Storia di rapimenti

“Rapito” è il titolo dell’ultimo coraggioso film di Marco Bellocchio, presentato la sera del 23 maggio al festival di Cannes, che ha riscosso un grandissimo consenso e successo di critica e di pubblico, tanto che la sua proiezione è stata seguita da 13 lunghi minuti di applausi a scena aperta.

Il film è un capolavoro dal punto di vista cinematografico, per le sceneggiature, le inquadrature, i personaggi, le musiche, gli attori, tutti bravissimi nell’interpretazione dei diversi personaggi, a cominciare dall'ultima rivelazione, Enea Sala, nelle vesti del piccolo Edgardo, un bambino dalle straordinarie doti espressive che ha conquistato tutti con la sua spontaneità e la sua capacità comunicativa.


Ed è così avvincente la narrazione da non rendere superflua o monotona nessuna delle sue sequenze, che coinvolgono in pieno lo spettatore e lo impegnano emotivamente e razionalmente per oltre due ore, senza fargli pesare minimamente l'eccessiva durata della proiezione.

Il tema, affrontato dal noto e talentuoso regista, premiato nel 2022 con la Palma d’oro alla carriera e vincitore di ben sette David di Donatello, è particolarmente scottante e imbarazzante: il rapimento di un bambino ebreo di 6 anni a Bologna, città dello Stato Pontificio, da parte delle istituzioni ecclesiastiche.

La storia è terribilmente vera, documentata da una nutrita bibliografia. È ambientata nella seconda metà dell’800, e ha tra i suoi principali protagonisti Pio IX, il Papa della breccia di Porta Pia e della fine del potere temporale dei pontefici.


La vicenda raccontata è inquietante e dolorosa, e rivela una prassi abituale nella Chiesa cattolica, messa in atto per secoli dalle sue figure istituzionali, con l’intento di promuovere e garantire in questo modo la salvezza delle anime.

Nel corso della storia essa ha esercitato il suo potere senza alcun rispetto della libertà e della dignità della persona, eseguendo condanne, torture, persecuzioni, manipolazioni psicologiche e mentali, conversioni forzate, esecuzioni capitali, guerre e saccheggi, in nome della verità assoluta di cui si è sempre ritenuta detentrice e dispensatrice, convinta ogni volta di fare cosa buona e giusta.

La persecuzione nei confronti degli ebrei ha rappresentato l'aspetto più squallido di un orientamento politico-religioso che ha stigmatizzato sistematicamente questo popolo con l'accusa di deicidio e ha bollato i suoi membri con l'epiteto di “perfidi”, usato anche nelle preghiere liturgiche, costringendoli spesso alla fede cristiana, ritenuta unica via di accesso alla salvezza

Uno squarcio del ghetto di Roma oggi

Le conversioni forzate hanno rappresentato, per lungo tempo, un criterio assoluto di normalizzazione della realtà e un sistema rigoroso di comportamento.

Dentro questo solco profondo e buio, segnato da violenze, umiliazioni e imposizioni, si colloca il fenomeno dei battesimi forzati degli ebrei e il rapimento di innumerevoli bambini obbligati a lasciare la loro famiglia d’origine per essere istruiti ed educati in collegi e seminari cattolici.

Un’analisi molto interessante del fenomeno è riportata nel volume “Storia di ebrei, cristiani e convertiti nella Roma dei Papi” della storica Marina Caffiero, esperta nella questione ebraica in Italia, pubblicato da Viella Libreria Editrice nel 2004.

Molti battesimi venivano impartiti furtivamente, dalle nutrici o da parenti convertiti, e a questo atto faceva seguito la giustificazione della cristianizzazione del bambino, secondo una prassi, che si è protratta fino  all'indomani della seconda guerra mondiale, sostenuta dal diritto ecclesiastico e perseguita con estremo zelo dal Sant’Uffizio.

Fabrizio Gifuni nelle vesti dell'inquisitore di Bologna, il domenicano Pier Gaetano Feletti, 
che sottrae il bambino alla famiglia

Al centro delle vicende raccontate nel film, si colloca la figura inquietante di questo Papa-sovrano al cui cospetto tutti si inchinavano, compresi gli ebrei romani che si prostravano ai suoi piedi, umiliandosi a tal punto da sottoporsi persino al bacio della pantofola, pur di non essere ricacciati nel ghetto, minaccia che incombeva costantemente sulla loro testa come una spada di Damocle.

Nella ricostruzione di questa tristissima storia, divenuta persino un caso internazionale che ha portato alla denigrazione e alla ridicolizzazione di questo Papa, Bellocchio attinge al libro di Daniele Scalise, “Il caso Mortara”, che narra del piccolo Edgardo Mortara, battezzato segretamente ad appena 6 mesi dalla sua nutrice cattolica, convinta che fosse in punto di morte, e strappato nel 1858 alla sua famiglia ebrea che vive a Bologna, per essere cresciuto e istruito a Roma, secondo i canoni cattolici, sotto lo sguardo e la protezione paternalistica di Pio IX, che nella vita del bambino prenderà il posto della figura paterna.


Le motivazioni, che spingono il regista a penetrare con tanta meticolosità nei meandri di questa complessa trama di relazioni e di abusi, non sono di ordine politico o ideologico, ma di natura profondamente umana. Perché di un caso umano si tratta. Ed è infatti con estrema empatia e con partecipazione emotiva che Bellocchio guida lo spettatore alla scoperta di ogni dettaglio di questa vicenda incredibile e penosa.

Dobbiamo essere grati alla storia se questa orribile politica di sottrazione di bambini e di conversioni forzate è giunta al suo capolinea. La fine del potere temporale dei papi, seguita alla breccia di Porta Pia, ha dato infatti un forte scossone alla Chiesa cattolica, avviandola verso un percorso di purificazione e di ricerca della sua identità più autentica.


Voglio sperare che questi tempi bui siano finiti, che siano ormai relegati nel passato e che oggi la Chiesa sia in grado di farsi plasmare dalla luce del vangelo per manifestare al mondo bontà, mitezza, saggezza, intelligenza, misericordia,  tolleranza, rispetto dell'alterità e della sacralità di ogni vita, tutelando ogni identità e ogni legittima libertà.

Tanta strada è stata percorsa da allora, ma tantissima ne rimane da percorrere. Ancora oggi, infatti, con modalità e strumenti diversi rispetto al passato, spesso si confonde l’evangelizzazione con il proselitismo, si continuano a manipolare le coscienze, ci si crede detentori di verità assolute e universali da imporre indiscriminatamente a tutti.

La riflessione sollecitata da questo film, che consiglierei a tutti di vedere, contribuirà, ce lo auguriamo, a far luce su tanti altri angoli oscuri della storia della chiesa, passata e contemporanea, e a condurla sempre più alla sua sorgente che è il Vangelo e la chiesa delle origini, quella degli apostoli, dei santi e dei martiri, che con estremo coraggio, pagando di persona, hanno reso testimonianza a Cristo e alla sua resurrezione.


Commenti

  1. Ho visto e apprezzato il film. È auspicabile che la Chiesa Cattolica si riformi veramente. Ho sempre tenuto come saldo punto focale gli insegnamenti di Gesù, ma oramai da tanto tempo non mi riconosco nell'istituzione, e non mi sembra che vi sia una reale volontà di cambiamento. Anche Papa Francesco, pur mostrandosi vicino alla gente, continua a non affrontare le grandi questioni, a cominciare dall'aspetto politico che vede illogicamente il sovrapporsi del potere temporale sullo spirituale. Per non parlare del celibato o delle donne nella Chiesa... Tutte questioni che le chiese protestanti hanno risolto da qualche secolo. Grazie Aurora. Daniela Latini

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  2. Cara Aurora, ho letto con molto interesse. Ho colto l'occasione per guardare anche altri siti. In quelli "conservatori" si carica Bellocchio per non aver tenuto in alcun conto il memoriale che lo stesso Mortara da adulto scrisse. Resta il fatto da te giustamente sottolineato che si tratta di un modo di intendete il cristianesimo di cui grazie a Dio ci stiamo liberando. Giuseppe Savagnone

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  3. Grazie a Dio e agli ultimi papi abbiamo capito che noi cristiani non siamo i detentori della Verità assoluta.
    Gesù Cristo era un ebreo di 2000 anni fa che ha percorso in lungo e in largo le strade della Giudea e della Galilea.
    Non ha mai imposto a nessuno la Fede, ci ha insegnato che lo Spirito Santo soffia dove e quando vuole. E che i germi della Verità sono sparsi un po' dovunque.
    Il Bene da qualunque parte provenga o attecchisca è Bene.
    È vero che ci sono ancora ampi margini di miglioramento.
    Mi auguro che la strada tracciata da Papa Francesco venga percorsa e sviluppata dai futuri pontefici con l'aiuto dello Spirito e degli uomini illuminati.
    Non si dovranno più ripetere crociate, inquisizioni, insabbiamentiti di scandali grandi e piccoli.
    Dovrà finalmente decollare la parità uomo-donna almeno nella Chiesa.
    Salvo Patane'

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