Dai diritti ai delitti
Sono anni che seguiamo con ansia e apprensione l’evolversi dei conflitti più “vicini” a casa nostra, quelli che hanno quasi raso al suolo l’Ucraina e la striscia di Gaza e, constatando impotenti la risoluta e crescente ostinazione dei loro promotori, ci sembra che il mondo intero stia crollando.
Gli stessi ingenui, maldestri e interessati tentativi di pacificazione appaiono non solo deboli e fallimentari ma addirittura mere inconsistenti finzioni.
Eppure, solo un poco più lontano dai nostri ristretti orizzonti, guerre altrettanto feroci e devastanti si combattono da decenni senza alcuna considerazione o mediazione delle altre nazioni e senza alcun tentativo di risoluzione. Sicuramente perché sono molti i Paesi del mondo che traggono profitto da questi conflitti.
L’Africa è il continente più esplosivo del pianeta nel quale sono in corso da tempi remoti numerosi conflitti che determinano condizioni di vita desolanti e vergognose per intere popolazioni.
Il Congo è uno dei paesi africani dove si combattono da decenni guerre sanguinose e devastanti per interessi economici e politici di paesi vicini e lontani.
Tra i conflitti più recenti, quello combattuto nell’est del Paese tra le milizie congolesi e i ribelli del movimento M23 di origini ruandesi, di etnia tutzi, interessato prevalentemente alle risorse minerarie del territorio, pur avanzando anche il diritto alla protezione della minoranza congolese tutzi lì residente.
Pur essendo il Congo uno dei paesi più incantevoli della terra, con la seconda foresta pluviale più grande del mondo (vedi foto di copertina), e sicuramente anche il paese più ricco per la concentrazione di minerali preziosi e rari nel suo sottosuolo, soprattutto coltan (l’80% delle risorse mondiali) e oro, i suoi abitanti languono nella più assoluta povertà e inedia.
Le sue ricchezze vengono infatti da sempre sistematicamente depredate, anche a causa della corruzione dei suoi governanti che, per arricchirsi, assecondano traffici clandestini di minerali preziosi a favore delle multinazionali occidentali.
La sua popolazione è sfruttata nel lavoro di estrazione ed è esposta (soprattutto i bambini e le donne) a numerose gravi malattie e alla morte precoce sia per la fatica che per la radioattività del coltan.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica a questa drammatica situazione, ogni anno dal 2013, nel mese di ottobre, si svolge in Italia una settimana dedicata ai problemi del Congo. L’iniziativa, nata negli Stati Uniti e in Canada nel 2008, è animata da attivisti congolesi espatriati che hanno assunto come una missione l’impegno a diffondere informazioni relative alla storia e alle condizioni attuali del loro Paese.
Ho colto al volo la preziosa opportunità, offertami da una mia cara amica e collega, di partecipare a uno di questi eventi, organizzato a Roma lo scorso 22 ottobre, presso la suggestiva seicentesca biblioteca Vallicelliana, una biblioteca storica nel cuore della Capitale, al secondo piano dell’Oratorio di San Filippo Neri, opera di Borromini e custode di opere letterarie e teologiche di inestimabile valore.
L’incontro, collocato all’interno di un progetto formativo sulla “Costituzione della terra”, fondata sui valori della giustizia e del rispetto ambientale per la salvaguardia dell’intera umanità, è stato seguito da due classi quarte del Liceo Scientifico Keplero.
Il tema è stato formulato in modo particolarmente provocatorio per i giovani: “I costi umani e ambientali della nostra dipendenza tecnologica”.
Tra i relatori, il giurista ed ex magistrato Luigi Ferrajoli, presidente della Costituente Terra, e l’attivista congolese John Mpaliza.
Con il suo parlare chiaro e pacato ma assolutamente rivoluzionario, il giurista Ferrajoli ha delineato la cornice entro cui si è poi collocato l’intervento di John Mpaliza.
La sua è stata una ricostruzione nuda e cruda degli eventi che hanno determinato l’attuale scenario politico ed economico mondiale, dalla “scoperta” dell’America a oggi.
Molte delle sue espressioni, pronunciate coraggiosamente senza mezzi termini, sono rimaste scolpite nella mia mente e vorrei riportarne solo alcune così come sono uscite dalla sua bocca, come lapidari ma potenti messaggi che smascherano la follia e l’ipocrisia della nostra storia secolare, lasciando a chi mi legge la possibilità di approfondire nei dettagli le pesanti e vergognose verità denunciate.
“Nel XVI secolo Spagnoli e Portoghesi hanno teorizzato il diritto di emigrare.
Altro diritto teorizzato, quello di sterminio contro chi opponeva resistenza.
Il diritto è stato trasformato in un delitto.
Sono state distrutte 3 civiltà locali.
Sono state programmate e realizzate deportazioni forzate dall’Africa.
Finito il colonialismo, è rimasta la mentalità coloniale.
Il razzismo è stato costruito e applicato a sostegno di ogni genere di orrore.
Oggi i palestinesi vengono chiamati da Netanyahu “animali”.
Carte e dichiarazioni sui diritti umani sono ridotte a puri atti formali, oggetto di scherno da parte dei dittatori e governanti suprematisti di oggi.
Tragedie e minacce si moltiplicano. Si ipotizza oggi una guerra tra Europa e Russia.
La transizione ecologica non è mai iniziata. Come il Covid e le guerre è oggetto di negazionismo.
Assistiamo a una regressione feudale del capitalismo. Pochi hanno concentrato nelle loro mani una ricchezza che è duplicata recentemente e si duplicherà ancora.
Questi pochi ricchi “feudatari” sostituiranno gli Stati per il potere che stanno acquisendo.
Pace natura uguaglianza sono i tre pilastri che potrebbero ancora garantire un futuro per il benessere di tutti”.
L’intervento di John Mpaliza ha ripercorso le tappe più salienti degli ultimi trent’anni della storia del Congo, vittima di un’escalation di violenze che si acuiscono parallelamente alla nascita delle nuove tecnologie, bisognose di materie prime per la costruzione di computer e telefonini.
Guarda caso la provincia del Kivu, particolarmente ricca di questi minerali preziosi, si trova proprio nella zona orientale del Congo, confinante col Ruanda che occupa infatti interamente queste terre per sfruttarle e saccheggiarle.
I governanti che si succedono in questi decenni non fanno gli interessi del loro Paese che sarà dilaniato da guerre continue e violenze efferate. Dal 1993 al 2003, saranno 6 milioni le vittime, 617 i massacri classificati come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini di genocidio.
Il messaggio che John Mpaliza ha lanciato ai giovani presenti è stato un invito a informarsi, a conoscere la verità sulle tragedie che devastano molti popoli, a non trasformarsi in complici col silenzio e l’indifferenza.
L’obiettivo non è ovviamente quello di non comprare computer e cellulari ma di farne uso con intelligenza, consapevolezza e responsabilità, coltivando una visione dell’economia e del progresso giusta e solidale e non predatoria e sfruttatrice.
John ha alle spalle una vita difficile e complessa. Ha lasciato la sua terra nel 1991 per motivi politici, rifugiandosi in Algeria e poi in Italia dove ha studiato ingegneria informatica, conseguendo la laurea triennale. Ha lavorato al comune di Reggio Emilia per anni. Poi ha deciso di lasciare il lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla missione di attivista, mosso dall’ideale di cambiare le sorti del suo Paese.
Il suo sogno è che l’Occidente, grazie anche alle iniziative promosse da attivisti come lui, finalmente si svegli e difenda i diritti dei popoli africani oppressi e sfruttati.
Sogna anche un’Africa unita che lavori per difendere le sue risorse e i suoi interessi, che riesca a creare un suo mercato comune, come quello europeo, che riesca a mettere fine alla colonizzazione, che continua ancora oggi a sfruttare il Continente africano mascherando abilmente la sua avidità e la sua prepotenza.
In una sua testimonianza, reperibile sul web, John dice: “Se chiudo gli occhi e penso al Congo vedo un verde che più verde non si può. Penso a un ritmo lento della vita, lento ma giusto. Quando penso al Congo vedo una terra ricca e fertile. Il Congo è un paradiso! Se il paradiso esistesse in Terra si troverebbe in Congo... Quel paradiso purtroppo è stato trasformato in un inferno, ma sono certo che tornerà ad essere bellissimo, come nei miei ricordi da bambino, e ad essere una locomotiva per tutta l’Africa.”







Cara Aurora, hai saputo non solo ripercorrere con rigore e finezza analitica tutti i contenuti affrontati durante il convegno - che hai registrato con ammirevole precisione e acutezza - ma anche, attraverso la forza evocativa delle tue parole, restituire le emozioni profonde che ci hanno attraversato in quella splendida Sala Borromini, mentre ascoltavamo l’ingegnere Mpaliza raccontare il suo dramma personale e il suo struggente amore per il Congo. Grazie.
RispondiEliminaTi ringrazio tanto cara Sabrina! Devo proprio a te, infatti, l’aver potuto conoscere questa importante iniziativa e avervi potuto partecipare di persona. Ogni testimonianza, che toglie il velo a quella scandalosa ipocrisia che nasconde e deforma la verità, non fa che aumentare la nostra indignazione per la desolante ingiustizia che governa da sempre il mondo.
EliminaSono contenta soprattutto per i ragazzi che hai saputo saggiamente coinvolgere e che potranno sicuramente affinare la loro capacità di informarsi, di superare pregiudizi e faziosità, e di aprirsi a una conoscenza più autentica della realtà. Aurora
Da Salvo Patane '
RispondiEliminaQuando il Signore tornera' sulla terra , troverà la fede ? E la giustizia ?
Viviamo in un mondo sempre più dilaniato da guerre e ingiustizie.
Continenti come l'Africa affamato da secoli di sfruttamento da parte del mondo civile.
Con la scusa di esportare la democrazia e la civiltà ci siamo macchiati delle peggiori atrocità possibili ed immaginabili.
" A che punto è la notte " era il titolo di un libro di qualche anno fa.
Posso rispondere che , nonostante le numerose ong e i milioni di volontari che spendono e qualche volta perdono la loro vita per promuovere e migliorare le condizioni di tanta parte di umanità, di tanti nostri fratelli,
purtroppo la notte e' avanzata , è sempre più fitta e buia.
Sembra esserci un ritorno alla barbarie, Caino continua ad uccidere Abele in modi sempre più efferati.
Ogni tanto vengo preso dallo sconforto , dal " tanto è tutto inutile, è tutto perso " !
Poi leggendo un post di Aurora, penso che non mi è permesso buttare la spugna, ma devo lottare con tutti i miei mezzi a disposizione fino all'ultimo istante della mia vita.
Che triste verità,hai saputo raccontare, carissima Aurora.
RispondiEliminaConosco i fatti che ogni tanto vengono descritti dai giornali ed ogni volta mi avvilisco.
La situazione che senza vergogna, viene ignorata dalla maggior parte dei politici internazionali,ci porta ad uno strano malessere per l'impotenza.
Grazie assai carissima Aurora, sempre molto attenta e brava. Filippo Grillo
Grazie Aurora,
RispondiEliminaIeri ho appreso che anche in Tanzania è in atto in questo momento una guerra civile. Purtroppo il Continente africano da sempre sfruttato e colonizzato dall'occidente, cambiando metodo, continua a soffrire. Se in passato la colonizzazione ha portato a conquiste al prezzo di sangue innocente, oggi mi pare di capire che ciò accada accendendo la miccia della guerra civile: si ammazzano tra di loro. È triste e doloroso che ancora oggi ci sia da parte del ricco opulento occidente la decisione di non occuparsi dell'Africa. Forse fa comodo a tutti che questo grande continente non cresca e si sviluppi, farebbe troppa concorrenza alle grandi potenze economiche.
È bello altresì vedere tanti sogni di speranza per un'Africa migliore da parte di diversi giovani che hanno studiato e sognano un riscatto sociale del loro paese. Giuseppe Raciti
Cara Aurora, hai fatto benissimo a richiamare l'attenzione su ciò di cui nessuno parla. Giuseppe Savagnone
RispondiEliminaGrazie Aurora per averci ricordato le guerre dimenticate, quelle di cui nessuno, o quasi, parla.
RispondiEliminaPartecipo spesso agli incontri organizzati da Archivio Disarmo i cui operatori affrontano sempre l’argomento delle guerre di serie B senza trascurare le guerre di serie A. Che dire? Il sentimento che tali argomenti suscitano è soprattutto tristezza per il senso d’impotenza che ci assale.
La mia supermaestra di yoga sosteneva che sull’Africa aleggiano energie negative che si esauriranno. Lo spero ardentemente. Noi abbiamo il dovere nel frattempo di suscitare nei nostri giovani, studenti, figli , nipoti, interesse e attenzione, per colmare la grave lacuna dei media.
Un abbraccio, Flavia De Giosa
" L' uomo di oggi, affermava don Tonino Bello, ha bisogno di cose vere che cambino il suo cuore. E ci vuole coraggio a dire cose vere che scomodino la pigrizia e l'egoismo del mondo." Grazie, Aurora, per il coraggio con cui affronti tematiche importanti e scottanti su cui è urgente accendere i riflettori. Un abbraccio. M.Cristina
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