La pace che verrà

 


Ogni nuovo anno inizia con un messaggio di fiducia e di speranza: la pace, bene immenso e gratuito che si può vivere in pienezza solo se si è disposti a scambiarlo, donandolo e ricevendolo.

Sebbene la storia e le circostanze del presente potrebbero ogni anno ispirarci pensieri e sentimenti di angoscia, di sconforto e di disperazione, la potenza di questo messaggio ci rimette in piedi e ci sprona a credere che è sempre possibile ricominciare, cambiare e incamminarsi verso nuovi orizzonti più luminosi.

Sono ormai 56 gli anni in cui si celebra la giornata mondiale della pace, da quando Paolo VI ha lanciato l’idea di dedicare alla promozione di questo valore il primo gennaio di ogni anno, coinvolgendo in questa iniziativa il mondo intero e non soltanto i cattolici, a partire dalla sua ferma convinzione che la pace debba essere l’aspirazione di tutti i popoli e di ogni governante.

Annunciata l’8 dicembre 1967, viene celebrata per la prima volta l’1 gennaio del ‘68, in un periodo particolarmente “caldo” per le relazioni internazionali, un momento tragico, in cui è in corso la ventennale folle guerra statunitense in Vietnam, che si protrarrà fino al 30 aprile 1975.


Parlare di pace, mentre sparano mitragliatrici, fucili e cannoni, sembra un’iniziativa utopica, sterile e vana, perché tutto inviterebbe allo sconforto e all’impotenza. In realtà, però, una parola forte e autorevole come quella del Papa ha prodotto da allora il suo effetto, se non altro spronando tutti a riflettere, risvegliando le coscienze ed educando, soprattutto le giovani generazioni, ai valori del dialogo e del rispetto reciproco.

Benché noi, ancora oggi, ci meravigliamo di come sia potuta esplodere in Europa, in questo nostro tempo di “distensione”, una guerra così devastante come quella dell’Ucraina che ha colto di sorpresa tutti, tranne chi l’ha fomentata, Paolo VI già allora è pienamente consapevole della gravità del momento a livello mondiale e dei pericolosi rischi a cui il mondo sta andando incontro: “Vediamo minacciata la pace in misura grave e con previsioni di avvenimenti terribili, che possono essere catastrofici per nazioni intere e fors'anche per gran parte dell'umanità”.

La sua ottimistica e lungimirante aspirazione alla pace non ha trovato, purtroppo, il sostegno e la collaborazione di quei soggetti che egli aveva chiamato in causa, che magari a parole si sono detti disponibili e d’accordo, ma poi in realtà si sono rivelati restii e inaffidabili.

Papa Paolo VI

Da allora, infatti, nulla è cambiato sul piano delle relazioni internazionali. Forse dal punto di vista formale sono stati compiuti anche dei passi significativi, ma nei fatti le tensioni e i conflitti tra le nazioni non sono mai cessati e sembra anzi che si inaspriscano sempre più, mentre si diffonde ovunque un clima di sospetto reciproco, di incertezza e di paura.

La pace è un bene primario di cui nessuno può fare a meno. E, se è vero che può essere garantita solo se si ferma la corsa agli armamenti, essa ha tuttavia radici ben più profonde e lontane. 

Essa parte prima di tutto dalla mente e dal cuore dell’uomo, dalla visione di società e di relazioni tra i popoli che si è abbracciata, dai sentimenti che si nutrono nel proprio intimo, sentimenti di rispetto, di giustizia, di fiducia, di sincerità, non di paura, di sospetto, di arroganza, di superiorità.

Come scriveva allora Paolo VI, “la pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei Popoli, una nuova mentalità circa l'uomo ed i suoi doveri ed i suoi destini.”

Quanto siamo lontani da questa mentalità, da molti per di più considerata pura follia!


Nella liturgia di questi giorni, ci accompagnano i testi dell’evangelista Giovanni che ci esorta a scegliere l’amore per praticare la giustizia, avvertendoci che “chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama suo fratello” (1 Gv 3,10). E oggi, Epifania del Signore, il salmo 72 ci mostra che sta proprio qui la vera manifestazione di Dio: “Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace” (v. 7).

Sulla stessa scia si colloca un altro bellissimo salmo della Bibbia che racconta un “sogno” di Dio, una profezia, una promessa. È il salmo 84, uno di quei testi biblici che toccano le vette più alte della poesia e che svelano i più grandi segreti di Dio.

Tra le sue righe si legge: “Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo” (vv. 11-12).

L’arte ha dato voce più volte  al tema della relazione tra giustizia e pace, condizione indispensabile per una convivenza più umana e civile.

Giustizia e pace si baceranno, G. B. Gaulli detto Baciccio, Chiesa Sant'Agnese in Agone, Roma

Tra le diverse rappresentazioni, è molto espressivo il dipinto del Baciccio nella Chiesa di Sant’Agnese in Agone, che impreziosisce la  già suggestiva piazza Navona di Roma.

L’abbraccio e il bacio, che uniscono le due donne nel dipinto, mostrano la potenza di un’amicizia che si rinsalda e si ricostruisce, dimostrando che tutto è possibile quando si superano gli steccati e le distanze dell’ estraneità.

Noi non riusciremo mai a realizzare questo sogno di Dio, sebbene il nostro cuore aspiri a esso come i nostri polmoni all’ossigeno che respiriamo.

Lo sappiamo bene che senza giustizia non ci sarà mai pace, che senza difesa della verità non ci sarà mai concordia, che senza una verità misericordiosa e non vendicativa e usurpatrice non potrà mai esserci accoglienza dell’altro e unità.

E noi siamo mille miglia lontani, purtroppo, dalla verità, dalla giustizia, dalla misericordia. Come potremmo mai costruire la pace? Anche se cessasse il fragore delle armi, prima o poi ritornerebbero a esplodere nell’animo dell’uomo sentimenti di rivendicazione, di usurpazione, di sopraffazione.




È con timidezza e pudore, dunque, che pronuncio oggi questa parola quasi “sacra”, continuamente profanata e vilipesa da discorsi retorici che tradiscono le legittime aspirazioni dei popoli alla giustizia e alla libertà. 

Capita troppo spesso che la pace sia addirittura defraudata del suo stesso significato e confusa con la viltà, l’inerzia, l’ignavia, come se bastasse l'assenza della guerra per poter parlare di pace. Paolo VI esortava a questo proposito a non confondere la pace col pacifismo, che “nasconde una concezione vile e pigra della vita”, e a tendere invece con tenacia alle alte mete indicate dalla pace, perseguendo i grandi valori universali della verità, della giustizia, della libertà, dell'amore.

Non dipende da noi salvaguardare la pace nel mondo, ma ciascuno di noi può tuttavia fare la sua parte, dando concretezza a queste nobili aspirazioni, nonostante attorno a noi continuino a esplodere bombe e a essere lanciati missili.


Possiamo infatti cominciare almeno da noi stessi a costruire la pace, dal nostro cuore, dai nostri pensieri, dai nostri sentimenti, a partire dal luogo in cui viviamo, aprendo il nostro cuore agli altri, superando risentimenti e incomprensioni che altrimenti rischiano di trasformarsi in muri invalicabili, che imprigionano noi e gli altri, seppellendoci prima del tempo nel buio dell’incomunicabilità e del silenzio, o facendo esplodere dissidi e contrapposizioni laceranti.

Se tutti si ponessero questo obiettivo, mirato al cambiamento della propria mentalità e dei propri sentimenti, tutto il mondo potrebbe cambiare in meglio e vedremmo fiorire ovunque la giustizia e la fraternità.

Purtroppo invece ognuno vorrebbe cambiare l'altro, piuttosto che se stesso, usando perfino la forza e la costrizione, imponendo il proprio pensiero, limitando l'altrui libertà, e distruggendo così la convivenza umana e la stessa dignità della persona.

Per questo dobbiamo chiedere continuamente a Dio che ci elargisca il dono della sua pace, che sia lui a toccare i cuori induriti e abbrutiti dall’egoismo e dalla sempre crescente sete di potere e di possesso, che sia lui ad aiutarci ad accogliere la sua pace e a renderla ogni giorno dono per gli altri.

Commenti

  1. Grazie Aurora per questo invito appassionato a costruire la pace, quella del cuore e quella della vita di relazione, quindi con gli altri e tra le nazioni. La pace si costruisce sulla giustizia, che è appunto il fondamento, il cemento armato della pace. Abbiamo bisogno di gesti di pace, di percorsi di riconciliazione. La riconciliazione non avviene nel silenzio, ma nel dialogo. Senza confronto, senza luci accese per comprendere cosa è successo non ci può essere abbraccio di pace.
    Grazia

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  2. grazie Aurora, mi sono spesso impegnato per la pace nel mondo,marce,manifestazioni,ma in me c,era sempre una rabbia, una voglia di annientare quelli che ritenevo violenti.Solo un lungo cammino di ricerca Inter e una maggiore consapevolezza mi hanno fatto capire che la prima pace da ricercare è dentro di noi.Se non si mettono a tacere i pensieri negativi,se non riusciamo a capire che siamo tutti in relazione e che il bene ,il perdono ,la cura,la misericordia che io riesco a praticare sono le chiavi che permettono al mondo di cambiare. Io non sono capace di fare questo l,unica cosa che posso è cambiare me stesso,scoprendo le mie fragilità, ma anche le mie capacità ,non devo cercare di cambiare Anna, i miei figli,ma devo evolversi io,e solo l,uomo riconciliato potrà arrivare al suo compimento. Ho letto da qualche parte: al di là della ragione o del torto c'è un luogo in cui ci potremo incontrare. ',Venga il tuo regno Signore, venga e il tempo di darti una mano perché questo si realizzi a cominciare dalle nostre relazioni e da noi mirio

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  3. Grazie Aurora, mi sono spesso impegnato per la pace nel mondo, marce, manifestazioni, ma in me c’era sempre una rabbia, una voglia di annientare quelli che ritenevo violenti. Solo un lungo cammino di ricerca Interiore e una maggiore consapevolezza mi hanno fatto capire che la prima pace da ricercare è dentro di noi. Se non si mettono a tacere i pensieri negativi, se non riusciamo a capire che siamo tutti in relazione e che il bene, il perdono, la cura, la misericordia che io riesco a praticare sono le chiavi che permettono al mondo di cambiare. Io non sono capace di fare questo. L’unica cosa che posso è cambiare me stesso, scoprendo le mie fragilità, ma anche le mie capacità; non devo cercare di cambiare Anna, i miei figli, ma devo evolvermi io, e solo l’uomo riconciliato potrà arrivare al suo compimento. Ho letto da qualche parte: al di là della ragione o del torto c'è un luogo in cui ci potremo incontrare. “Venga il tuo regno, Signore, venga il tempo di darti una mano perché questo si realizzi a cominciare dalle nostre relazioni e da noi. Mirio

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  4. "La pace è sempre possibile, la nostra preghiera è alla radice della pace. La preghiera fa germogliare la pace" (Papa Francesco). La pace è dono di Dio e dobbiamo chiederlo incessantemente nella preghiera. Grazie Aurora per i tuoi pensieri sulla pace in questo tempo martoriato da orribili guerre. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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