Lascia correre!

 


L’indimenticabile e intramontabile canzone dei Beatles, “Let it be”, penso possa essere la migliore colonna sonora di alcune fasi della nostra vita. 

Scritta da Paul McCartney nel 1970, è ispirata a un suo sogno nel quale la madre, morta di cancro 14 anni prima, invita il figlio, preoccupato per le tensioni sorte all'interno della Band, a lasciar correre perché le cose si sarebbero sicuramente presto sistemate.



E infatti è proprio questo in sintesi il suo significato: lascia correre, non interferire, lascia che le cose facciano il loro corso… 

Quante volte l’abbiamo cantata facendoci cullare dall’armonia delle sue note ma senza prestare forse la dovuta attenzione al significato delle sue parole, o senza addirittura comprenderle né condividerle fino in fondo.

Ci sono momenti infatti del nostro percorso umano in cui faremmo volentieri a meno di suggerimenti di questo tipo, perché li percepiamo come rinunciatari, vili, infruttuosi per il nostro futuro.

Ma, riflettendo a fondo sul loro significato, probabilmente ne coglieremmo tutta la verità che essi contengono ed esprimono.

La melodia e le parole di questo brano musicale hanno accompagnato gli anni giovanili più frenetici e più impegnativi non solo di chi oggi ha raggiunto la terza età, ma anche delle successive generazioni, anni in cui la pazienza e l’attesa sono un miraggio per tutti, perché l'obiettivo è spesso quello di ottenere dalla vita tutto e subito, senza inutili perdite di tempo, senza inspiegabili rinvii di decisioni e iniziative, senza insopportabili lungaggini, lentezze, esitazioni o ripensamenti.


Quando si è giovani infatti si vogliono sempre bruciare le tappe, si ha fretta di raggiungere subito ogni obiettivo, si reagisce istintivamente di fronte agli ostacoli e si pensa di poterli superare in un batter d’occhio.

Poi arriva l’età adulta e ci si accorge che il mondo va per la sua strada nonostante noi e il nostro instancabile affaticarci.

E qui la Bibbia ancora una volta ci sostiene nell’accogliere questa scomoda ma realistica verità, ricordandoci che sotto il cielo di Dio c’è un tempo per ogni cosa (Qoelet 3,1).

Quando ci sentiamo impotenti, quando falliamo nel tentativo di cambiare la realtà delle cose, dovremmo capire che forse è meglio non accanirsi sulle proprie aspettative, fare un passo indietro, dare tempo al tempo, stare semplicemente a guardare e ad aspettare, perché comunque le cose faranno il loro corso, e sarà quel che sarà, probabilmente anche diverso da quello che noi pensiamo e auspichiamo, mille miglia lontano dalle nostre previsioni e convinzioni.

Perché la vita scorre inevitabilmente verso il suo capolinea, indipendentemente dai nostri sforzi e dalle nostre caparbietà, come un fiume che lentamente ma inesorabilmente arriva al suo sbocco, mescolando le sue acque a quelle del mare e trovando lì la sua pace.


Non è un messaggio facile da comprendere, da accettare e da vivere. È un invito che si presta piuttosto a molti fraintendimenti, equivoci e incomprensioni.

Perché dire “lascia che sia, non interferire, lascia che le cose facciano il loro corso” può essere inteso come rinuncia, disimpegno, menefreghismo, fuga dal mondo, insensibilità, pigrizia, fatalismo.

E invece il suo significato è ben altro. Vuol dire piuttosto saggezza, giusta valutazione della realtà, delle difficoltà, dei limiti, delle impossibilità, degli ostacoli, di ciò che non dipende dalla nostra volontà o dalla nostra iniziativa, e che, nonostante il nostro impegno, il nostro sacrificio, la nostra estrema dedizione, non riusciamo comunque a cambiare.

La nostra giornata è costellata spesso di contrarietà, di imprevisti, di eventi indesiderati che possono toglierci la serenità e la pace. Dovremmo convenire che in molti casi non vale neppure la pena dedicare tempo e attenzione a situazioni che non lo meritano.

Dovremmo seguire piuttosto un saggio antico consiglio che ricalca il pensiero dantesco: “non ti curar di lor ma guarda e passa”.


E poi dovremmo imparare ad accettare i nostri limiti.

A volte ci sentiamo onnipotenti e non ci rendiamo conto che molte situazioni travalicano gli spazi delle nostre possibilità. E così pretendiamo che le nostre convinzioni e le nostre iniziative, che consideriamo giuste e che lo sono molto probabilmente, vengano accettate dagli altri e modifichino gli eventi.

E ci amareggiamo, ci angosciamo nel constatare di non essere creduti, ascoltati, seguiti, sostenuti.


Inoltre non ci è lecito piegare la volontà degli altri alla nostra
, anche quando questa ci appare palesemente sbagliata o insensata.

È questo il momento in cui dobbiamo accettare di perdere, di farci da parte, di mollare la presa, di lasciare che sia il tempo a dare chiarezza e luce alla realtà.

Ognuno infatti ha la sua visione delle cose, e deve fare il suo percorso per capire, per scoprire il perché e il valore delle sue scelte, e per trovare nuove soluzioni.

Magari, senza il nostro intervento, all’improvviso ci accorgeremo che tutto ritorna al proprio giusto posto, che ogni cosa rientra nel suo giusto binario e riprende il suo naturale cammino, lasciandosi alle spalle sentieri bui e tortuosi che prima, illusoriamente, a qualcuno potevano apparire come dritte corsie di autostrada.
L’ho sperimentato molte volte nella mia vita e lo constato spesso nelle vicende che riguardano tante persone a me care.

Lascia andare, allora! Non ti appropriare di tutto: persone, situazioni, cose… Non pretendere di determinare tutti con la tua volontà, le tue decisioni, i tuoi punti di vista, come se fossero assolute e insostituibili necessità.

Lascia che sia! Caricati di pazienza, di attesa, di accettazione della realtà. A volte solo l’attesa riesce a sciogliere tanti nodi.

Dobbiamo imparare a sostare dentro la vita con tutti i suoi limiti, vivere solo l’attimo presente, senza inseguire il tempo, senza voler vedere e misurare i risultati, che verranno, se verranno, al momento opportuno, non quando lo decidiamo noi.


Spesso è perfettamente inutile arrabbiarsi, insistere, pretendere, obbligare. Rischiamo di farcene una malattia!

Sarebbe molto più intelligente invece, dopo avere fatto la nostra parte, dopo averle provate tutte e avere constatato la nostra impotenza, cedere, arrendersi all’inevitabile, accettare la realtà per quello che è, non farsi schiacciare da essa, prendere le dovute distanze, psicologiche e fisiche, per impedire che essa ci annienti e ci distrugga.

Lasciar correre diventa così un gesto intelligente di libertà per noi e per gli altri. È la capacità di distacco, di relativizzazione, di ridimensionamento della realtà.

Recentemente ho ascoltato un intervento di Alessandro Baricco, invitato a fine gennaio da Fabio Fazio a Che tempo che fa, dopo aver superato una grave forma di leucemia cronica che l’ha improvvisamente colpito due anni fa e che l’ha obbligato a fermarsi per sottoporsi a pesanti cure e a due trapianti di midollo osseo.


Lui, che scrive in modo sublime, ha raccontato con parole semplici, dirette e a tratti anche ironiche o apparentemente banali, il dolore indicibile e devastante che lo ha attraversato, imponendosi di non drammatizzare la sua esperienza e di non attirare su di sé pietà e commiserazione.

Un piccolissimo frammento della sua quotidianità che ha voluto condividere con il pubblico è stata la difficoltà nel lavarsi i denti che era diventato per lui un movimento impossibile e gli ha richiesto uno sforzo mirato per reinventarsi e continuare a farlo in qualche modo.

Le sue parole mi sono tornate alla mente scrivendo questo post, perché alla fine del suo discorso anche lui parlava della capacità di lasciare andare via le cose e il mondo. Queste le sue parole:


Non l’avevo mai capita nella vita. L’ho scoperto molto tardi. Stare sul pianeta terra con felicità è una possibilità che ti giochi con la capacità che tu hai di lasciare andare le cose. Hai perso gli occhiali? Lasciali andare. Hai perso un amico? Lascialo andare. Hai vissuto un momento di felicità con un amico e il pensiero è sempre lì? Lascialo andare”.

È questa forse l’attitudine più difficile da imparare, che impegna una vita intera. Ma è la sola che può renderci pienamente liberi e dunque felici, come dice Baricco, e che ci aiuterà a vivere con serenità quel distacco definitivo che non si improvvisa e che richiede un lungo e costante esercizio alla libertà e alla leggerezza interiore.


Commenti

  1. Tutto vero...ma difficile! Perchè ciascuno di noi ha un suo mondo,fatto anche di sicurezze di cose fatte di affetti e lasciar andare,quando quello che hai lo hai costruito con fatica e con la speranza di un futuro migliore per te e i tuoi cari non è facile.Ma comprendo bene che alcune volte è l'unica possibilità che si ha per andare avanti,senza spezzarsi.🌹Francesca Morgia

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  2. Bravissima cara una riflessione profonda

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  3. Ciao Aurora. Condivido pienamente questa riflessione che sento vicina ad una mia esperienza lavorativa -relazionale avuta poco tempo fa. Ho capito che bisogna ritornare ad essere niente per chi mi considerava e mi considera niente. Mollare la presa ed allenarsi a vivere distaccati con una migliore consapevolezza della realtà

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  4. Ciao Aurora tutto vero...però dal dire al fare c'è di mezzo il MARE....proviamo a nuotare...TVTTB...Alda...

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  5. Lasciare andare, la resa, l'abbandono, nella mia vecchiaia mi accompagnano, mi danno leggerezza, mi fanno apprezzare tutto, ogni respiro, ogni passo, ogni incontro, ogni avvenimento, anche se difficile, doloroso.
    Mi piace la vita così come si presenta, non giudico ma accolgo cercando di fare quello che posso per migliorare la situazione.
    Non sento tutta la responsabilità sulle spalle, ma non mi rassegno al male. Cerco sempre di dare il mio contributo in maniera positiva. Sento di appartenere ad una energia cosmica, di cui io sono parte essenziale e sono certo che il creatore di tutto questo, con il nostro contributo porterà a compimento il suo progetto, che è un progetto fatto di amore, misericordia, perdono, cura, compassione, pace.
    Se ognuno di noi, consapevole di ciò, farà la sua parte, arriveremo al termine dei giorni come esseri compiuti, illuminati dalla luce che ci accompagnerà anche oltre la vita, oltre il tempo e lo spazio. Mirio

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  6. " Lasciare correre " , non inseguire tutti i pensieri.
    Non pensare che le mie idee siano quelle giuste o comunque piu' giuste di quelle degli altri.
    Tutti gli schiaffi e le ingratitudini ricevute nella mia vita mi hanno insegnato a stare calmo, a non riscaldarmi più di tanto , ad accettare soluzioni , anche non condivise , ai problemi del quotidiano.
    Ho imparato a non dare consigli quando non sono richiesti.
    Ho imparato che la vita continua sempre, nonostante tutti gli avvenimenti, lieti e tristi , nonostante la mia volontà o la mia indifferenza.
    Posso recitare solo la mia piccola parte, con umiltà e ringraziando il Creatore per esserci , anche solo per questo piccolo spazio di tempo , nell' immensita' dell'universo.
    Salvo Patane '

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  7. Carissima Aurora, questo trovo che sia il tuo post più "filosofico". Lasciare che le cose accadano, saper accogliere gli avvenimenti senza inutili resistenze, evitare sterili attaccamenti è la cifra del nostro posizionarci nella realtà, del voler vedere le cose, compresi i nostri vissuti interiori, nella loro verità lasciando andare ciò che è inautentico. L'atteggiamento di chi sa lasciare " correre" è un modo di vivere il tempo nella consapevolezza di ciò che è stato, che pure fa parte di noi, ma non è più, di ciò che potrà essere se lasciamo le cose fluire secondo il loro corso e, soprattutto, la consapevolezza del presente da vivere con gratitudine e stupore. Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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