Dimmi quanto leggi e ti dirò chi sei!



Quanta attenzione, cura, tempo, denaro, riserviamo al nostro corpo: dal punto di vista estetico, alimentare, ginnico, medico…

Giustamente ci sta molto a cuore stare bene con noi stessi e mostrare un’immagine quanto più possibile gradevole agli altri, che attiri l’interesse e riscuota successo e consensi.


La società, nelle sue diverse espressioni, coltiva questa concezione della persona, la motiva, la nutre, la fortifica sempre più.


Non si contano i siti internet, le trasmissioni televisive, le pubblicazioni che si occupano di diete alimentari, di arti culinarie, di chirurgia estetica, di prodotti di bellezza, di culturismo, di segreti di medicina miracolistica, di elisir di lunga vita…


Se usassimo la stessa cura e attenzione per la dimensione spirituale, culturale, intellettiva della persona, avremmo certamente una società migliore e personalità più ricche di umanità, di ideali e di progetti per un mondo in cui vivere tutti meglio.


Una fonte a cui attingere, che arricchirebbe sicuramente la nostra interiorità, è la lettura.



Gli italiani purtroppo non leggono molto, lo sappiamo. I più recenti dati Istat ci dicono che poco più del 40% della popolazione legge un libro all’anno e che il 10% degli italiani non possiede neppure un libro in casa. Neanche in tempo di lockdown è cresciuta questa percentuale. Eppure, per molte categorie, il tempo libero passato in casa avrebbe potuto rappresentare una felice opportunità per valorizzare dimensioni della propria esistenza a lungo trascurate.


Devo riconoscere che per molti anni mi sono collocata anch’io tra le persone che dedicano poco tempo alla lettura, nel senso ameno del termine, poiché in quanto insegnante sarebbe pressoché impossibile e paradossale non fare dei libri il perno della propria attività. 


Mi è sempre mancato, però, nella quotidianità il tempo di dedicarmi alla lettura di testi scelti da me per altre motivazioni che non fossero quelle legate al lavoro. E ne ho sempre sentito fortemente la carenza, anche perché i miei studi letterari più remoti mi avrebbero dovuto portare naturalmente verso questa direzione. 


Ma da quando sono in pensione e ho conquistato la piena libertà di disporre del mio tempo a mio piacimento, ho cominciato a dare uno spazio notevole alla lettura e ho trovato in essa un grande prezioso nutrimento per la mia persona.



Tra i libri indimenticabili, con cui ho aperto questa mia nuova stagione della vita, c’é Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust, tremila pagine in sette volumi: il romanzo più lungo del mondo! Ho per anni coltivato in  me questo sogno e finalmente sono riuscita a realizzarlo. E’ stato per me come un vero e proprio bagno salutare nel mare della creatività letteraria e poetica.


Ma è stata soprattutto la scoperta degli audiolibri a rivelarsi come la sorgente più ricca e a portata di mano a cui abbeverarmi quotidianamente, che mi consente oltretutto di valorizzare al massimo diverse ore della giornata, utilizzate spesso per tante occupazioni di routine che diventano in questo modo momenti preziosi di ascolto, di riflessione e di arricchimento culturale. Cucinare, pulire, riordinare, stendere la biancheria… diventano così delle insospettabili opportunità per arricchire il mio bagaglio culturale e ottimizzare il tempo prezioso che mi è dato di vivere.


Da circa un anno, in particolare, ho scoperto l’interessantissimo programma della Rai Ad alta voce di cui si può fruire attraverso l’App “Rai Play Radio”. 


Attingendo all’archivio degli audiolibri ci si trova sorprendentemente di fronte a una miniera inesauribile di opere di vario genere di alto spessore culturale, romanzi e racconti tratti non solo dalla letteratura italiana, ma anche europea, americana, russa… letti da interpreti di grande prestigio che hanno la capacità di rendere vive e pulsanti quelle storie e vivi i loro protagonisti.


Insomma, niente di più piacevole e arricchente per i tempi più faticosi e noiosi della propria giornata, e in particolare per questi durissimi tempi di pandemia.  


Lo consiglio vivamente a tutti!

Commenti

  1. Complimenti Aurora, anch'io, nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia, sto organizzando questa mia nuova libertà che scaturisce da un recente e sospirato "affrancamento dal lavoro", per recuperare il tempo perduto su vari campi, come anche in quello della lettura.
    Ma al momento preferisco il cartaceo, in quanto mi consente di mantenere con il libro un rapporto visivo-affettivo, sottolineare, rileggere, scriverci a matita delle osservazioni, ecc..

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    1. Grazie del tuo contributo alla riflessione su un tema così fondamentale! Condivido molto quanto scrivi e vale anche per me. Considero infatti le due opzioni non alternative ma strettamente complementari.

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  2. Ho cominciato all'età di 5 anni a leggere- Leggevo le pagine dei libri con cui i droghieri durante la Guerra incartavano generi alimentari. Le ripulivo e le divoravo e talvolta le imparavo a memoria. Una briciola delle prime cose imparate a memoria da un foglio di carta patinata sporco di ricotta: "… uno spaghetto appiccicato al mento e il nasino, si sa, tinto di vino." Soprattutto leggevo il vocabolario italiano che ridussi, a forza di sfogliarlo, in un indecente ammasso di fogli squinternati e pieni di orecchie.
    Un altro oggetto da leggere era il Giornale di Sicilia, quando papà ne portava a casa una copia. Quello era anche il mezzo per dare spettacolo quando veniva a casa qualche conoscente di Papà. Ad un certo punto venivo chiamato a dare spettacolo della mia bravura e mi toccava leggere intere colonne, velocemente e senza impuntature. La cosa mi gratificava alquanto. Mano-mano che diventavo più grandicello, saziavo la mia sete di lettura su qualsiasi cosa mi capitasse per mano. Un esercente davanti casa, il signor Poma, mi forniva gli originali, stampati su due colonne per pagina, della serie completa delle avventure di Emilio Salgari. E poi Pinocchio, il Libro cuore, Robinson Crusoé, Zanna bianca, Bertoldo, ma anche i Promessi Sposi che papà custodiva gelosamente nel comodino, un vero banco di apprendimento della punteggiatura, delle parti del discorso e delle intonazioni. Su sua richiesta imparai a memoria diverse pagine dei Promessi Sposi. Ed anche papà amava recitarne intere parti, per suo diletto e per spronarmi e incuriosirmi.

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  3. (Continuazione del commento precedente non pubblicabile per intero a causa delle limitazioni del blog circa il numero massimo di caratteri accettabili per ciscun commento)
    Papà era musicalmente stonato, ma capace di apprezzare il motivo delle canzoni, pur senza saperlo riprodurre con la voce o fischiando. Ma aveva tenacemente trovato il modo di suonare il mandolino con sentimento e rispettando le note e i tempi, seguendo il sistema cosiddetto A NUMERETTI. Le pagine riproducevano un rigo musicale composto da tante righe quante erano le corde del mandolino e su ogni corda, in successione, erano stampati con un numero le volte che si doveva pizzicare quella corda mettendovi contemporaneamente sopra un dito della mano sinistra; sotto il rigo erano scritte le parole della canzone. Io stavo accanto a lui e cantavo canzoni come “Ziki paki Ziki pu , Vento portami via con te” ed altre. Sempre affettuoso e attento papà mi pagò per anni l'abbonamento al Corriere dei Piccoli e successivamente al Vittorioso. Ma la mia passione erano i cosiddetti GIORNALETTI dei quali si faceva un gran commercio a scuola coi compagni. Il Piccolo Sceriffo e Gim Toro erano i miei preferiti. La passione di leggerli era così grande che mentre stavo al tavolo con il libro di scuola per studiare, tenevo nascosto tra le pagine uno di quei giornaletti che mi prestavano i compagni di scuola, invece di studiare. Per questo motivo ero un sorvegliato speciale di mia madre che si avvicinava quatta quatta senza farsi sentire e mi sorprendeva a leggere l'amato giornaletto. E lì erano predicozzi e rimproveri e non ricordo se volasse anche qualche scapaccione. L'epilogo un bel giorno fu tremendo e mi causò un grandissimo dolore. Mi sequestrò tutti i giornaletti che tenevo nascosti con cura e ne fece un gran falò al centro della stanza grande. Piansi... le spiegai che non erano miei e le chiesi più volte, la implorai di farmeli almeno restituire ai miei amici, ma non ci fu niente da fare. Non ho mai dimenticato quella scena che fu per me apocalittica, simile al sacrificio di innocenti sul rogo e credo ne sia rimasto segno nella mia psiche. Ho continuato comunque a leggere, sempre. Ho messo insieme una biblioteca da fare invidia a quella di un piccolo Comune. Amo ciascun libro che sento come un amico, un fratello maggiore. E poi, non ho smesso mai di studiare e quindi ho letto senza sosta, per studio e per diletto: le materie di scuola, quelle militari che non si finisce mai di dover studiare per tenersi aggiornati sulle dottrine e sulle circolari sempre nuove. Ho letto e studiato giurisprudenza per conseguire la laurea ed ancora per superare l'esame di Stato e diventare avvocato. Per diletto ho studiato Sociologia e Statistica, Dottrine politiche e Filosofia ed infine attualità e politica, oltre ai quotidiani la cui lettura non ho mai tralasciato quotidianamente. Ed infine i libri d’Arte con riferimento alla pittura, ai movimenti artistici, alle tecniche, agli autori e, come se non bastasse, dottrine cattoliche per l'evangelizzazione e la vita in una Comunità cristiana. Adesso mi sono stancato, ma continuo a leggere almeno un quotidiano al giorno ed, alacremente, romanzi storici e di costume, ma soprattutto scrivo.

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  4. Negli anni della mia fanciullezza( dai 9 ai 15 anni) ho letto la maggior parte dei classici. Avendo un fratello maggiore insegnante mi stimolava alla lettura. Un giorno mi ha accompagnato alla biblioteca comunale e ho imparato a prendere i libri che leggevo avidamente e restituivo puntualmente in cambio di altri. In più leggevo anche qualche libro che trovavo a casa sulla scrivania. Questa passione mi ha accompagnato tutta la vita. Ho avuto qualche anno di black out in cui mi sono scoperto arido. Poi da un paio di anni ho ripreso. Quotidiano locale , famiglia cristiana e libri di ogni genere. È il cibo dell'anima.

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