La migliore politica 2

 

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del buon governo, Papazzo Pubblico di Siena, 1338-1339

Dopo avere denunciato i mali di cui soffre la politica oggi, papa Francesco individua le vie da intraprendere per l’esercizio di una gestione virtuosa del potere. 


La seconda parte del quinto capitolo di Fratelli tutti guarda quindi con ottimismo alla possibilità di intraprendere una  politica migliore di quella attuale.


Su questo papa Francesco si sofferma con meticolosità e coraggio, indicando obiettivi alti e impegnativi, descritti con parole nuove, solo apparentemente estranee alla politica: amore politico, amore efficace, sacrifici dell’amore, amore che integra e raduna …


Infatti, se vogliamo davvero che la politica abbandoni corruzione e inefficienza, bisogna puntare in alto. Perché “l’amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca" non si circoscrive solo agli ambiti della vita familiare, ma "è anche amore civile e politico … e si esprime non solo in relazioni intime e vicine, ma anche nelle macro-relazioni” (181).


Quale dunque “la politica di cui c’è bisogno?” (177). Una politica che passi dalla mentalità individualistica all’amore sociale. La carità politica infatti non è un sentimento sterile ma impegno per la verità e ricerca dello sviluppo per tutti  (182-183).


A questo aspetto papa Francesco dedica particolare attenzione, entrando nei particolari ed esemplificando i comportamenti tipici dell’amore politico: “Se qualcuno aiuta un anziano ad attraversare un fiume - e questo è squisita carità - il politico gli costruisce un ponte, e anche questo è carità. Se qualcuno aiuta un altro dandogli da mangiare, il politico crea per lui il posto di lavoro, ed esercita una forma altissima di carità che nobilita la sua azione politica” (186).


Ponte della Maddalena sul fiume Serchia nella provincia di Lucca


Entrando ancora più nello specifico, il Papa invita i politici a nutrire “un amore preferenziale per gli ultimi“ definendo questo comportamento “i sacrifici dell’amore” (187): “I politici sono chiamati a prendersi cura della fragilità … a farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante, ed essere capaci di ungerlo di dignità” (188).


La preoccupazione di un politico non può essere la caduta dei consensi, ma il pensiero di tutti i flagelli che deturpano il mondo: esclusione sociale, povertà, sfruttamento delle persone, traffico di droghe e di armi, terrorismo … per non parlare poi della fame che è un vero scandalo di cui dovremmo vergognarci (188-189).


Infine, una buona politica è aperta a un amore che integra e raduna. Chi governa deve saper cercare sempre l’incontro e la convergenza con gli altri, anche con i politici di altri schieramenti, almeno sui temi fondamentali, vivendo e insegnando il valore dell’ascolto, del rispetto e della tolleranza, superando “l’uniformità che genera asfissia” e la chiusura “in un frammento di realtà” (191).


A conclusione del capitolo, papa Francesco sembra guardare negli occhi ogni politico, in quanto persona, chiamandolo in disparte per incoraggiarlo e consegnargli un programma di vita, ma nello stesso tempo per invitarlo a fare una revisione coraggiosa del suo operato. Un atteggiamento, questo, con il quale esprime il rispetto, nonostante tutto, di ogni essere umano e la fiducia nella possibilità del suo ravvedimento.


Ascoltiamo quindi le sue stesse parole, con le quali chiudiamo questa sintesi:


Giorgio La Pira, Sindaco di Firenze negli anni 1951-1965


“Mentre porta avanti questa attività instancabile, ogni politico è pur sempre un essere umano… Anche nella politica c’è spazio per amare con tenerezza … I più poveri debbono intenerirci: hanno diritto di prenderci l’anima e il cuore … Non sempre si tratta di ottenere grandi risultati … Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita … D’altra parte, è grande nobiltà essere capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri” (193-196).


“Pensando al futuro, in certi giorni le domande devono essere: A che scopo? Verso dove sto puntando realmente? … Quanto amore ho messo nel mio lavoro? In che cosa ho fatto progredire il popolo? Che impronta ho lasciato nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?” (197).


Continua ... 19 giugno, Dialogo e amicizia sociale

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