Questione di clima

 

Chi non conosce Cassandra, il personaggio mitologico famoso per le sue funeste profezie e per la diffidenza che ovunque suscitava attorno a sé?

La sua vicenda rispecchia così bene la realtà, tanto che il suo nome è entrato nell’uso comune, come appellativo che definisce tutti coloro che, formulando previsioni catastrofiche, non vengono creduti e vengono tacciati di pessimismo ed emarginati come portatori di iella.

Ascoltando nei giorni scorsi una relazione sulla crisi climatica del noto meteorologo e climatologo Luca Mercalli, per associazione di idee, mi è subito rimbalzato alla memoria proprio il suo nome. Perché, come capitava a Cassandra, così anche lui e migliaia di scienziati oggi sono presi di mira, vengono poco ascoltati e creduti, e a volte anche trattati come visionari.

“Non c’è più tempo” è il titolo emblematico di una delle sue più interessanti pubblicazioni del 2018 nella quale lancia un allarme accorato sulle attuali condizioni climatiche affermando che si tratta ormai di una vera e propria emergenza di cui dovremmo seriamente preoccuparci.

Luca Mercalli

L’allarme climatico, anche quando apparentemente è ascoltato, in realtà è purtroppo sottovalutato o del tutto ignorato. Se per un verso infatti siamo tutti pericolosamente creduloni, e prendiamo spesso per buone le infinite fake news che circolano sul web, dall’altro siamo inguaribilmente sospettosi e diffidenti, anche davanti all’evidenza.

Il negazionismo impera, in questo come in ogni altro settore della vita sociale. Si nega l’evidenza specie quando si è chiamati in causa in prima persona e c’è da cambiare abitudini di vita, abbracciando anche rinunce e sacrifici

I negazionisti e i complottisti si trincerano dietro la loro verità. Dicono: il clima è sempre cambiato. È inutile preoccuparsi. La natura andrà lo stesso per la sua strada. Ed in parte questo sarà anche vero. Tuttavia sembrerebbe che oggi i cambiamenti climatici non siano più determinati solo da cause naturali ma che subiscano fortemente anche i comportamenti dell’uomo. Il loro corso dunque potrebbe essere anche modificato e corretto.

Si preferisce invece girarsi dall’altra parte e continuare a condurre la propria vita di sempre, comoda e irresponsabile. La maggior parte degli abitanti dei paesi ricchi è infatti totalmente indifferente al problema, vive senza pensare, determinata a non rinunciare a nulla e a non sottoporsi ad alcun sacrificio.

 Il traffico a Milano

L’uomo sta saccheggiando il pianeta con tutte le sue risorse, avverte Mercalli, dando origine a cambiamenti epocali irreversibili che sono all’origine del buco dell’ozono e dell’inquinamento e che hanno delle pesanti ricadute sul clima, sulle biodiversità, sulla salute, sulla stessa sopravvivenza della terra e dell’umanità.

La terra non è vista come un’alleata dell’uomo, da preservare e custodire, dal momento che da essa dipende il benessere e la stessa esistenza umana. È invece trattata come un nemico da aggredire, sottomettere, sfruttare, depredare, annientare.

All’origine di tutto c’è un’economia che non sa fare i conti con le sue responsabilità, che punta soltanto alla crescita intesa come consumo irrefrenabile e insensato di risorse, e come accumulo continuo di rifiuti, che non si sa neppure come smaltire.


La prima causa della crisi climatica è il cosiddetto “effetto serra”. Alcuni gas presenti nell'atmosfera catturano il calore del sole e gli impediscono di ritornare nello spazio, provocando così il riscaldamento globale.

L’era industriale, infatti, in 200 anni di combustione di carbone, petrolio e gas, insieme a tanti benefici, ha causato nell’ambiente un preoccupante sconvolgimento, con l’innalzamento del CO2 (anidride carbonica o biossido di carbonio) e l’effetto serra. 

Responsabile del fenomeno è anche l’ossido di azoto, con un effetto 300 volte superiore al CO2, generato dagli autoveicoli, dalle centrali termoelettriche e da tutti gli impianti di combustione di tipo industriale. Il suo effetto è pesante sulla salute, in particolare sulle funzioni polmonari, e sull’ambiente, per la formazione delle piogge acide con ricaduta sugli ecosistemi acquatici e terrestri.

Tra le altre cause determinanti abbiamo la deforestazione (le foreste infatti assorbirebbero il CO2 dell’atmosfera); gli allevamenti intensivi di bovini e ovini, anch'essi schiavi del nostro sistema economico, che durante il processo di digestione producono grandi quantità di metano; l’uso di fertilizzanti azotati in agricoltura che diffondono nell’atmosfera ossido di azoto; l’emissione di gas fluorurati (gas artificiali usati per il funzionamento di attrezzature refrigeranti, condizionatori d’aria, pompe di calore, connessioni alla rete elettrica) che provocano un effetto serra 23.000 volte superiore al CO2.


L’aumento delle temperature sta provocando lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento dei livelli del mare. Il 2020 è stato l’anno più caldo della storia. Dal caldo l’uomo non si difende. Muore. Nell’estate del 2003, in Europa sono morte 70.000 persone.

Un grado in più di temperatura ha causato lo scioglimento della metà dei ghiacciai. I ghiacciai piccoli sono scomparsi. L’innalzamento di altri 5 gradi sarebbe catastrofico. È quanto si teme possa accadere entro il 2300 se non si modificano i nostri stili di vita. Il livello del mare crescerebbe di altri 5 metri

Non possiamo permetterci più di 2 gradi entro il secolo. Entro 50 anni potremmo vedere alzarsi il livello del mare di almeno mezzo metro, se non di più. Pensiamo all’Italia, con i suoi tanti chilometri di coste, che fine farebbe.

Molte terre dovranno essere abbandonate. Si prevedono nuove migrazioni in massa di almeno 3 miliardi e mezzo di persone, da paesi che diventeranno inabitabili, come India ed Emirati Arabi.


Mi chiedo che uso faccia l’uomo della sua intelligenza. Non sembra che sia neppure consapevole di possedere questa risorsa e che agisca sempre e solo mosso dall’avidità, dall’ingordigia, dall’istinto del dominio, da una inguaribile sete di guerra e di espansionismo, costi quel che costi.

La povertà sempre più dilagante nel mondo dovrebbe suscitare qualche interrogativo. Perché se la crescita produttiva ed economica non porta a migliori condizioni di vita per l’intera umanità, ci sarà qualcosa di sbagliato e di inaccettabile in questo sistema, chiaramente masochistico.

Sicuramente dovremmo puntare su una crescita diversa, che non guardi solo al PIL dei paesi opulenti ma che tenga conto di altre dimensioni dell’esistenza, la dimensione etica, sociale, spirituale, culturale, e che promuova un benessere che sia accessibile a tutti.

Occorre decidersi per un nuovo sistema economico, vincendo le resistenze delle lobby che impediscono il cambiamento e generano sempre nuovi schiavi e nuova povertà.


Chi pagherà il conto alla fine saranno i bambini che oggi stiamo mettendo al mondo e i loro figli, ai quali stiamo lasciando una pesante eredità. 

L’informazione ha in merito una grande responsabilità. Molte notizie passano sotto silenzio, non vengono neppure rese pubbliche o se ne minimizza la portata, nonostante l’emergenza.

La politica e l’economia, a tutti i livelli, fingono, recitano la loro parte come se fossero su un palcoscenico, per zittire i disturbatori e intanto passano i decenni e gli obiettivi di anno in anno fissati continuano a essere disattesi.

Se la politica è inadempiente e sorda, se l’economia è insensibile e opportunista, ognuno di noi rimane comunque libero di fare le sue scelte, in linea con la propria coscienza e con i valori in cui crede. Nessuno ci impedisce di cambiare.

Imperterriti romani scelgono il trasporto alternativo

Senza scoraggiarci di fronte alle mille contraddizioni e inadempienze delle istituzioni, ognuno di noi, in prima persona, può agire su più fronti:

sulla casa, risparmiando energia con comportamenti virtuosi innanzitutto, evitando gli sprechi, ma anche con l’installazione di pannelli solari e, se possibile, coibentando la propria abitazione;

sui trasporti, usando meno possibile l’automobile, sostituendola se si può con i mezzi pubblici, con la bici o spostandosi a piedi; optando quando se ne ha la possibilità per lo smart working;

sul cibo, mangiando meno carne, sostituendola con altre fonti proteiche vegetali;

sui consumi, interrompendo la dipendenza dalla logica dell’usa e getta e gestendo gli acquisti con intelligenza e sobrietà.

Se riuscissimo tutti ad ascoltare, a fermarci, a cambiare stili di vita, potremmo sicuramente migliorare la qualità della nostra salute psicofisica e del nostro pianeta


Ma anche questa sembrerebbe un’utopia! 

Da qualche anno ho cominciato a usare raramente l’auto, e a privilegiare l’uso dei mezzi pubblici, della bici e degli spostamenti a piedi. Ci guadagno in relax, in salute, in ottimizzazione del tempo. 

Tuttavia troppe volte i mezzi sono una trappola, una vera e propria bolgia! Sovraccarichi e lenti, lasciano tanta gente sulle banchine e sui marciapiedi. Se tutti decidessero di usarli, penso spesso tra me e me, non ci sarebbe neppure lo spazio per entrarvi

Insomma, non basta la buona volontà del cittadino. È indispensabile che chi governa e amministra le città sia in prima linea nel gestire il cambiamento. Io comunque intanto preferisco non attendereche avvenga questo miracolo, inerme e complice degli inadempienti. E credo sia giusto che faccia già adesso la mia parte.

Commenti

  1. Grazie Aurora. E sempre un grande piacere leggerti. Condivido in pieno la tua analisi. Tutto dipende per noi stupidi uomini, dal riconoscere ed accogliere l'amore di Dio che è diretto al bene di tutti e non solamente del singolo. Se si vivesse nel Suo " timore" ciò non accadrebbe, ma l'uomo non capisce che per noi Dio ha riservato la vita eterna e continua a vivere la sua finitezza che dà morte e disperazione. Ci vuole tanta preghiera unitamente all'espressione di Gesù sulla Croce " Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno" : stanno uccidendo l'uomo! e il Creato! Chiedere la svolta, la conversione! Noi possiamo fare ben poco, quel poco che tu e tanti altri di noi riusciamo ad attuare nella nostra umile vita, ma c'è bisogno di altro....Un miracolo, nel cuore! Letizia

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  2. Abbiamo sfruttato per secoli, per millenni il nostro pianeta come una pecora che bisogna mungere, strappare la lana e quando poi non possiamo ricavare più nulla, da abbattere e consumare alla nostra mensa.
    Estrazione di minerali vari, di petrolio, di materiali inerti per le costruzioni, disboscamento selvaggio di diverse zone della Terra hanno compromesso il nostro habitat e quello delle generazioni che verranno.
    La nostra fortuna è che il mondo creato ha una forza intrinseca di autoregolazione e di rideterminazione delle sue risposte a tutti i nostri attacchi scriteriati che ne minano quotidianamente la sussistenza e la perpetuazione.
    Non dobbiamo solamente tirare
    troppo la corda sperando nella nostra buona stella e nella misericordia di " Colui che move tutte le cose".
    Salvo Patane '

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  3. Interessanti e profonde le riflessioni del tuo nuovo post, Aurora. Allineate con il magistero di papa Francesco, penso alla "Laudato sii" ma anche a "Fratelli tutti ". Mi piace ricordare il concetto di "ecologia integrale"proposto da papa Francesco che focalizza le connessioni e le interazioni tra crisi ambientale, crisi economica e sociale. La cura del creato diventa cura delle persone, attenzione agli esclusi, agli emarginati, agli "scartati". Per questo il papa propone un percorso educativo e spirituale. Un cambiamento radicale del rapporto tra l'uomo e natura, in vista di una più consapevole custodia del pianeta terra e di una economia e di una politica che tenga conto della dignità di ogni essere umano e garantisca i diritti universali. Grazie Aurora! Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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