Il coraggio della pace
Non posso fare a meno di pensare sempre più intensamente in questi giorni a una delle ultime figure profetiche dei nostri tempi, Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, che nel 1992, sebbene sopraffatto da un male incurabile che gli aveva pesantemente deturpato il corpo e che l’avrebbe inesorabilmente stroncato quattro mesi dopo, si mise in viaggio, insieme ad altri coraggiosi messaggeri di pace, verso la Bosnia, martoriata ormai da otto mesi dalle milizie serbe.
Il gruppo di circa 500 persone (laici credenti e non credenti, giovani e anziani, uomini e donne) guidato da lui e dal vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, suo amico con cui condivideva gli stessi ideali sociali e pastorali, partì da Ancona il 7 dicembre a bordo del Liburnija per affrontare un viaggio per nulla facile, andando incontro a rischi e a pericoli di ogni genere, dalla terribile tempesta sull’Adriatico, che diede per dispersa l’imbarcazione per molte ore, ai bombardamenti e agli attacchi dei cecchini in terra bosniaca.
Quella era la prima guerra scoppiata in Europa dal 1945 e lo sgomento e l’angoscia erano ovunque alle stelle.
Ricordo come fosse oggi la mia apprensione che non riuscivo a controllare. Per molte notti rimanevo a lungo sveglia con la radiolina accesa all’orecchio per seguire con ansia le ultime notizie.
L’ONU aveva fallito nella sua funzione di organismo sovranazionale per il superamento dei nazionalismi e di garante della pace tra i popoli attraverso la promozione di solide iniziative di pace.
La Bosnia così venne abbandonata al suo destino, come accadrà anche all’Ucraina 30 anni dopo.
Il gruppo dei 500, dopo lunghissime trattative con le autorità militari serbe, entrerà la sera dell’11 dicembre a Sarajevo, in una città senza luci, paralizzata dal silenzio e attanagliata dal gelo della neve.
Nessuna scorta o protezione aveva appianato il loro cammino. Tutto comunque era stato messo da loro in conto. Non erano persone ingenue e sprovvedute ma pienamente consapevoli della cruda realtà, pur essendo stati definiti “folli” da coloro che nel nostro Paese non avevano condiviso la loro iniziativa.
Oggi i “folli” non sono più i pacifisti ma chi nel mondo ha il potere di determinare il destino dell’umanità. Siamo davvero tutti nelle mani di capi di stato irresponsabili e capaci di qualsiasi insensatezza e, senza esagerare, c’è da dubitare seriamente dell’integrità mentale di molti di loro.
I 500 del Liburnija non si aspettavano certamente risultati miracolistici. Il loro intento era semplicemente quello di portare a quei popoli in guerra un messaggio di pace, di speranza e di dialogo, di far tacere le armi anche solo per il breve tempo del loro passaggio e almeno tentare di ottenere l’impossibile.
La popolazione locale accolse con empatia e commozione il loro ingresso in città salutandoli con grandi sorrisi lungo le strade e dalle finestre. Molte famiglie, composte paradossalmente da membri di quelle stesse etnie e religioni che si facevano guerra, offrirono loro attenzioni, strette di mano, pasti e bevande calde.
Le parole che pronunciò don Tonino Bello la sera del 12 dicembre, nel cinema buio e freddo della città, ascoltate anche dai capi religiosi in lotta tra loro, sono di un’attualità sorprendente:
“Quanta fatica si fa a far capire che la soluzione dei conflitti non avverrà mai con la guerra ma con il dialogo! Abbiamo fatto fatica anche qui con i rappresentanti religiosi, perché è difficile questa idea della soluzione pacifica dei conflitti. Ma noi siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà”.
La sua era un’utopia e tale purtroppo resterà, non perché impossibile da realizzare ma perché purtroppo sono spesso gli interessi economici e di potere a predominare nel cuore dell’uomo.
Pertanto la guerra in Bosnia non cessò ma si protrasse per altri 3 anni, seminando ovunque orrore, violenze efferate sui civili e devastazioni inenarrabili.
Anche il viaggio tardivo della Flotilla verso la striscia di Gaza, organizzato solo oggi, dopo due anni dall’inizio della guerra, sarà una missione impossibile?
Il mondo allora rimase incredulo, stupito ma anche ammirato di fronte al gesto di coraggio e di audacia dei 500.
Oggi, al contrario, il viaggio dei nuovi messaggeri di pace e di solidarietà per il popolo palestinese viene seguito con indifferenza e distacco dalla maggior parte della popolazione, nonostante le manifestazioni di piazza organizzate anch’esse purtroppo in notevole ritardo e purtroppo in alcuni casi strumentalizzate da gruppi di violenti facinorosi, mentre gli organismi politici e religiosi giudicano i loro partecipanti degli incoscienti sconsiderati, incapaci di valutare il rischio e le possibili conseguenze delle loro azioni.
I dati della missione umanitaria sono approssimativi in quanto si sono modificati nel corso del viaggio. Attualmente sono circa 600 le persone, di 44 nazionalità, che con una cinquantina di imbarcazioni a vela da un mese sono in viaggio verso Gaza. Gli ideatori dell’iniziativa forse avevano previsto una più numerosa adesione di persone e di mezzi.
Tra i 50 italiani a bordo ci sono semplici cittadini, artisti, attivisti, politici, giornalisti.
Uno dei loro obiettivi è anche quello di fare pressione sui governi che appoggiano Israele affinché assumano una posizione più chiara contro la carneficina che sta subendo ormai da due anni il popolo palestinese.
Si pensa che dietro a questa iniziativa ci sia una strumentalizzazione politica inopportuna e pericolosa, piuttosto che una missione di solidarietà e di pace. Ma chi affronta un rischio di tal genere portando con sé aiuti umanitari e non armi, non costituisce certo una minaccia per nessuno, ma piuttosto una mano tesa verso coloro che subiscono tutti gli orrori della guerra.
Se è vero che tali iniziative purtroppo non potranno mai mettere fine a una guerra, questo tuttavia non le renderà mai inutili e insignificanti perché è altissimo il loro valore umanitario e il loro potere simbolico, tale da imprimere un’orma indelebile nella storia.
Non si può infatti accettare che il mondo intero resti muto di fronte al massacro dei popoli, specie quando sono soprattutto i civili a subire inermi le devastanti conseguenze delle guerre.
È importante che qualcuno abbia il coraggio di indignarsi, di dissentire, di far risuonare la sua voce contraria, perché rimanga un segno forte di rottura che possa dire al mondo e alla storia che non tutti dormivano, che non tutti erano conniventi con la violenza e i massacri, ma che qualcuno, tanti o pochi non importa, dissentivano con quanto stava accadendo.
Non è per nulla irrilevante scoprire che esiste ancora nell’uomo qualche brandello di sensibilità e di solidarietà e che l’umanità non è destinata al suo totale annientamento.
Purtroppo però si levano da ogni parte messaggi di prudenza più che di ammirazione, frenate dissuasive piuttosto che messaggi di sostegno e di incoraggiamento.
Forse è così tanto potente e intoccabile Netanyahu da immobilizzare il mondo intero, lasciandogli campo libero per proseguire con la sua cieca caparbietà e insensibilità questa vergognosa carneficina?
Oppure c’è troppo rispetto per Israele o troppa paura per il rischio di un nuovo olocausto universale che potrebbe essere messo in atto a causa di un uomo senza umanità e senza memoria del suo passato?
Sono completamente d'accordo con te, Aurora.
RispondiEliminaDa Salvo Patane '
RispondiEliminaNon ci sarà mai pace senza giustizia.
La pace è un sogno che non si deve smettere di sognare , nonostante tutto.
Sono passati 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e si rischia di provocarne una terza ( che potrebbe essere anche l'ultima ).
Ci sono decine ( oltre 50) di focolai in ogni parte del pianeta , a cominciare dalle più famose e al centro dei media in Ucraina e in medio -oriente.
La causa è sempre la stessa : espansionismo, sfruttamento di risorse naturali, predominio arrogante del più forte contro il più debole.
La Storia non ha insegnato nulla ai vari dittatori del momento : Trump, Putin, Netanyahu , Kim , ...
Nemmeno su questi problemi essenziali per l'umanità e per la convivenza c'è unanimità di vedute, di sentimenti e di comportamenti
Tutto viene strumentalizzato, continuano schieramenti di destra, di sinistra , di centro, movimenti religiosi a sottolineare differenze, diversità di pensiero e di azione.
Viviamo uno dei periodi più brutti ed oscuri della della nostra civiltà.
Non si riesce a vedere una via d' uscita dal pantano in cui ci siamo cacciati !
Che Dio ci aiuti !
Salvo Patane '
Tristezza infinita dover constatare che da vittima di un olocausto questo popolo si sia trasformato in carnefice. Nel silenzio complice del mondo intero che come nuovo Pilato condanna un popolo al Golgota .
RispondiEliminarilessioni profonde e toccanti, "mi chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare" cit. Francesco Guccini
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