Le ombre di un mondo chiuso

 


Nel primo capitolo dell'enciclica Fratelli tutti, intitolato Le ombre di un mondo chiuso, Papa Francesco delinea “alcune tendenze del mondo attuale che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale” (9).

E’ un mondo che fa paura! Tanti sono i segni di egoismo e di degrado che suscitano disorientamento e sconforto. 


Manca un’apertura agli altri e prevalgono le divisioni, gli egoismi e gli interessi dei poteri economici.

Si avvertono i “segni di un ritorno all’indietro” (11), della “perdita del senso della storia” (13), della dissoluzione del “pensiero critico”.


Espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità vengono manipolate e svuotate del loro contenuto (14).

La politica non sente più come propria la vocazione a perseguire progetti  a lungo termine, con grandi obiettivi, per il bene comune, ma sembra avere come unico obiettivo la distruzione dell’avversario (16).



Le persone non sono considerate più un valore di per sé, ma trattate come oggetti da scartare: non nascono bambini perché contano di più gli interessi individuali; gli anziani vengono “crudelmente scartati”, isolati e abbandonati perché percepiti come un ostacolo alle proprie libertà (19); cresce la disoccupazione e la povertà, perché aumenta la ricchezza senza equità; nascono nuove forme di razzismo.


I diritti umani non sono uguali per tutti: mentre molti vivono nell’opulenza, altri vedono calpestata la loro dignità. Anche le donne spesso, difese a parole, soffrono nella realtà esclusioni e maltrattamenti (23).

Aumentano le forme di schiavitù promosse da organizzazioni criminali a livello mondiale: si adescano giovanissimi in ogni parte del mondo, si sequestrano persone per vendere i loro organi, si usa violenza sulle donne per poi farle abortire (24).


Si moltiplicano le guerre, gli attentati, le persecuzioni di ogni genere, come se il mondo intero fosse coinvolto in una “terza guerra mondiale a pezzi” (25).

Cresce la “cultura dei muri” per impedire l’incontro con altre culture (27).

Aumenta la solitudine, la paura, l’insicurezza, terreno fertile delle mafie, che creano dipendenza e subordinazione (28).



Il progresso e lo sviluppo non sono sempre accompagnati dai valori spirituali. Così si accumulano armi e munizioni mentre milioni di bambini muoiono di fame e sono ridotti a scheletri umani “davanti a un silenzio internazionale inaccettabile” (29), a un’indifferenza di comodo, a una sorta di cinismo (30).


La pandemia con la sua drammaticità ha fatto cadere molte maschere risvegliando il senso di appartenenza alla stessa umanità. Tutti ci siamo improvvisamente ricordati che nessuno si salva da solo (32) e abbiamo capito che dobbiamo cambiare i nostri stili di vita e le nostre relazioni (33).

Il timore, però, è che passata la crisi tutto ritorni come prima. Dovremmo invece continuare a sentirci solidali gli uni nei confronti degli altri e debitori gli uni degli altri per scongiurare il pericolo che un così grande dolore possa risultare inutile (35-36).


Un’attenzione particolare il Papa riserva al fenomeno delle migrazioni dovute alle guerre, alle persecuzioni, alle catastrofi naturali. Tante vite lacerate da trafficanti senza scrupolo subiscono ogni sorta di violenza. 

Contro lo sradicamento culturale e religioso di queste persone, “va riaffermato il diritto a non emigrare” e poter rimanere nella propria terra (38). D’altra parte l’arrivo di migranti suscita spesso allarme e paura che alimentano una mentalità xenofoba, condivisa a volte, purtroppo, anche da chi si dichiara cristiano (39).



L’uso dei media digitali ha creato un nuovo tipo di comunicazione con una apparenza di socievolezza e un’amplificazione dell’individualismo. La vera comunicazione ha bisogno invece “di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla” (43). Inoltre tali strumenti di comunicazione, compresi i media cattolici, spesso diventano mezzi di diffamazione e di calunnia, oltre che di diffusione di notizie false (45-46).

In un mondo sordo, narcisista e prevaricatore, dobbiamo imparare a “metterci seduti ad ascoltare l’altro” riscoprendo il valore della gestualità nell’incontro umano (48).


Papa Francesco conclude questa cruda disamina con un invito a cogliere i semi di bene ovunque sparsi. 

Malgrado queste dense ombre, dunque, non dobbiamo perdere la speranza, forti anche dell’esperienza di questa pandemia, che ci ha fatto comprendere quanto le nostre vite siano intrecciate le une alle altre, e sostenute da una rete di persone “ordinarie” ma indispensabili e decisive per la nostra storia: “medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose …” (54).


Continua ... 15 aprile, Un estraneo sulla strada

Commenti

  1. Ciao Aurora, mi hanno molto colpito queste parole:
    "E’ un mondo che fa paura! [...] Manca un’apertura agli altri e prevalgono le divisioni, gli egoismi e gli interessi dei poteri economici. Espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità vengono manipolate e svuotate del loro contenuto."
    Devo ancora una volta complimentarmi per la tua capacità di cogliere i segni del nostro tempo.
    Leggendo questo post non ho resistito alla tentazione di commentare quanto sia vero che, da sempre, la vita sociale, in questo misero mondo, è improntata all'egoismo, all'abuso di situazioni o posizioni per il conseguimento di vantaggi, alla prevaricazione dei deboli e dei non protetti ...
    Ma poi, perché dover essere costretti a farsi proteggere da qualcuno per non finire nel dimenticatoio o, peggio, per scongiurare di essere calpestati?
    E perché attorno a noi ci sono soltanto individui ansiosi di costruirsi un loro "orticello" all'insegna del "mors tua vita mea"?
    Ciao e grazie ancora per questo ambiente protetto nel quale possiamo scambiarci dei pensieri come e anche meglio che se fossimo vicine ...

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    1. Grazie di queste tue profonde e importanti considerazioni, e della disponibilità che esprimi condividendole in questo spazio. Era proprio questo il mio intento: creare un “luogo” e un’occasione per riflettere insieme ad altri su tematiche che stanno al centro della nostra vita ma di cui non riusciamo a parlare nella quotidianità, presi come siamo ogni giorno dalla solita routine … Questa pandemia poi ha ampliato le distanze e ci impedisce di incontrarci per soffermarci con serenità a parlare. Ben vengano quindi anche questi nuovi strumenti di dialogo e di comunicazione.
      Vorrei precisare però innanzitutto che in questa rubrica io svolgo solo la funzione di un “altoparlante”. I pensieri riportati, per la maggior parte, sono tratti dall’enciclica di Papa Francesco dalla quale sto cogliendo, facendone una sintesi spero efficace e stimolante, i contenuti portanti.
      Questo mondo egoista e inquietante che descrive Papa Francesco purtroppo è proprio quello in cui viviamo. Le persone furbe e malvagie sono in continuo aumento e non si fermano neppure davanti ai mali peggiori. Lo abbiamo visto anche nel corso di questa emergenza sanitaria. Il Papa vorrebbe aiutarci a prenderne coscienza per cambiarlo in un mondo migliore. Ma non so quanti hanno letto o leggeranno questo testo, specialmente tra quelli che avrebbero il potere di cambiare le regole del gioco.... Se non altro proviamo noi a cambiare le nostre prospettive e a potenziare la nostra sensibilità. Se lo facessimo tutti nel nostro piccolo, sicuramente qualcosa di meglio ne verrebbe fuori.

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