Un premio ambito

 


Ogni anno, persone che si sono distinte per nuove scoperte scientifiche, per la loro produzione letteraria, o per il loro impegno a favore della pace e della difesa dei diritti umani, vengono insignite di un premio prestigioso, il premio Nobel.

Ho voluto approfondire le origini di questo evento così significativo e mi sono imbattuta nella storia e nella personalità di Adolf Nobel, promotore dell’idea da cui il premio prende nome.

Le motivazioni che stanno all’origine di questa significativa iniziativa sono insolite e potremmo definirle “riparatorie”. 

Adolf Nobel infatti è un chimico rinomato di Stoccolma, dagli interessi poliedrici, titolare di 355 brevetti, inventore della pelle e della seta artificiali, della gomma, della guttaperca, sostanza elastica e isolante, ma anche del detonatore, della dinamite e di altri esplosivi che, sebbene siano usati per scopi civili nell’edilizia, nelle demolizioni, nell’industria mineraria, nelle cave, hanno un larghissimo impiego anche in campo militare.


Il caso ha voluto che, proprio uno dei fratelli di Adolf Nobel, Emil, morisse mentre si trovava a Cannes, a causa di una esplosione di dinamite durante un esperimento.

Un quotidiano francese, però, diede per errore la notizia della morte dello scienziato, e non del fratello, pubblicandone il necrologio e usando contro di lui parole dure e impietose, definendolo “mercante di morte” e accusandolo di essersi arricchito rendendosi responsabile della morte di tanti esseri umani.

Il dolore e lo sgomento che l’incidente provocò nel suo animo, ma soprattutto l’impressione che suscitò in lui il severo necrologio sulla sua presunta morte, lo spinsero a concepire una sorta di risarcimento della società per il danno arrecatole e a predisporre così le condizioni per un giudizio più clemente dei posteri sulla sua persona.

Decise quindi che fosse destinato, dopo la sua morte, il 94% della rendita del suo poderoso patrimonio (30 milioni di corone svedesi, pari oggi a 180 milioni di euro) all’istituzione di un premio da assegnare ogni anno a individui particolarmente meritevoli, per i risultati della loro ricerca e del loro operato a beneficio dell’umanità. 


Soltanto negli ultimi anni della sua vita fu assalito e tormentato da rimorsi e ripensamenti sulla sua attività, divenendo più consapevole delle conseguenze nefaste dell’utilizzo bellico delle sue scoperte. 

Nel corso della sua esistenza, infatti, era ingenuamente convinto che la dinamite, per la sua potente forza distruttiva, sarebbe divenuta un deterrente alla guerra e un incitamento al dialogo tra i popoli, piuttosto che una spinta all’incremento della violenza e dei conflitti. Ma fu smentito dalla storia.

Le due guerre mondiali ne sono state una chiara e immediata dimostrazione. 

Oggi le guerre possono disporre di armi ancora più sofisticate e più potenti, capaci di porre fine all’esistenza della stessa umanità, ma neppure queste svolgono, come vorremmo, una funzione dissuasiva, tale è la follia e l’irrazionalità dell’uomo. 


La dinamite inoltre rimane sempre uno strumento di morte di cui si continua a fare largo uso, anche nella guerra in corso in Ucraina, così come negli attentati delle organizzazioni criminali. 

Nobel lasciò scritte le sue ultime volontà nel testamento redatto il 27 novembre 1895, affidando all’Accademia reale svedese delle Scienze, al Karolinska Institutet di Stoccolma, e a una commissione eletta dal Parlamento della Norvegia, all’epoca parte del regno svedese, il compito di destinare gli interessi del suo capitale, fruttuosamente investito, a cinque personalità, non necessariamente scandinave, massime espressioni del mondo della fisica, della chimica, della medicina, della letteratura e dell’impegno per la pace


Dal 1986, alle cinque aree elencate fu aggiunta anche l’economia.

Il 1901 fu il primo anno dell’attribuzione dei premi, dopo 5 anni dalla morte di Adolf Nobel, avvenuta nella sua villa di Sanremo, per una emorragia cerebrale, il 10 dicembre 1896, all’età di 63 anni.

In 121 anni di storia, dall’avvio di questa importante ricorrenza, sono diverse centinaia i premi Nobel attribuiti a personalità le più disparate e a volte anche impensabili o discutibili, ciascuno del valore di circa 900.000 euro, suddiviso tra i diversi candidati qualora nella stessa area ne sia stato segnalato più di uno.

La somma in denaro è sempre accompagnata da una medaglia d'oro con inciso da una parte il profilo di Alfred Nobel e le date della sua nascita e morte; e dall'altra un simbolo attinente all'area specifica


Le medaglie delle aree scientifiche riportano due figure femminili che rappresentano la Scienza e la Natura a cui viene tolto il velo che la ricopre, e intorno è incisa la scritta in latino "Cerchiamo di migliorare la vita attraverso le arti", scritta riportata anche nella medaglia della Medicina insieme all'immagine di una donna che attinge acqua da una roccia mentre sorregge una giovane; così come nella medaglia della Letteratura insieme all'immagine di un giovane in ascolto di una musa ispiratrice.  



La medaglia della Pace riporta tre uomini che si stringono insieme in un abbraccio fraterno e che esprimono fratellanza e pace, con la scritta "Per la pace e la fratellanza degli uomini".

Infine, la medaglia dell'Economia porta incisa la stella polare, simbolo dell'Accademia Reale delle Scienze, circondata da quattro corone.


Significativo il fatto che il premio per la pace non sia stato sempre assegnato. Ci sono state infatti delle interruzioni sia a causa delle due guerre mondiali, sia a causa della difficoltà, in alcuni anni, a rintracciare personalità di spicco degne di tale titolo.

L’assegnazione dei premi passa sempre attraverso un lungo e accurato iter preparatorio della durata di un anno

Diverse centinaia di persone, esperte nei diversi settori interessati, vengono contattate perché segnalino, agli organismi preposti, nominativi di possibili candidati meritevoli tra cui scegliere i vincitori che vengono annunciati in ottobre e premiati il 10 dicembre, anniversario della scomparsa di Adolf Nobel.

Un aspetto discutibile dell’iniziativa è legato alla frequente ricorrenza di alcuni paesi rispetto ad altri, raramente o per nulla considerati.

Gli Usa, insieme al Regno Unito e alla Germania, sono quelli a cui è destinata circa la metà del montepremi. 

L’Italia è poco rappresentata anche perché gli investimenti nella ricerca non sono significativi e adeguati, e molti nostri scienziati sono costretti a fuggire all’estero, dove spesso si affermano per la loro genialità e i loro talenti.

Tra le figure che hanno ricevuto questo importante riconoscimento ce ne sono alcune universalmente note come Albert Schweitzer, Martin Luter King, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, Gorbacev, Nelson Mandela

Michail Gorbaciov, premio Nobel per la pace nel 1990

Altre meno note ma di notevole spessore, come Elie Wiesel superstite dell’olocausto, Muhammad Yunus economista del Banglades, fautore del microcredito a sostegno dell’attività imprenditoriale dei poveri senza garanzie, Aung San Suu Kyi donna politica della Birmania.

Tra tutte si è distinta, per la sua giovanissima età, Malala Yousafza, attivista pakistana insignita del premio Nobel per la Pace a soli 17 anni.

Tra i premi Nobel italiani, in tutto poco più di 20, incontriamo personalità di spicco come gli scrittori Giosuè Carducci, Grazia Deledda, Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, Eugenio Montale, il drammaturgo e regista Dario Fo, gli scienziati Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Renato Dulbecco, Carlo Rubbia, Rita Levi-Montalcini, Giorgio Parisi e l’economista Franco Modigliani.

Rita Levi Montalcini, insignita del premio Nobel per la Medicina nel 1986

Hanno creato non poche perplessità, inoltre, alcuni casi giudicati da molti inopportuni, specie nel campo dell’assegnazione del Nobel per la pace o per la letteratura, i cui candidati non possono essere individuati in base a criteri oggettivi e dunque certi, come accade invece per le aree scientifiche.

In particolare ha fatto discutere il caso del Presidente USA Obama, che ha ricevuto il premio Nobel per la Pace a solo un anno dal suo insediamento, senza alcuna prova concreta della sua effettiva incidenza sul processo di pace mondiale, come poi è stato confermato a conclusione del suo mandato.


Se mi fosse concesso il potere di ampliare la rosa delle aree a cui attribuire il premio Nobel, senza alcuna esitazione aggiungerei quella delle mamme e dei papà che spendono con amore incondizionato la vita per i loro figli, specie quando la loro genitorialità è messa duramente alla prova da gravi e rare malattie.

Non sarebbe neanche difficile individuarli, perché tante sono le storie vissute, spesso senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni e della società nel suo insieme. 

Questi genitori meriterebbero non solo il premio Nobel ma anche la medaglia al valore, per il coraggio e la determinazione con cui combattono ogni giorno la loro battaglia per superare ostacoli di ogni genere, e una statua in loro memoria per lasciare a tutti un ricordo vivo della loro eroica esistenza e resistenza.


Sarebbe un segnale importante che darebbe maggior valore a ciò che tiene in piedi il mondo e che la società spesso trascura, sottovaluta o addirittura ignora.

A tale proposito, mi chiedo spesso se gli importi destinati ogni anno ai premi Nobel per la medicina vengono devoluti dai loro vincitori alla ricerca. Sarebbe un atto encomiabile e promettente per il progresso scientifico in un ambito che troppo lentamente dà risposta a domande urgenti, accompagnate da tanto dolore, che non possono aspettare all’infinito.

È stato sicuramente esemplare il gesto compiuto dal premio Nobel Renato Dulbecco, insignito del titolo nel 1974, che ha devoluto a Telethon il cachet ricevuto nel 1999 a Sanremo e dalla cui donazione è sorto l’omonimo Istituto di ricerca Telethon Dulbecco, che dà lavoro a giovani ricercatori italiani per scongiurare la loro fuga all’estero.

Il premio Nobel Dulbecco al Festival di Sanremo del 1999

L’istituzione, nata in Italia soltanto nel 1990, sorge proprio allo scopo di finanziare e promuovere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche e le malattie rare, che paradossalmente non è sostenuta da alcun finanziamento né pubblico né privato.

Non ci è dato sapere se Alfred Nobel sarebbe oggi soddisfatto del risultato del suo progetto “riparatorio”. Credo che, nella maggior parte dei casi, sulla sua persona sia sceso comunque l’oblio, e che siano davvero pochi coloro che si preoccupano di conoscere e di approfondire i particolari della sua biografia e del suo operato.

Una cosa però è certa: nonostante i tanti miliardi del suo patrimonio generosamente donati a illustri e grandi personalità, nessuno ha potuto mai cancellare la verità da cui avrebbe desiderato fuggire, l’essere stato cioè, volente o nolente, fautore di morte e corresponsabile del destino di tanti esseri umani, ogni giorno e ovunque dilaniati e ridotti a brandelli senza alcuna pietà.

Valentin Serov, Ritratto di Alfred Nobel, 1909

E questo è purtroppo il destino impensabile e contraddittorio di tanti scienziati: portare per sempre nel proprio cuore, come è accaduto ad Alfred Nobel negli ultimi anni della sua esistenza, il peso di una scoperta incredibile e straordinaria che ha il potere di potenziare il progresso e la vita ma anche, ahimè, di seminare inarrestabilmente morte e distruzione.

Commenti

  1. Da Salvo Patane'
    Alfredo Nobel, inventore della dinamite, utile in tante applicazioni ma catastrofica nel caso di uso delittuoso( attentati, stragi,...), come Enrico Fermi e tutti gli scienziati che hanno studiato l'atomo, ci ricordano che le scoperte di nuovi dispositivi, di nuove tecniche hanno bisogno sempre della mediazione intelligente dell'uomo.
    Per permetterne un uso appropriato , tendente sempre allo sviluppo e al progresso dell'intera umanità.
    Bisogna vigilare sull'uso e sull'applicazione pratica delle ricerche.
    Dall'energia nucleare(insostituibile in medicina) ma terribile, devastante nei conflitti fra le nazioni ,al telefonino( piccolo computer tascabile) ma anche strumento alienante se riempie con la sua onni -presenza tutta la nostra giornata.
    Salvi Patane'


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  2. Conoscevo da tanti anni,il multiforme ingegno di Nobel e il suo meraviglioso testamento perché fossero premiati gli individui che avrebbero apportato bene all' intera umanità.
    Opportuna la Tua osservazione sui genitori che silenziosamente si spendono con enormi sacrifici nell' assistenza dei propri figli quando sono presenti handicaps che possono durare anche per tutta la vita.
    Grazie Aurora. Filippo Grillo

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  3. Sí conoscevo la storia, ma non in maniera cosí approfondita come descritta in questo articolo. Manca pure l’ambito delle scienze legate ai computer e al software … per le quali tuttavia esistono altri premi dati dai tecnici, uno famoso ad esempio è il premio Turing. Ciao Al

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  4. Ciao Aurora! Grazie! Sempre interessanti e puntuali le tue riflessioni! Pierre Curie, premio Nobel per la fisica nel 1903, insieme a sua moglie la scienziata Marie Curie, nella conferenza dopo l' attribuzione del Premio, affermava che il radio, in mani criminali, poteva diventare pericoloso; si chiedeva, inoltre, se l'umanità fosse matura per trarre dei vantaggi dalle conoscenze della Natura o se tali conoscenze potevano essere nocive. A supporto delle sue argomentazioni citava Alfred Nobel e la scoperta della dinamite. Le sue conclusioni aprono alla speranza, cito dal discorso di P.Curie: "Sono uno di quelli che pensano, come Nobel,che l'umanità saprà trarre più benefici che danni dalle nuove scoperte." Maria Cristina Scorrano

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  5. Cara Aurora, grazie ero assolutamente ignorante sulle origini del premio Nobel. Ma grazie ancor di più per l'inciso sulle mamme e papà di valore, ha toccato il mio cuore e particolarmente coinvolto..... .Mentre leggevo, però, riflettevo che non servono statue per alimentare il ricordo, perché l'amore seminato genera "alberi" grandi e sempre verdi. Un abbraccio grande, Carmela

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