio . Condivisibile anche la tua proposizione interpretativa e la tua apertura ad un nuovo paradigma esegetico. Grazie e complimenti, Aurora! Maria Cristina Scorrano

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  4. Appassionante la dovizia di particolari che sei riuscita a scovare nel meraviglioso affresco di Michelangelo che fa stare sempre con il fiato sospeso.
    Grazie Aurora. Filippo Grillo

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  5. Attraverso parecchi dei post settimanali di Aurora mi rendo conto della mia grande ignoranza in campo di Storia dell' Arte.
    Non conoscevo Harmonia Morales,
    questa artista afro-cubana che ha rivisitato 20 classici del Rinascimento, con volti e corpi neri
    rappresentati su tele ad olio.
    Ha reinventato : " La creazione di Adamo " di Michelangelo, " La nascita di Venere" di Botticelli, " L' ultima cena " di L. da Vinci con i personaggi dalla pelle scura.
    A proposito poi della secolare questione sul sesso di Dio, si è ormai appurato che Dio non è né maschio, né femmina, ma in se' contiene entrambi i sessi. Non è una persona come intendiamo noi, ma è l'elemento primo ed unico da cui scaturisce il tutto.
    L' Arte avvicina a Dio, fa alzare lo sguardo dall'arida quotidinianita' verso orizzonti di infinito.
    Salvo Patane '


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