Africa maltrattata

 


In Italia sappiamo cosa sta succedendo in Niger? È una domanda che mi vado ripetendo ogni giorno da quando ci è giunta la notizia del colpo di Stato che ha destituito il presidente filofrancese Bazoum e ha provocato l’assalto all’ambasciata francese da parte della folla che abbassa la Francia e inneggia a Putin, senza capire che il rischio che corre è quello di cadere dalla padella alla brace.

Non credo assolutamente che l’attenzione e l’interesse della maggior parte dei nostri connazionali siano attratti da argomenti simili. E l’informazione, d’altra parte, spesso non fa su questi temi un buon servizio.

Le prime pagine dei quotidiani di venerdì 28 luglio

Il tema è assai complesso e si presta a diversi generi di narrazione, a seconda delle convinzioni politiche e dei punti di vista. Lo affronto non da esperta ma da cittadina pensante che vuole scoprire almeno qualche briciola di verità, e per questo va alla ricerca di più fonti e si pone delle domande.

Le informazioni che ho raccolto sul web mi hanno aiutato a capire un po' meglio la situazione. 

In Africa i colpi di Stato, come quello del 26 luglio in Niger, sono all'ordine del giorno e hanno radici antiche e profonde che si sono consolidate nel tempo.


I Paesi africani sono stanchi di subire l’imperialismo occidentale e di essere depredati delle loro risorse, e reclamano autonomia e libertà.

La Francia, dal cui colonialismo il Niger si è rinfrancato nel 1960, attinge qui le forniture di uranio indispensabili per le sue centrali nucleari, e la multinazionale Orano ha un accordo di concessione fino al 2040.

I nigerini, d’altro canto, lavorano nelle miniere per la Francia respirando radon, gas altamente radioattivo, e la popolazione nigerina ha accesso all’elettricità solo per il 18%.

Miniera di uranio in Niger

Che grande affare per il Paese, tra i più poveri del mondo, con 27 milioni di abitanti che patiscono la fame! Solo sfruttamento e impoverimento!

A questa truffa si sommano gli interessi della Cina che sta colonizzando il Niger estraendo petrolio e costruendo ponti e palazzi, quelli della Turchia che lo rifornisce di armi e ha investito nella costruzione dell’aeroporto della capitale, le mire delle milizie Wagner e della Russia che aspirano a estendervi il loro controllo, e la violenza terroristica dei fondamentalisti islamici jihadisti nei confronti di una popolazione di per sé pacifista, vicina alla tradizione musulmana dei monaci sufisti.

Il Niger subisce anche le conseguenze della corruzione che coinvolge le istituzioni complici e inaffidabili.

Solo un esempio. Un miliardo di dollari stanziato dalle compagnie petrolifere per ripulire il Delta del Niger, inquinato a causa della loro attività di estrazione di petrolio, è finito nelle mani dei politici che sono stati rieletti alla guida del Paese. Un programma fantasma, dunque, che seppure sia stato promosso dall’ONU si è risolto in un bluff, producendo società di pulizia inesistenti e laboratori fasulli.

Delta del Niger devastato dal petrolio

Un recente intervento del neo presidente del Burkina Faso Ibrahim Traoré, in carica da appena 10 mesi dopo l’ennesimo colpo di Stato, è a riguardo particolarmente illuminante e aiuterebbe tutti a capire in modo più corretto le dinamiche e le possibili conseguenze dello sconvolgimento politico in atto in Niger, Paese del Sahel, insieme al Burkina, con cui confina a ovest.

Ibrahim Traoré, Presidente del Burkina Faso

Intervenendo pochi giorni fa al summit Africa-Russia a San Pietroburgo, ha messo a fuoco in appena 4 minuti i nodi cruciali della questione africana che impediscono alle popolazioni di questo martoriato continente di alzare la testa e di riscattarsi dallo sfruttamento e dalla povertà.

Queste le sue parole:

“Non si riesce a capire come sia possibile che l’Africa, pur con così tanta ricchezza sul proprio territorio, con un ambiente naturale tanto generoso, acqua e sole in abbondanza, è oggi il continente più povero. L’Africa è un continente affamato. E com’è possibile che i nostri capi di Stato girino il mondo chiedendo l’elemosina? (…)


La mia generazione mi ha incaricato di dirvi che a causa della povertà è costretta ad attraversare il mare per cercare di raggiungere l’Europa. Muore nel mare. Ma presto non attraverserà più il mare ma verrà nei nostri palazzi in Africa per reclamare il proprio sostentamento quotidiano.

In Burkina Faso da più di otto anni ci troviamo di fronte alla manifestazione più barbara e più violenta del neocolonialismo e dell’imperialismo. Gli schiavisti continuano a imporsi su di noi. (…)

Il popolo del Burkina Faso ha deciso di combattere, di lottare contro i terroristi per dare impulso al proprio sviluppo. (…)



Ci sorprende che gli imperialisti trattano questi volontari come “milizie”. È molto deludente perché in Europa, quando i popoli prendono le armi per difendere il loro Paese, vengono chiamati “patrioti”.

I nostri uomini sono stati deportati per salvare l’Europa. Non è stato fatto con il loro consenso, ma contro la loro volontà. Ebbene, sulla via del ritorno, ricordiamo che quando hanno cercato di rivendicare i loro diritti fondamentali sono stati massacrati. (…)

Il vero grande problema è vedere i capi di Stato africani (che non portano nulla a questi popoli che combattono) cantare la stessa canzone degli imperialisti definendoci “milizie” e quindi uomini che non rispettano i diritti umani.

Questo atteggiamento ci offende ed è vergognoso. Noi capi di Stato africani dobbiamo smetterla di comportarci come burattini che ballano ogni volta che gli imperialisti tirano i fili.

Summit Africa-Russia 27-28 luglio 2023

Forse possiamo cominciare finalmente a capire qualcosa dell'Africa, grazie alle sue parole eloquenti e cristalline. Sono gli stessi capi di Stato a impoverire i loro popoli, perché succubi delle potenze occidentali.

Basta allora con i governi fantoccio a servizio degli interessi economici dell’occidente.

Basta con il neo imperialismo che ruba e affama, che non tollera che siano i popoli ad autogovernarsi, che etichetta come ribelli i movimenti di liberazione e fomenta l’avanzata dei terroristi.


Basta con la fame e la povertà. Basta con lo sfruttamento delle risorse e delle persone. Basta con le elemosine. Basta con gli accordi trappola che sprecano risorse e moltiplicano le vittime. Basta con i morti nel Sahara e nel Mediterraneo. Basta con le violenze e le torture nei centri di detenzione. Basta con la compravendita di esseri umani.

È ora (e siamo in grave ritardo!) di sapere, di parlare, di gridare, di rompere questo silenzio complice e omertoso che nasconde la verità e acuisce la gravità del dramma umanitario che si consuma ogni giorno in queste terre e sotto i nostri occhi.

In Italia, i politici di ogni governo e di qualsiasi colore politico danno l’impressione di brancolare nel buio, mentre vanno su e giù dall’Italia al nord Africa per sottoscrivere accordi volti a frenare l’avanzata dei profughi, considerati nuovi “barbari” pericolosi da respingere e da cui liberarsi, sebbene inermi, disperati e morenti.


È questo l’unico problema che sta loro a cuore e l’unico scopo della loro politica. Tappare il buco di questa falla, chiudere ermeticamente il coperchio, decidendo consapevolmente di non pensare alle conseguenze catastrofiche di questa scelta.

Se si consigliassero con chi l’Africa la conosce davvero, se ascoltassero chi in Africa ha deciso di viverci donando gratuitamente la propria esistenza per il suo riscatto, venendo a contatto con le piaghe sempre più profonde dei suoi popoli, e scoprendo le inimmaginabili straordinarie risorse umane della gente che vi abita, forse troverebbero altre strade e comincerebbero a capire che sarebbe urgente iniziare a programmare un altro tipo di politica che promuova la dignità e l’autonomia di questi popoli.


Forse metterebbero in atto modelli diversi di intervento, più giusti e più etici, e sicuramente anche più efficaci e meno dispendiosi.

Intanto il silenzio dei media su quanto accade in Africa e sui suoi gravi e drammatici sviluppi è colpevole e imbarazzante.

Ha ragione Alex Zanotelli, il missionario comboniano che ha dato la vita per l’Africa, a denunciarne la gravità e la vergogna in una lettera inviata ai giornalisti italiani perché riflettano sul loro modo di fare informazione e si ricredano su quelle che sono le loro responsabilità professionali.


“Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa.”

Troppo pochi sono infatti coloro che parlano delle condizioni in cui vivono intere popolazioni in questo continente da tutti depredato, così vicino a noi ma lontanissimo dai nostri pensieri e dalla nostra sensibilità.

Zanotelli elenca tutti i paesi che sono in sofferenza per le sanguinose guerre civili e gli spietati regimi dittatoriali, dal Sud Sudan al Sudan, dalla Somalia all’Eritrea, dal Centrafrica ai Paesi del Sahel, dalla Libia al Congo; così come quelli schiacciati dalla fame, come l’Etiopia, la Somalia, il Sud Sudan, il nord del Kenia, le zone attorno al lago Ciad; o quelli vittime degli effetti dei cambiamenti climatici che entro il secolo renderanno inabitabile i 3/4 del territorio africano.


E, propio perché partecipe del dolore di questi popoli, affida ai giornalisti italiani il compito di rompere questo assordante silenzio stampa sull’Africa, esortandoli a lasciarsi animare da un sussulto di dignità e di onestà professionale, e li invita a forzare i mezzi di comunicazione per i quali lavorano perché colmino questo vuoto inspiegabile e ingiustificabile e si decidano a parlarne.

La speranza è che le sue parole non cadano nel vuoto e che almeno l’informazione faccia la sua parte dignitosamente, costringendo così anche le istituzioni a rivedere, con intelligenza e cuore, le loro scelte politiche.

Commenti

  1. In questa estate afosa, presi dal problema del tricolore e dall'ultimo inganno elettorale, tutti al mare con il bikini alla moda e la frutta esotica, con in tasca poche certezze e tanta paura per il domani e in mano la voglia di dimenticare ed illudersi... non ci siamo accorti che non lontano da noi si sta sconvolgendo uno scacchiere storico.
    Nuove pedine mangiano quelle vecchie, cavalli e alfieri danno scacco matto.
    Il colpo di Stato in Niger, notizia data tra le righe, con poco approfondimento e tanta superficialità, sembra destinato a cambiare la geopolitica in quel fazzoletto di terra che è il Sahel. Paesi volutamente dimenticati per poterli "usare" ancora più facilmente stanno dicendo "basta", si stanno organizzando, stanno puntando i piedi.
    Stessa cosa dicasi per il Summit a San Pietroburgo, di cui forse solo pochi sono a conoscenza, potrebbe essere l'inizio di nuove pagine di storia.
    Grazie Aurora, mi piace che ti definisci "cittadina pensante", aggiungerei "consapevole". Tutti dovremmo occuparci e curarci delle "cose del mondo". Non possiamo essere connessi con il mondo intero e vantarci di questo e poi chiudere gli occhi, far finta di non sapere, deliberatamente non voler capire.
    L'Africa è connessa, è all'avanguardia nella ricerca delle energie alternative, è giovane, ha voglia di riscatto e di autodeterminarsi, ha sviluppato competenze e professionalità, può essere competitiva e non soggiogata. E allora "giù le mani dall'Africa".
    Grazia

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  2. Viviamo in un mondo troppo individualista e concentrato sugli interessi di parte. La questione Africa è seria e prima o poi spero sfuggirà di mano alle nazioni ancora colonialiste che pilotano le elezioni apparentemente democratiche per piazzare i loro presidenti democraticamente eletti.
    A fronte di un presidente che sembra coraggioso e si oppone, ve ne sono molti altri asserviti al potere che gli garantisce uno status di vita comodo e ricco. Ci vorrebbe un nuovo Nelson Mandela...
    L'Africa continua ad essere terra di conquista ultimamente per un politica espansionistica di Cina ieri e Russia oggi che conquistando l'Africa si avvicina agli USA.
    Chi ne fa le spese è sempre il popolo dei poveri ignoranti analfabeti e sfruttati. Giuseppe Raciti

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  3. Africa maltrattata e reietta.
    Un continente esteso 3 volte l'Europa , culla della civiltà, per secoli è stato saccheggiato e derubato di molte delle sue risorse dagli stati colonizzatori (( Portogallo, Francia, Inghilterra, Spagna).
    Centinaia di milioni di esseri umani nostri fratelli vivono in condizioni miserabili e di sottosviluppo.
    Scarsa alfabetizzazione, governi fantocci, spesso in mano alle multinazionali hanno interesse a mantenere il più possibile lo status quo.
    Un continente che poteva essere autosufficiente e non dipendere dalla nostra generosità!
    È però ricco di vocazioni al sacerdozio che aiutano a colmare i vuoti del nostro continente relativista ed opulento. Distratto dalle mille tentazioni del modernismo e del consumismo ad ogni costo.
    Anche a costo della nostra umanità decadentista!
    Salvo Patane '

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  4. Un contributo molto utile per capire cosa succede veramente. Grazie! Giuseppe Savagnone

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  5. Grazie Aurora per questo importante post. Recentemente papa Francesco ha definito il nord Africa un grande cimitero. Purtroppo si parla poco dei problemi dell'Africa. Per questo vorrei, se non hai nulla in contrario, condividere questo post con alcuni miei contatti. Apprezzabile il tuo riprendere le accorate parole di padre Alex Zanotelli. Grazie ancora! Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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  6. Aurora, quanto abbiamo parlato dell'Africa! Quanto abbiamo disquisito dei governi, delle collusioni, connivenze, malaffare, della nostra impotenza...quante lacrime abbiamo condiviso con i nostri fratelli, quante preghiere e quanta speranza abbiamo cercato di infondere in questi amici che guardano a Dio come unica realtà
    cui affidarsi. Siamo stanchi? Si?! No, non ce lo possiamo permettere . Siamo amministratori della Provvidenza e loro ci aspettano. Oggi, adesso. Ci aspettano. Il loro futuro non sta nelle loro mani, nelle mani dei poveri, e neanche tanto il presente...fino a quando il pensiero primario sarà procacciarsi il piatto di riso per quel giorno.
    Un prete ha cercato di scoraggiarmi nel portare avanti un progetto in Congo,dicendomi che prima dovevo evangelizzarli e che è inutile portare aiuti di sostentamento...dice che non ho capito niente della missionarietà! Io continuo così, col gruppo missionario, preferisco non far piangere un bambino denutrito , di Dio gli parlerò dopo....Ciao Aurora, ti voglio bene, Letizia

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    1. Meraviglioso quello che hai scritto, Letizia! Grazie! Fare i pastori, senza sensibilità per chi è povero, è uno scandalo e un orrore, ed è una profanazione del vangelo… Menomale che non hai ascoltato queste voci… Ti abbraccio forte. Aurora

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