Catene liberanti

 


Le catene evocano sempre nella nostra mente storie di schiavitù, di detenzione, di privazione della libertà, oppure, in senso figurato, scenari di gelosia morbosa, relazioni possessive e malate.

Nel migliore dei casi ci fanno pensare a manifestazioni estreme di protesta, organizzate per rivendicare diritti negati o calpestati.


Ma ci sono anche altre storie e altre situazioni in cui a essere incatenato non è chi non vale nulla, chi viene emarginato dalla società, chi è dimenticato, disprezzato, sfruttato, ridotto a oggetto mercificato.

Al contrario, in alcuni casi, le catene diventano addirittura strumento di protezione e di cura per ciò che ha un valore speciale e inestimabile, al fine di preservarne l’integrità e impedirne la sottrazione e l’indebita appropriazione.

È il caso degli oggetti preziosi, dei gioielli, delle rarità, e tra questi i libri e le opere d’arte.


I libri in particolare sono stati in passato letteralmente incatenati per evitarne il furto e la sparizione.

Scoprire questo tassello della storia passata mi ha sorpreso e affascinato enormemente, e devo ringraziare per questa nuova scoperta la mia cara amica Christiane che ha condiviso con me un interessante post sull’argomento ritrovato su Facebook.

Non avrei mai immaginato che si potesse esprimere con tale determinazione un così grande attaccamento alla cultura, alla letteratura, alla poesia, e a ogni altra produzione scritta del passato, difendendola con le unghie e con i denti, fino al punto di trattenerla irremovibilmente in catene al suo scaffale. 

È quanto è accaduto a partire da medioevo in molte biblioteche europee, di cui rimangono ancora oggi testimonianze indelebili ed eloquenti. 

Numerosi sono oggi i volumi antichi esposti in musei e biblioteche storiche, protetti da vetri antiproiettile e da allarmi atti a dissuadere furti e danneggiamenti. 

Biblioteca Apostolica Vaticana

La particolarità di questi libri sta invece nel fatto di potere essere presi in mano, letti e consultati da chiunque, sebbene sotto accurata e previgente protezione.

Questa la duplice finalità all’origine del loro incatenamento: protezione e consultazione. Due obiettivi in molti altri contesti inconciliabili, ma in questo caso, grazie a una geniale trovata, contemporaneamente raggiungibili.

Catene e lucchetti sono predisposti e abbinati a ogni volume. Le catene sono inoltre abbastanza lunghe da rendere possibile la rimozione dei volumi dagli scaffali e la comoda consultazione dei loro testi stando seduti al tavolo di lettura.

I libri infatti sono riposti negli scaffali mostrando non il dorso della rilegatura ma i bordi dei suoi lembi sui quali si aprono gli occhielli da dove pendono le catene protettrici.

In questo modo è facile consultate il volume e riporlo poi nuovamente nella sua collocazione impedendo alle catene di ingarbugliarsi tra loro. 

Biblioteca di Wimborne Minster

Tra le biblioteche più rinomate, quella di Wimborne Minster in Inghilterra, aperta al pubblico, una delle più antiche biblioteche del paese, allestita tra le pareti di una chiesa del XII secolo.

Biblioteca di Hereford

E sempre in Inghilterra la biblioteca teologica della cattedrale di Hereford, la più grande che documenta questa usanza. Essa risale al XVII secolo e conserva libri antichissimi, oltre a 220 manoscritti medievali

Ma anche la biblioteca di Zutphen, nei Paesi Bassi, accolta tra le mura della chiesa di santa Valpurga dal XVI secolo, è un’altra grande testimonianza di salvaguardia e di amore per un patrimonio storico di così enorme valore che diversamente non sarebbe giunto fino a noi.

Biblioteca di Zutphen

Così anche la stupenda Biblioteca Malatestiana di Cesena che abbiamo l’onore di ammirare e custodire nel nostro paese, tra le più antiche biblioteche civiche, gestite cioè dai cittadini e non dalle istituzioni ecclesiastiche, luminosa espressione dell’epoca umanistica e rinascimentale feconda di idee e progetti in ogni campo, che ha promosso e coltivato con ammirevole dedizione e profonda lungimiranza ogni forma di creazione artistica e letteraria, consegnandola alla storia.

La signoria di Cesena, guidata a partire dal 1432 da Domenico Malatesta,  detto Novello, diventa la culla in cui prende vita, insieme a numerose altre opere pubbliche, questo gioiello della nostra cultura


La biblioteca è finanziata personalmente dallo stesso Novello Malatesta, dal momento che il consiglio degli anziani del comune di Cesena non era per nulla intenzionato a destinare risorse per la realizzazione dell’opera.


Essa sorge negli ambienti del convento dei frati francescani, che sin dal trecento coltivavano questo sogno. Essi infatti possedevano già una piccola raccolta di volumi, frutto di un lungo e paziente lavoro di reperimento durato circa 200 anni. 

Lo stesso Malatesta tuttavia si adopera per promuovere e pianificare la trascrizione di nuovi Codici e in soli 20 anni ne vengono prodotti ben 120. Molti altri, circa 150, verranno da lui acquistati e andranno ad arricchire il patrimonio librario dei frati, insieme ad altre importanti donazioni, tra cui una collezione di testi giuridici, letterari, scientifici, medici e filosofici donati dal suo medico personale, e a più di 20 preziosi codici greci ed ebraici acquistati o avuti in donazione. In totale 343 manoscritti.

Fino a quell’epoca, infatti, proprio a ridosso della introduzione da parte di Gutenberg del sistema di stampa con caratteri mobili (1453/55), già in uso dal 1041 in Cina, i libri erano trascritti a mano dagli amanuensi e, cucendo una pagina sopra l’altra, si ottenevano gli antichi volumi, detti Codici.

L’architetto, Matteo Nuti, inizia l’opera con la costruzione della sala di lettura, che sarà completata proprio nel 1452 e che porta il suo nome, progettata a tre navate, come una basilica, e orientata in modo tale da sfruttare al massimo l’illuminazione naturale del giorno, attraverso le finestre laterali e il grande rosone che si apre sul fondo della sala.

Biblioteca Malatestiana antica, Sala di lettura

Particolarmente innovativo anche il fatto, a cui accennavo prima, che la responsabilità della biblioteca venga affidata non ai frati ma a un organo composto da cittadini col compito di aggiornare bimestralmente il catalogo dei libri custoditi.

Il ricco patrimonio librario della biblioteca sopravvive miracolosamente all’occupazione francese, che trasforma i suoi locali in caserma, e alle devastazioni della seconda guerra mondiale.

Dal 2005 è riconosciuto dall’Unesco il suo altissimo valore culturale e storico e viene inserita nel Registro della Memoria del mondo.

Sede mondiale dell'UNESCO a Parigi

Una consegna questa che dovremmo recepire come un dono prezioso e una responsabilità enorme affidati personalmente a ognuno di noi.

Sapremo essere così saggi da custodire con la necessaria accortezza e con la stessa accuratezza degli antichi questo straordinario patrimonio e riconsegnarlo ai nostri posteri nelle stesse condizioni in cui ci è stato affidato?

Ce lo auguriamo vivamente, anche se nulla oggi ci garantisce un futuro di serenità, di pace e di tutela dei beni culturali, i primi beni materiali, unici e irripetibili, che meritano di essere protetti e custoditi come memoria dell’intera umanità.


Commenti

  1. " Imprigionami nel Tuo Amore e sarò libero " diceva l'espressione di un Santo.
    Avere cura dei libri, delle opere d'arte e dell' ingegno del passato è un atto di amore verso le future generazioni.
    Non appartengono solo a chi li ha scritti e ideati ma a tutta l'umanità. Sono indispensabili per la divulgazione del sapere e costituiscono la testimonianza più fedele dei diversi momenti storici attraversati dallo Spirito.
    Salvo Patane"

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  2. Interessante post! Grazie Aurora! La protezione e cura dei libri in vista della loro consultazione anche dalle generazioni future è un atto di civiltà veramente apprezzabile. Borges ha scritto che immaginava il paradiso come una biblioteca. Le biblioteche, dalle più piccole alle più famose ed antiche, sono, come significato nel nome, uno " scrigno", una "teca " preziosa che conserva mondi, storie e luoghi e pensieri tanti quanti sono i libri. Una biblioteca è un sapere offerto a tutti, è gioia della ricerca e felicità nel trovare. Davvero ho trascorso e, quando posso, trascorro ancora ore felici in biblioteca. Luogo magico, seducente, giardino profumato di libri. Un paradiso. Ti abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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