Il ritorno

 


In un tempo in cui la vita umana sembra non avere più valore, perché le guerre, le violenze, le torture, la privazione della libertà, sono usate ogni giorno come armi impietose e crudeli per violarla e cancellarla, la testimonianza sofferta di chi lotta con tutte le sue forze per rimanere aggrappato a essa, sia pure solo a un suo piccolo lembo, ci ricorda tutta la preziosità di questo dono che ci viene concesso sempre gratuitamente e, non dimentichiamolo, solo temporaneamente.


Nessuno infatti può mai sapere fino a quando gli sarà concesso vivere. E per questo dovremmo essere grati alla vita tutti i giorni in cui ci è dato di aprire gli occhi e di rimetterci in piedi.


È quanto ha toccato pesantemente con mano Giovanni Allevi che, dopo due anni di sosta forzata in ospedale per curarsi da un mieloma, un terribile male piombatogli addosso come un fulmine, è ritornato a esibirsi davanti al suo pubblico, in occasione del Festival di Sanremo, suonando Tomorrow (Domani), un brano che ha scritto durante i ricoveri in ospedale per le pesanti terapie a cui ha dovuto sottoporsi. 



Prima però di sedersi al pianoforte, con il volto trasfigurato dal dolore e dalla luce che lo ha attraversato, ha voluto regalarci una forte testimonianza di vita, unica, irripetibile e indimenticabile, interrotta a tratti da momenti di intensa commozione.


Le sue parole meritano di essere riascoltate più volte e meditate profondamente perché sono un’autentica lezione di vita che ci parla di dolore, di malattia, di buio, ma anche di speranza, di gratitudine, di luce, di colori.



È una lezione magistrale la sua che ci insegna ad apprezzare tutto il bene di cui disponiamo e che spesso neppure ci accorgiamo di possedere.


Per questo vorrei passare a lui la parola e lasciare che sia lui stesso questa volta a regalarci l’angolatura giusta dalla quale guardare il mondo e la vita, per scoprire tutto ciò che ci rende pienamente esseri umani, capaci di pensieri e di sentimenti profondi.



È un grande mistero come il dolore, accolto e attraversato in tutta la sua potenza e drammaticità, possa aprire orizzonti nuovi alla propria esistenza e far scoprire il valore delle cose che contano davvero e che danno senso alla nostra vita.


Ecco le sue parole, pronunciate dopo un lunghissimo e commovente applauso del pubblico che aspettava da tempo questo momento.


All'improvviso mi è crollato tutto. Non suono più un pianoforte davanti a un pubblico da quasi due anni. 


Nel mio ultimo concerto alla Konzerthaus di Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull'applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. 



Poi è arrivata la diagnosi pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. 


Ho perso molto: il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare


Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio.


Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto, in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota? Mi sono sentito mancare



Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti a venti, trenta persone ed ero felicissimo


Oggi, dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone. I numeri non contano. Sembra paradossale detto da qui, perché ogni individuo è unico, irripetibile e a suo modo infinito.


Un altro dono. La gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d'ospedale. Il rosso dell'alba è diverso dal rosso del tramonto, e con le nuvolette intorno è ancora più bello. 



Un altro dono è la gratitudine, la riconoscenza per il talento dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarvi. La riconoscenza per il sostegno che ricevo dalla mia famiglia. La riconoscenza per la forza, l'affetto e l'esempio che ricevo dagli altri pazienti. I guerrieri, così li chiamo. Magari cerchiamo un altro termine ma non mi viene in mente niente. 



E lo sono anche i loro familiari e i genitori dei piccoli guerrieri. Come promesso, ho portato queste anime con me sul palco. Anime splendenti. Esempio di vita autentica. Prima di andare all'ultimo dono, facciamo loro un applauso.


Infine l'ultimo dono Ancora un dono. Ma quanti sono? Quando tutto crolla e resta solo l'essenziale, il giudizio dall'esterno non conta più. Io sono quel che sono e noi quel che siamo. 


E come intuisce Kant, alla fine della Critica della ragione pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette, io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa sarà mai un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni. Vado?”


A questo punto Giovanni toglie il cappello che indossa e appare per la prima volta così com’è, con i capelli bianchi


Poi esclama: 


"Com 'è liberatorio essere se stessi. Bellissimo! Si chiama fenomeno di accentuazione cognitiva. Grazie!”.



Quindi, rivolgendosi al pubblico e ad Amadeus, aggiunge:


Per onorare la vostra attenzione, il tuo gentile invito, e per dare forza e speranza alle tante persone che come me stanno ancora lottando contro la sofferenza, suonerò di nuovo il pianoforte davanti al pubblico


È un’emozione grandissima. Mi sembra di intuire che siamo più di 15. Attenzione però. Ho due vertebre fratturate, la D10 e la L1, e tremore e formicolio alle dita, nome tecnico neuropatia. Però, come dissi in quell'ultimo concerto a Vienna, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima.


Il brano si chiama “Tomorrow” perché domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”.


Commenti

  1. Grazie Aurora leggere il monologo del maestro fa bene al cuore e alla mente.

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  2. Grazie, non aggiungo altro, mi hanno commosso le sue parole.Sandra

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  3. grazie Aurora un grande insegnamento e una testimonianza preziosa.Nel mio piccolo avverto ogni mattina un sentimento di gratitudine emergere dal profondo e cerco di accogliere ogni attimo come prezioso e irripetibile mirio

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  4. Grazie Aurora hai fatto bene a ricordare questo grande uomo ricco di sensibilità,creativita,
    umanità.Queste sue parole fanno venire i brividi e toccano il cuore di tutti.Un abbraccio. Tina Gentile

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  5. Si, senza parole, ma con grande ammirazione, rimango di fronte a questo fragile gigante del nostro tempo! Carlo Croce

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  6. In televisione è stato un momento indelebile. Tutte le persone dovrebbero apprezzare quotidianamente il grande dono di una vita serena, e ringraziare Nostro Signore Laura Scorcelletti

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  7. Cara Aurora, grazie come sempre per il tempo dedicato alle tue riflessioni che mi aiutano a ricordare cosa sia realmente importante e cosa sia superfluo. Nella valanga di impegni del tutto inutili che ci sommerge è facile lasciarsi travolgere da tutto, che altro non è se non il nulla cosmico, e perdere di vista l'essenza della vita e della bellezza. Teresa Sindona

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  8. Grata per questo articolo, Aurora! Ricordo con particolare emozione quanto espresso da Allevi. Immensa e profonda testimonianza.
    Abituati ,come spesso siamo, alle frivolezze e superficialità quotidiane, momenti così ci aiutano a riflettere sul dono della vita. Sui social purtroppo debbo evidenziare alcune manifestazioni di insofferenza e di fastidio espressi da alcune " persone", asserendo che Giovanni Allevi poteva fare a meno di presentarsi in pubblico e che il dolore va vissuto privatamente. Assurdo!. Sono rimasta senza parole e profondamente amareggiata. Ha prevalso in me,comunque, la bellezza luminosa di questa prezioso momento.
    Silvana Schifano

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    1. Sono d’accordo con te, Silvana! Sui social si condividono notizie anche intime e personali o di famiglia e nessuno si scandalizza. Il dolore invece lo si vorrebbe nascondere, lasciando, chi lo vive, nella più triste solitudine. Segno questo di una società sempre più egocentrica, puerile e superficiale, incapace di empatia. Io ringrazio mille volte chi ha il coraggio di condividere questi momenti della propria esistenza, che insegnano a tutti il valore più autentico della vita. Aurora

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  9. Non mi vergogno a confessare che mi sono commosso partecipando allo sfogo di Giovanni Allevi. Addirittura mi è sgorgata qualche lacrima dal mio sacco quasi sempre arido.
    Da circa 2 anni convivo con una o più patologie ancora non completamente uscite allo scoperto. Sembrava artrite e per questo sono stato imbottito di farmaci ,per oltre un anno, con scarsi o nulli benefici.
    Poi sono aumentati sempre di più i dolori ai piedi, e alla schiena che impediscono anche il riposo notturno. E accertamenti su accertamenti. Ancora non c'è una diagnosi esatta anche se la responsabile principale sembra la precarieta' della mia colonna vertebrale.
    Mi muovo con difficoltà , spesso con le stampelle. La mia autonomia quotidiana si è molto ridotta e ringrazio mia moglie che si sobbarca di tutte le mie inadeguatezze.
    Spero di riacquistare prossimamente qualche capacità oggi congelata.
    Nel frattempo ho compreso meglio cosa significa " portare una croce " e " partecipare alle sofferenze di Cristo " e di tutti i poveri cristi nella vita di ogni giorno.
    Salvo Patane '

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  10. Bellissimo articolo e grandissimo Allevi!

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  11. Ho letto e visto a Sanremo Allevi e il suo discorso.In questo momento della mia vita sentire quelle parole mi ha ulteriormente turbato.Apprezziamo poco quello che abbiamo,non diamo valore,Grazie Aurora..grazie ancora una volta,di esserci.Ti abbraccio
    Francesca

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  12. Grazie Aurora per questo post! La testimonianza di Allevi ha commosso tutti! Ha trovato le parole giuste per condividere la sua esperienza di dolore, ma soprattutto ha cercato di dare un senso al dolore! I "doni" portati dalla malattia che irrompe nella vita sconvolgendola, gettandola nel buio dell'angoscia di morte, questi "inaspettati" bagliori di luce che il maestro Allevi è stato capace di accogliere, di comprendere e di ridonare sono, per ogni essere umano, segni che tracciano il difficile cammino per attraversare le notti buie dell' indicibile sofferenza. Grazie maestro Allevi! Un abbraccio. Maria Cristina Scorrano

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