Vaticano e riforma finanziaria

 


Tra gli obiettivi più audaci e rivoluzionari del pontificato di papa Francesco c'è la riforma della Curia romana.
Essa ha segnato i primi passi della sua azione pastorale, incontrando non poche resistenze e difficoltà, fino a registrare ultimamente una battuta d’arresto. Ma poiché lo stile di questo Papa è quello di mirare a traguardi lontani con gradualità, compiendo piccoli passi e armandosi di molto coraggio e pazienza, la sua iniziativa imprimerà, se non altro, una nuova direzione al cammino della Chiesa, che ha bisogno di tempi lunghi per cambiare.
 
Nel contesto della riforma della Curia, si colloca un'altra importante novità: la riforma economica e finanziaria in Vaticano.
Essa ha avuto inizio già durante il pontificato di Benedetto XVI, da quando il Vaticano decide di entrare nell’area dell’Euro e firma, il 18 dicembre 2009,  la Convenzione con l’Unione europea, impegnandosi all’adeguamento del sistema di vigilanza e controllo in campo economico e finanziario, per contrastare i fenomeni del finanziamento del terrorismo e del riciclaggio del denaro che proviene da attività illecite e criminose.


Benedetto XVI, con il Motu proprio del 30 dicembre 2010, inizia l’attuazione di questo processo di rinnovamento e di “pulizia" nella Chiesa, che dà luogo alla promulgazione di nuove leggi e alla istituzione di nuovi organismi e strutture adeguate allo scopo. 

Tra esse, l’istituzione di un nuovo organo di vigilanza, l’Aif (Autorità di informazione finanziaria), oggi Asif (con l’aggiunta della Supervisione) e un nuovo Consiglio per l’economia costituito, non più da 15 Cardinali come il precedente, ma da 14 membri, 7 ecclesiastici e 7 laici, presieduto da un Cardinale. Oggi, 6 dei membri laici sono donne. Una vera rivoluzione per il Vaticano!


Il Consiglio è affiancato da una Segreteria che ha la responsabilità del controllo dei bilanci, ma anche di intervento nell’attuazione di una buona politica economica.

I cambiamenti descritti non sono irrisori né banali. La Chiesa, che nel passato ha gestito l’economia nella segretezza e con personale per lo più ecclesiastico non sempre competente, si avvale oggi di consulenti professionisti, esperti in campo economico. Essa inoltre è più consapevole del valore della trasparenza come strumento di tutela e di salvaguardia da eventuali errori che, specie in campo economico, possono rivelarsi fatali. Gli scandali antichi e recenti ne sono una triste conferma.

Per di più, sembra emergere oggi con maggiore forza la coscienza dell’identità della Chiesa e delle finalità della sua economia. La Chiesa, infatti, e così la Santa Sede, non è un’azienda che ha come obiettivo il profitto a tutti i costi. Essa è una presenza di servizio missionario nel mondo, per l'annuncio del vangelo e la promozione integrale dei più poveri, ed è a questa funzione che sono finalizzate le sue risorse economiche. Lo stile della sobrietà e della trasparenza devono caratterizzare le sue iniziative.


Tutte le attività del Papa, i suoi viaggi, il sostegno alle chiese povere e alle missioni, sono possibili grazie alle offerte che giungono spontaneamente dalla generosità della gente, e devono essere ben amministrate.  Non possono essere sprecate o gestite in modo disonesto o con superficialità.

Papa Francesco a questo mira. E le leggi internazionali sull'anticorruzione, l'antiriciclaggio e la trasparenza gli stanno dando una mano. Certo la Chiesa, come comunità di discepoli di Cristo, non dovrebbe avere bisogno di altre leggi se non quella del vangelo ed è molto triste accorgersi della facilità con cui essa viene aggirata, e non solo in campo economico.

Ogni intervento di papa Francesco è al vangelo che fa riferimento, dalle sue parole parte e nei suoi contenuti si specchia. E anche la riforma finanziaria in corso in Vaticano si fonda sulle stesse radici, come esplicitamente viene dichiarato nell'incipit del Motu proprio del 26/04/2021, che richiama le parole stesse del vangelo di Luca: "La fedeltà nelle cose di poco conto è in rapporto, secondo la Scrittura, con la fedeltà in quelle importanti. Così come l'essere disonesto nelle cose di poco conto, è in relazione con l'essere disonesto anche nelle importanti" (cf. Lc 16,10).


Una grande responsabilità, per chi si è impegnato a seguire e a testimoniare il vangelo!
Le parole "laiche" trasparenza, anticorruzione, assenza di ogni conflitto di interesse, perché siano comprese e vissute nella loro profondità, vanno tutte declinate dunque con una sola parola evangelica:  "fedeltà", a Cristo e alla sua parola.

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