Dimissioni?

Molte testate giornalistiche sono in attesa spasmodica delle dimissioni di Papa Francesco. Qualcuna ha già l’articolo pronto, come si è soliti fare per quegli eventi che sono prevedibili e possibili a breve termine. 

Sorpassare i quotidiani rivali, giocando d’anticipo e vincendoli nella tempistica, è una delle regole ferree della concorrenza, che punta alla conquista del primato nella pubblicazione di un vero scoop sensazionalistico.

Dopo l’evento impensabile, inatteso e a sorpresa delle dimissioni di Benedetto XVI, che ha sconcertato il mondo intero, impreparato a decifrare il significato di questo gesto, interpretato come una decisione arbitraria e inopportuna, oggi stranamente sembra al contrario che tutti si aspettino che Francesco prima o poi ceda le armi e si ritiri rassegnato in buon ordine. 

Benedetto XVI

Intervistato più volte sul tema, Papa Bergoglio non si è sottratto alla curiosità dei giornalisti e non ha fatto mistero delle sue intenzioni di seguire le orme del suo predecessore, qualora fosse impedito a continuare in pienezza lo svolgimento del suo ministero, precisando: "Se lascio, vorrei restare in una parrocchia a Roma".

Oggi in realtà non sarebbe più uno scandalo assistere alle dimissioni di un Papa, perché ci si abitua a tutto in fretta e una simile decisione non sarebbe più percepita come un’assoluta e imprevedibile novità, sebbene ancora non tutti siano convinti della legittimità di questa opzione. 

Del resto, le reazioni dell’opinione pubblica sono spesso istintive e superficiali, determinate da luoghi comuni e da preconcetti, piuttosto che ancorate a convinzioni e motivazioni ponderate e fondate. 

Basterebbe invece semplicemente usare con intelligenza i mezzi di informazione, che portiamo ormai tutti continuamente sul palmo della mano, e, invece di perdere ore intere curiosando su Facebook, ci decidessimo a studiare i fenomeni che accadono e che sfuggono alla nostra conoscenza e comprensione. 


Se attingiamo infatti alle fonti e interroghiamo da una parte la storia e dall’altra il diritto ecclesiastico, ci accorgiamo subito che nulla nella Chiesa avviene per caso o in modo inconsulto ed estemporaneo, e che tutto obbedisce a precisi criteri, vagliati e accuratamente studiati nel corso dei secoli.

La storia ci dice che, prima di Benedetto XVI, sono più di uno i pontefici che abbandonano la cattedra di Pietro prima del tempo, per motivi diversi, in alcuni casi in osservanza alle leggi ecclesiastiche, in altri casi come conseguenza della travagliata e spesso turbolenta storia del papato, specie in età medievale.

È interessante conoscere da vicino le vicende, che riguardano i diversi papi “dimissionari”, e che sintetizzo qui in modo scarno ed essenziale.

Tre pontefici, nei primi secoli del cristianesimo, abbandonano il soglio pontificio, non di loro spontanea iniziativa ma per costrizione, e si distinguono per la loro santità che li spinge fino al martirio:

Papa Clemente (I sec), santo, mandato in esilio nel Ponto dall’Imperatore Traiano e gettato in mare con un’ancora al collo;

Papa Clemente I

Papa Ponziano (II-III sec.), anche lui santo, deportato e condannato ai lavori forzati, nelle miniere della Sardegna, da Massimino il Trace, primo imperatore barbaro dalla statura gigantesca, dove muore di stenti;

Papa Silverio (480-537), santo e martire, condannato all’esilio dall’imperatrice bizantina Teodora perché accusato ingiustamente di avere ordito un complotto a favore dei Goti; muore assassinato.

Altri papi vivono vicende di tutt’altro genere e sono anch’essi costretti a lasciare, o a causa della loro corruzione o per motivi politici, legati alle lotte insanabili tra le diverse famiglie potenti aspiranti al soglio pontificio:

Antica casa della Famiglia dei Crescenzi, nel cuore di Roma

Papa Benedetto IX (XI sec.) è uno dei casi più eclatanti. Viene eletto Papa per tre volte e il suo pontificato è intercalato da altre elezioni pontificie. Fonti contrastanti attestano cha al momento della sua prima elezione egli avesse 12, 18 o 25 anni. Sicuramente è il Papa più giovane della storia. La prima volta lascia il ministero dopo 12 anni in seguito a una rivolta popolare causata dallo scontro tra la famiglia Tuscolana e quella dei Crescenzi. La seconda volta, dopo solo 20 giorni, vende la carica pontificia al prete suo padrino, che diventerà Papa Gregorio VI. La terza volta, dopo otto mesi, accusato di simonia (compravendita di beni spirituali o cariche ecclesiastiche) e scomunicato, rinuncia al pontificato.

Papa Gregorio VI, costretto a confessare l’acquisto della sua carica e ad abdicare, lascia il soglio pontificio dopo un anno e mezzo di pontificato.

Papa Celestino V è il caso a tutti noto ed è l’unico, tra i tanti, a dimettersi per libera e motivata scelta, con la piena consapevolezza di operare per il bene e nell’interesse della Chiesa, senza essersi macchiato di alcuna colpa ma anzi distintosi per la sua umiltà e santità. 
  
Celestino V

Vissuto nel XIII secolo, monaco ed eremita sui monti della Maiella, viene eletto papa intorno agli ottant’anni nel 1294, dopo 27 lunghi mesi di conclave, in un momento storico molto difficile per la Chiesa.

Pietro da Morrone è il suo nome. Grazie alla grande fama di santità di cui gode, per la sua esemplare vita ascetica e religiosa, il suo nome mette d’accordo tutti, ma la mancanza delle doti necessarie allo svolgimento del suo ministero, soprattutto in campo amministrativo, lo portano a lasciare troppa libertà di azione al re di Napoli Carlo II d’Angiò, che lo protegge ma influenza fortemente le sue decisioni. Sarà questo il motivo che lo convincerà, dopo solo quattro mesi, a dare le dimissioni.

Finirà la sua vita, in carcere, debilitato per la deportazione e la prigionia, dove viene rinchiuso per ordine del suo successore,  Bonifacio VIII, che vede in lui un rischio per la continuità del suo pontificato.

E infine trova posto, in questo elenco così variegato, anche Papa Gregorio XII che rinuncia alla carica di Pontefice nel 1415 per porre fine allo scisma di Avignone che, per quasi 40 anni, ha lacerato la Chiesa occidentale con l’elezione contemporanea di papi e antipapi in contrapposizione tra loro.

Il Palazzo dei Papi ad Avignone

È interessante poi analizzare la questione anche dal punto di vista giuridico. La Chiesa, infatti, sin dal XII secolo si pone il problema di poter considerare ammissibile la rinuncia al pontificato, e i giuristi dell’epoca studiano questa possibilità dalle sue diverse angolature.

Due sono gli aspetti considerati: da una parte le motivazioni legittime della rinuncia, dall’altra l’insindacabilità della decisione presa dal Papa dimissionario. 

Tra le motivazioni emergono: il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa, l’insorgere di problemi di salute o di vecchiaia, l'inadeguatezza del papa per impreparazione o per comportamenti immorali o per irregolarità nella sua elezione.

Sarà Papa Bonifacio VIII, successore di Celestino V, a stabilire la completa libertà del pontefice a rinunciare alla sua carica, qualunque sia la sua motivazione, assolutamente insindacabile.

Bonifacio VIII

Questa norma, accolta dal Codice di Diritto Canonico del 1917, e recepita anche dall’attuale versione del 1983, è quella che ha permesso a Benedetto XVI di dimettersi.

Così si legge infatti al can. 332: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”.

Al di là, quindi, delle reazioni che gridano allo scandalo o che accusano i pontefici dimissionari di debolezza o di arbitrarietà, o che considerano contraria a ogni norma la coesistenza di due Papi viventi, di cui uno dimissionario, il loro gesto può essere letto come prova di intelligenza prima di tutto, ma anche di onestà, di umiltà, di coraggio, di profonda libertà interiore e capacità di distacco dal potere, e la loro scelta suffragata dal diritto ecclesiastico.

Come continuare infatti a esercitate un ruolo cosi totalizzante e così importante e impegnativo a livello ecclesiale e mondiale, quando le forze vengono meno, quando il corpo vacilla e non si tiene in piedi, quando si perde persino la capacità di proferire parola, o addirittura quando non si è più padroni delle proprie facoltà mentali e saranno altri a subentrare per prendere decisioni e dare direttive determinanti?

Giovanni Paolo II

Ricordiamo tutti le condizioni di vita di Giovanni Paolo II che guida con eroismo la Chiesa fino all’ultimo giorno della sua esistenza, in condizioni di salute particolarmente precarie. Chi ha seguito i suoi ultimi giorni di pontificato sa bene quanto siano stati strazianti e imbarazzanti quei momenti. 

Pur essendo indubbiamente lodevole e impressionante la sua generosità e la sua dedizione fino al martirio, tuttavia mi sono sempre chiesa in quale misura, in quei frangenti, egli abbia potuto esercitare fino in fondo il suo ministero e quanto il suo operato sia stato da lui deciso e orchestrato, e quanto spazio invece abbia ceduto ad altri soggetti che hanno supplito alle inevitabili sue “assenze”.

Ma quanti altri casi simili o peggiori si sono verificati nel corso della storia, percepiti in ogni epoca come percorsi inevitabili, necessari e ineluttabili?

In un’Italia in cui è raro che le persone che detengono il potere pensino, neppure vagamente, di dimettersi e, anzi, a ondate cicliche sembra che alcune di esse vengano addirittura “risuscitate” e rimesse ai loro posti, penso che questo Papa sia una persona davvero coraggiosa ed esemplare, perché, nonostante il suo mandato sia a vita, non ha paura di prendere seriamente in considerazione l’eventualità, qualora i suoi limiti di salute lo richiedessero, di interrompere l’esercizio del suo ministero. 

Silvio Berlusconi (86 anni) e Giuliano Amato (84 anni)

Intanto, mentre tutti discutono e profetizzano sulle sue prossime dimissioni, lui, della stessa età di Berlusconi ma più lucido e più in forma di lui, senza lifting e trattamenti estetici, se ne va disinvolto in giro per il mondo, da Assisi all’Aquila, dal Canada al Kazakistan, sognando di poter raggiungere anche Kiev e Mosca, annunciando sempre con coraggio e franchezza il vangelo della fraternità, della giustizia e del dialogo.

Ormai l’abbiamo capito: fino a quando avrà forza e lucidità mentale, sicuramente nessuno lo fermerà, anche se dovrà continuare a “correre” da un punto all’altro della terra in sedia a rotelle.

È meglio, quindi, che il giornalismo sensazionalistico si metta, ancora per un po’, il cuore in pace, e che l’articolo sulle dimissioni di Papa Francesco rimanga, nessuno può sapere fino a quando, nel cassetto.



Commenti

  1. Da Salvo Patane '
    Ho molto apprezzato il gesto di papa Ratzinger che si è messo da parte nel 2013 e ha fatto spazio a papa Bergoglio.
    Un segno divino l'elezione al soglio di Pietro di papa Francesco che ha voluto, per primo nella storia, scegliere il nome del poverello di Assisi.
    Si è trovato a combattere , sin dal primo giorno, una battaglia contro quella fascia di cardinali( novelli ricchi epuloni) che non riescono a rinunciare all'attico di lusso e non riescono nemmeno ad imitare papa Francesco che ha scelto di vivere in una modesta stanza di una pensione.
    Il nostro caro papa Francesco lotta ogni giorno contro lo sfarzo di parecchie curie e il carrierismo di una parte del clero che cozzano contro il suo desiderio del ritorno della Chiesa alle sue origini, una chiesa povera " che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie". Una Chiesa , " fontana del villaggio" a cui tutti possono attingere acqua.
    Un papa che ha ancora tante energie ma che sicuramente, se si dovesse accorgere che vanno a mancare, cederebbe il passo a qualche altro regalo dello Spirito Santo che ci sorprende sempre.
    Salvo Patane'

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