Una Vera Grazia



Le parole, lo sappiamo, possono avere tanti significati. Due i più comuni. C’è quello letterale, ma c’è anche quello simbolico, allegorico, metaforico. È il caso del titolo di questo post.

Lo scoprirete solo leggendolo sino alla fine.

Inizio la mia riflessione con una parola che ben si sposa con l’oggetto del mio racconto.

Missione”: un termine troppo usato e abusato, di cui spesso ci riempiamo la bocca ma del cui significato non abbiamo molte volte neppure la più pallida idea.

La vita dei cattolici praticanti italiani generalmente scorre, infatti, tranquilla e indisturbata, tra una futilità e l’altra

Una vita borghese, coltivata ed esibita senza imbarazzo, come un diritto di natura, soggetta a una inguaribile dipendenza da mille inutili e fantomatici “bisogni”, che si attarda spesso pigramente su comodi e costosi divani, mentre si sentenzia su presunti errori degli altri, censurandoli senza alcun ritegno, e si disquisisce oziosamente del più e del meno. 


Le affermazioni profetiche dei Vescovi italiani degli anni 80 (Commissione Episcopale per la cooperazione tra le chiese, L'impegno missionario della chiesa italiana, 1982; CEI, Comunione e comunità missionaria, 1986) ci mettono a posto la coscienza dicendoci che la missione è anche qui, in Italia, e che tutti siamo missionari.

Interpretando ognuno a modo proprio le loro parole, in base a cosa fa più comodo, ci si convince che tutto è lecito e conciliabile: basta un piccolo sforzo, qualche timida iniziativa, qualche sporadico gesto altruistico per sentirsi missionari.

E invece quello dei nostri Vescovi, che ben distinguono missione “ad intra” da missione ad extra”, o “ad gentes”, era prima di tutto un invito a uscire fuori dalle chiese, a superare un cristianesimo di facciata, solo cultuale, a ritornare ad annunciare il vangelo tra i palazzi, lungo le strade, evangelizzando una popolazione ormai troppo lontana dalla fede.


Il loro invito spronava una chiesa “chiusa” e “seduta”, dedita nel migliore dei casi a indire interminabili ed estenuanti riunioni durante le quali parlarsi inutilmente addosso, ad aprirsi agli altri gratuitamente e generosamente, inginocchiandosi davanti ai loro bisogni, caricandoseli sulle spalle e testimoniando il vangelo con la vita.

Purtroppo siamo ancora molto lontani dalla realizzazione di questo sogno e chi allora aveva avviato il motore muovendosi verso questa direzione, da decenni ha ormai ingranato la retromarcia, rischiando di sbattere contro un muro.

Inoltre, una cosa è chiara e non può essere equivocata: la vera missione, quella “ad gentes”, quella cioè che impegna l’intera esistenza, è tutta un’altra cosa.

È lasciare tutto per vivere in una terra povera e dimenticata, a fianco di chi per il mondo neppure esiste, o che non conta nulla, perché la sua morte, la sua malattia, la sua miseria, a volte non rientrano neppure nelle statistiche mondiali.


I veri missionari non sono coloro che si fregiano di questo nome come di un titolo nobiliare, ma quelli che vivono con una febbre in corpo, una smania incontenibile che non dà loro pace fino a quando non riescono a raggiungere la meta tanto desiderata.

L’ho riconosciuta questa smania tante volte negli occhi di coloro che hanno avuto il coraggio di lasciare tutto per vivere in Brasile o in Africa.

In giro per l’Italia ne ho incontrati tanti. Tutti in “collocazione provvisoria”, in attesa di spiccare nuovamente il volo e ritornare là dove il loro cuore riusciva a battere all’unisono con quello degli altri.

In Italia si sentivano dei pesci fuori dell’acqua, spaesati, incompresi. 

Erano guardati da tutti con supponenza e commiserazione, perché non riuscivano più a riadattarsi alla nostra cultura, avvertita da loro come vacua e ipocrita. 

Avevano lasciato altrove il loro cuore, e là dovevano ritornare.

Il loro è uno sguardo profondo, proiettato sempre oltre, sempre più lontano.

L’ho riconosciuto negli occhi di don Gabriele Marchesi, prete di Montevarchi, col quale ho condiviso tanti anni del mio gratuito e incondizionato pellegrinare tra le tantissime parrocchie delle vallate toscane.

Don Gabriele Marchesi, Vescovo di Floresta (Brasile)

Un sogno stampato sul suo volto che ha potuto finalmente realizzare dopo una lunga attesa operosa, partendo come prete “fidei donum” della sua diocesi, Fiesole, per il Brasile, dove ora è vescovo di Floresta, sede da nessuno ambita ma da lui accolta con gioia e totale dedizione, innamorato e incarnato com’è in quella terra dove sicuramente rimarrà per tutta la vita. 


Lo stesso sguardo l’ho riconosciuto recentemente negli occhi di Grazia Le Mura, anche lei nel novero dei tanti amici “dispersi” che non vedevo da più di un decennio e che ho “ritrovato” cinque anni fa, andandole incontro nei pressi di Napoli, in un momento molto doloroso del suo percorso, in occasione della morte improvvisa della sua cara amica Donata Calisti, missionaria in Brasile.

Donata, elemento portante anche lei della stessa cordata, e anche lei persa di vista da lungo tempo, ho sentito impellente il bisogno di “incontrarla”, dopo tanti anni di lontananza, almeno in questo estremo momento della sua esistenza, per “ricucire” anche con lei un’amicizia lacerata, credendo profondamente nel mistero della comunione dei santi.

Donata Calisti con i suoi bimbi del Brasile

Anche Grazia è una missionaria “per vocazione”, partita di sua iniziativa per il Burkina Faso, dove vive dal 2004 e dove spende quotidianamente la sua esistenza per garantire un presente e un futuro a chi non ha nulla, in un contesto sociale difficile e rischioso per la sopravvivenza.

I suoi agghiaccianti reportage dal Burkina, pubblicati periodicamente sulle pagine de "il manifesto", ci documentano la drammaticità della storia di un popolo che vive costantemente sul filo del rasoio.


Come tanti altri, è riuscita a spiccare il volo, liberandosi dalla “prigionia” nella quale viveva, bloccata dentro una “pentola a pressione” che la soffocava, e che doveva necessariamente scoppiare perché lei potesse continuare a respirare e correre lontano.

Certe scelte non si improvvisano. Se non ce le hai radicate dentro, non puoi viverle neanche per un giorno.

Tanti errori si possono compiere nella vita e accorgersene magari dopo decenni, o addirittura mai.

Ma il Burkina Faso non lo si può scegliere per errore, per infatuazione, per condizionamento.


Bisogna avere una grande forza d’animo e una ancor più grande motivazione per intraprendere questo viaggio esistenziale che assorbe la vita fino al midollo.

Mi sorprende la forza che ho ritrovato in Grazia, che conoscevo come una ragazza fragile e timida, che appariva a volte complicata e sempre insoddisfatta, e, pur determinata, bisognosa spesso di conferme e di consensi per poter andare avanti.

Adesso si muove e agisce come un bulldozer inarrestabile e potente. 

È decisa e intraprendente come non mai, coraggiosa e forte nell’affrontare la fatica, il dolore, la malattia, la povertà degli altri, soprattutto dei bambini, e nel gestire i tanti progetti di sviluppo solidale avviati per supportare la popolazione locale.

Grazia impegnata a realizzare un impianto di irrigazione

Il suo spirito imprenditoriale che l’ha sempre caratterizzata è un talento inconsueto e prezioso da investite e spendere in questa terra martoriata e dimenticata, per creare lavoro, per promuovere e avviare progetti di economia familiare e di villaggio, per costruire spazi educativi e di accoglienza per minori abbandonati e donne in difficoltà.


Quando parlo con lei e ascolto il racconto della sua quotidianità, mi chiedo dove trovi l’energia per andare avanti e sostenere, con tanta convinzione e gioia, questo impegno così oneroso e totalizzante. 

La missione l’ha completamente trasformata e ha consentito che affiorasse in lei quel tesoro prezioso che conteneva dentro e che nessuno era stato in grado di liberare e fare emergere, lasciando al contrario che prevalessero in lei, forse per reazione, gli aspetti più problematici della sua personalità.

Riprendere liberamente in mano la sua vita le ha permesso di realizzare in pienezza la sua vocazione e di sprigionare tutte quelle potenziali risorse che convivevano in lei compresse e mortificate.


Molte delle esperienze forti da lei vissute in Africa non si possono neppure raccontare, tanto sono laceranti, al di là di ogni possibile immaginazione, tali da incidere dei solchi profondi e incolmabili nell’anima e nella memoria.

I suoi incontri, scolpiti e immortalati nel suo cuore, si possono però rivivere leggendo i suoi tanti scritti, tra cui i “diari” dei suoi viaggi missionari, che l’hanno preparata alla stabilità della sua missione, e quelli che documentano l’attività che conduce ogni giorno su più fronti. 


Tra le sue “confidenze”, rimbalza a più riprese il racconto della sua amicizia con un bambino, Adama, affetto da una malattia maledetta e mortale causata dalla malnutrizione, la stomatite gangrenosa, diffusissima nei paesi africani, che sfigura il volto divorandone le parti molli e scavandovi un buco inguaribile. 

Sociologa e autrice di molti saggi, Grazia è stata apprezzata in tutta Italia per la sua professione che ha svolto con passione per anni, prima di legarsi definitivamente all’Africa. 


A partire da Napoli, ha vissuto per decenni la sua missione itinerante in Campania e nelle Puglie, da infaticabile evangelizzatrice, mettendo gli strumenti della sociologia a servizio della pastorale, per un più fedele ascolto della realtà territoriale e dei suoi bisogni.


Sempre accanto a lei Donata Calisti, con la quale ha condiviso tutto, fino alla vocazione missionaria, che le ha spinte a partire coraggiosamente verso due destinazioni diverse. 

L’Associazione “Tante mani per…”, fondata per sostenere i molteplici progetti avviati in Burkina e in Brasile, cura l’omonimo sito internet (http://www.tantemaniper.org) sul quale è possibile approfondire in ogni dettaglio le numerose iniziative in atto e quelle realizzate nel corso degli anni.

L'Associazione "Tante mani per..." che ha sede a Giugliano in Campania 

Ne elenco qui solo alcune, svolte in località diverse del Burkina Faso, per arricchire di qualche altro tassello la descrizione, già sorprendente, di questo straordinario mosaico che Grazia sta costruendo giorno dopo giorno col dono della sua esistenza.

Casa Sara è il cuore della missione, da cui prendono vita, con creatività intelligente e lungimirante, mille progetti di sviluppo solidale.
Il video riportato sul sito, che ne descrive le finalità e le caratteristiche, è assolutamente da guardare.



Il Centro di prima accoglienza diurno e notturno “I danse”, che offre sostegno e accompagnamento alle ragazze madri, ai giovani  che sono spesso vittime di violenza fisica, psicologica e sessuale, alle vedove, alle donne abbandonate dal marito, ai bambini orfani e a rischio.


La fattoria che ha lo scopo di realizzare progetti di agricoltura biologica e di allevamento sostenibile di diverse specie animali, maiali, asini, ovini, bovini, galline che producono uova biologiche, papere e oche... progetti tutti rispettosi dell’autonomia della popolazione che è in grado di continuare l’attività senza sostegni esterni.





La “casa dei pulcini” che accoglie bambini dai 3 ai 5 anni, togliendoli dalla strada e preparandoli all’ingresso nella scuola primaria. Qui i bambini hanno garantito ogni giorno un pasto caldo e nutriente. E sono le ragazze-madri del Centro “I dance” a prendersene cura, a seguirli nel gioco, a insegnare loro a usare la matita.


Ma tra tutti, un traguardo particolarmente significativo mi ha colpito. Forse perché segnata, chissà, dalla storia di Adama che non ha potuto salvare, Grazia ha coltivato per anni nel suo cuore ed è riuscita a concretizzare, un progetto bellissimo e toccante.

Con la sua tenacia e il suo amore, che le hanno consentito di superare l’inestricabile iter burocratico del Burkina Faso e le enormi distanze degli uffici competenti, ostacoli che avrebbero scoraggiato e dissuaso chiunque, è riuscita ad adottare una bimba del luogo, Vera, oggi undicenne, che ha cresciuto dalla nascita, a cui ha dato il suo cognome e di cui è diventata “mamma” a tutti gli effetti: un pezzetto d’Africa che per sempre avrà un amore incondizionato, una famiglia e un futuro assicurato.

Vera Le Mura

Ecco perché, alla fine della stesura di questa mia narrazione, sono affiorate sulle mie labbra, spontaneamente, quelle tre brevi parole che ho scelto come titolo di questo post: una vera grazia! 

Sì! Perché è “una vera grazia”, che può venire solo dall’Alto, tutto questo ben di Dio che è scaturito da una semplice creatura umana, come Grazia. 

Ma anche perché è nell’unione tra Vera e Grazia, figlia e mamma, che formano realmente una cosa sola, che troviamo uno dei più bei segni tangibili e luminosi di questa straordinaria opera missionaria. 

Vera e Grazia Le Mura





Commenti

  1. Grazie Aurora un post molto bello e toccante.Sandra

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  2. Hai toccato un'altra corda che sai in me suona ed espande le sue onde. Purtroppo non tutti coloro che, come me hanno vissuto questa esperienza e hanno le farfalle nello stomaco perché vorrebbero abbandonare tutto di questi territori di provenienza e di questa società che poco sa delle condizioni in cui vivono tanti fratelli, possono dare un taglio netto e raggiungere quel "sogno". Ma provarci da lontano, però, sarebbe possibile. Non senza incomprensioni e difficoltà di ogni sorta. E non è del lato amaro della mia esperienza a cui mi voglio riferire, ma a quella di veri missionari sacerdoti, pugnalati dal proprio vescovo e messi da parte per fare emergere il proprio ego centrismo. Per entrare in terra di missione bisogna uscire da se stessi e "recari sul posto, diventare africano tra gli africani e brasiliano tra i brasiliani pur rimanendonella stessa città e nella stessa società ostile e cieca ai più, cercando di contagiare le tue" farfalline nello stomaco" a chi, non ne ha esperienza diretta. Grazie ancora una volta a te, cara Aurora. Un affettuoso abbraccio, Letizia

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  3. Sono appena rientrata in Burkina, sono ancora a Ouagadougou, la capitale, domani parto in bus con un viaggio di sei ore abbondanti per raggiungere prima Bobo Dioulasso e poi Sokourani. Arrivo all'aeroporto e sul taxi che mi porta al Centro di Accoglienza per i missionari metto i giga sul telefono e trovo una sorpresa inaspettata: il post di Aurora. Non lo posso negare: mi sono commossa nel profondo.
    Aurora è stata molto generosa nel descrivere me: sono solo una donna che ha avuto un triplice dono dal Buon Dio, quello di essere consacrata, missionaria e mamma. Una donna che ha saputo lottare per difendere il sogno di Dio su di lei. Una donna che non ha avuto paura di ricominciare. Dei tre doni, la maternità è quello che mi ha forgiato di più. Questi doni conquistati con immensa fatica hanno fatto di me una donna felice.
    Aurora ha saputo cogliere la missione in Burkina e in Brasile della nostra Associazione "Tante mani per... uno sviluppo solidale" nelle sue sfaccettature e di questo la ringrazio di cuore.
    Le nostre strade si sono ri-incrociate in un momento doloroso della mia vita e l'amicizia e l'affetto che sono ri-nati in quell'occasione sono più forti di prima.
    È molto bello il titolo: una Vera Grazia, a cui aggiungo una Grazia Vera. Vera è la grazia del mio cuore e Vera ha reso Grazia, ovverosia me, più vera.
    Grazie Aurora, grazie dal profondo del mio cuore.
    Grazia Le Mura

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  4. Hai fatto un bel post sul significato vero del termine MISSIONARIO, con degli esempi veri di persone di nostra conoscenza,che si spendono ogni giorno per aiutare i più poveri.
    Grazie assai. Filippo Grillo

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  5. Grazie per le storie che ci racconti. Condivido che siano grandi persone e coraggiose, ma anche con desiderio di avventura. Grazie per i post che scrivi: pillole di saggezza. 👏 Luana Belli

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  6. Grazie al nostro blog , ho ricevuto notizie di Grazia Le Mura e don Gabriele Marchesi entrambi conosciuti negli anni 90.
    Della perdita prematura di Donata Calisti avevo saputo qualche tempo fa e mi sono tanto rammaricato.
    Sono Salvo Patane'. Ho conosciuto Grazia ad Ognina, nel contesto di missione chiesa-mondo , del progetto di rinnovamento pastorale " Parrocchia- comunione di comunità " promosso da don Fallico. Ci siamo incontrati a qualche convegno e a qualche presentazione di libro.
    Poi Grazia assieme a Donata sono partite per il Burkina Faso e per qualche anno ho seguito i loro passi.
    Don Gabriele l'ho conosciuto nel 1995 a Montevarchi in risposta ad un suo invito rivolto alla nostra Santa Maria Ognina per collaborare all'animazione missionaria delle parrocchie della cittadina . Siamo andati una quindicina per 5 giorni. Conserviamo un bel ricordo di quella missione.
    Mi congratulo con Grazia per la sua figlia Vera. Sicuramente una carica in più per lei già sempre instancabile!
    Per 20 anni ho collaborato alla realizzazione del progetto a Ognina e fuori Catania. Per 20 anni ho collaborato col volontariato della Misericordia di Ognina.
    Ho partecipato ad adozioni a distanza di bambini( Compassion e Action Aid) per una dozzina di anni.
    Da qualche anno sosteniamo le attività di alcune Ong con un piccolo contributo mensile.
    Sono piccole gocce nel mare, ma se mancassero ( come diceva santa Teresa di Calcutta) il mare sarebbe ancora più povero.
    Ringrazio il Signore per i tanti fratelli che hanno speso e spendono la loro vita per la promozione dei più svantaggiati.
    Come diceva don Tonino Bello : "È sempre meglio accendere un piccolo fiammifero nella notte, piuttosto che limitarsi a maledire l'oscurità ".
    Saluti a Grazia, don Gabriele e tutti gli amici del blog.

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  7. È una storia bellissima! Purtroppo noi abbiamo una visione della realtà falsata, determinata dalla nostra routine quotidiana da cui non riusciamo a liberarci, ma che ci induce a vivere un'esistenza spesso priva di senso. Grazie Aurora. Teresa Sindona

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  8. Complimenti a Grazia.
    La sua vita è d'esempio per tutti noi.
    E, quanto a me, credo di non essere degna neppure di sciogliere i lacci delle sue scarpe.
    Dal suo sguardo, dal suo sorriso traspare una grande ricchezza interiore.
    Le sue parole sono per me spunto di riflessione:
    “Una donna che ha saputo lottare per difendere il sogno di Dio su di lei.”
    Quel sogno che io non ho saputo riconoscere e difendere.
    Grazie e ciao
    Alida ❤️

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  9. Bello! Grazie!!! Nutrimento per l'anima... Almeno per la mia 😍. Daniela Latini

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  10. Grazie per questo post. Ringraziamo il Signore perché su questa terra ci sono persone che incarnano e vivono la Vera Grazia di Dio. Ione

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