Lo adorarono...
Mazzolino, Adorazione dei Magi, Galleria Borghese, Roma, 1522 ca
Matteo 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode,
ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
«Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?
Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo».
All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo,
si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo.
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea,
perché così è scritto per mezzo del profeta:
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,
si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella
e li inviò a Betlemme dicendo:
«Andate e informatevi accuratamente sul bambino
e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere,
Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre,
si prostrarono e lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode,
per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
La solennità dell'Epifania è un momento centrale delle festività natalizie. Ma il suo autentico significato viene spesso offuscato da elementi estranei o solo collaterali che prendono il sopravvento rispetto a ciò che in questa giornata è centrale e che la liturgia commemora e celebra.
Depistati da calze e befane di origine pagana che, spesso solo per motivi commerciali, si sono imposte nei nostri usi e costumi, si fa fatica a creare un'adeguata consapevolezza che restituisca a questa giornata tutto il suo splendore.
A tale scopo dovremmo innanzitutto chiederci cosa significhi il termine "epifania", liberandoci dall'assonanza con il termine "befana" e risalendo al suo significato etimologico, facendoci guidare dalle parole del vangelo. E' quanto mi propongo di fare in questo post.
Tra i protagonisti di questa festività primeggiano i Magi che con i loro doni si inchinano davanti al bambino appena nato, riconoscendone la regalità.
Essi giungono a Betlemme spinti dalla loro saggezza e lasciandosi guidare da una stella che, fermandosi “sul luogo dove si trovava il bambino” (Mt 2,9) suscita in loro "una gioia grandissima" (Mt 2,10): la sua luce da cui si erano fatti guidare non li aveva ingannati!
I Magi sono infatti astronomi, esperti nell'interpretazione dei sogni e "sacerdoti", appartenenti a una delle sei tribù dei Medi, antico popolo dell'Iran, la cui esistenza è documentata dallo storico greco Erodoto nel VI sec a. C.
Molto interessanti, per un approfondimento in proposito, i saggi di due storici: Franco Cardini, I re Magi. Leggenda cristiana e mito pagano tra oriente e occidente, Marsilio Editore 2016; e Fulvio De Giorgi, I Re Magi. Un cammino nei secoli, Editore La Scuola, 2017.
Erano seguaci della religione Mazdea che promuoveva il culto a un Dio unico, Ahura Mazda, riformato da Zarathustra nel VI secolo a. C. Tra i principi più sorprendenti del loro credo, trovava posto anche l'attesa di un Messia, nato da una vergine, che avrebbe salvato il mondo, e la cui venuta sarebbe stata accompagnata da una stella.
A questo punto sono molti gli elementi sufficienti ad affascinare e a suscitare tanta curiosità e attrazione attorno a questi tre personaggi che arricchiscono con la loro presenza il presepe.
Eppure, nonostante il fascino che promana da queste figure, non è la loro presenza il fulcro dell'Epifania.
Come i Magi si sono fatti guidare da una stella per giungere alla meta del loro cammino, così anche noi dovremmo farci guidare dai Magi, senza fermarci alle loro identità, per scoprire e gustare la bellezza di questa festività.
Con il loro gesto di umiltà e di adorazione, infatti, essi riconoscono e annunciano al mondo intero che quel bambino è il Messia e il Salvatore dell'umanità, tanto desiderato e atteso dalla storia.
Ecco il ruolo dei Magi: manifestare l'identità divina di quel piccolo protagonista del presepe. Fermarsi ai Magi e non focalizzare lo sguardo su Gesù è dunque fare un torto anche alla loro persona e alle loro intenzioni.
Epifania, infatti, deriva dal termine greco ἐπιϕάνεια (epifaneia) che significa proprio questo: manifestazione, rivelazione, apparizione!
E' il loro prostrarsi nell'adorazione di questo mistero che rende chiaro ed evidente a tutti l'evento che sta cambiando per sempre il corso della storia: il Dio dei cieli, assumendo un corpo umano, diventa per sempre "il Dio con noi", l'Emanuele.
Ecco il cuore dell'epifania! Non la "befana", non i Magi, non i loro doni, ma lo svelamento di Dio agli occhi dell'umanità!
Il bimbo nato a Betlemme è davvero il Messia, il Dio che ha voluto condividere in tutto la nostra vita e prendere parte al corso della nostra storia!
Siamo troppo abituati, purtroppo, a queste parole per rimanere sbigottiti e abbagliati dall'annuncio di questa verità assordante! Forse rimanere in silenzio, in ginocchio, in adorazione come i Magi, potrebbe aiutarci ad avvicinarci un po' di più al mistero che le parole rivelano e a contemplarlo in tutta la sua verità, provando anche noi, come i Magi, una gioia grandissima.
Hai ragione. Il centro della festa è Gesù. E non a caso l'Epifania collega il Natale alla Pasqua.
RispondiEliminaNon demonizzerei però la povera Befana, che è un originale personaggio tipicamente italiano dell'immaginario infantile.
Non siamo sul piano della fede, certo.
Ma sul piano della storia culturale il fenomeno è di un certo interesse.
Quanto alle sue origini, c'è da approfondire...
Un caro saluto,
Fulvio
Mi piace il tuo commento e l’attenzione che dai alle parole”Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”.La gioia per aver avuto fiducia nella stella, di essersi affidati e alla fine di aver trovato il “ bambino” da adorare.
RispondiEliminaQuesto brano mi ha sempre colpito anche per un altro motivo.I Magi sono in cammino, seguono la stella che li precede, non hanno certezze ma sono fiduciosi e vanno avanti.I sapienti a cui si rivolge Erode, invece, pur conoscendo le scritture e la profezia che da Betlemme sarebbe uscito un pastore che avrebbe guidato il popolo di Israele, non le ascoltano.Hanno passato la vita a leggere e discutere le scritture, ma al momento opportuno non si muovono, non corrano a Betlemme ad adorare Colui che stavano attendendo.
Grazie Cara Aurora di queste riflessioni....è indispensabile riprendere il dono del silenzio e dell Adorazione, in una società che ci avvolge in ritmi di vita veloci e fugevoli...
RispondiEliminaGrazie Aurora per questo erudito approfondimento sulla figura dei Magi la cui citazione serve all'evangelista Matteo come contrasto nei confronti di Erode e la sua corte di esperti delle Scritture e dall'altra come annuncio di un Messaggio che ancora oggi fatichiamo a comprendere. La portata del Verbo che si fa Carne il cui riflesso è dentro tutte le cose create e pertanto le vie per giungere a Cristo sono diverse. Buona giornata
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