Risparmio

Risparmio è una di quelle parole che si vivono prima di pensarle, di pronunciarle, di capirle.

Perché le impari in famiglia, come è accaduto a me, dagli stili di vita che essa ti trasmette e che assimili anche senza accorgertene: quando, per esempio, vivi in una famiglia numerosa, dove l'unico reddito è lo stipendio modesto del capofamiglia, che nel corso degli anni, come una formichina, riesce a mettere da parte il necessario per vivere, ma anche per sostenere i figli negli studi e per realizzare perfino il sogno di acquistare una casa.

Ma è anche una virtù che puoi ereditare da chi ti ha generato, insieme al tuo DNA. Una inclinazione naturale che ti fa percepire senza sforzo e senza sacrificio quello che vale la pena acquistare e quello a cui puoi rinunciare, in vista di un fine più grande. Si, perché il risparmio non è mai fine a se stesso! Altrimenti sarebbe tirchieria: un difetto quindi, non una virtù.

Oggi, la cultura consumistica in cui siamo immersi ci condiziona fortemente, inculcandoci comportamenti basati sullo spreco, sul desiderio di oggetti superflui, che ci porta ad accumulare una quantità esagerata di beni non necessari, che alla fine dimentichiamo anche di possedere, tanta è la loro inutilità. Sono sempre più numerosi i soggetti che soffrono di shopping compulsivo, un disturbo del comportamento che è cresciuto in modo preoccupante in tempo di covid.

Il paradosso della nostra società consumistica, tuttavia, è la consapevolezza crescente dell'urgenza di un cambiamento radicale dei nostri stili di vita. 

Il risparmio energetico è ormai diventato una sorta di leitmotiv del nuovo orientamento da imprimere alla nostra economia e alla nostra vita. Da decenni ne parlano gli economisti più sensibili alle sorti del pianeta, le istituzioni scolastiche ne hanno fatto uno dei pilastri dei percorsi educativi delle nuove generazioni.

Eppure, questa apertura mentale stenta a decollare nella vita reale degli organismi politici e della società civile nel suo insieme.

Gli sprechi non si contano: in molti punti della città le fontanelle continuano a scorrere ininterrottamente, come se fossero fontane a circuito chiuso; le luci di molti edifici pubblici rimangono perennemente accese, notte e giorno; il 17% del cibo prodotto nel mondo annualmente viene sprecato, buttato via, mentre un terzo della popolazione mondiale muore di fame. Nel 2019, sono finiti nei bidoni della spazzatura 931 milioni di tonnellate di cibo.

Di fronte ai dati mondiali ci sentiamo giustamente smarriti e impotenti. Ma ogni cittadino, nel suo piccolo, può compiere delle scelte importanti per invertire questa tendenza allo spreco che sembra irreversibile.

Ognuno è responsabile delle proprie azioni e può incidere per la sua parte nell'ambiente in cui vive. Ed è a questo livello che possiamo intervenire, se lo vogliamo, in modo decisivo ed efficace.

Possiamo chiudere i rubinetti quando l'acqua scorre inutilizzata, possiamo risparmiare sul riscaldamento della casa usando una coperta o una giacca in più, possiamo comprare solo il cibo che ci serve a breve termine per evitare di buttarlo via alla scadenza, possiamo acquistare beni accessori solo quando li riteniamo realmente necessari, senza crearci alibi con i quali non riusciamo a ingannare nessuno, figuriamoci noi stessi.

La motivazione di questi comportamenti virtuosi dobbiamo trovarla dentro di noi, innanzitutto, nella nostra coscienza. Anche se il mondo intero dovesse tradire questo imperativo etico, nessuno potrà mai impedirci di ascoltare e seguire quello che la nostra coscienza ci suggerisce.

Sperperare, anche quando si possiede molto, è sempre contrario ai principi etici. E' indice di scarso rispetto per le persone che non possiedono nulla, per le cose e il loro valore, e per la stessa ricchezza, che non viene utilizzata al meglio e viene buttata via.

La finalità che giustifica e dà senso a uno stile di vita improntato al risparmio è soprattutto l'amore per la natura e per il pianeta, che stiamo distruggendo; così come la responsabilità verso le generazioni future, a cui stiamo rubando la materia prima della loro esistenza.

Ma anche nella nostra quotidianità possiamo rintracciare le motivazioni che possono stimolarci al risparmio: la realizzazione di un progetto per la serenità del nostro futuro, come l'acquisto di una casa; o l'impegno a sostenere chi vive in condizioni di precarietà e di bisogno, vicino o lontano da noi, facendoci carico insieme ad altri della sua situazione, condividendo, anche solo in parte, e secondo la misura del nostro cuore, quanto per noi è davvero superfluo e non essenziale alla nostra vita.

Finalizzare le nostre scelte a progetti che superano il nostro corto orizzonte, arricchisce la nostra vita e la riempie di senso. Il contrario ci lascerà sempre insoddisfatti, in preda ad una fame insaziabile che non riusciremo a lungo andare a controllare e che, invece di regalarci serenità e gioia, ci lascerà dentro un vuoto sempre più incolmabile.

Commenti

  1. Un grande insegnamento che l'esperienza missionaria in una parte del mondo in cui si vive in condizioni di assoluta povertà, è certamente quello di farci comprendere che si può vivere con poche risorse ma indispensabili. Cibo, sanità , istruzione, lavoro, sono indispensabili perché concorrono a vivere una vita dignitosa e umana. Risparmiare per poi donare, può significare restituire il "maltolto" a chi non può procurarsi neanche il necessario. Per noi cristiani dovrebbe essere un "obbligo" che nei comandamenti di Gesù è definito con una sola parola : AMORE. C'è la faremo? Forse si, in un tempo in cui potremo chiamarci fratelli!

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