Liberi di essere

 



Direzione: un termine che racchiude in sé tanti significati. Può richiamare l’attività di chi organizza e guida un’azienda, una scuola, un Ente... Può riferirsi al ruolo di chi fa sì che, in un'orchestra, molteplici strumenti musicali si esprimano in un insieme armonico. Ma si riferisce anche all’orientamento del nostro muoverci nello spazio: un comportamento naturale e spontaneo nella maggior parte dei casi ma che può determinare, in altri, gravi difficoltà. 

Vi è mai capitato di perdervi per strada e di non sapere quale direzione prendere per raggiungere la meta del vostro percorso? A me capita spesso, perché la natura è stata con me poco generosa e non mi ha regalato neanche una briciola di quel senso d’orientamento che in questi casi sarebbe indispensabile. 

Da quando però esistono i navigatori satellitari mi sento un’altra persona! Ho un amico sempre al mio fianco che mi suggerisce passo passo l’itinerario da seguire e si adegua alle mie eventuali modifiche, volute o casuali, ricalcolando di volta in volta il percorso. 


La sensazione di smarrimento che provavo prima è indescrivibile. Solo chi lo ha sperimentato può capire l’angoscia e la confusione che genera non sapere dove ci si trova e non riuscire a individuare la direzione da imboccare per venir fuori da quel labirinto di cui ci si sente prigionieri.

Ovviamente sono io che tengo in mano le redini del mio itinerario e che programmo ogni volta il navigatore, stabilendo in ogni situazione la destinazione e le tappe del mio andare. Altrimenti l’effetto sarebbe peggiore del disorientamento: essere in balia di qualcuno che decide al posto tuo.

Immaginate se questo accadesse nella vita, se qualcun altro cioè decidesse la destinazione della vostra esistenza. Sarebbe come perdere non solo l’orientamento, ma anche la libertà di essere voi stessi, di compiere le vostre scelte, di decidere il vostro futuro. Sarebbe come affidarsi a un navigatore che non potete modificare o correggere o programmare e che vi obbliga a raggiungere luoghi dove voi non avreste mai pensato di andare.


Quello che potrebbe apparire come un ragionamento metaforico e paradossale si può purtroppo verificare realmente nella vita, quando tra le persone si stabiliscono relazioni non paritarie, nelle quali un soggetto si trova in posizione di sudditanza e di dipendenza rispetto a un altro.

Può accadere nell’ambito familiare: quando i genitori tarpano le ali dei loro figli, proiettando su di essi i loro sogni andati in frantumi o imponendo progetti di vita che essi non sono riusciti a realizzare; quando  all’interno della coppia ci si impone le decisioni da prendere, le scelte da compiere, invece di rispettarsi reciprocamente e di impegnarsi a vivere momenti di riflessione e di confronto condivisi.

Può verificarsi anche nelle strutture educative come la scuola o i gruppi giovanili, laici o ecclesiali, dove docenti, educatori, animatori si interfacciano quotidianamente con soggetti in età evolutiva, da maneggiare con molta cura, perché fragili e bisognosi di orientamenti, di modelli, di motivazioni, alla ricerca di se stessi e in cammino verso la scoperta del loro futuro. Spesso neppure ci si accorge di condizionare con i propri comportamenti o con le proprie convinzioni la loro vita, per esempio quando si instaurano relazioni affettive di dipendenza, o quando si sottovalutano le loro capacità oppure quando al contrario se ne esaltano le doti.


Ma una sorta di “depistaggio” può verificarsi anche all’interno di quella relazione delicatissima che si stabilisce tra una guida spirituale e un soggetto alla ricerca della sua identità e della sua vocazione. Si parla in questo caso di “direzione spirituale” e di “direttore spirituale”.

Il più delle volte è un sacerdote o un religioso a svolgere questa funzione. Ma di fatto può accadere che sia una suora o una persona laica a rivestire questo ruolo. 

In ogni caso, si tratta di una grande responsabilità dalla quale dipende in gran misura il destino della persona, la sua realizzazione, il raggiungimento della sua felicità o il suo contrario.

Anche una sola parola, uno sguardo, un sorriso, un gesto, possono influenzare i pensieri, i comportamenti e le decisioni dell’altro, e diventare in molti casi determinanti, soprattutto quando la relazione tra le persone è basata sulla costruzione di legami particolari, esclusivi, di dipendenza psicologica, di ammirazione eccessiva.

La tentazione di diventare dei leader trainanti e indiscussi è sempre forte quando si rivestono ruoli educativi e si viene riconosciuti come figure carismatiche, specie quando si è dotati di  investiture sacre che scendono dall’alto. Ci si affida ciecamente a queste guide, che purtroppo possono essere anch'esse “cieche” e condurre verso direzioni sbagliate.  

Pieter Bruegel il Vecchio, Parabola dei ciechi, 1568, Napoli, Museo di Capodimonte

L'esercizio della “direzione” comporta sempre delle responsabilità: indicare una strada da imboccare a chi non conosce il territorio sul quale si muove; assegnare traguardi e tappe da raggiungere a chi lavora per uno stesso progetto; usare la bacchetta perché la musica si esprima in tutta la sua bellezza.

Ma quando la “materia” da dirigere è la persona, la sua anima, e ciò che di più profondo la caratterizza, la responsabilità diventa enorme, fino al punto che il suo esercizio esigerebbe un suo profondo ripensamento e un suo ridimensionamento. Perché in questo caso ci si imbatte in una realtà inviolabile, in una terra “sacra”, sulla quale bisogna togliersi i calzari per poter camminare (cf Es 3,5).

Riflettendo su tanti casi che ho personalmente conosciuto, ritengo infatti che sia molto alto il rischio di abusare di  questo ruolo, a volte anche in buona fede, se vogliamo essere indulgenti, e che sia spesso esercitato in modo eccessivo e inappropriato.

Nessuno dovrebbe essere autorizzato a “dirigere” le vite degli altri e le loro scelte. L’unico spazio che può essere coabitato è quello dell’ascolto, seguendo lo stile della maieutica, di socratica memoria, che porta l’altro a esplorare dentro se stesso, a scoprire la sua identità, a scegliere il suo futuro.


Ogni altro tipo di incontro e di dialogo può essere manipolatore della persona, può condizionare l’altro e a volte determinarlo nella comprensione di se stesso e nelle sue scelte.

A volte chi ha un ruolo di guida confonde i propri progetti con i progetti di Dio.  Non si dovrebbe giocare con la vita delle persone.  Nessuno può decidere al posto dell’altro.

Il discernimento, in cui i direttori spirituali si ritengono esperti, è una materia complessa, un’esperienza soprannaturale. 

Significa  riuscire a cogliere nella storia personale i segni con cui Dio parla, si rivela, e chiama per nome indicando la strada da percorrere. 

Significa comprendere ciò che Dio chiede a ciascuno, ciò che ha pensato per il suo futuro, per la sua realizzazione e per il raggiungimento della sua felicità. Ed è un percorso che solo la persona interessata può fare, mettendosi davanti a Dio e lasciandosi illuminare dalla sua Presenza e dalla sua Parola. 


Non credo che esistano persone che abbiano questo particolare dono e che siano in grado di poter discernere la volontà di Dio sul conto degli altri, di essere i suoi portavoce.  E chi se ne sente investito si assume una responsabilità sproporzionata che non gli compete. Perché prima di tutto viene il riconoscimento dell'imperscrutabilità di Dio e  il rispetto dell’altro e delle sue capacità intellettive e volitive. 

E poi sarebbe un segno di maturità umana e spirituale, oltre che di onestà intellettuale, sapere dubitare delle proprie certezze e non spacciare la propria volontà per quella di Dio. 

 

Commenti

  1. Cara Aurora, nel percorso di crescita, specie in età giovanile, s’incontrano ovunque manipolatori, che, inconsciamente o coscientemente, danno sfogo alla loro sete di potere, per reiterare nello specchio dell’altro frustrazioni subite, negandogli ciò che un tempo è stato negato loro.
    Trattasi di forma grave di violenza, la c.d. violenza morale.
    Ma c’è anche un’altra realtà che non dobbiamo aver timore di guardare ed analizzare ed è quella dei nostri ostacoli interiori, i quali possono impedirci di scegliere autonomamente, prescindendo da tentativi di imposizione, la strada giusta per noi, la situazione che realmente desideriamo.
    Purtroppo, tali scompensi, che non ci consentono di riconoscere l’impostore e relegarlo subito nel posto che merita, laddove presenti, sono atavici, ossia figli di imposizioni e manipolazioni che si consumano in famiglia e che chiameremo “interne”.
    Ciò non esime i manipolatori “esterni” dalle loro colpe gravi.
    È il nostro lavoro interiore che ci salverà, che ci consentirà di crearci un’autonomia sempre più solida, una corteccia che non lascerà all’impostore alcuna possibilità di intrusione e, contestualmente, faremo per sempre pace con noi stessi e con gli altri.
    Ciao, a presto
    Alida ❤️

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  2. Direzione? avere un navigatore satellitare, nel proprio percorso di crescita ed in un qualsiasi momento della propria esistenza è una grande ricchezza per il proprio andare. A volte i momenti di oscurità, di smarrimento, di aridità ti disorientano e continui a chiederti chi sono, cosa vorrei na soprattutto cosa farò da grande... Grande dono incontrare persone che in modo oggettivo, aiutino a riprendere e riprendersi in momenti in cui il navigatore interiore "smarrisce la rete"... grazie Aurora per le tue condivisioni.

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  3. Sono d'accordo. Don Tonino Bello parla di pedagogia della soglia. Fermarsi sulla soglia della coscienza.
    Ho solo un punto lessicale di dissenso. Parlerei di presbiteri non di sacerdoti, perché tutti i battezzati sono sacerdoti.

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  4. Riflessioni interessantissime. Penso che gli educatori ( genitori, prof., ecc.) cerchino di fare il proprio meglio! Speriamo che vi riescono. Nessuno è infallibile.... Poi tutto dipende... Da che punto guardi il mondo tutto dipende!

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  5. Che dire? Hai coraggio Aurora!!! Brava.
    Parole che trasudano verità, una verità difficile da dire, dal sapore di vita e dall'odore di sofferenza. Parole che aprono voragini e mettono a nudo realtà delicate: mettere le mani nella vita altrui, nella coscienza e nell'intimo dell'altro... può aiutare a ritrovare e costruire la gioia e la libertà, ma può anche incarcerare in sofferenze terribili e angosce indicibili.
    Quante persone si arrogano la capacità di "guidare" gli altri verso la verità di sé stessi, senza aver fino in fondo acquisito la consapevolezza che è solo la persona che può far luce su se stessa. Senza prima essersi "liberati" dalla tentazione di guidare gli altri verso il proprio modo di vedere e non verso quel modo di essere che è inscritto in ciascuno. Senza prima aver cacciato dalla propria mente il proprio Progetto e, pertanto, non essere, consapevolmente o inconsapevolmente, alla ricerca di "gente" che possa essere funzionale a portarlo avanti.
    Chi guida, a qualsiasi livello e su qualsiasi campo, è chiamato a tenere umilmente il gomito alla persona che affonda la mano dentro di sé e lei, lei soltanto, può tirare fuori la verità su se stessa. Sulla propria vocazione o il proprio progetto di vita, le proprie problematiche interiori e le proprie sofferenze... Nessuno può affondare la propria mano, come una zappa, nella vita altrui. Quante vocazioni impedite e quante vocazioni forzate. Chi svolge un ruolo di "guida" dovrebbe tremare per la responsabilità che si assume e non dormire la notte se la propria coscienza non è del tutto libera dal desiderio di manipolare, da quell'insidioso "mi piacerebbe che facessi questo". Sia educatore, formatore, prete, suora, direttore spirituale, terapista...
    quanto è facile arrogarsi competenze e capacità che non si hanno ed è anche molto facile appendere fili sugli altri e trasformarli in burattini del proprio ego.
    La persona che guida verso la libertà di se stessi non può che essere una persona che per prima ha fatto un gran lavoro su se stessa, è entrata in profondità, ha liberato pregiudizi e tabù, è riconciliata con tutte le parti di sé stessa (affettiva, sessuale, cognitiva...).
    Chi guida è chiamato a mettere affianco con umiltà, mai davanti. Abbiamo un gran bisogno di testimoni che diventano guide.
    Grazia Le Mura

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  6. Che dire carissima Aurora,per le belle considerazioni che ci proponi e per questo siamo invitati a meditare nel nostro profondo? Grazie assai.

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