Il primo comandamento


Marco 12,28-34

Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, 
visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: 
«Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 
Gesù rispose: 
«Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore
amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, 
con tutta la tua mente e con tutta la tua forza
Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso
Non c'è altro comandamento più grande di questi». 
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, 
che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui
amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza 
e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: 
«Non sei lontano dal regno di Dio». 
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.


Per comprendere a pieno il senso del brano evangelico di questa domenica, la trentunesima del tempo ordinario, bisognerebbe collocarlo nel suo contesto leggendo per intero i capitoli 11 e 12 del vangelo di Marco. 

Gesù entra a Gerusalemme, osannato dalle folle; maledice il fico senza frutti che la mattina seguente seccherà; caccia dal tempio i venditori, che hanno trasformato la casa del Padre in “un covo di ladri”. 

Pietro Lorenzetti, Entrata di Cristo a Gerusalemme, 1310-1319 circa, Assisi Basilica Inferiore

Gli scribi e i farisei  “assediano” Gesù, interrogandolo su varie questioni inerenti alla Legge, per metterlo alla prova e coglierlo in errore: con quale autorità fai queste cose (11,28); è lecito o no pagare il tributo a Cesare? (12,14); alla resurrezione, di quale dei sette fratelli che l’hanno sposata sarà moglie questa donna? (12, 23).

Gesù non cade nei loro tranelli, e riesce a districarsi dalle insidie che gli vengono tese attingendo alla sua saggezza e alla Scrittura

Al centro di questo confronto serrato con i giudei, si colloca il racconto della parabola dei vignaioli omicidi, che culmina con l’invio del "figlio amato” e con la sua uccisione, chiaramente allusiva alla sorte di Gesù ormai prossima. 

Gesù rischia di essere catturato, poiché i giudei capiscono che quella parabola è rivolta a loro, ma a causa della folla che lo seguiva decidono di lasciarlo andare. 

In questo contesto si colloca il dialogo di Gesù con lo scriba che, attirato dai discorsi che aveva ascoltato, lo interroga sul primo di tutti i comandamenti.

Il verbo “interrogare" non è casuale. Lo scriba infatti non imposta un dialogo con Gesù. Non è mosso dal desiderio di capire la Scrittura. Chi, infatti, meglio di lui poteva conoscerla? Inoltre, lo "Shemà Israel", che contiene la proclamazione del primo dei comandamenti, è la prima preghiera quotidiana dei giudei. Non è neanche un uomo in ricerca, che desidera confrontare la sua visione religiosa con quella di Gesù. Lo scriba che formula la domanda ha già la risposta chiara e ferma nella sua testa. Come un docente che interroga un suo allievo, vuole solo verificare fino a che punto egli è in possesso delle conoscenze che lui ritiene siano essenziali.

Agli occhi dello scriba, Gesù appare come uno studente preparato, che risponde bene alla sua domanda, in modo esauriente e soddisfacente, e gli conferma la verità della sua risposta. Gesù infatti conosce bene la Legge e non è venuto per abolirla, ma per portarla a compimento, in quanto essa contiene in nuce la pienezza della Rivelazione.

Cristo Pantocratore, Mosaico Basilica Cefalù

Purtroppo, l’uso strumentale, miope e integralista che se ne faceva (e se ne fa...), spesso, ne sviliscono la natura e ne stravolgono la funzione e il significato. 

Nel suo intervento, lo scriba pone l'accento sulla "unicità" di Dioaffermando che "non vi è altri all'infuori di lui". Parole vere e centrali nella Scrittura, ma che mettono a fuoco la distanza che separa Gesù dal mondo giudaico e che diventeranno il capo d'accusa del Sinedrio che lo condurrà alla morte in quanto “bestemmiatore”: "Il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? Gesù rispose: Io lo sono! (Mc 14,61-62).

Gesù avrebbe posto l'accento invece sull'amore, che è il cuore della Legge, ma che molte volte viene ignorato e sacrificato al primato dell'osservanza formale delle norme.

La conclusione del dialogo con lo scriba ci sorprende, come sempre ci accade quando ci confrontiamo con ogni pagina del vangelo. 

Gesù capovolge radicalmente la relazione istaurata con lui da quest'uomo e interviene non più in quanto “alunno” diligente e studioso ma come educatore paterno e dialogante: vedendolo rispondere “saggiamente”, lo loda dicendogli di non essere lontano dal regno di Dio, quel regno che costituiva il cuore della sua missione, di cui parlava ogni giorno e che era venuto ad annunciare a tutti.

Ecco lo svelamento sempre più progressivo del volto di Gesù: un uomo saggio, intelligente, astuto, scaltro, esigente; ma anche libero dagli schemi, dai preconcetti, disponibile al dialogo con tutti, pronto a valorizzare, nonostante tutto, il bene che c’è in ogni uomo.

Johannes Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria, 1656, Edimburgo

Come allora, anche oggi Gesù ci cammina accanto, ascolta le nostre domande, anche quando esse non sono del tutto limpide e sincere, accetta di rivestire ruoli che gli attribuiamo, diversi da quelli che gli sono propri, pur di raggiungerci e starci vicino in ogni modo. 

Ma c’è sempre un momento alla fine in cui si svela pienamente a noi, ci mostra tutto lo splendore del suo volto, e ci tende una mano per aiutarci a seguire le sue orme e a camminare con lui.

Commenti

  1. Chi è il PROSSIMO?...
    - Nel linguaggio devoto, ogni uomo rispetto ad un altro uomo in quanto uniti dal vincolo della carità cristiana; per lo più con valore collettivo:
    "Ama il prossimo tuo come te stesso".
    - Gli altri, in quanto membri della collettività e termini del rapporto sociale: "Non mi piace sparlare del prossimo".
    - In lingua latina, proximus, superlativo di prope: "vicino".
    (Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli pag. 1497).

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